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I nuovi cristincroce
Post n°266 pubblicato il 17 Dicembre 2012 da edy.21
La possibilità di essere letti da chiunque – il web 2.0 ha fatto esplodere la condivisione di parole, opere, pensieri ed omissioni, ha fatto emergere anche una serie di aspetti sociocomportamentali che ritenevo meno diffusi. Invece. Quel che a me balza più all’occhio è lo spropositato numero di persone che si autoproclamano fobiche, disadattate, sociopatiche, con problemi relazionali, familiari, esistenziali o di meteorismo. Questo però vale solo sul web, precisiamo. Se scrivi che sei andato a pagare una bolletta, è facile trovare riferimenti alla difficoltà di uscire di casa, incontrare gente, relazionarsi con lo sportellista… ma anche provare paura per un cane che passa, lavarsi le mani se tocchi delle monete, guardare fisso in terra per paura di incrociare sguardi, sentirsi inadeguati in ascensore. La fobia sociale come valore aggiunto. Credo che ciò stia accadendo per due fattori: Sul primo punto si è detto anche troppo, dunque eviterei di tornare se non per ribadire che l’identificazione è davvero la virtù del 21° secolo: in un periodo di “ipercontatti digitali” e di “iposcambio reale” trovare in altre persone gesti propri e abitudini personali provoca un senso di “normalità” che rassicura e fa sentire lo sfigato meno sfigato. Ma tale resta – e vengo al punto 2. Raccontare delle proprie difficoltà con l’altro sesso, delle mani sudate quando si incontra qualcuno, dell’ansia da socialità, dipinge un quadro caricaturale di se stessi (che magari enfatizza ulteriormente problemi a volte solo accennati, se non del tutto inesistenti), quadro nel quale i tratteggi più decisi si soffermano non sui punti di forza ma sulle imperfezioni. E se non ci sono si evidenziano. E’ un impressionismo astigmatico, che deforma il pittore e non la realtà, anzi: un fauvismo che rappresenta i propri mostri, oppure mostri che non esistono ma che si vogliono descrivere, e con vanto, messi in piazza come farebbe una Barbara D’Urso qualunque. Stiamo assistendo allo sviluppo di una vera, nuova cultura del basso profilo, nella quale la rappresentazione di se stessi deve essere un po’ goffa e un po’ intellettuale. Perché è proprio il goffo a fare l’intellettuale. Dunque altro che ribelle: ti dico che porto gli occhiali spessi, antichi; ti racconto che oggi una ragazza (pure cessa) mi ha dato un due di picche; mi metto in ridicolo descrivendo la macchia di marmellata sulla mia camicia. Camicia peraltro consunta ed economicissima, ti racconto poi che ieri mi sono ubriacato, da solo, a casa. Le mie deficienze, intolleranze, inadeguatezze; le mie maniglie dell’amore e la tartaruga rovesciata, i miei riti col caffè, le mie pillole di antidepressivo; il mio non sentirmi all’altezza del collega playboy, la mia macchina scassata, il mio guidarla piano, pianissimo. Tutto questo trasmette una immagine di me di cosino mediocre. Che sarebbe da sfigati pure quello, ma vuoi mettere? |
Inviato da: semprepazza
il 30/03/2016 alle 22:28
Inviato da: semprepazza
il 03/01/2016 alle 21:40
Inviato da: bonanza76
il 09/12/2014 alle 23:19
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il 29/07/2014 alle 13:10
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il 11/05/2014 alle 20:15