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Qualcosa non va

Post n°109 pubblicato il 21 Settembre 2011 da fran.cippo

La misura è colma, ci stanno rovinando il paese sotto il naso e noi non facciamo niente. Una classe di inutili crapuloni ed inetti azzeccagarbugli ha minato la produttività, l’efficienza e soprattutto la credibilità di uno stato che, quando io ero alle elementari, veniva ritenuto la quinta potenza economica mondiale. Ci hanno logorati lentamente, dall’interno, in modo che a malapena ce ne rendessimo conto. Hanno diffuso una mentalità marcia, nella quale il concetto di stato inteso come buon padre protettivo non esiste. Le tasse non sono più un modo di rendere efficiente un’istituzione che tutela i giusti e difende i deboli, sono esosi tributi ai quali è meglio scampare, tanto le pagherà qualcun altro. La classe politica, che in una democrazia matura, dovrebbe dare il buon esempio fa invece il peggio del peggio. Succhia sfacciatamente linfa vitale a secchiate e non se ne vergogna. E non le basta mai. Ogni tanto qualche volenteroso propone tiepidi tagli di stipendi o riduzioni di poltrone che puntualmente si perdono tra i banchi romani. Ormai qua in Italia non si ha più idea di cosa sia un parlamentare vero, un/a signore/a di spiccate doti morali e note capacità pratiche ed intellettive. Soggetti che pensino al bene comune dinanzi al proprio, persone che amministrino la res publica, la cosa pubblica, come se si trattasse del loro interesse personale. Perché in realtà è loro interesse personale. Qui è ormai diffusa la mentalità che ritiene preferibile un vantaggio personale immediato – che pur comporta un danno alla collettività – rispetto ad un vantaggio collettivo di lungo termine che si staglia all’orizzonte, ma che prevede una piccola rinuncia personale. Questa classe politica non contiene statisti del tipo che ho descritto, e se ne contiene sono pochi e si nascondono bene. Non vige meritocrazia, il parlamento necessiterebbe delle menti più brillanti, cervelloni e persone capaci che nella vita hanno avuto successo o si sono distinte. A maggior ragione questo discorso dovrebbe esser fatto per il governo. Invece niente. Molti parlamentari sono pregiudicati o hanno cause pendenti. Gente come Gasparri è già tanto che sia alfabetizzata e non è che ci si possa aspettare granché. Dei leghisti si potrebbe parlare per ore, venerano un leader che si esprime a furia di suoni gutturali degni di un visigoto e dita medie e gestacci vari. Buona parte di loro non sa neanche dove si trovino i paesi nei quali vogliono rispedire gli immigrati che tanto odiano e spesso non conoscono neanche storia e geografia dello stato dal quale si vorrebbero separare. Cavalcano le emozioni più primitive dell’animo umano: il terrore per il diverso  e l’odio in cui questo si tramuta. Altri esimi rappresentanti del vincente governo sono costituiti da vallette e soubrette varie, che detengono prestigiose scrivanie nonostante alle scrivanie siano più avvezze a star sotto. Buona parte dei parlamentari sono vecchi bacucchi ormai neanche più buoni per fare il brodo, e che di brodo probabilmente odorano anche. Come si può pensare che un paese affronti la sfida delle nuove tecnologie e delle energie rinnovabili quando buona parte delle due camere non è in grado neanche di accendere un misero personal computer? I nostri politici non sono valenti ingegneri o brillanti economisti, sono persone comuni, allenate al dibattito incostruttivo, hanno un risposta a tutto, parlano di ogni argomento come se di trattasse dell’interesse della loro vita anche se in realtà stanno solo sbobinando le tre nozioni generiche che hanno appreso all’uopo. I nostri rappresentanti sono una banda di fanfaroni professionisti delle ciance e della vendita di aria fritta. Parlano senza dire, rispondono domandando, propongono senza proporre. Sono la sciagura peggiore che possa capitare ad un paese in difficoltà, avide sanguisughe che non mollano la presa neanche quando sanno benissimo che la vittima sta morendo dissanguata. Ci pisciano in testa e ci dicono che piove, tanto per citare Travaglio. Tutto per loro è giustificato: d’altronde chi li guida è il peggiore di tutti. Quando il Presidente del Consiglio opera in fondi neri, è colluso con le mafie, corrompe giudici, testimoni e deputati ed è inoltre un noto puttaniere come si può pensare che egli abbia la credibilità per agire contro evasori, taroccatori di appalti, mafiosi e magnaccia? E non ci vuole molto a capire perché internazionalmente non crede più nessuno a questo governo: può fare tutte le manovre finanziarie che gli pare, ma tanto i mercati ci affosseranno ugualmente finché il malandrino di Arcore ci mette la faccia rugosa e impiastricciata. È lampante come il sole di un caldo pomeriggio di luglio che se non si cambia si va inevitabilmente a fondo. Mentre è lampante come il sole in una fosca mattinata dicembrina che cambiando riusciremo a dare una sterzata decisa verso il buon governo e quindi la salvezza. Sì, perché nel letamaio che speranzosamente era stato battezzato “Seconda repubblica” non è nato alcun fior, con buona pace del defunto De André. Ci sono gli inutili centristi, che adesso si chiamano “terzopolisti”, ed in parte raccolgono le vestigia della mai rimpianta Diccì, ed in parte perpetuano l’ancor meno rimpianta memoria missina.  Ah, giusto, poi ci sono i rutelliani, che contano come il due di coppe quando di briscola c’è bastoni e cosa esistano a fare proprio non si sa. Tre anime  e tre teste per questo Cerbero che abbaia un sacco ma non morde mai ed arriva a malapena sopra il 12% dei consensi. E poi critica le divisioni interne al PD, che da solo fa il 27%. Tranquilli, non faccio spot per nessuno, tra poco ce ne saranno anche per i democratici. Ma fatemi parlare un altro po’ di finiani e casinisti, berlusconiani della prima ora poi rinnegati. Come se già allora non si sapesse in che acque torbide andasse a sciacquare i panni il cavaliere  senza macchia. Sorprendente fu soprattutto il brusco risveglio di Fini, che neanche un anno dopo aver consegnato quattro quinti del suo partito a Berlusconi, fu folgorato sulla via di Damasco e si diede ad un fervente antiberlusconismo, del tutto dimentico di esser stato per quindici anni l’alleato/subordinato più fedele. Poi veniamo al brizzolato post-democristiano che risponde al nome di Casini, uno dei più fastidiosi da sentir parlare, a mio parere. A giudicare dalle sue frequenti dichiarazioni pare quasi che in egli siano custodite tutte le verità del mondo, uniche, insindacabili ed infallibili. Si erge a paladino della famiglia cristiana, non fa che ripetere a ciclo continuo parole a casaccio come “veri responsabili” e “forze di buona volontà”, nel tentativo di accaparrarsi qualche poltrona importante nel tanto agognato esecutivo di transizione. Si arrocca su anacronistiche posizioni bigotte ed oscurantiste, nega maggiori diritti a persone di orientamenti sessuali diversi dal suo o anche semplicemente ad eterosessuali allergici al matrimonio ma bisognosi di tutele. Lui fa presto, l’omosessualità è peccato - lo dice la Chiesa - e la convivenza senza il sacramento del matrimonio lo è altrettanto - lo dice sempre la Chiesa -, quindi se una coppia etero vuole maggiori tutele legali ed istituzionali non deve far altro che sposarsi. Poi, senza un briciolo di vergogna e ben lungi dal ritenersi ipocrita, torna a casa, dalla sua convivente.

Ma veniamo alla vera opposizione, quella che almeno ha avuto la decenza di non imparentarsi mai col cavaliere oscuro ed i cui meriti purtroppo finiscono qui. I democratici criticano e criticano, azzannando il governo coi denti da finto vampiro che si trovano per Carnevale. Si propongono come forza diversa ed alternativa. Sono certamente migliori dei berluscones, ma unicamente perché peggio degli altri è veramente impossibile essere. Declamano tanto la superiorità morale, ma poi il Penati di turno si fa beccare con le mani nella marmellata e si scopre che teneva un giro di tangenti ed affari sporchi degni del miglior Craxi. Ed il partito, dall’alto della sua superiorità morale, che fa? Tentenna. Molti suoi esponenti si riscoprono improvvisamente garantisti, parlano di malinteso, qualcuno in un primo momento afferma che l’ex sindaco di Sesto San Giovanni saprà chiarire la sua posizione, poi gli si chiede timidamente un passetto indietro. Cacciarlo no? Sì, dico io, e con tanto di ramazza in mano. Se poi dovesse esser riconosciuto innocente ben venga il suo ritorno, con tanto di sincere scuse. Ma il partito non la pensa come me. Solo silenzi imbarazzati e bofonchiamenti di Bersani, il più imbarazzato e – nella situazione – imbarazzante di tutti.
Poi ci sono le sinistre più integraliste, il buon Vendola che vive nel mondo di Biancaneve ed è convinto che tutti gli imprenditori siano schiavisti e si arricchiscano alle spalle di poveri cottimisti. Ignora, egli, che di FIAT in Italia non è che ce ne siano molte e che la colonna vertebrale del sistema industriale italiano sia costituito da piccole e medie imprese nelle quali l’imprenditore è spesso un eroe che combatte da solo contro crisi di mercato, sindacati pretenziosi, burocrazia estenuante (come questo prolisso post) e fiscalità immensa (dovuta ai tanti furbetti che non pagano). Vendola invece vede tanto piccoli Marchionne, non capisce che se non si rilanciano le imprese non si rilancerà nient’altro.
La ciliegina sulla torta spetta però agli oltranzisti dell’IdV. Di Pietro ce la mena da anni con la sua integrità morale e poi piazza strategicamente il figlio, candidandolo per poltrone buone. A chi gli fa notare che ha fatto come Bossi con l’insipiente figlio dall’ittico soprannome (detto, appunto, “trota”), il molisano dal congiuntivo improbabile risponde che suo figlio non è mica come quello di Bossi – ovvero un imbecille. Io, in tutta onestà, non faccio fatica a credergli, ma non mi sembra comunque giusto. Credo che di giovani bravi tra le fila dell’Italia dei Valori ce ne siano parecchi, e mi riesce difficile pensare che – fatalità – il più bravo e meritevole tra loro, tanto da meritare le luci della ribalta sia proprio il figlio dell’ex magistrato. Il solito familismo all’italiana, infarcito da lodi al rampollo ed ammonimenti nel caso non si dimostrasse degno.  Il solito bastone/carota ad uso e consumo dell’opinione pubblica alla quale si vuole gettare sabbia negli occhi.
Parlando sempre di ex magistrati non posso non citare il neo sindaco di Napoli, De Magistris (un altro che in fatto di congiuntivi ha ben poco di magistrale). Si è venduto per mesi come uomo nuovo, atto a rompere gli asfittici schemi preordinati. Si è dato arie da guitto che non cala ‘a capa innanzi a nisciuno, poi invece passano neanche sei mesi e si fa immortalare alla cerimonia del cosiddetto “miracolo di San Gennaro” mentre bacia un’ampolla di salsa Worcester (frase copiata ad un amico), fingendo di non conoscere il significato di sottomissione alla Chiesa che al gesto viene attribuito. Un bel modo per far saltare il banco e ridisegnare poteri ed equilibri tra pubblica amministrazione e alti prelati. Come se questo paese non si fosse già abbastanza pronato dinanzi ai dettami di Santa Romana Chiesa. La buffonata di san Gennaro viene ormai canzonata in tutto il mondo quasi al pari dei riti animinsti eseguiti da qualche stregone nero con le chiappe al vento. Eppure la Chiesa sia mai che faccia un passo indietro, anzi, sia mai che i sublimi porporati si tengano per loro i propri preziosi pareri. Sanno sempre cosa è giusto e cosa è sbagliato, però quando il direttore dell’Avvenire viene fatto oggetto di meschini attacchi di dossieraggio e diffamazione per aver attaccato il premier essi possono chiudere un occhio, e quando lo stesso premier si riempie la villa di quasi(?) minorenni spinte per denaro a mercificare il corpo e la dignità - eseguendo goliardici rituali tra i quali è contemplato il bacio di una statuetta del ben dotato Priapo – essi, i vari porporati, chiudono occhi, orecchie, naso e bocca. E purtroppo la gran parte dei politici farebbe carte false per avere l’appoggio di questi membri del clero, ne bramano plausi e strette di mani inanellate. Come se la cristianità poggiasse veramente sul vertice della piramide che essi rappresentano e non sulla base costituita dai tanti parroci di buona volontà che in frequenti casi svolgono per la comunità servizi preziosi che il comune non potrebbe arrivare a dare. Per loro e loro soltanto non dovrebbe esserci l’ICI, non per i vari palazzoni su cui gli alti prelati speculano. Anche perché non si capisce perché se davanti a Dio siamo tutti uguali non lo si debba essere anche davanti al fisco italiano.

Dopo quanto detto spero appaia chiaro il motivo per il quale io spero si faccia tabula rasa di ciò che è la politica oggi e si arrivi un giorno ad una vera terza repubblica senza i soliti fannulloni incapaci tra i piedi.

 

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Commenti al Post:
ChiaraLed
ChiaraLed il 21/09/11 alle 20:32 via WEB
Qui scatta l'applauso.
 
 
fran.cippo
fran.cippo il 22/09/11 alle 00:17 via WEB
Grassie, grassie
 
chinasky2006
chinasky2006 il 01/10/11 alle 12:12 via WEB
Sai Fran, tralaasciando i dovuti complimenti per questo pezzo, io penso che tra cinquant'anni la storia racconterà questo periodo come il peggiore della storia italiana. Molto, ma molto peggiore dell'altro ventennio. E in molti si chiederanno come sia stato possibile che nessuno abbia fatto nulla, o così poco...che non ci sia ribellati in massa. Manca una vera opposizione, lo sappiamo. Gli chiedono di andarsene. Come chiedere ad un assassino: "per piacere, non uccidere più.". Ed al popolo italiano manca storicamente il coraggio della rivolta di massa. Ormai è chiaro che quest'essere diabolico ha costruito attorno a se una macchina infernale, quasi inattaccabile. E' protetto da scudi di potere in parte evidente ed in parte oscuri. Media, corruttori, faccendieri, mafiosi e massonerie che ancora lo tengono in piedi e gli hanno consentito di sgretolare il paese. In tutto ciò, rimane il primo quesito/autocritica che si porranno tra qualche anno i nostri nipoti: "E voi dove eravate, quando questi impiastri distruggevano il paese?". http://www.youtube.com/watch?v=7ecOXYyGPcE
 
 
fran.cippo
fran.cippo il 02/10/11 alle 22:23 via WEB
Ho il terrore che tra cinquant'anni non ci sarà revisionismo perché la fogna in qualche nuovo sistema avrò perpetuato sé stessa
 
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