Le LabreneFather was teaching us that all men are just accumulations dolls stuffed with sawdust swept up from the trash heaps where all previous dolls had been thrown away the sawdust flowing from what wound in what side that not for me died not |
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Post n°170 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da tomthumb
L'onorevole Gasparri come molti del suo partito, ha nei giorni scorsi blaterato di difesa della Vita (e scriviamolo pure maiuscolo, perchè Gasparri, uomo minuscolo, preferisce le maiuscole, come molti personaggi infimi del Centro-destra che si riempiono la bocca appunto di parole gigantesche). |
Post n°169 pubblicato il 09 Febbraio 2009 da tomthumb
E così se penso troppo, allora inevitabilmente cedo, e quindi contro le mie Immagine: Michael Caine |
Post n°168 pubblicato il 04 Febbraio 2009 da tomthumb
Pare che in spagnolo,” las babas del diablo” significhi ragnatela, per me è solo il racconto bellissimo di Julio Cortàzar che ha ispirato Blow-up di Antonioni… Una fotografia, qualcosa di pericoloso, imprimo su di essa quello che nella mia mente non posso controllare, poi esso vive nella fotografia, continua a vivere senza che io possa fare alcunché, questo che mi spaventa un po’, ma tutto sommato mi ci abituerò, la vita non è forse solo rinnovare ogni tanto qualche vecchia abitudine, cioè smettere di abituarsi a qualcosa ed abituarsi a qualcos’altro? Così potrei far cadere tutte le passioni e diventare l’entomologo di me stesso: nella ragnatela mi dibatto e per di più non posso evitare che la minaccia cresca e si avvicini, immagine che prima non c’era ed adesso c’è, l’unica speranza è che sparisca così come è apparsa, ma viene da ridere anche a me, come posso credere a questo, come posso farlo, è chiaro che mi ci dovrò abituare. E poi lo spavento, chi se ne importa dello spavento, è chiaro che quando le bave del diavolo mi avvolgeranno completamente saranno beffate anch’esse perché io non sarò più lì, se pure ci sono mai stato…. Immagine: Fotogramma da Blow-up di Michelangelo Antonioni Soundtrack: Bob Dylan, I'm not there |
Post n°167 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da tomthumb
Sono un uomo tranquillo. Lo sono sempre stato ed a questo punto credo che lo sarò sempre. O meglio quasi sempre. Il vento questa sera soffia come non faceva da tempo ed io lo sento là fuori, poi ogni tanto guardo ed ecco le fronde che si muovono senza pace mentre il vicoletto sotto casa è deserto. Aspetto però la possibile esplosione, si tratterà forse di Vesuvio o Popocatepetl, meglio decisamente quest'ultimo, il nome esotico suona sempre più figo; intanto, con le palme giunte, in una lucida follia di razionalità, quasi con sadico piacere, Nell'altra stanza il coinquilino dorme, il simpatico ragazzo addormentato che ogni tanto mi ispira un uso improprio del coltello; ha parlato fino ad ora ed io sono rimasto a sentirlo, sorridendo calmo. Domani ancora viaggi nel Mare della Tranquillità, veleggiare leggero, onde e ancora onde, qualcuno verserà ancora nelle mie orecchie le sue parole illudendosi che io possa capirle ... Immagine: Rutger Hauer |
Post n°166 pubblicato il 01 Febbraio 2009 da tomthumb
Il terrore provato da bambino, il ricordo dei miei occhi sbarrati in una lontanissima notte degli anni '70, quando di nascosto dai miei genitori, ho guardato un film di Roger Corman e non ho potuto dimenticare per giorni per mesi e poi per anni i volti di Vincent Price e Peter Lorre, come se quei tratti fossero l'incarnazione stessa della paura. Immagine: Vincent Price & Peter Lorre |
Post n°165 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da tomthumb
Crediamo d’essere lontanissimi dalla vita animale ed ecco che quella proditoriamente prende il sopravvento, minaccia imprevista che si realizza e ci fa scoprire con angoscia che nella giungla della vita siamo anche noi bestie braccate o nascoste tra i cespugli dell’agguato, ma tant’è.
E poi ancora la visione del Tacchino che legge in bagno i documenti aziendali e si guarda nello specchio e curiosamente rivela attraverso la maschera d’uccello da cortile la sua incredibile somiglianza col cantante Morgan, stessa chioma brizzolata e fluente, stesse occhiaie.
E quella lentezza, quel corpaccione buffo del consulente Tartaruga? Una persona simpatica che mi ha fatto anche del bene ma, come dire?, affetta dalla sindrome del tuttologo: non puoi tirar fuori un argomento che lui subito comincia ad andare a ruota libera, sciorinando il suo sapere in stile conferenza e poi quella sua voce buffa in falsetto forse denotante una virilità molto latente, ma suvvia, non facciamo pettegolezzi. E poi vogliamo parlare del Topo? Di quell’inguardabile meschino piccolo signore affetto da manie di grandezza, ma dotato di pazienza certosina che usa nel mettere a posto continuamente la sua stanza d’ufficio, come se vivesse in una specie di trasloco perenne, quella sua stanza d'ufficio che è tutta la sua vita, il maligno topolino che distribuisce a chiunque il suo biglietto da visita in cui millanta inverosimili competenze di ingegneria aerospaziale? E poi guardo la mia compagna di stanza che mi pare uno scricciolo mentre il suo capo la assale con l’arrogante alterigia del cinghiale, oh, persino quei denti sporgenti le mostra come zanne, (dove crede di trovarsi, forse in una landa della Maremma?) mentre lei trema e lo guarda stupefatta muovendo le braccia come piccole fragili ali che vorrebbero sostenersi nell’aria e portarla una volta per tutte lontano da qui, attraverso quella finestra spalancata sulla tristezza tiburtina, via nel cielo e lontano, lontano da qui. Ma dentro l’ufficio e anche fuori, d’altronde, siamo un po’ tutti farfalle anche brutte con ali polverose trafitte da uno spillo o peggio mosche nella pania che si agitano in un ronzio poco significativo: è questo che penso ogni volta che torno a casa e guardo i gatti che giocano saltando sulle auto parcheggiate, i gatti a strisce e quelli a tinta unita, che saltano di qua e di là, e che continueranno a saltare magari nei miei incubi notturni, qualcuno li faccia smettere per favore oppure no, che facciano pure quello che sentono di fare quei dannati animali, forse va bene anche così.
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Post n°164 pubblicato il 27 Gennaio 2009 da tomthumb
Fa paura la silhouette di Nosferatu nel film di Murnau anche se pure è un po’ ridicolo quel non-morto con la faccia di ratto nelle inquadrature famose, il vampiro sulla nave o per le scale ma il vampiro ancora senza consapevolezza, senza la dolorosa consapevolezza della sua eterna condanna di emarginato, come poi avrebbe fatto vedere magnificamente Klaus Kinski nel Nosferatu del suo amico-nemico Herzog . Ma più paurosa della sagoma del non-morto è forse la sua stessa allusione: la porta resta chiusa e sappiamo che il vampiro è vicino perché sta percorrendo il corridoio dietro di essa, tra pochi secondi, forse un minuto al massimo (il vampiro è lento) egli ci raggiungerà dopo aver aperto l’uscio fatidico e allora saremo perduti; allora più spaventosa dei canini del Conte sul nostro collo ormai rassegnato è quella tremenda attesa con la porta ancora chiusa e col vampiro nel doppio stato di assenza-presenza, un non-morto che ancora non c’è ma che ci sarà presto, se pure ha senso la parola “esserci” per un vampiro. Eppure si potrebbe andare anche oltre, prolungare cioè fino al parossismo lo stato dell’attesa, come una freccia incoccata in un arco infinitamente teso e che non verrà mai scagliata ma che produce la magnifica tensione che ci fa restare incollati ad uno schermo o ad una pagina. Adesso sto immaginando un impossibile film in cui l’attesa del vampiro è prolungata fino alla fine in un insopportabile meraviglioso crescendo di tensione, anzi meglio che il vampiro non compaia mai in modo che lo spavento cresca dentro di noi immaginando il suo tremendo arrivo che avverrà certamente oltre la fine della storia ma per così dire fuori da quel tempo: quando magari avremo spento il televisore ed allora saremo davvero soli e, maledicendo l’insonnia, guarderemo il dannato specchio, non trovandovi altro che le nostre inquiete fattezze nonostante Lui, Phantom der Nacht alle nostre spalle, ci abbia finalmente raggiunto.
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Post n°163 pubblicato il 24 Gennaio 2009 da tomthumb
Luis Bunuel diceva che il Surrealismo gli aveva insegnato che l'Uomo non è libero. E' paradossale (e forse il paradosso sarebbe piaciuto a Bunuel) che la censura, questo mostro, provenga da chi la parola "libertà " o meglio il suo aggettivo lo inalbera come vessillo... Immagine: Fotogramma da Un chien andalou di Luis Bunuel |
Post n°162 pubblicato il 21 Gennaio 2009 da tomthumb
Come se non ci ricordassimo di tutte le guerre di religione e degli ugonotti della notte di San Bartolomeo e di “Parigi val bene una messa” e delle scimitarre di conversione degli uomini del profeta, come se non ricordassimo che “il mio dio è più grande del tuo e per questo tu devi morire”, come se non ci ricordassimo del sangue versato per una congettura. E poi se Lui c’è, avrà certamente previsto anche l’imbianchino, oh chissà se l’imbianchino ha mai pregato, chissà. Immagine: Maurizio Cattelan, Him
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Post n°161 pubblicato il 19 Gennaio 2009 da tomthumb
E poi la notte, quante volte si svegliava nel cuore della notte e si illudeva di trovare un gatto affamato come capitava ad Elliott Gould nel Lungo Addio, già, proprio come capitava a lui. |
Post n°160 pubblicato il 18 Gennaio 2009 da tomthumb
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Post n°159 pubblicato il 17 Gennaio 2009 da tomthumb
Quando all'imbrunire aspetti l'autobus bastardissimo che non arriva mai e fartela a piedi non sarebbe proprio il caso, dato che casa tua dista almeno cento chilometri e per di più dovresti valicare un bel pò di montagne innevate; quando sei mezzo assiderato sul marciapiedi deserto e allora cominci a sognare un cane sanbernardo, ecco che incredibilmente una macchina si ferma al tuo tentativo (poco convinto) d'autostop. E nel tepore inaspettato e dolcissimo dell'abitacolo non puoi proprio lamentarti, già, non devi proprio farlo, anche quando scopri che il tuo buon samaritano è uno stramaledetto melomane che ti guarda con disappunto prima e commiserazione poi, quando tu candidamente gli confessi che non hai mai ascoltato niente di Igor Stravinskij. Poi però anche la consapevolezza della tua abissale ignoranza in fatto di musica non ti fa più male e lui il melomane non parla più e neanche tu cerchi di giustificarti pietosamente e resta solo la strada deserta che scende lentamente verso valle tra brandelli di nuvole nel cielo oscuro e brandelli di neve sulla terra scura e le luci del guardrail e qualche volta delle gallerie e la musica di Stravinskij che comincia a piacerti mentre i tuoi pensieri vagano di qua e di là senza fermarsi mai e il tuo sguardo si perde nelle profondità della notte. Immagine: Igor Stravinskij |
Post n°158 pubblicato il 17 Gennaio 2009 da tomthumb
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Post n°157 pubblicato il 04 Gennaio 2009 da tomthumb
La strada deserta delle tre del mattino e lucida di pioggia ed io che già mi figuro il verde oppure il rosso o il giallo lampeggiante del semoforo laggiù in fondo e preparandomi a questo trovo invece una nuova enorme rotatoria con una grande aiola al centro (erba verdissima fradicia di pioggia), bellissima magnifica rotatoria che percorro incredulo e beato nella notte, così incredulo e beato che continuo a girare per un pò perchè non c'è nessun altro che mi segue o precede e poi nessuna fretta ed è bellissimo e da matti girare così. Immagine: Francis Bacon, Selfportrait (1976) |
Post n°156 pubblicato il 03 Gennaio 2009 da tomthumb
Oh, questo cambio di calendario: la speranza illusoria che nel 2009 Tom possa non essere il solito Tom, uhm…questa speranza vana che ho di non distrarmi, di non dovermi come al solito rifugiare nelle lande deserte del mio pianeta .
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Post n°155 pubblicato il 22 Dicembre 2008 da tomthumb
Causa feste e desiderio di realtà, padrone di casa assente a tempo indeterminato. Blues di Tom Thumb: ma non è detto che un blues sia sempre triste... Best Wishes |
Post n°154 pubblicato il 21 Dicembre 2008 da tomthumb
Cazzo, stanotte l'insonnia è proprio forte: la terza camomilla è scesa giù perfettamente inefficace, ho contato e ricontato interi greggi di pecore senza risultato (alla fine nella mia disperata allucinazione i maledetti ovini hanno cominciato a trombare e quindi non riuscivo più a distinguerli gli uni dagli altri in quell'ammucchiata lanosa). Immagine: Francis Bacon, Studio dal Ritratto di Papa Innocenzo X di Velàzquez (1953) |
Post n°153 pubblicato il 19 Dicembre 2008 da tomthumb
Ho temuto per tanto tempo di perdermi sul GRA, soprattutto imboccarlo a tarda sera magari e poi perdermi sbagliando uscita o non riuscire a trovare quella giusta e magari uscire in un altro punto e tentare di riprenderlo di nuovo il GRA e poi sbagliare ancora con la notte che avanza e continuare così all’infinito, un giro impazzito e disperato intorno a Roma, maledetto mostruoso GRA. E quella volta poi che andai verso Nord invece che verso Sud, o forse fu verso Est invece che verso Ovest e il mio incredibile giro completo del GRA, quella mattina piovosa, il mio giro orgoglioso del GRA perché al punto di partenza ero ritornato incolume ma forse carico d’una esperienza in più, come i capitani di Conrad.
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Post n°152 pubblicato il 16 Dicembre 2008 da tomthumb
Il Cubo Piccolo Mimmo, povero Mimmo chissà poi che fine avrai fatto pure tu, adesso improvvisamente riapparso nel mio ricordo di ex-studente della Facoltà di Ingegneria quando molte facce degli altri sono scomparse, noi che ti chiamavamo il Cubo perché quando guardavamo quelle tue spalle larghe e la testa incassata, quel tuo corpo un po’ squadrato che si reggeva sulle piccole gambe e poi notavamo la tua bassa statura davvero ci ricordavi quel solido geometrico con la tua figura buffa. Piccolo Mimmo, povero Mimmo, famiglia benestante e povertà di cuore, adesso quasi mi ricordi il giudice-nano di De Andrè, adesso quasi me lo ricordi, forse per quel tuo intimo rancore forse per la tua legittima sofferenza, forse per i nostri sfottò che ti umiliavano e forse se avessi potuto allora ci avresti condannati tutti, uomini e donne che ti passavamo accanto, piccolo Mimmo che studiavi su quegli appunti gelosamente custoditi che non ci avresti prestato per nessuna cosa al mondo, no, non ce li avresti mai dati. Così caro Mimmo non so se ricorderai che quella volta fu io alla fine a convincerti ad andare via quando oramai il pomeriggio si era trasformato in sera ed eravamo rimasti tu ed io soltanto, tu con il tuo cuore infranto e le lacrime amare che avresti voluto trattenere ed io sospeso tra la noia e la rabbia per te,piccolo Mimmo, la mia rabbia incontenibile per te, cazzo, mentre il barista ci guardava con quella sua faccia incredibile, ricordi Mimmo, il barista ci guardava e probabilmente se lo avessimo interrogato ci avrebbe regalato in cambio di niente la sua perla di saggezza a proposito delle donne, eppure non l’abbiamo fatto piccolo Mimmo, cazzo, non l’abbiamo fatto ed io ho continuato a sorbirmi te che mi leggevi la lettera inutile che avevi preparato per lei, la tua ridicola lettera inutile che parlava di fiori profumati e destini incrociati e predestinazione, sì tu e lei la principessa del piffero secondo te legati da sempre nel pensiero di Dio e “cazzo, Mimmo”, avrei voluto dirti ma anche io ero forse un po’ ubriaco, “cazzo non ti ha detto mai nessuno che Dio non esiste e che nessuna donna leggerebbe simili lettere e le probabilità che lei si innamori di te sono le stesse di quelle che la Luna all’improvviso susciti un’onda di marea che sommerga la terra per sempre, cazzo, Mimmo, per sempre?” E così dopo che la luce del tramonto era andata via noi guardavamo i nostri bicchieri vuoti e forse non c’era niente di più triste di questo caro Mimmo, cioè di quel guardare il vetro sporco dei nostri bicchieri senza alcuna speranza, voglio dire, mentre tu ancora guardavi col tuo sorriso la porta del bar nell’illusione che la principessa sarebbe entrata ed allora il povero rospo sarebbe stato trasformato dal suo bacio, esattamente così, piccolo Mimmo, l’avevo capito benissimo mentre ti guardavo e la mia desolazione da rhum si accompagnava al tuo sconforto, cazzo, Mimmo, avrei voluto anche io che lei entrasse da quella maledetta porta che il vento faceva sbattere e non perché ti volevo bene ma solo perché per una volta soltanto avrei voluto che questo mondo del cazzo girasse nel verso opposto al solito o forse che la Luna suscitasse la sua onda di marea, la sua altissima onda di marea per sommergere, caro piccolo Mimmo, tutta la terra.
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Post n°151 pubblicato il 15 Dicembre 2008 da tomthumb
Nel mio solito tunnel vedo un bagliore lontano o forse m’illudo di vederlo: non so cosa mi fa più male, l’oscurità in cui mi trascino o questa speranza che potrebbe trasformarsi in illusione. Ho capito che tutte le cose che ho imparato non mi servono a nulla, ho capito anzi d’essere lontano da tutti, e di aver vissuto come ho sognato cioè solo (Conrad, grazie, come vedevi giusto tu, dalla tolda di una nave o seduto alla scrivania, come vedevi giusto, tu). Ecco, in questo momento non vedo proprio nulla, solo le pareti infami della mia galleria e forse è meglio così, forse è meglio così perché arrivare allo sbocco e assistere al volo solitario dell’angelo che mi lascia disperato a terra sarebbe troppo per me, meglio allora quando comparirà ancora quel bagliore ingannevole e quella speranza, meglio allora distogliere lo sguardo: chissà forse esiste un condotto secondario che mi porterà fuori: non ci sarà nessuna luce e nessun angelo e sarò ancora solo ma finalmente, sotto il cielo tenebroso, camminerò come un uomo libero. |
Inviato da: elf_8
il 17/04/2010 alle 01:19
Inviato da: fata_dibosco
il 17/04/2010 alle 01:09
Inviato da: buknowski
il 05/04/2010 alle 06:06
Inviato da: ladymiss00
il 04/04/2010 alle 10:26
Inviato da: ellafurospia
il 22/03/2010 alle 10:27