Le LabreneFather was teaching us that all men are just accumulations dolls stuffed with sawdust swept up from the trash heaps where all previous dolls had been thrown away the sawdust flowing from what wound in what side that not for me died not |
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Resonance at night
Post n°189 pubblicato il 24 Aprile 2009 da tomthumb
Da alcune notti ho seri problemi con il mio materasso. E poi quella sua omosessuale misoginia e quella studentessa nell’abitino succinto all’esame che nulla sa di Fisica e lui che cammina nell’aula ed il fumo della sua sigaretta che danza nell’aria in volute beffarde in quei tempi in cui si poteva fumare liberamente senza che nessuno ti rompesse le palle e lui con gli occhi sfavillanti di ironia mentre lei la bonazza ignorante da urlo è ferma in piedi vicino ad una lavagna vuota: “Signorina-le dice- allora passiamo alla Dinamica del Corpo Rigido, che lei non può non conoscere”. Certe volte anche le donne non hanno scampo.
E così, affondato nel materasso, continuavo nel mio delirio notturno mentre il coinquilino russava e la coppia copulante di sopra si produceva nella finale performance di gridolini e sospiri ed io continuavo nel mio delirio sopraffatto dalle visioni e dalla matematica minacciosa, la derivata della tortura e l’integrale dell’incubo, il ricordo di mia madre che mi raccontava di aver seguito il corso di Matematica generale con l’assistente prete di Caccioppoli e di essersi accorta che era un prete solo dopo molte lezioni, quando la folla davanti a lei si era ormai diradata e lei aveva potuto vederlo, aveva potuto vedere quel professore in tonaca di cui aveva sentito incredibilmente solo la voce, qualcosa che ancora stento a credere, come si possa seguire delle lezioni in quel modo, la Matematica purtroppo o per fortuna non è Storia o Letteratura. Ma poi mi sono alzato dal letto nell’affollarsi dolente dei ricordi, le onde periodiche dei ricordi in risonanza pericolosa dentro di me, le equazioni della Dinamica e il teorema del punto unito, la voglia di vivere e quella di fuggire, Napoli e Roma e il sonno che forse non sarebbe più arrivato e i pensieri che si aggrovigliavano implacabilmente come quelle volte che cercavo la soluzione disperata di un’equazione differenziale, quei bastardi esercizi di una volta: mi sono preparato una tazza d’orzo e sono tornato nella mia stanza e nessun rumore più si sentiva, mi avrebbero lasciato in pace tutti, ho pensato, forse per quelle poche ore che mi separavano dal giorno sarei rimasto in pace, forse.
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Inviato da: elf_8
il 17/04/2010 alle 01:19
Inviato da: fata_dibosco
il 17/04/2010 alle 01:09
Inviato da: buknowski
il 05/04/2010 alle 06:06
Inviato da: ladymiss00
il 04/04/2010 alle 10:26
Inviato da: ellafurospia
il 22/03/2010 alle 10:27