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Un blog creato da lapostadiluna_7 il 12/08/2008

La Posta di Luna

La protagonista di Gocce di rugi@da

 
 

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Luna

 

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OTTOPAGINE

 

PREMIATO AL CONCORSO FENALC

10° Concorso Internazionale di Narrativa “STORIE di DONNE” FENALC (SA)

 

CHI MI HA CREATA?

                               
Tutto sulla scrittrice di Gocce di Rugi@da @

 

DONATELLA DE BARTOLOMEIS

Sono nata il 07 luglio del ’68 nell’immensa luce di Salerno.
Sento ancora forte l’influenza del mare; il suo odore, i suoi colori, il suo rumore riescono a darmi tranquillità e forza al tempo stesso. E’ allora che la mia mente di gabbiano trova pace e soddisfazione. Sono cresciuta nell’amore assoluto e disinteressato di genitori, stupendi ed unici, che hanno cercato di inculcarmi valori preziosi con l’esempio più che con le parole e di una sorella minore più matura e saggia di me. Quei valori purtroppo hanno avuto poco riscontro nella realtà e forse è per questo che li ho cercati nei libri e nei sogni trovandomi a vivere due vite parallele: una reale, l’altra virtuale. Mi sono sposata a 24 anni con un uomo silenzioso e paziente che ancor oggi, dopo 13 anni, non riesce a comprendere la mia inquietudine. Roberto, l’uomo che mi ha donato quanto di più prezioso si possa avere: due meravigliosi bambini. Marco e Martina i miei piccoli-grandi amori.  I miei scritti non hanno e non vuogliono avere alcuna pretesa letteraria; vorrebbero semplicemente regalare un’emozione, un frammento di sogno a chi li legge.

Per gli studi di filosofia zen e per le diverse attività di volontariato, ho sviluppato un’ottima capacità d’ascolto e di empatia

Diplomata in Shiatsu come operatrice AIFS alla scuola Arte in Movimento di Avellino
attualmente frequento il Master al Siddartha di Napoli.

 

DAL ROMANZO

Eravamo, nel profondo dei nostri cuori, nomadi d’amore
Alla ricerca incessante di piccole,dolci oasi di felicità

 

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Al dio che non c'è

Post n°32 pubblicato il 22 Agosto 2008 da lapostadiluna_7
 

Moonkey  sedeva sulla sponda del fiume e l’acqua del fiume scorreva lenta

“Tutto scorre, nulla può bagnarsi due volte nella stessa acqua”

Moonkey fissava immobile lo scorrere lento e rivedeva nei riflessi il suo viso bambino; quante rughe da allora e quanta acqua era trascorsa. Il giovane dio aveva giocato quando era il tempo dei giochi; aveva corso contro il vento a piedi nudi sull’erba bagnata potendone percepire la brezza per tutte le membra e ridendo aveva visto innalzarsi i mille colori di un aquilone nell’azzurro. Quante volte aveva sognato un mondo al di là del celo e quante volte era decollato con l’aquilone oltre l’azzurro al di là delle nuvole in una dimensione che da tempo non sentiva più sua. Ci aveva provato qualche volta, aveva di nuovo lasciato scorrere il filo, ma non era stata la stessa cosa di allora: aveva chiuso gli occhi, ma il cielo era molto al di sotto del celo che aveva concepito e non era neppure quel cielo che in definitiva avrebbe voluto, molto più avanti di ogni sua più azzardata teoria. Da bambino aveva avvertito il frenetico scorrere del filo tra le piccole mani e aveva corso e corso fino a sentire le gambe rigide tremare e il fiato come vento.

Aveva ascoltato le mille fiabe del vecchio nonno tra le ombre nere e rosse che vibravano al chiarore del fuoco e stanco era crollato tra l’erba e ne aveva succhiato il nettare perdendosi dietro il volo delle rondini. Era stato principe e ladrone, aveva visto serpenti resuscitare perché sfiorati da una rosa e principesse scomparire in una goccia di rugiada. Aveva attraversato ruscelli seguito da un cane morbido e bianco, corso con farfalle gialle e nere su di un filo di paglia sognando praterie e con gli occhi bendati, girato su se stesso,  aveva cercato la forma di un viso ignoto tra le mani. “Quando sarò grande- aveva detto pensando ad una dimensione lontana che non aveva ancora né forme, né colori- quando sarò grande avrò una donna dai capelli di seta nera”  Ma non sapeva cosa fosse una donna, ne’ la seta, ne’ il perché di quei capelli.E quante volte aveva giocato ed imitato e recitato la parte dell’adulto. Una volta i dieci anni gli sembravano belli e lontani “DIECI” esclamava e gli occhi gli brillavano. Poi toccò ai sedici e dopo poco ai diciotto… il tempo cominciò a rotolare e con se portò gli anni e i giochi e i sorrisi spensierati.
Moonkey aveva amato quando era il tempo dell’amore
Aveva avuto paura di ciò che stava per nascere, che poco a poco si impadroniva di lui e lo trascinava.
Non capiva e ne aveva terrore: la metamorfosi era cominciata dalle radici, dalle ossa.
Tutto si confondeva per lui con quell’odore di ciclamino e di pelle calda ed umida di sangue, mentre il suo giardino vibrava di colori e di foglie vellutate.
Le aveva stretto le spalle e baciato il collo.
”Non svegliarmi se è un sogno, non svegliarmi… amami, amami ancora”
Le aveva sussurrato in un orgasmo senza tempo mentre l’aria vibrava di labbra morse a sangue. D’improvviso l’abisso davanti ai suoi piedi, un baratro senza tempo, né luci era lì ad attenderlo. Aveva cercato di forgiarla come oggetto prezioso dandole la forma delle sue mani; avrebbe voluto trasmetterle la metamorfosi ingannatrice della luna nelle sere d’autunno, darle il colore del cielo tra le onde ed i profumi dei fiori tutti, ma la sua mente, come terra arida, aveva rigettato il seme. Era stata lei infondo, solo e sempre lei a decidere: da quando aveva iniziato all’ultimo bacio e come per lui così con gli altri, senza rimorsi, né pudore alcuno.
Ma lui l’aveva amata, l’amava e non l’avrebbe persa per nulla al mondo.
Ora che il suo castello di sabbia era stato frantumato dall’orma del tempo non gli restava più nulla dei sogni di ragazzo, né le rondini avevano lo stesso volo, né le nubi la stessa forma.
Quegli stessi piaceri, però, e colori e tepori li aveva ritrovati maturati nella forma di lei e nel suo sguardo e nel suo volo               “Non svegliarmi se sogno, non svgegliarmi…”

E aveva desiderato che quella donna fosse la madre dei suoi figli e di amarla anche sciupata e cianotica mentre stanca gli riscaldava la cena. Aveva creduto a lungo che insieme avessero potuto fermare l’istante o correre più in fretta del tempo.
Il giovane dio che avrebbe voluto cambiare il mondo, il disobbediente, il ribelle, lo sconfitto in partenza, che pur riconoscendo il colore dell’utopia tra i suoi pensieri aveva continuato a lottare.
Avrebbe voluto cambiare il mondo con la rabbia degli occhi grandi e scuri di tunnel dei bimbi consumati dalla fame, del grasso flaccido e bianco della povertà, della solitudine invalicabile dei diseredati, dei vecchi, dei drogati di tutti coloro che si perdono cercando una via di scampo alla solitudine ed alla miseria.
Una volta aveva baciato un vecchio ubriaco che vomitava sangue e l’aveva visto piangere di gioia e ridere e ridere e poi ancora ridere.
Il giovane dio per eccellenza, colui che aveva trascinato le masse con la sola forza delle parole, delle suggestioni, che per essere vendute non hanno bisogno né di forme, né di materia.
Le idee non hanno bisogno di essere viste, toccate e Moonkey era pronto alla competizione pur giocando in diretta, senza rete ed aveva  aspettato il giorno del riscatto immaginando l’angelo biondo nel fuoco suonare la tromba e le pecore belanti in un fiume di lana divenire piovre che strozzano.
IL TRIONFO DEL GRANDE DIO!
Ora, però, con l’avvicinarsi della sera, al tramonto, ora che anche il sogno tace, cosa sarà del giovane dio?
Si ricorderanno ancora di lui i bimbi del parco, i vecchi, i poveri, tutti coloro che sono nati perdendo? Sono molto egoisti gli uomini.
Sarebbero tornati ancora una volta da lui una volta sfondata la porta della loro terrificante emarginazione?
Moonkey sedeva sulla sponda del fiume sorridendo stupidamente e l’acqua del fiume scorreva lenta
 “TUTTO SCORRE, NULLA PUO’ BAGNARSI DUE VOLTE NELLA STESSA ACQUA”
Moonkey fissava immobile lo scorre lento ed il cuore gli scoppiava per la tristezza e la malinconia.

Dal romanzo "Gocce di rugi@da" di donatella de bartolomeis

 
 
 
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IL ROMANZO

immagine    

Lenta e decisa, così la favolosa storia d'amore riesce a nascere e crescere per i protagonisti e per chi si avventura nella sua lettura.
Imparare ad amare di nuovo, questo è quanto devono fare Luna e Pegasus e lo fanno in un maniera del tutto semplice ma vera, intensa.
Novità assoluta i due amanti si raccontano attraverso posta elettronica così il libro appare come un insieme di mail

 

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DAL ROMANZO "FERMATI E RESPIRA"

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