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Sado Caustico

Ne ferisce piu la penna che la spada.

 

 

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Il quarto re mago

Post n°24 pubblicato il 22 Dicembre 2007 da D_E_S_A_D_E
 
Tag: mago, quarto, re

I Magi, mentre
scrutavano la volta celeste, scoprirono una nuova stella che brillò per
una notte e poi sparì. Dopo qualche tempo, il cielo fu solcato da una
scintilla blu che roteando emetteva splendore di porpora, finché
divenne una sfera scarlatta con raggi lucenti e un vivissimo punto
centrale bianco. Era il segnale della nascita del Re atteso da secoli.
Lo videro i magi di Borsippa. Lo vide anche Artibano, che abitava a
Ecbatana, distante dieci giorni di cammino.

 
Gaspare, Baldassare e Melchiorre decisero di partire per
Gerusalemme. Anche Artibano, si preparò per il viaggio. Vendette tutti
i suoi beni e acquistò uno zaffiro, un rubino e una perla da portare al
Re e, montato in sella al velocissimo Vosda, galoppò verso Borsippa.
Attraversò boschi, guadò fiumi, s'inerpicò per colline e montagne,
quando a una svolta pericolosa trovò un moribondo abbandonato sulla
strada.

 
Artibano saltò giù dal suo cavallo e, caricatosi l'infelice sulle
spalle, lo adagiò sotto una palma, gli bagnò le labbra riarse, lo
ristorò e il moribondo dopo qualche tempo aprì gli occhi. «Voglia il
Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe ricompensarti - disse - faccia
prosperare il tuo viaggio fino a Betlemme, perché è lì che deve nascere
il Messia, che tu vai cercando».

 
Artibano si rimise in cammino verso la mezzanotte... e alle prime
luci dell'undicesimo giorno entrò in Borsippa, ma non trova i compagni.
Essi avevano atteso 10 giorni, poi erano partiti lasciandogli un
messaggio: «T'abbiamo aspettato sino alla mezzanotte..., seguici
attraverso il deserto».

 
Arabano, allora, vendette lo zaffiro, con il ricavato appaltò una carovana e riprese il viaggio affrontando i pericoli e i disagi del deserto.

 
Giunse a Betlemme dopo tre giorni che i suoi compagni avevano
deposto ai piedi del Re l'oro, l'incenso e la mirra... ed erano
ripartiti per un'altra via.

 
Il villaggio pareva deserto: gli uomini erano nei campi e i ragazzi
al pascolo delle greggi. Dalla parte di una casupola sulla strada udì
una flebile nenia. Entrato vide una giovane madre. La donna ospitò il
forestiero, ristorandolo e parlandogli di tre stranieri, vestiti come
lui, giunti dall'Oriente poco prima, guidati da una stella al luogo
dove abitava Giuseppe, la sua sposa e il Bambino. Essi l'avevano
adorato lasciandogli in omaggio ricchi doni; ma poi erano spariti
misteriosamente, come pure, in segreto, la notte successiva scomparve
la Famiglia di Nazareth, qualcuno diceva verso l'Egitto.

Artibano si diresse allora verso Ebron alla volta dell'Egitto. Egli
sperava di raggiungere la Sacra Famiglia nelle oasi del deserto, sotto
le palme o i sicomori, ma invano. Si spinse fino a Elaiopoli e a Menfi;
percorse le rive fiorite dei Nilo, si aggirò tra le Piramidi dei
Faraoni, all'ombra della sfinge; ma le sue ricerche non approdarono a
nulla.

 
Scoraggiato e deluso tornò in Palestina nella speranza di poterli
trovare. Dopo alcuni anni di peregrinazioni si rivolse ad un rabbino
perché gli indicasse in quali paraggi avrebbe potuto incontrare il
Messia. Il rabbino, preso un papiro, lesse: «Il Messia conviene
cercarlo tra i poveri, tra gli umili, tra i sofferenti e gli oppressi».

 
A tali parole, Artibano vendette il rubino e si diede a nutrire gli
affamati, a rivestire gli ignudi, a curare gli infermi, a visitare i
carcerati. Passarono così molti anni da quando era partito in cerca
della «Vera Luce». I suoi capelli, allora di un bel nero lucido, si
erano fatti bianchi. Lacero ed esausto, ma tuttora in cerca del Re, era
tornato per l'ultima volta a Gerusalemme nel periodo della Pasqua.

 
La città santa brulicava di gente, venuta dalle terre più lontane
alla festa del Tempio. Era il venerdì della Parasceve... e nella folla
si notava un'agitazione particolare. Egli, imbattutosi in un gruppo,
domandò la causa del tumulto e dove andavano tutti. «Noi andiamo -
risposero - al luogo dei Teschio fuori le mura, dove c'è la
crocifissione di due malfattori e di un altro chiamato Gesù di
Nazareth, il quale ha fatto molte opere prodigiose in mezzo al popolo
ed ora è messo a morte perché si dice Figlio di Dio e Re dei Giudei».

 
Artibano pensò fra sé: «Non potrebbe essere quel Gesù, nato a
Betlemme? Che abbia trovato finalmente il mio Re
nelle mani dei suoi nemici? Arriverò in tempo almeno per offrire la mia
perla per il suo riscatto, prima che Egli muoia?».

 
Così il buon vecchio seguì la moltitudine, quando, lungo la salita,
una fanciulla di Ecbatana, riconosciutolo dal costume per suo
connazionale, gli si avvicinò scongiurandolo in ginocchio: «Per amore
del Dio della Purezza, abbi pietà di me; sono una misera schiava della
tua stessa patria; salvami, ridandomi la libertà».

Il vecchio, non possedendo che la sua perla, senza esitazione la usò per riscattare la sua sventurata concittadina.

 
Improvvisamente si udì un boato; la terra sussultò; il cielo si
oscurò; le mura delle case si spalancarano e crollarono; nuvole di polvere
riempirono l'aria; soldati e popolo fuggirono terrorizzati.

 
Artibano e la fanciulla si rifugiarono sotto i loggiati del Pretorio.
Una nuova scossa di terremoto, più violenta, fece cadere una pietra
contro le tempie di Artibano, che cadde pallido ed esanime.

 
La ragazza lo sostenne con le sue braccia, mentre il sangue scorrvae
a rivoli dalla ferita. Ancora vivo, Artabano pronunziò queste
estreme parole: «Si o mio Signore... perchè non merito altro, quando mai ti vidi affamato
e ti nutrii? Assetato e ti porsi da bere? Quando mai ti vidi forestiero
e ti ospitai? In carcere e ti visitai? Nudo e ti rivestii? Per ben
trentatré anni ti ho cercato ansiosamente, ma non ho mai avuto la
soddisfazione di poter contemplare il tuo volto, né di renderti il
minimo servizio, o mio dolce Re!».

 
Artibano cessò di parlare. Ma un'altra voce si fece udire a suo
conforto: «In verità in verità ti dico, che ogni volta che tu hai fatto
ciò ai tuoi simili, ai miei fratelli, tu l'hai fatto a me». Un grande
respiro di sollievo gli uscì dalle labbra. Egli aveva finito il suo
lungo viaggio. I suoi doni erano giunti ed erano stati veramente graditi. Artibano, il
quarto dei Magi aveva finalmente trovato il Re.



(Autore sconosciuto)

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Commenti al Post:
barb6
barb6 il 24/12/07 alle 20:06 via WEB
Indipendentemente dal fatto che si sia credenti o no, il Natale è sempre un momento di grande misticismo e di misteriosa bellezza. Un bel racconto che permette di raccogliersi in se stessi e di meditare custodendo una gioia non sfacciata.
 
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