Creato da fran.cippo il 01/01/2011
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Torno a scrivere su questo blog dopo un po' che non lo facevo. Nelle intenzioni, avrei voluto trasformarlo in un blog di viaggio, narrando esperienze ed avventure che avrei vissuto qui a Bratislava. Tuttavia il tempo è sempre troppo poco e la vita gira ad un ritmo piuttosto frenetico, tanto che ancora fatico a realizzare di essere arrivato qui da una settimana soltanto. Negli scorsi giorni si sono susseguite esperienze di ogni tipo (molte anche raccontabili), ma sono arrivate con una cadenza talmente fitta che non riuscivo a star loro dietro, così, quando incontravo lo sfondo bianco di questa pagina, desistevo dall'improba impresa di narrare il tutto.
Ora, durante un sabato mattina che non riesco a soffocare nel sonno a causa delle tende troppo chiare della mia camera che fanno filtrare tanta luce, mi prendo qualche minuto per buttar fuori un peso. Contrariamente alle intenzioni, questo post non ha ad oggetto avventure slovacche, ma solo strascichi di antefatti avvenuti nel Belpaese.
Un paio di giorni fa sono venuto a sapere qualcosa che mi ha aperto una voragine dentro e fatto assalire da un senso di nausea che, al pensiero, ancora riaffiora. Vorrei poter scrivere che ho scoperto la vera natura di una persona, ma purtroppo, mi rendo conto ora, la conoscevo già benissimo. La conoscevo eppure fingevo di no, ignorando tutti quei campanelli (per non dire trombe), che ogni tanto mi squillavano in testa. Vedevo quello che era e non mi piaceva, ma mi volevo convincere che non importa tanto quello che sei, ma quello che dai. E, per dare, dava. Per questo m'illudevo che il menefreghismo e talvolta la cattiveria gratuita mostrati verso altri fossero soltanto un aspetto marginale di una sua natura comunque altruista. Troppo tardi mi sono reso conto che spesso non si dà per altruismo, ma soltanto perché si ha bisogno di dare e, non appena il dare ad una determinata persona diventa non più una priorità, si chiudono i rubinetti. Io ero la priorità a cui quella persona, per se stessa, aveva bisogno di dare. Quando però non lo sono stato più ho dovuto misurare sulla mia pelle il trattamento egoistico e menefreghistico che tante volte le avevo visto usare verso terzi, portandola ad una solitudine che, questa persona, non sapeva spiegare, ma, in realtà, era spiegabilissima.
In tutto ciò, però, la delusione più grossa non è certo data da questa persona, ma da me stesso. Mi viene in mente la favola della rana e dello scorpione. Lo scorpione fa semplicemente ciò che è nella sua natura, e mi chiedo perché io, volgare rana, abbia comunque accettato di dargli uno strappo al di là del fiume pur conoscendo la sua natura marcia. Né il mio intuito, né quello di alcuni amici stretti (fin da tempi non sospetti) sono riusciti a farmi aprire gli occhi in tempo. Ho voluto credere, come ad un dogma, alle mie illusioni, pensando comunque fino alla fine di aver ricevuto, se non altro, rispetto e sincerità totali.
Mi riconosco ora tremendamente colpevole di errori di valutazione, tanto da non fidarmi più molto delle mie capacità. Non ho paura per il passato, perché tanto qui a Bratislava la vita scorre veloce come il Danubio, sciacquando e curando le ferite.
La paura che ho è per il futuro: quanti errori del genere dovrò ancora commettere?
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