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Un blog creato da tomthumb il 20/08/2007

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Resonance at night

Post n°189 pubblicato il 24 Aprile 2009 da tomthumb

Da alcune notti ho seri problemi con il mio materasso.
E’ diventato una specie di sottiletta in cui si affonda penosamente e su cui ci si risveglia spesso in piena notte con la schiena  spezzata mentre magari si stava facendo un bel sogno: per esempio Charlize Theron che ti rimbocca sinuosa  le coperte agitando le ciocche bionde e non solo quelle oppure il Merda Impestato improvvisamente andato a far compagnia ai milanesi illustri del Famedio.
Così risvegliarsi  procura un dolore doppio e quasi sempre si stenta a riaddormentarsi: la notte scorsa mi è accaduto ancora tutto ciò e allora sono rimasto inerme  nel letto a guardare il mostruoso pesante lampadario che pendeva  minacciosamente sopra il mio corpo disteso ed intanto attraverso la parete sottile alle mie spalle ascoltavo il russare pesante e inconsapevole del coinquilino,  il simpatico ragazzo addormentato che si era addormentato ormai da molte ore, un invidiabile sonno continuo il suo, certe persone hanno una fortuna sfacciata nella vita e neanche se ne rendono conto, e così, lui dormiva da un sacco di tempo dopo il furioso litigio al cellulare con la fidanzata: io l’avevo sentito attraverso la parete sottile il suo vano giustificarsi, quell’inutile balbettare maschile: con le donne pare che non ci sia scampo.
E così “eccomi  qua” pensavo sul mio materasso con la  schiena a pezzi mentre intorno a me i rumori crescevano: oltre la sega circolare del beato addormentato russante, lo sfrecciare quasi periodico delle macchine sulla via consolare, il cigolio del letto degli inquilini del piano di sopra in una serie di oscillazioni sempre più forti ed inequivocabili,-la risonanza studiata sui libri- ho pensato e mi sono messo a ridere da solo ed allora mi è venuto in mente, come in una specie di delirio, il professore di Fisica e quel suo esempio del ponte di Tacoma, crollato a causa della risonanza della struttura causata dal vento, quella vecchia foto sul vecchio libro di Fisica.
E così nel delirio della ricostruzione di qualche formula a mente cercando di vincere l’insonnia mi è apparsa  la faccia giovane e ghignante del prof, il suo dimenarsi nell’aula affollata,  l’equazione differenziale gloriosa che lampeggiava minacciosa sulla lavagna, la frequenza naturale e il termine noto forzante, i nostri visi stravolti, il suo atteggiarsi da piccolo Caccioppoli, il fumo della sua sempiterna sigaretta.  

E poi quella sua omosessuale misoginia e quella studentessa nell’abitino succinto all’esame che nulla sa di Fisica e lui che cammina nell’aula ed il fumo della sua sigaretta che danza nell’aria in volute beffarde in quei tempi in cui si poteva fumare liberamente senza che nessuno ti rompesse le palle e lui con gli occhi sfavillanti di ironia  mentre  lei la bonazza ignorante da urlo è ferma in piedi vicino ad una lavagna vuota: “Signorina-le dice- allora passiamo alla Dinamica del Corpo Rigido, che lei non può non conoscere”. Certe volte anche le donne non hanno scampo.


Ma era un Caccioppoli minore, solo un Caccioppoli minore: quell’altro, il vero napoletano genio era sempre perduto sulla frontiera dell’insieme, nel suo logoro impermeabile innamorato della Musica e dell’Analisi Funzionale, lui comunista con l’assistente prete in uno dei suoi magnifici paradossi ed alla fine il colpo di pistola in solitudine alla fine degli anni Cinquanta quando ancora i miei genitori all’università di Napoli non c’erano ma ci sarebbero stati solo dieci anni più tardi ma in una Napoli che risuonava ancora del ricordo di Caccioppoli tra i vicoli, la Napoli dei loro vent’anni.

E così, affondato  nel materasso, continuavo nel mio delirio notturno mentre il coinquilino russava e la coppia copulante di sopra si produceva nella finale performance di gridolini e sospiri ed io continuavo nel mio delirio sopraffatto dalle visioni  e dalla matematica minacciosa, la derivata della tortura e l’integrale dell’incubo, il ricordo di mia madre che mi raccontava di aver seguito il corso di Matematica generale con l’assistente prete di Caccioppoli e di essersi accorta che era un prete solo dopo molte lezioni, quando la folla davanti a lei si era ormai diradata e lei aveva potuto vederlo, aveva potuto vedere quel professore in tonaca di cui aveva sentito incredibilmente solo la voce, qualcosa che ancora stento a credere, come si possa seguire delle lezioni in quel modo, la Matematica purtroppo o per fortuna non è Storia o Letteratura.

Ma poi mi sono alzato dal letto nell’affollarsi dolente dei ricordi, le onde periodiche dei ricordi in risonanza pericolosa dentro di me, le equazioni della Dinamica e il teorema del punto unito, la voglia di vivere e quella di fuggire, Napoli e Roma e il sonno che forse non sarebbe più arrivato e i pensieri che si aggrovigliavano implacabilmente come  quelle volte che cercavo la soluzione disperata  di un’equazione differenziale, quei bastardi esercizi di una volta: mi sono preparato una tazza d’orzo e sono tornato nella mia stanza e nessun rumore più si sentiva, mi avrebbero lasciato in pace tutti, ho pensato, forse per quelle poche ore che mi separavano dal giorno sarei rimasto in pace, forse.

 

 

 
 
 
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