Creato da fran.cippo il 01/01/2011
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Lucca calling

Post n°113 pubblicato il 27 Settembre 2011 da fran.cippo

Che bello alzarsi alle dieci in una domenica di fine settembre, col sole bello calduccio che ti abbraccia appena apri gli scuri delle finestre.
Che bello fare colazione con calma e poi, sempre con tranquillità, preparare lo zaino per una gitarella fuori porta.
Che bello trovarsi con Gabriel nel parcheggio sotto casa ed andare in macchina fino alla stazione ferroviaria di Firenze Rifredi dove, verso mezzogiorno, passerà il treno che ci condurrà a Lucca.
Che bello attraversare Sesto Fiorentino, Prato, Pistoia, Montecatini Terme e Altopascio osservando sereni il paesaggio scorrere fuori dal finestrino. 
Che bello commentare edifici o siti notevoli ed altri meno, mentre il treno sferraglia. 
Che bello vedere il tuo compagno di viaggio additare un’abitazione color rosso/bordeaux che mal si sposa col resto del suo paesino arroccato sulla collina e sentirlo esclamare: “Mi sono girato per guardarla e m’è arrivato un destro nell’occhio”.
Che bello arrivare dopo un’ora e venti di treno e mettersi subito a consumare il pranzo al sacco nei giardini antistanti la stazione e fronteggianti le rossicce mura.
Che bello infilarsi subito sotto i bastioni, e nei cuniculi umidi ricevere una copia gratuita della piantina della città (che noi, poco prudentemente, non ci eravamo procurati).
Che bello vedere la cattedrale e le altre belle chiese con facciata simile e non.
Che bello andare a cercare le torri della città venendo sovente colti da attacchi di giapponesite e mandare qualche messaggino alla Feddi di tanto in tanto.
Che bello trovare la famosa piazza dell’Anfiteatro, che in epoca romana si trovava fuori dalle mura e fungeva appunto da anfiteatro.
Che bello osservare le piantine storiche capendo come l’espansione della città al di fuori delle mura romane abbia assorbito l’anfiteatro, trasformandolo in una serie di abitazioni con una piazza al centro che ne conserva la forma.
Che bello noleggiare due bici per un’ora e farsi un paio di giri del perimetro delle mura interamente ciclabili e pedonali, facendo una breve pausa per mangiarsi una rinfrescante pesca su una panchina di fianco al busto di Benedetto Cairoli e godendosi fino in fondo la temperatura perfetta della giornata.
Che bello tornare verso la stazione e giungervi proprio mentre nuvoloni da temporale si addensano sulla città, provenendo proprio dalla direzione verso la quale stiamo per avviarci noi.
Che bello accogliere il violento acquazzone quando siamo già placidi dentro le carrozze del treno di ritorno, ed arrivare a Firenze quando la perturbazione ha già abbandonato la città.

Bisognerebbe proprio farne più spesso di queste uscite.

 
 
 

Alzatacce

Post n°112 pubblicato il 26 Settembre 2011 da fran.cippo

Il mattino ha l'oro in bocca. Come gli zingari.

 
 
 

Sbarcare il lunario

Post n°111 pubblicato il 25 Settembre 2011 da fran.cippo

Sabato mattina sono stato nel negozio di elettronica dove dal prossimo week-end comincerò un nuovo lavoretto. Infatti, partendo il buon vecchio Gabriel per l'India, andrò a fare il promoter per una nota azienda d'informatica, sostituendolo nei i tre mesi in cui lui mancherà.

Nell'oretta trascorsa a farmi illustrare il mestiere e le relative astuzie ho capito che necessiterò di una buona dose di caffè mattutino e di tanta tanta resistenza alla noia.

 
 
 

Fatica

Post n°110 pubblicato il 22 Settembre 2011 da fran.cippo

È dura rimanere serio quando sei allo stadio e all'ingresso ti si presenta il signor Chiappa.

 
 
 

Qualcosa non va

Post n°109 pubblicato il 21 Settembre 2011 da fran.cippo

La misura è colma, ci stanno rovinando il paese sotto il naso e noi non facciamo niente. Una classe di inutili crapuloni ed inetti azzeccagarbugli ha minato la produttività, l’efficienza e soprattutto la credibilità di uno stato che, quando io ero alle elementari, veniva ritenuto la quinta potenza economica mondiale. Ci hanno logorati lentamente, dall’interno, in modo che a malapena ce ne rendessimo conto. Hanno diffuso una mentalità marcia, nella quale il concetto di stato inteso come buon padre protettivo non esiste. Le tasse non sono più un modo di rendere efficiente un’istituzione che tutela i giusti e difende i deboli, sono esosi tributi ai quali è meglio scampare, tanto le pagherà qualcun altro. La classe politica, che in una democrazia matura, dovrebbe dare il buon esempio fa invece il peggio del peggio. Succhia sfacciatamente linfa vitale a secchiate e non se ne vergogna. E non le basta mai. Ogni tanto qualche volenteroso propone tiepidi tagli di stipendi o riduzioni di poltrone che puntualmente si perdono tra i banchi romani. Ormai qua in Italia non si ha più idea di cosa sia un parlamentare vero, un/a signore/a di spiccate doti morali e note capacità pratiche ed intellettive. Soggetti che pensino al bene comune dinanzi al proprio, persone che amministrino la res publica, la cosa pubblica, come se si trattasse del loro interesse personale. Perché in realtà è loro interesse personale. Qui è ormai diffusa la mentalità che ritiene preferibile un vantaggio personale immediato – che pur comporta un danno alla collettività – rispetto ad un vantaggio collettivo di lungo termine che si staglia all’orizzonte, ma che prevede una piccola rinuncia personale. Questa classe politica non contiene statisti del tipo che ho descritto, e se ne contiene sono pochi e si nascondono bene. Non vige meritocrazia, il parlamento necessiterebbe delle menti più brillanti, cervelloni e persone capaci che nella vita hanno avuto successo o si sono distinte. A maggior ragione questo discorso dovrebbe esser fatto per il governo. Invece niente. Molti parlamentari sono pregiudicati o hanno cause pendenti. Gente come Gasparri è già tanto che sia alfabetizzata e non è che ci si possa aspettare granché. Dei leghisti si potrebbe parlare per ore, venerano un leader che si esprime a furia di suoni gutturali degni di un visigoto e dita medie e gestacci vari. Buona parte di loro non sa neanche dove si trovino i paesi nei quali vogliono rispedire gli immigrati che tanto odiano e spesso non conoscono neanche storia e geografia dello stato dal quale si vorrebbero separare. Cavalcano le emozioni più primitive dell’animo umano: il terrore per il diverso  e l’odio in cui questo si tramuta. Altri esimi rappresentanti del vincente governo sono costituiti da vallette e soubrette varie, che detengono prestigiose scrivanie nonostante alle scrivanie siano più avvezze a star sotto. Buona parte dei parlamentari sono vecchi bacucchi ormai neanche più buoni per fare il brodo, e che di brodo probabilmente odorano anche. Come si può pensare che un paese affronti la sfida delle nuove tecnologie e delle energie rinnovabili quando buona parte delle due camere non è in grado neanche di accendere un misero personal computer? I nostri politici non sono valenti ingegneri o brillanti economisti, sono persone comuni, allenate al dibattito incostruttivo, hanno un risposta a tutto, parlano di ogni argomento come se di trattasse dell’interesse della loro vita anche se in realtà stanno solo sbobinando le tre nozioni generiche che hanno appreso all’uopo. I nostri rappresentanti sono una banda di fanfaroni professionisti delle ciance e della vendita di aria fritta. Parlano senza dire, rispondono domandando, propongono senza proporre. Sono la sciagura peggiore che possa capitare ad un paese in difficoltà, avide sanguisughe che non mollano la presa neanche quando sanno benissimo che la vittima sta morendo dissanguata. Ci pisciano in testa e ci dicono che piove, tanto per citare Travaglio. Tutto per loro è giustificato: d’altronde chi li guida è il peggiore di tutti. Quando il Presidente del Consiglio opera in fondi neri, è colluso con le mafie, corrompe giudici, testimoni e deputati ed è inoltre un noto puttaniere come si può pensare che egli abbia la credibilità per agire contro evasori, taroccatori di appalti, mafiosi e magnaccia? E non ci vuole molto a capire perché internazionalmente non crede più nessuno a questo governo: può fare tutte le manovre finanziarie che gli pare, ma tanto i mercati ci affosseranno ugualmente finché il malandrino di Arcore ci mette la faccia rugosa e impiastricciata. È lampante come il sole di un caldo pomeriggio di luglio che se non si cambia si va inevitabilmente a fondo. Mentre è lampante come il sole in una fosca mattinata dicembrina che cambiando riusciremo a dare una sterzata decisa verso il buon governo e quindi la salvezza. Sì, perché nel letamaio che speranzosamente era stato battezzato “Seconda repubblica” non è nato alcun fior, con buona pace del defunto De André. Ci sono gli inutili centristi, che adesso si chiamano “terzopolisti”, ed in parte raccolgono le vestigia della mai rimpianta Diccì, ed in parte perpetuano l’ancor meno rimpianta memoria missina.  Ah, giusto, poi ci sono i rutelliani, che contano come il due di coppe quando di briscola c’è bastoni e cosa esistano a fare proprio non si sa. Tre anime  e tre teste per questo Cerbero che abbaia un sacco ma non morde mai ed arriva a malapena sopra il 12% dei consensi. E poi critica le divisioni interne al PD, che da solo fa il 27%. Tranquilli, non faccio spot per nessuno, tra poco ce ne saranno anche per i democratici. Ma fatemi parlare un altro po’ di finiani e casinisti, berlusconiani della prima ora poi rinnegati. Come se già allora non si sapesse in che acque torbide andasse a sciacquare i panni il cavaliere  senza macchia. Sorprendente fu soprattutto il brusco risveglio di Fini, che neanche un anno dopo aver consegnato quattro quinti del suo partito a Berlusconi, fu folgorato sulla via di Damasco e si diede ad un fervente antiberlusconismo, del tutto dimentico di esser stato per quindici anni l’alleato/subordinato più fedele. Poi veniamo al brizzolato post-democristiano che risponde al nome di Casini, uno dei più fastidiosi da sentir parlare, a mio parere. A giudicare dalle sue frequenti dichiarazioni pare quasi che in egli siano custodite tutte le verità del mondo, uniche, insindacabili ed infallibili. Si erge a paladino della famiglia cristiana, non fa che ripetere a ciclo continuo parole a casaccio come “veri responsabili” e “forze di buona volontà”, nel tentativo di accaparrarsi qualche poltrona importante nel tanto agognato esecutivo di transizione. Si arrocca su anacronistiche posizioni bigotte ed oscurantiste, nega maggiori diritti a persone di orientamenti sessuali diversi dal suo o anche semplicemente ad eterosessuali allergici al matrimonio ma bisognosi di tutele. Lui fa presto, l’omosessualità è peccato - lo dice la Chiesa - e la convivenza senza il sacramento del matrimonio lo è altrettanto - lo dice sempre la Chiesa -, quindi se una coppia etero vuole maggiori tutele legali ed istituzionali non deve far altro che sposarsi. Poi, senza un briciolo di vergogna e ben lungi dal ritenersi ipocrita, torna a casa, dalla sua convivente.

Ma veniamo alla vera opposizione, quella che almeno ha avuto la decenza di non imparentarsi mai col cavaliere oscuro ed i cui meriti purtroppo finiscono qui. I democratici criticano e criticano, azzannando il governo coi denti da finto vampiro che si trovano per Carnevale. Si propongono come forza diversa ed alternativa. Sono certamente migliori dei berluscones, ma unicamente perché peggio degli altri è veramente impossibile essere. Declamano tanto la superiorità morale, ma poi il Penati di turno si fa beccare con le mani nella marmellata e si scopre che teneva un giro di tangenti ed affari sporchi degni del miglior Craxi. Ed il partito, dall’alto della sua superiorità morale, che fa? Tentenna. Molti suoi esponenti si riscoprono improvvisamente garantisti, parlano di malinteso, qualcuno in un primo momento afferma che l’ex sindaco di Sesto San Giovanni saprà chiarire la sua posizione, poi gli si chiede timidamente un passetto indietro. Cacciarlo no? Sì, dico io, e con tanto di ramazza in mano. Se poi dovesse esser riconosciuto innocente ben venga il suo ritorno, con tanto di sincere scuse. Ma il partito non la pensa come me. Solo silenzi imbarazzati e bofonchiamenti di Bersani, il più imbarazzato e – nella situazione – imbarazzante di tutti.
Poi ci sono le sinistre più integraliste, il buon Vendola che vive nel mondo di Biancaneve ed è convinto che tutti gli imprenditori siano schiavisti e si arricchiscano alle spalle di poveri cottimisti. Ignora, egli, che di FIAT in Italia non è che ce ne siano molte e che la colonna vertebrale del sistema industriale italiano sia costituito da piccole e medie imprese nelle quali l’imprenditore è spesso un eroe che combatte da solo contro crisi di mercato, sindacati pretenziosi, burocrazia estenuante (come questo prolisso post) e fiscalità immensa (dovuta ai tanti furbetti che non pagano). Vendola invece vede tanto piccoli Marchionne, non capisce che se non si rilanciano le imprese non si rilancerà nient’altro.
La ciliegina sulla torta spetta però agli oltranzisti dell’IdV. Di Pietro ce la mena da anni con la sua integrità morale e poi piazza strategicamente il figlio, candidandolo per poltrone buone. A chi gli fa notare che ha fatto come Bossi con l’insipiente figlio dall’ittico soprannome (detto, appunto, “trota”), il molisano dal congiuntivo improbabile risponde che suo figlio non è mica come quello di Bossi – ovvero un imbecille. Io, in tutta onestà, non faccio fatica a credergli, ma non mi sembra comunque giusto. Credo che di giovani bravi tra le fila dell’Italia dei Valori ce ne siano parecchi, e mi riesce difficile pensare che – fatalità – il più bravo e meritevole tra loro, tanto da meritare le luci della ribalta sia proprio il figlio dell’ex magistrato. Il solito familismo all’italiana, infarcito da lodi al rampollo ed ammonimenti nel caso non si dimostrasse degno.  Il solito bastone/carota ad uso e consumo dell’opinione pubblica alla quale si vuole gettare sabbia negli occhi.
Parlando sempre di ex magistrati non posso non citare il neo sindaco di Napoli, De Magistris (un altro che in fatto di congiuntivi ha ben poco di magistrale). Si è venduto per mesi come uomo nuovo, atto a rompere gli asfittici schemi preordinati. Si è dato arie da guitto che non cala ‘a capa innanzi a nisciuno, poi invece passano neanche sei mesi e si fa immortalare alla cerimonia del cosiddetto “miracolo di San Gennaro” mentre bacia un’ampolla di salsa Worcester (frase copiata ad un amico), fingendo di non conoscere il significato di sottomissione alla Chiesa che al gesto viene attribuito. Un bel modo per far saltare il banco e ridisegnare poteri ed equilibri tra pubblica amministrazione e alti prelati. Come se questo paese non si fosse già abbastanza pronato dinanzi ai dettami di Santa Romana Chiesa. La buffonata di san Gennaro viene ormai canzonata in tutto il mondo quasi al pari dei riti animinsti eseguiti da qualche stregone nero con le chiappe al vento. Eppure la Chiesa sia mai che faccia un passo indietro, anzi, sia mai che i sublimi porporati si tengano per loro i propri preziosi pareri. Sanno sempre cosa è giusto e cosa è sbagliato, però quando il direttore dell’Avvenire viene fatto oggetto di meschini attacchi di dossieraggio e diffamazione per aver attaccato il premier essi possono chiudere un occhio, e quando lo stesso premier si riempie la villa di quasi(?) minorenni spinte per denaro a mercificare il corpo e la dignità - eseguendo goliardici rituali tra i quali è contemplato il bacio di una statuetta del ben dotato Priapo – essi, i vari porporati, chiudono occhi, orecchie, naso e bocca. E purtroppo la gran parte dei politici farebbe carte false per avere l’appoggio di questi membri del clero, ne bramano plausi e strette di mani inanellate. Come se la cristianità poggiasse veramente sul vertice della piramide che essi rappresentano e non sulla base costituita dai tanti parroci di buona volontà che in frequenti casi svolgono per la comunità servizi preziosi che il comune non potrebbe arrivare a dare. Per loro e loro soltanto non dovrebbe esserci l’ICI, non per i vari palazzoni su cui gli alti prelati speculano. Anche perché non si capisce perché se davanti a Dio siamo tutti uguali non lo si debba essere anche davanti al fisco italiano.

Dopo quanto detto spero appaia chiaro il motivo per il quale io spero si faccia tabula rasa di ciò che è la politica oggi e si arrivi un giorno ad una vera terza repubblica senza i soliti fannulloni incapaci tra i piedi.

 

 
 
 

Botto

Post n°108 pubblicato il 19 Settembre 2011 da fran.cippo

Il consiglio che darò a chiunque per il resto della mia esistenza è quello di ricordarsi di cambiare i pneumatici della propria auto nei termini prescritti. In particolar modo se si devono intraprendere dei viaggi autostradali.

 Io le mie gomme posteriori non le avevo mai sostituite in sei anni. Quelle anteriori erano state cambiate quasi trentamila chilometri fa. Per non so quale motivo ero convinto che di questo genere d'incombenze si preoccupasse mio padre. Lui, dal momento che l'auto l'adopero io, era convinto del contrario.

Prima di arrivare al casello - ieri - mi ero accorto che qualcosa non andava. Pioveva e nel prendere una rotonda a velocità abbastanza sostenuta la macchina aveva un po' perso aderenza. Mi ero un po' preoccupato e mi ero fermato al successivo distributore di benzina per vedere se per caso non avessi avuto qualche ruota sgonfia, ma pareva tutto apposto. Quindi per la sbandata precedente avevo dato la colpa all'asfalto un po' troppo viscido di una rotonda di un paesino del padovano.

I primi tre quarti del viaggio erano trascorsi tranquillamente. Cielo cupo sulla Padana e poi Bologna a fare da spartiacque con un cielo scarabocchiato di nuvole imbiondite dal sole che spiccavano nel grigiore.
Avevo scalato l'Appennino fino ad arrivare al valico che funge anche da confine tosco-emiliano. Proprio lì avevo notato nelle pendici delle montagne attraversate dal viadotto autostradale splendida vegetazione con gruppi di chiome verdi punteggiate da chiome già rosse.
Ho cominciato la discesa verso le terre dantesche decidendo di contenere la velocità di marcia, memore del problemino di aderenza e vista la presenza di asfalto lievemente bagnato e di frequenti autovelox.
Dopo poco - mancavano circa otto chilometri all'uscita di Barberino del Mugello - mentre percorrevo una curva ad ampio raggio sulla sinistra mi sono accorto che la macchina non seguiva il filo della curva come deciso dal volante. Tendeva ad andare via dritta, nonostante la velocità in quel momento non arrivasse a novanta chilometri orari. Ho provato a raddrizzarla, ma niente. Ho provato a dare qualche controsterzata, ma la macchina continuava a pattinare e non rispondeva ai comandi. Nel giro di quegli interminabili secondi ho avuto il tempo di realizzare che l'impatto contro la barriera di cemento che separa le due carreggiate era inevitabile. Per provare a proteggere la testa ho caricato la forza sulle braccia saldamente aggrappate al volante come si fa sugli autoscontri. Ho avuto persino il tempo di pensare che forse mi sarei potuto risvegliare in ospedale. E poi mi sono schiantato quasi frontalmente.

Non mi sono risvegliato all'ospedale - non mi sono mai addormentato per fortuna - e dal momento che scrivo questo post vuol dire che sto bene.

Ribadisco il consiglio di ricordarsi di cambiare le gomme quando necessario, non sarà la bella canzone di un cd appena comprato a tenervi in strada. 

 

 
 
 

Grazie

Post n°107 pubblicato il 15 Settembre 2011 da fran.cippo

Un sentito ringraziamento a quello strumento di Word chiamato "Marginazione personalizzata". Gli devo un avvicinamento di ben tre pagine alla meta finale, ottenuto mediante pochi semplici clik.

Grazie veramente 

 
 
 

Tempistiche

Post n°106 pubblicato il 14 Settembre 2011 da fran.cippo

Sono cresciuto attendendo per anni ed anni la costruzione della linea tramviaria Firenze-Scandicci. Mi ricordo che quando ero in seconda superiore, nelle ultime settimane di scuola i miei - soltanto di sabato - mi lasciavano prendere il motorino per dirigermi all'amato/odiato ITIS che frequentavo. Era il 2002. Già allora campeggiavano su Viale Nenni dei grossi cartelloni recanti a lettere cubitali la scritta "LA NUOVA TRAMVIA FIRENZE-SCANDICCI PASSERA' DA QUI". E già se ne faceva un gran parlare. Fantasticavo di servirmene al posto del solito autobus arancione per andare a scuola. Sognavo una Firenze moderna come le grandi città del Nord America o dell'Europa settentrionale. Ma intanto il tempo passava e di lavori in corso d'opera non c'era traccia. Lo stesso cartellone che baldanzosamente annunciava il prossimo avvento del trasporto pubblico su rotaia si degredava desolatamente, fino a perdere tocchi consistenti e ad essere poi rimosso totalmente. E del tanto bramato tram, niente.

Ho fatto in tempo a diplomarmi, ad ottenere una laurea breve e a dare più di metà degli esami della laurea specialistica prima che la linea venisse inaugurata il 14 febbraio del 2010. Otto anni per stendere sette virgola quattro chilometri di rotaie, un ritmo che non invidierebbe neanche il più sonnacchioso dei paesi centramericani. Un monito a chiunque si facesse illusioni sulla presunta efficienza delle amministrazioni di Firenze e provincia.

Invece oggi pomeriggio, tornando dalla biblioteca scandiccese e passando per Piazzale della Resistenza, ho notato che il nuovo - orripilante - complesso di edifici progettato dall'architetto inglese Richard Rogers per riqualificare il nuovo centro cittadino è cresciuto a vista d'occhio. Ad ogni ora del giorno operai vi lavorano alacremente. A metà luglio avevano gettato le fondazioni ed avevano edificato per un paio di metri di altezza, oggi erano già arrivati ad un'altezza di quattro/cinque metri, infrangendo le mie speranze che un qualche intoppo bloccasse il cantiere e quindi il progetto.

La legge di Murphy colpisce ancora. 

 
 
 

A settembre

Post n°105 pubblicato il 13 Settembre 2011 da fran.cippo

Fa caldo.
Nella biblioteca del mio paese inoltre l'aria confezionata non funziona e si suda anche a girare le pagine.
Però, nonostante queste grame premesse oggi (cioè ieri, perché scrivo alle 1:10 di notte) sono riuscito a studiare con profitto. Se carburassi sempre come oggi di tempo per confezionare una tesi decente ne avrei in abbondanza, purtroppo però tra un contrattempo e l'altro, tra un lavoretto e l'altro, mi sento già il fiato sul collo. 

 
 
 

Dubbie motivazioni

Post n°104 pubblicato il 07 Settembre 2011 da fran.cippo

- S., hai il tesserino al contrario, si vede solo la parte bianca - avverto il mio capounità.
- Lo so, è che non ho ancora messo la foto e se lo vedono passo male.
- ... 


Perché invece mettendolo al contrario passa bene.

 
 
 

Fiscalità fiscale

Post n°103 pubblicato il 07 Settembre 2011 da fran.cippo

Ieri, prima di recarmi allo stadio per la partita della nazionale contro la Slovenia, mi sono fermato in una copisteria a farmi plastificare il tesserino da steward. Mentre il marchingegno si riscaldava ho avuto modo di scambiare due battute col negoziante, che visto il mio badge ha colto l'occasione per parlare di calcio e per informarsi sul procedimento da seguire per diventare steward.
Mentre parliamo chiedo l'importo per la plastificazione e pago l'euro e cinquanta dovuto. Vedo che il signore apre la cassa premendo un tasto, vi ripone le due monete, ma non emette scontrino. La mia coscienza civica comincia quindi a scalpitare, ma, ahimé, sono timido e non ho la faccia tosta di chiedere lo scontrino fiscale a brutto muso. Partorisco quindi su due piedi un mendace - ma efficace - stratagemma:
- Mi farebbe lo scontrino? Sennò la Fiorentina non me lo rimborsa (ma quando mai..)
-
 Ah sì, certo..
E me lo batte.

L'unico dispiacere è che non potrò fare la mia prima denuncia anonima sul sito Evasori.info (linkato qua di fianco).

Ah, detto en passant, il badge me lo ha plastificato da culo, si stanno già sollevando gli spigoli. 

 
 
 

Anticipo

Post n°102 pubblicato il 02 Settembre 2011 da fran.cippo

- Mamma, o lo yogurt che ho appena mangiato era scaduto oppure la Parmalat si è scorada tutt'insieme come fare quelli alla banana - avevo detto qualche giorno addietro verso l'ora di merenda. E la questione era morta lì.

- Qui nel frigo ci sono ancora entrambi gli yogurt alla banana, tu allora cosa ti sei mangiato l'altro giorno? Non è che te ne sei preso uno all'ananas? - mi ha chiesto la genitrice questo pomeriggio.

Ebbene sì, certe volte non occorre aspettare la senilità per rincoglionire.

 
 
 

Pàtroclo o Patròclo?

Post n°101 pubblicato il 31 Agosto 2011 da fran.cippo

Nei miei studi per la tesi mi sono appena imbattuto nella città tedesca di Soest. Per verificare se vi fosse un'eventuale traduzione italiana del nome della città ho aperto la sua pagina di Wikipedia, nella quale campeggia l'immagine della cattedrale di San Pàtroclo. Mi è venuto in mente quando alle medie studiavamo l'Iliade ed io ero convinto che si dicesse "Patròclo", con l'accento sulla seconda O.
Sono andato avanti un bel pezzetto pronunciandolo erratamente e, per questo, mi sono sentito un deficiente per anni.

Fortunatamente un po' di tempo fa ho fatto una scoperta che mi ha redento: l'accentazione originale greca (per molti nomi) è diversa da quella latina, e nel caso di specie si pronunciava proprio Patròclo.

Ciapa

 
 
 

Sonni complicati

Post n°100 pubblicato il 29 Agosto 2011 da fran.cippo

La notte scorsa è stata una nottataccia. Mi è successo quel che ogni tanto mi capita. Comincia tutto con una banale insonnia. Premetto che io non sono uno dei fortunati che si addormentano ovunque, il mio rapporto col sonno è sempre stato un po’ complicato. Spesso la sera non sento lo stimolo di andare a letto se non molto tardi o se non sono molto stanco. Se vado a letto senza aver sonno mi giro e rigiro tra le coperte come un ossesso. Non mi succede mai di fare una pennica di pomeriggio o di addormentarmi durante la visione di un film (solo una volta in vita mia mi veniva da chiudere gli occhi, ma era notte fonda e la nottata precedente avevo dormito solo poche ore). Quando sono in ferie con qualcuno sono sempre l’ultimo che si addormenta e spesso il primo che si sveglia. Insomma, posso dire di avere una buona resistenza al sonno (anche se negli ultimi anni ho scoperto il magico mondo della dormita fino a tarda mattinata).

Però, quello che è accaduto stanotte non credo abbia a che vedere con tutto ciò. Verso le tre stavo ancora leggendo Il grande Gatsby quando hanno proprio cominciato a chiudermisi gli occhi dalla stanchezza. Sono tenacemente arrivato alla fine del capitolo e poi ho adagiato il piccolo tomo sul comodino, pronto a concedermi a Morfeo. Nonostante mi fosse parso di avere un gran sonno non riuscivo ad addormentarmi. Sentivo caldo e mi giravo nel letto all’infinito. Ad un certo punto non ce l’ho fatta più, ho guardato la sveglia ed erano le quattro e un quarto. Ero quasi tentato di rimettermi a leggere, ma ho preferito provare ad accendere il ventilatore. Mi sono rigirato ancora per un bel po’, ma quando ho guardato l’ora erano quasi le sei, quindi mi sono reso conto di aver dormito. Poi mi è parso di andare avanti ancora un bel po’ con quella stessa solfa, ma quando mi sono deciso ad illuminare il display della sveglia erano già le dieci e trenta.
Ormai non m’impressiono più, è un fenomeno che mi capita abbastanza spesso (circa una volta ogni due o tre mesi). Praticamente faccio fatica a prendere sonno, ma poi anche quando lo prendo non me ne rendo conto e mi sveglio frequentemente non sentendomi affatto riposato. In particolare, quando mi alzo la mattina successiva, mi sembra di avere più sonno di quando sono andato a letto.

Yawn.

 
 
 

Graduatorie

Post n°99 pubblicato il 27 Agosto 2011 da fran.cippo

Da ottobre avrà luogo il quindicesimo censimento della popolazione italiana.
Ed io non vi parteciperò.

Avevo risposto ai bandi di diversi comuni vicini (e non), ma nessuno pare essere interessato ai miei servigi. I soliti interni e gli habitué dei concorsi l'hanno spuntata come sempre.

Peccato, mi ci vedevo bene. 

 
 
 

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