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Post n°2 pubblicato il 14 Agosto 2014 da sardiscostylus
Terapia manipolatoria
Mi chiamo Salvatore Sardisco e mi occupo di medicina naturale, di massofisiochinesiterapia, terapiamanipolatoria muscolo-vertebrale, fitoterapia, riflessologia,podologia e metodiche terapeutiche e riabilitative da più di trentacinque anni. L’esperienza mi ha insegnato che l'individuo deve essere valutato nel suo insieme, tenendo conto sia degli aspetti clinici e psicologiciche comportamentali e/o esistenziali, ivi comprese le abitudini di vita. Naturalmente è fondamentale inquadrare la persona in cura dal punto di vista clinico con un’anamnesi dettagliata ed un completo esame obiettivo, che valuti interamente l’apparato muscolare eosteo-articolare. Per quanto concerne i presupposti del mio intervento, mi preme in primis sottolineare che la terapia manipolatoria è talmente vicina al concetto di massoterapia da esserne quasi inseparabile; personalmente considero la manipolazione un’integrazione del massaggio. Quando parlo di manipolazione muscolo-vertebrale mi riferisco ad un’integrazione di tecniche massoterapiche, osteopatiche e chiropratiche. In sintesi, sono convinto che una terapia completa ( debba prevedere ) preveda l’associazione di diverse metodiche terapeutiche: spesso, infatti, in associazione alle terapie fisiche, reputo necessario l’applicazione di cataplasmifitoterapico la realizzazione di plantari personalizzati per risolvere disturbi causati da malformazioni podaliche o posturescorrette; talvolta, invece, consiglio tisane depurative e/ol’associazione di diverse tecniche terapeutiche al fine di riequilibrare le funzioni dell’organismo. Credo, infine, che per ottenere dei buoni risultati sia necessario un rapporto di reciproca fiducia trame e la persona che ho di fronte ed è per questo che attribuisco molta importanza al colloquio con il soggetto. In questa fase gli occhi stessi fanno trapelare i malesseri dell’uomo e dell’anima: le espressioni, i movimenti, gli impercettibili cambiamenti del viso e del corpoaiutano i miei “occhi attenti”, ad accertarsi clinicamente se la persona che si ha di fronte è sana, disturbata, malata o solo da riequilibrare. Solo da un esame attento e una valutazione meticolosa, che esaltano la relazione empaticamedico-paziente, è possibile stabilire se la persona da curare sia davvero disposta a farsi “aiutare” oppure no. Non è solo dalle nostre capacità chesi determina la riuscita o il fallimento di una terapia, ma se visono i presupposti per iniziare la terapia!: la fiducia, il coinvolgimento, l’accettazione e la consapevolezza del proprio stato di salute di chi si ha di fronte, al quale ci si affida per intraprendere insieme un cammino più o meno lungo per ottenere una guarigione psicofisica. C’è una lezione che viene da lontano e mi accompagna sempre, semplice sino all’ingenuità: è riappropriandosi dell’amore perduto per noi stessi, tornando davvero a volersi bene, riscoprendo il bambino in noi e accarezzandolo col nostro affetto interiore, che le tensioni si dissolvono, i nodi si sciolgono e il corpo si riunisce alla mente eall’Anima, come una cosa sola, …e, così facendo, ci si riappropria della nostra dignità umana, presupposto indispensabile per una ritrovata consapevolezza e una nostra “rinascita” psicofisica..
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