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Poteri potenti vi controllano per bene

Post n°28 pubblicato il 17 Ottobre 2006 da legaitaliana2006

Questi tre mandateli via
Uomini potenti vigilano su stampa e tv


Renato Farina su Libero di domenica 15 ottobre

Caro direttore, l'Ordine dei giornalisti mi ha sospeso per dodici mesi avendo violato la dignità della professione. Qui non ne discuto. Il fatto è che ho tempo libero. Forse perché non posso fare il giornalista ho scoperto persino una notizia che mi fa venire un sacco di opinioni. In realtà è facilissimo procurarsela. Ma i colleghi non hanno tempo per queste faccende.

La notizia è questa: l'organo che tutela per legge la libertà delle comunicazioni è fuorilegge. Almeno tre su nove componenti dell'Autorità per la Garanzia nelle comunicazioni sarebbero da mandare a casa subito e le loro decisioni non sono valide in quanto espresse da gente che non dovrebbe stare lì per incompatibilità. Vadano a casa. Le prove? Aspetta. Sono un giornalista sospeso e sono un po' lento.

Mercoledì ti sei cimentato in un giudizio sull'Authority che tutela la privacy. Hai scritto che essendo nominata dai politici tende a sentirsi parte dello stesso giro: sono tutti uomini di mondo. Risultato: ha coperto le vergogne di deputati e senatori portati a tirare su con il naso. Ce n'è un'altra di Authority molto ma molto interessante. È quella che ho citato e che nomino con la sigla ufficiale: Agcom. Tra tutte è quella di maggior peso. Dai suoi diktat dipende la libertà di informazione e la quantità di potere che possono avervi questo o quello.

Immacolati come la moglie di Cesare

Un bel nome: garanzie nelle comunicazioni. Ho pensato che facesse per me: come detto sopra ho qualche problema di comunicazione. Mi sono cimentato con la pratica. E quanto ho scoperto mi ha fatto incazzare un tantino. In questo periodo sono piuttosto sensibile alle questioni di enti, ordini, garanti e affini che con i loro timbri decidono sul destino della gente. La legge che riguarda il presidente e i componenti è chiara. Cerca di garantirci dagli abusi dei garanti eliminando qualsiasi tipo di conflitto di interessi che possa sfiorarne le candide vesti.

Dice la legge del 14 novembre 1995 n.481. Articolo 2, comma 8 e 9: "I componenti di ciascuna autorità. A pena di decadenza essi non possono esercitare, direttamente o indirettamente, alcuna attività professionale o di consulenza. né avere interessi diretti o indiretti nelle imprese operanti nel settore di competenza della medesima Autorità".

Chiaro no? Traduciamo: nel campo delle comunicazioni i nostri garanti devono essere immacolati rispetto a qualsiasi rapporto con tutto quel che riguarda il Sic (Sistema integrato di comunicazione). Traduco: tivù, giornali, libri, riviste, dischi, film eccetera eccetera. Nei sette anni del loro potere ben retribuito (circa tredicimila euro netti per tredici mensilità, a quando si dice, e altri duemila aggiuntivi per il presidente, ma resto in fiduciosa attesa di vedere le loro buste paga, che mi risultano essere parametrate a quelle della Corte Costituzionale) devono essere come la moglie di Cesare, neanche una chiacchiera può sfiorarli. Il 16 maggio 2005 si sono insediati i nuovi commissari dell'Autorità. E hanno dichiarato di aver assolto gli «adempimenti formali riguardo alla dichiarazione di non versare in situazione di incompatibilità».

La legge è molto severa anche a mandato scaduto. Tanto per dire, il direttore generale della Rai, Alfredo Meocci, è stato cacciato dai garanti perché era stato membro della citata Authority prima di loro, e per quattro anni avrebbe dovuto star fuori da aziende del settore. Non è valso a nulla il fatto che fosse rientrato in quella Rai di cui era già dipendente, seppure in aspettativa. La legge è la legge. Okei. Poi però che cos'abbiamo scoperto?

Un poeta per presidente

Il capo garante è Corrado Calabrò, prima era magistrato. Ma anche poeta e scrittore. Così basta una breve ricerca su internet per apprendere che ha rapporti come percettore di diritti d'autore da parecchie case editrici che rientrano sotto la sua ala di nostro custode. Per la precisione, sono ancora in commercio e acquistabili su internet volumi editi da Mondadori, Newton & Compton, Franco Maria Ricci, Rubbettino, Iiriti, Tielle Media, Edizioni dell'Oleandro, Sipiel.

Erano stati scritti prima dell'insediamento? Sì. Il giro d'affari c'è, piccolo ma c'è. Poca roba. Forse sì, ma roba. E immagine. Quante interviste ha concesso la Rai al signor presidente dell'Agcom per magnificare la sua bravura e i suoi libri, alcuni dei quali costano 26, 45, 49, addirittura 55 euro. Occasioni per le case editrici di farsi belle, anche al di là dei denari, che magari Calabrò ha versato in beneficenza. C'è però dell'altro. Calabrò ha scritto il romanzo "Ricorda di dimenticarla". Da esso è stato tratto un film importante e che personalmente consiglio. Il titolo è "Il mercante di pietre", il regista è Renzo Martinelli.

Finalmente è a tema il terrorismo islamico, senza paura di mostrarne il radicamento in Italia. Facciamo réclame anche noi. C'è un problema. Questo film, uscito il 15 settembre scorso, è firmato anche da Corrado Calabrò come consulente alla sceneggiatura. Il distributore è Medusa, che fa capo a Mediaset. Lo ha fatto gratis? Forse sì. Ma resta il fatto che il nome di Calabrò risulta promosso da un'azienda primaria nel settore delle comunicazioni. Il fatto che promuova bene il film giova alla causa antiterroristica e plaudiamo concordi. Ma fa un piacere anche a Calabrò e al suo romanzo. O no?

Calabrò nel frattempo ha anche scritto il testo di una "cantata per solo coro e orchestra", realizzata con la collaborazione di Rai Due e di cui ha acquistato i diritti Rai Uno, trasmettendo l'imperdibile "Il vento di Mykonos" il 7 gennaio di quest'anno. Lo spettacolo meritava. Un affare per la Rai. Ma il Garante non dovrebbe essere immune da "interessi diretti o indiretti nelle imprese operanti nel settore"? La legge forse sarà insensibile ai carmi, ma non contempla licenze poetiche da quest'obbligo, non ci sono deroghe per i creativi. In fondo campa di questo l'editoria.

Il fornitore della Rai

Calabrò non è un caso isolato. Sebastiano Sortino, commissario semplice dell 'Autorità, per quasi 30 anni direttore generale della Fieg, la federazione degli editori di giornali, conserva silente in famiglia un certo conflitto di interessi. Il 16 maggio del 2005, quindi dopo la sua nomina, il figlio Francesco costituisce una società di cui è amministratore unico, Medialia srl, che viene iscritta nell'albo dei fornitori della Rai il 30 marzo di quest'anno. E firma pure un contratto di tre anni. Interessi diretti o indiretti? Colleghi giornalisti, voi che non siete sospesi e siete molto liberi, perché non vi fate commissionare dal direttore una bella inchiesta sul Garante che si occupa degli affari del vostro editore? Noi siamo molto favorevoli al nepotismo. Ma la legge vale per tutti. O no?

La figlia del commissario

E allora è normale che la figlia giornalista di un altro commissario dell'Autorità sia assunta (a tempo determinato) da Sky Italia mentre il padre vigila per conto nostro su questa tv? È capitato a Monica Napoli, figlia di Roberto, alla quale auguriamo ogni bene. Ma il padre non sente che la cosa è poco consona alla sua dichiarazione di non aver alcun interesse diretto o indiretto che possa favorire qualche azienda del settore? Io non lo so. Ma mi piacerebbe tanto che i colleghi non sospesi e così bravi nelle inchieste indipendenti dal potere vigilassero. Non è forse una bella violazione della deontologia professionale sapere e tacere? Una volta tanto facessero i cani da guardia dei lettori e dei cittadini invece che leccare l'osso gettatogli dal padrone.

Vedrai. Avranno da dire che ti ho scritto una lettera. Invece che controllare le carte di Calabrò, faranno le pulci a te e a me. Va be', fatemi arrestare. Mi appello allora alla legislazione sovietica. Sto leggendo un bellissimo libro di Pavel Florenskij. Le sue lettere dal Gulag sono intitolate «Non dimenticatemi». (Sperèm). L'articolo del codice che lo condannò gli concesse per i primi anni il diritto alla corrispondenza.

Grazie Stalin. In nome di Stalin ti manderò anch'io qualche epistola.

http://blog.libero.it/LegaItalia/

 
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