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Post n°32 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da La_Mia_Taverna
Oggi non è assolutamente una bella giornata.. sarà per via della nebbia che non ha nessuna intenzione di andarsene.. sarà per una fastidiosa pioggerellina che rende tutto inesorabilmente freddo.. sarà anche per la temperatura rigida che ti taglia la faccia… sarà, soprattutto, che a gennaio il tempo è sempre stato così.. ed il 28 non è mai stato ricordato come il giorno più caldo dell’anno.. Tutti i preparativi, a questo punto, devono soltanto svolgere la loro funzione.. l’appuntamento è per le 11.. Sono arrivato in orario.. scendo dalla macchina.. mi accendo una sigaretta e mi avvio verso l’atrio dell’ospedale.. mi fermo a pochi passi dall’entrata.. finisco di fumare.. spengo la sigaretta ed entro.. Passo il lungo e largo corridoio.. entro nel piazzale interno.. lo oltrepasso.. apro la porta della torre “b” e mi dirigo verso l’ascensore.. entro.. premo il tasto 4 e sono già al piano.. Pareti verdi e sedili di plastica blu.. foto caratteristiche della mia regione appese ai muri.. e gente che aspetta.. macchinette del caffè e silenzio.. Dopo pochi passi mi trovo davanti la porta che mi separa dal reparto.. sono le 11.05.. suono il citofono accanto la porta.. Appena il tempo di volgere uno sguardo distratto alla sala d’aspetto e la porta mi viene aperta da un’infermiera… altezza media con una corporatura normale.. occhiali anonimi e capelli neri appena sotto l’orecchio.. mi guarda.. mi riconosce.. mi sorride “Buongiorno.. La stavamo aspettando… mi segua..” Senza fare nessuna domanda la seguo lungo un corridoio dalle pareti gialle e la luce bianca.. nessun rumore.. nessuno schiamazzo.. nessun lamento.. solo ed inesorabile silenzio.. e odore di disinfettante talmente forte che sembra che ci abbiano lavato il pavimento.. ed il silenzio ed il fastidioso e nauseante odore mi portano alla stanza numero nove.. entro.. due letti.. uno, vicino la finestra, è già occupato da un ragazzo di una trentina d’anni.. riverso nel letto quasi in un’agonia letale.. immerso nel dolore atroce che l’attesa gli provoca.. si gira.. mi guarda.. gli sorrido.. mi presento.. L’infermiera fa uscire tutti dalla stanza.. lasciandoci soli.. “si cambi.. si metta subito il pigiama e si distenda sul letto”.. Il ragazzo è agitato.. ha paura.. anche lui dev’essere operato.. anche lui ha il mio stesso problema.. gli si legge negli occhi lo sforzo di sembrare normale.. ma non gli riesce.. mentre mi cambio, cerco di farlo sorridere.. lo incoraggio.. e tra una battuta ed un’altra arriva un’infermiere.. chiama il mio “amico”.. gli da un camice verde.. “togliti tutto ed indossalo.. io arrivo tra un attimo..” Ora inizia a tremare.. lo aiuto a vestirsi.. cerco di sdrammatizzare.. mi sembra di sollevare una montagna.. un nodo allo stomaco mi blocca la fantasia mentre lo vedo distendersi sulla lettiga.. lo guardo.. gli sorrido.. “se ti fanno male, fammi un fischio e ci penso io..” gli stringo la mano mentre va via.. sono le 12.50.. rimango solo.. con il sangue che vuole fermarsi.. con la mente inceppata.. le mani fredde.. disteso sul letto a fissare inutilmente il soffitto.. In un baleno arrivano le 14.00 e stavolta è il mio turno.. Con lo stesso rito arriva l’infermiere.. mi da un camice verde.. tolgo tutto e lo indosso.. mi distendo sulla lettiga.. mi coprono con una coperta marrone ed un copriletto bianco.. ed inizio il mio percorso seguendo le luci bianche del soffitto.. Esco dal reparto.. entro in ascensore.. esco.. mi spingono verso un altro corridoio di colore panna con le luci verdi.. il tempo fuori è peggio di stamattina.. Attraverso una miriade di porte.. cambi di infermieri.. sento delle voci sussurrate.. “che ore sono?”.. “le due e un quarto.. le 14.16 per l’esattezza..” e sono in una stanza tutta blu piena di lettighe nere.. mi dicono di cambiare “mezzo di trasporto..” mi mettono un braccialetto viola al polso destro con su scritto il mio nome.. attendo 5 minuti tra infermieri che si danno il cambi e mi sento trasportare verso il blocco operatorio.. Entro in uno stanzone pieno di macchinari e luci in grandi parabole.. un’infermiera mi mette una flebo nel braccio sinistro.. nel destro un’apparecchiatura per misurare la pressione.. nell’indice della mano sinistra una molletta che segnala le mie pulsazioni.. arrivano i medici.. arriva il mio momento.. chiudo gli occhi.. stacco i pensieri.. cerco di dormire.. ho sonno.. ho freddo.. sono scomodo.. vorrei un caffè.. Non riesco e non voglio decifrare le voci che sento.. non mi va neanche di capire che cosa è che fa rumore li dentro.. sento solo che qualcuno mi mette la bottiglia della flebo sulla stomaco.. sento solo che mi sfilano l’apparecchio della pressione dal braccio.. sento solo che mi stanno trasportando in camera.. sono le 15.30.. tutto è finito.. tutto concluso.. tutto andato bene.. tutto, ora, è in un pezzo di carta.. una qualcosa che avevo lasciato in sospeso e che ora ho messo un punto.. una fine.. devo solo fare delle medicazioni.. ma tutto è relegato ad un qualcosa che potrà farmi assaporare le cose buone della vita.. ma, soprattutto, ora voglio prendermi un bel caffè.. e guardare le tante cose che ancora devo fare... |
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