La Pietraia Alghero
Storia del quartiere La Pietraia di Alghero
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LA LAVORAZIONE DEL CRINE Sentiamo la testimonianza di un abitante del quartiere con particolare riferimento agli stabilimenti del crine che, dalla seconda metà dell'800 lavoravano la palma nana.
"Anticamente la zona della Pietraia veniva chiamata Cuguttu dal nome della colonia penale di Maria Pia dove c'erano le stalle. Quando la Pietraia ha iniziato a popolarsi le strade non erano asfaltate, in via Don Minzoni c'era ancora un fortino in mezzo alla carreggiata, non c'era l'illuminazione e chi doveva andare in centro doveva spostarsi a piedi o in bicicletta. 888999
LA PRODUZIONE DEL CRINE AD ALGHERO Ricordo che il seguente testo è del 1999
La lavorazione del crine è stato un fatto importante per la città, perché ha coinvolto forze produttive, ha stimolato l'imprenditorialità degli algheresi, ha aperto i laboratori alla mano d'opera femminile, che veniva impiegata con un regolare contratto. Il lavoro era duro, faticoso ed anche pericoloso per certi aspetti. Le ragazze diventavano operaie giovanissime e di solito lavoravano fino al matrimonio. Molte di loro, con il salario ricevuto compravano la biancheria che serviva come dote. A distanza di quarant'anni dalla chiusura dell'ultimo stabilimento, è interessante ricostruire questo aspetto economico e sociale della città, così ben organizzato, e definito. Gli stabilimenti erano dei centri di produzione che assorbivano mano d'opera, davano paghe sindacali, avevano mercati in Sardegna e nella penisola, ed erano dunque fattori di sviluppo del territorio. Nel 1960 chiudeva ad Alghero l'ultimo stabilimento del crine. La fine di tale attività era stata decretata dall'avvento delle fibre sintetiche. Nessuno rimpianse il crine, la sua fine fu accettata come ineluttabile da una società in pieno boom economico, che sognava la seicento e che aveva tante aspettative per un futuro migliore. 888777 Ora descriviamo la lavorazione della palma nana per produrre il crine. Il crine è una fibra vegetale che si ricava dalla palma nana che cresce spontanea in tutta la zona costiera, particolarmente a Porto Conte, dove un tempo si trovavano estesi campi di tale pianta. Talvolta la pianta veniva asportata completamente ed allora si poteva gustare una prelibatezza, il margalló (leggi: malgagliò), cioè il tenero cuore della palma, dal caratteristico sapore aspro-dolce. I bambini mangiavano anche i gìnjol (leggi: gìngiul), i frutti rotondeggianti di colore arancione-marron chiaro, dal gusto asprigno che "lega" il palato.I gìnjol si potevano acquistare anche nei negozietti del centro storico dove la quantità veniva misurata a bicchieri. 3° - Infine i mazzi si appoggiavano su una superficie piana e, col deciso colpo di una lama affilata, si recidevano tutti i gambi. Durante il lavoro le donne cantavano les cançons del crino (leggi: las canzonz del crino) che erano testi improvvisati su un tema musicale fisso. Raccontavano gli amori e i bisticci tra fidanzati, oppure contenevano messaggi destinati ai ragazzi che piacevano alle giovani operaie. "I ja ‘l veu que so petita "Vede bene che sono piccola, Spesso i testi erano ironici e tendevano a sottolineare i difetti delle operaie, la loro scarsa abilità, o la scarsa voglia di lavorare. 777888 A che cosa serviva il crine? Il crine veniva usato soprattutto per imbottire i materassi, i divani (le ottomane) e le poltrone. Infatti la lana era destinata in gran parte alla filatura e tessitura, e non tutti potevano permettersi il materasso di lana. Inoltre il materasso di crine era preferito nella stagione estiva perché era più fresco. Nella prima metà del 1900, sorse una decina di stabilimenti. Con la raccolta delle olive, la lavorazione del crine rappresentava un'importante fonte di reddito, soprattutto per le donne che così potevano comprare la dote, cioè la biancheria per il futuro matrimonio. Riporto ora alcune delibere comunali che riguardano le concessioni di terreni comunali a titolari di stabilimenti del crine, per il taglio delle palme nane. 888777 Le delibere della Giunta Comunale La giunta comunale di Alghero ebbe modo di occuparsi più volte dell'attività del crine. Infatti possedeva numerosi territori che affittava per il tagli delle palme nane ai proprietari degli stabilimenti cittadini. Il 16/12/1946, nella delibera n° 287, si dice che B. G. ha tenuto in affitto fin dal 1942 i terreni di proprietà comunale siti a Porto Conte, Sant'Agostino e Calabona per complessivi 17 ha, 32 a e 28 ca. L'affitto riguarda il solo taglio della palma nana. La delibera aumenta il canone di affitto da £ 3.500 annue a 20.000. Il 7/02/1951 la Giunta Municipale prese la seguente delibera. Delibera n° 30 "Oggetto - Provvedimenti per l'affitto e il taglio palme nane dei terreni comunali Sant'Agostino, Pietraia, Porto Conte, Calabona e Las Tronas per il solo taglio delle palme nane per l'industria del crine e per il biennio 1 ottobre 1950 - 30 settembre 1952. Ritenuto che a tal fine sono state invitate le ditte: 1) Stoccoro Antonio 2) 'Crine Vegetale' di A. Masia - 3) Bigagli Giovanni - 4) Deperu Paolo - 5) Fratelli Goffi - 6) Avanzi Mario - 7) Ibba Alberto, a presentare regolari offerte..." Da questa delibera veniamo a sapere che nel 1950 operavano in città almeno sette stabilimenti del crine e che il comune intendeva concedere al miglior offerente il taglio delle palme. Risposero all'invito tre imprenditori con le seguenti offerte: £ 110.000, £ 86.000, e £ 70.560 sempre su base annua. INCIDENTI Per lavorare la palma nana las crineras utilizzavano alcuni strumenti molto pericolosi. In particolare la pantinarora poteva causare profonde ferite. Ho trovato una relazione sanitaria che riporta un intervento medico-chirurgico in conseguenza appunto di un grave incidente. La riporto di seguito. Nel 1912 l'operaia Antonia Raffi Nuvoli di 18 anni si è presentata all'ospedale civile di Alghero in condizioni piuttosto gravi e il medico, prof. Nicola Federici-Larco, è dovuto intervenire per cercare di rimediarvi nel modo migliore, cercando di non arrivare a soluzioni estreme. Sentiamo la relazione. "Ferite multiple gravissime lacero contuse e da strappo, nel braccio sinistro da infortunio nel lavoro. Il braccio e la mano restarono impigliati fra i denti del pettine di una macchina pettinatrice del crine vegetale. Disinfezione. Sutura. Medicazione. Vi era distacco ampio di lembi cutanei, strappo di muscoli e di tendini. Si è ventilata l'amputazione. Ho preferito fare chirurgia conservativa, e con medicazioni frequenti e diligentissime son riuscito a salvare il braccio, che sembrava perduto. Guarita. Mi sono servita delle seguenti fonti: Daniela Usai - I lavori femminili ad Alghero - 1999 - Dalla raccolta di testi e documenti del Sig. Pasqualino Mellai. Prof. Nicola Federici-Larco, Rendiconto Chirurgico e Medico (ospedale Civile di Alghero), Tipografia Sociale "Libertà", Sassari, 1914
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