Creato da fran.cippo il 01/01/2011
Tutto quello che trovate tranquillamente (e meglio) anche negli altri blog!
 

 

Interventi parlamentari

Post n°98 pubblicato il 03 Agosto 2011 da fran.cippo

Il one-man show di Di Pietro alla Camera mi ha regalato la fugace illusione di vedere la fine di un governo per il quale ormai fatico a trovare attributi (nel senso di aggettivi). Ho avuto persino l'effimera sensazione che quel suo intervento avrebbe posto termine a questo orribile periodo storico (politicamente parlando), conosciuto come "Seconda repubblica". Mi sembrava tutto drammaticamente chiaro ed accessibile anche ai più duri di comprendonio (cioè circa metà degli italiani aventi diritto).

Poi sono tornato la persona disincantata di sempre. 

 
 
 

Coccodrillo

Post n°97 pubblicato il 01 Agosto 2011 da fran.cippo

Nei giorni scorsi se n'è andato Giuseppe D'Avanzo, editorialista, giornalista d'inchiesta e firma di spicco di Repubblica.

I suoi detrattori ne criticano i supposti legami pochi chiari con ambienti del Sismi, del quale fu accusato in occasione dell'inchiesta "Nigergate" e del caso Abu Omar.
Altro motivo di discredito deriva dalla sua appartenenza stessa a Republica, giornale che - secondo alcuni - avrebbe perso parte della sua autorevolezza dopo l'ingresso di De Benedetti nella sua stanza dei bottoni.

Personalmente ho sempre apprezzato molto D'Avanzo. Credo che firme del suo calibro - come del calibro di Zucconi o del compianto Montanelli - abbiano la schiena abbastanza dritta da andarsene in caso d'ingerenze da parte dell'editore. Ritengo soggetti simili autorevoli a prescindere dal proprietario del calamaio nel quale intingono il pennino.
Per quanto riguarda i rapporti con i servizi segreti non ho elementi sufficienti per pronunciarmi con sicurezza. So che un collegamento tra D'Avanzo e qualche esponente degli zerozerosette (si fa per dire) non è mai stato portato alla luce, e di questo, a sensazione, mi voglio fidare.

Riguardo la perdita di autorevolezza di Repubblica credo si intuisca come la penso, siamo arrivati ad un punto tale che non schierarsi è da incoscienti, non è più la semplice disputa tra destra e sinistra. Ma qui rischio di perdermi nei miei soliti sproloqui e di andare off-topic

Fatto sta che D'Avanzo non c'è più e allo scoppio del prossimo scandalo non potrà più porre a Berlusconi altre dieci sacrosante domande che resterebbero comunque irrisposte.

 
 
 

Ripetitività

Post n°96 pubblicato il 29 Luglio 2011 da fran.cippo

Non so più come dirlo e mi rendo conto di star diventando un disco rotto, ma proprio non ce la faccio. 

Ogni giorno i media ci parlano con toni allarmistici di crisi finanziarie, attacchi speculativi, rifiuti che sommergono città, inchieste che coinvolgono esponenti di prima linea dell’una e dell’altra parte, però gli unici a non apparire allarmati sono i membri di questo solerte governo. Sotto tutto questo caos c’è un paese che avrebbe bisogno di esser governato proattivamente con riforme elettorali e soprattutto economiche, liberalizzazioni e norme contro la burocratizzazione. E invece cosa aveva in oggetto la legge passata oggi in senato? Il “processo lungo”! L’ennesima legge ad-personam per allungare i tempi della giustizia in modo che alcuni processi del presidente Berlusconi possano attraccare sicuri nel porto della prescrizione. Una norma che in un paese civile farebbe gridare allo scandalo, i giornali di qualsiasi orientamento uscirebbero con titoli a lettere cubitali attaccando a testa bassa. Qua invece si tollera, tanto ormai si sa. E pazienza se in questi periodi di legiferazione latitante il trovare il tempo ed il modo per approvare una norma a beneficio di uno solo sembra ancor più uno sputo in faccia alle necessità del cittadino.

Non sto a parlarvi del fremito di collera che ho provato nel sentire l’intervento di Gasparri che, in sostanza, diceva che è una legge giusta e che era nel programma fin dall’inizio.
Al di là del fatto che dubito fortemente che una legge che permetta di allungare a dismisura i processi - consentendo di chiamare un numero spropositato di testimoni che non può essere filtrato dal giudice – sia “giusta”, sono però abbastanza certo che non sia fra le immediate priorità degli italiani.

Ma tanto ormai di cosa mi stupisco…

 

 
 
 

Ricordo

Post n°95 pubblicato il 27 Luglio 2011 da fran.cippo

Come da molto non mi capitava di aver tempo di fare, mi sono affacciato alla finestra per guardare la pioggia che cade. Un temporalone estivo si sta rovesciando sulla città, e trovo estremamente rilassante l'osservazione di rami e foglie molestati dagli agenti atmosferici. In più adoro i rumori e gli odori che si sprigionano durante questi rovesci, anche se talvolta m'intristiscono.

Questo acquazzone, non so come mai, me ne ha riportato alla mente uno passato, e con esso una giornata intera di non so quanti anni fa. Mi sono chiesto perché, fra tantissimi temporali estivi, la mia memoria abbia ripescato proprio quello, ma non ho trovato risposta.

Era estate, ovviamente, anche allora. Mia zia Grazia, l'unica tra le molteplici zie che vivesse qui a Firenze, era da poco andata in pensione (o almeno così mi pare). Io dovevo ancora finire le medie, o forse era proprio l'esate prima di cominciare le superiori, non ricordo con esattezza. Per quell'estate, tra me e la zia, era in essere un accordo secondo il quale una volta a settimana avremmo dedicato una mattinata alla visita di uno dei tanti musei fiorentini oppure ad una piccola escursione nei dintorni. Solo adesso, mentre scrivo, mi rendo conto di quanto avesse a cuore la pascitura della mia mente, e quasi mi si inumidiscono gli occhi pensando a tutti i libri che mi consigliava ed alle numerose gitarelle culturali. Ricordo che visitammo il Museo Stibbert con tutte le sue belle armature, il Museo di storia naturale La Specola, ricordo diverse chiese in città e ricordo l'anfiteatro romano di Fiesole.
Quel giorno, però, toccava alla sinagoga ebraica di Firenze.

L'edificio mi parve, dall'esterno, avere un qualcosa di particolare, ma fu solo quando fui all'interno che un'ondata di fascino esotico mi assalì. Indossai meravigliato la kippah e osservai stupito ciò che mi circondava. L'impressione più grande però la ebbi quando uscimmo e vidi nei dintorni del tempio numerosi ebrei ortodossi vestiti di scuro, con tanto di cappello e lunghe basette ricciolute. Esattamente come quelli delle immagini di Gerusalemme che passava il telegiornale. Non ero mai stato all'estero e mi sembrava quasi di esserci. Non so se l'effettivo numero di ortodossi sia stato gonfiato dalla mia emozione di preadolescente o se la concentrazione fosse dovuta alla concomitante fine di una qualche funzione religiosa. Fatto sta che, in tutte le numerose volte in cui sono capitato - da grande - nei dintorni, non mi è mai capitato di rivederne.
Nel frattempo il cielo si era rannuvolato e l'acqua ci sorprese che eravamo circa e metà strada verso la macchina.
Ricordo anche che arrivammo a casa belli umidini e ricordo persino che feci giusto in tempo a vedermi una puntata cult di Dragon Ball, quella dove Goku si trasforma per la prima volta in super sayan.

Adesso che ho terminato il post dovrei tornare alla stesura della mia tesi di laurea, ma ancora non ha spiovuto del tutto, quindi magari mi metto a guardare un altro po'. 

 
 
 

Fatemi capire

Post n°94 pubblicato il 27 Luglio 2011 da fran.cippo

Se, in linea puramente teorica, uno assassinasse Berlusconi mentre questi si trova in Norvegia rischierebbe al massimo ventuno anni di reclusione, da scontare in un carcere con tv al plasma, lettori dvd, connessione internet e trenta ettari di parco?

Beh. 

 
 
 

Reperti #2

Post n°93 pubblicato il 25 Luglio 2011 da fran.cippo

Dai cassetti superstiti sono stati portati alla luce:

 

  • una mappa di Dublino
  • un pezzo della rete di una delle porte dello stadio Artemio Franchi del quale mi impossessai circa otto anni fa durante l'invasione di campo che seguì l'ultima partita del campionato che la Fiorentina disputò in Serie C2
  • un numero del Corriere della Sera di tre anni fa, che recava un'intervista ad Antonella Landi in occasione dell'uscita del suo secondo libro. Seguiva un passo del libro stesso riguardante Boccaccio
  • una bandierina viola di plastica ottenuta per una coreografia in curva Fiesole molti anni or sono
  • numero tre portamonete made in Perù, regalo di mia zia (che vive laggiù)
  • una planimetria dei Grandi magazzini Harrods di Londra
  • la garanzia del telefono cellulare che regalammo due anni fa a Gabbo per il suo compleanno
  • cavi di tipologie diverse e dal dubbio utilizzo
  • libretti delle giustificazioni dei tempi delle superiori
  • una memory card per la Play Station
  • numero due Arbre magique (all'italiana, senza la esse del plurale) al gusto vaniglia

 

 
 
 

Reperti

Post n°92 pubblicato il 24 Luglio 2011 da fran.cippo

Ecco una lista approssimativa degli inaspettati ritrovamenti avvenuti questo pomeriggio durante lo svuotamento e conseguente riordinamento plenario dei miei cassetti:

 

  • un vecchio mouse di quelli non ottici ma con la pallina (che, per inciso, era straunta)
  • una sigaretta (non ho mai fumato in vita mia)
  • numero tre accendini (vedi sopra)
  • innumerevoli lamette Gillette
  • numero due ganci di metallo
  • una videocassetta contente la registrazione della corsa ciclistica Milano-Sanremo risalente al 2001 (vincitore Zabel)
  • numero tre fiches di plastica gialla validi come ingresso per la giostra Tagadà
  • una lettera dalla segreteria studenti dove mi si invitava a ritirare il vecchio libretto della laurea triennale
  • una banconota ben gradita da cinquanta euro
  • numero cinque sottobicchieri da pub
  • auricolari inizialmente ben graditi ma poi rivelatisi funzionanti solo dalla parte sinistra e conseguentemente gettati

Il bello è che mancano ancora tre cassetti.

 

 
 
 

Castelli franati

Post n°91 pubblicato il 23 Luglio 2011 da fran.cippo

Una volta si sentiva dire: "Sarà vero che non tutti i musulmani sono terroristi, però è vero che tutti i terroristi sono musulmani".

L'assassino di Oslo aveva i capelli biondi, gli occhi azzurri e si professava cristiano.

Un brutto crollo di illusiorie certezze per molte persone. 

 
 
 

Difficoltà affrontate con piglio Tedesco

Post n°90 pubblicato il 22 Luglio 2011 da fran.cippo

Dover decidere delle sorti di un amico o collega o anche solo conoscente non è mai semplice. In particolar modo se la decisione dev’esser presa nel clamore del voto di un ramo del Parlamento (o “parlamAnto”, come direbbe Fini). Però c’è anche da dire che coloro che sono chiamati a decidere in merito sono soggetti sicuramente ben retribuiti per le ardue scelte da compiere e che -a livello puramente teorico- dovrebbero possedere la giusta preparazione e solidità morale per prendere una posizione che vada al di là dell’emotività o delle convenienze del momento. Purtroppo, come ben sappiamo, il secondo requisito si trova nel parlamento italiano come le palme si trovano all’Antartico.

Due giorni fa, la Camera dei Deputati ha –contrariamente alle berlusconiane aspettative- spedito in galera il disonorevole pidiellino Papa, nonostante il partito del premier ed il gruppo dei responsabili transfughi da partiuti meno danarosi (vedi anche: Giuda e i trenta denari) abbiano provato con ogni mezzuccio a convincere l’ormai infido alleato padano a tornare nei ranghi e votare per l’impunità. Il tutto per la strenua difesa di un eroico garantismo, le cui svariate interpretazioni spaziano da “io salvo te e poi, se capita, tu salvi me” a “è profondamente ingiusto che qualcuno vada in galera, finché Berlusconi ne resta fuori”.

 Le cronache ci raccontano che non è bastata la scilipotiana richiesta del voto segreto per sovvertire le amare sorti del povero (supposto, in entrambi i casi) piquattrista ed onorevole.
La vicenda, già così, necessiterebbe di approfondite riflessione, ma la parte che mi ha colpito di più deve ancora venire. Il giorno seguente, un Cicchitto con la bava alla bocca ha arringato gli imbelli colleghi domandando a gran voce l’invalidità del voto: infatti, molti deputati di altri partiti avrebbero votato in modo che fosse palese la preferenza che esprimevano, venendo così meno al voto segreto.

Ora mi devo calmare un attimo, perché rischio di esplodere. Intanto mi sembra quasi ridicolo far notare che la segretezza del voto è un diritto garantito ad ogni deputato, ma che questi può rinunciare in qualsiasi momento a questa tutela e sbandierare il suo voto. Soprattutto, però, mi sembra (a dir poco) anacronistica questa possibilità di ricorrere al succitato voto segreto. Ogni parlamentare è eletto da cittadini che da lui decidono di farsi rappresentare. Devono quindi essere –i cittadini- in grado in qualsiasi momento di sapere le decisioni che il loro rappresentante prende e, nel caso le scelte da lui fatte non li rappresentino più, di non rivotarlo alla tornata successiva.

Un discorso separato va fatto per la questione inerente la relegazione agli arresti domiciliari del senatore ex democratico Tedesco. Anche al Senato il voto è stato segreto, ma l’esito totalmente opposto. Pare infatti che, oltre allo stomachevole garantismo pidiellino, si sia aggiunto qualche franco (si fa per dire) tiratore democratico oppure leghista. Personalmente mi auguro con tutto me stesso che quei voti non siano venuti dal PD, che non siano venuti per salvare un ex collega in odore di corruzione e concussione, mentre contemporaneamente  un soggetto parimenti meritevole veniva costretto in prigione.

Purtroppo i parlamentarti, nonostante la crescente insofferenza nazionale nei loro confronti, hanno ormai radicato sottopelle il loro modo di comportarsi da “casta” ed ancora non comprendono l’assurdità di dover votare a maggioranza per poter consentire di arrestare un individuo che se non fosse parlamentare sarebbe già stato preso in consegna dall’ordine costituito.

Invece continuano ad approfittare di questi interminabili “benefits” con piglio molto italiano e molto poco tedesco (con la minuscola).

 

 
 
 

Esplorazioni

Post n°89 pubblicato il 21 Luglio 2011 da fran.cippo

L'altra sera, preda di uno dei consueti attacchi storico-geografici, ho aperto Wikipedia in cerca di qualche parte del mondo della quale sapessi molto poco. Così sono finito in Groenlandia, la terra verde, scoprendo che:

 

  1. è l'unico territorio ad essere prima entrato nell'Unione Europea (nel 1973, essendo parte del Regno di Danimarca insieme a Danimarca stessa ed Isole Far Øer), per poi uscirne (nel 1985, dopo un referendum)
  2. il processo di affrancamento da Copenaghen è già ad un ottimo punto: c'è già un governo locale che si occupa del paese. Solo per la politica estera e per quella monetaria la Groenlandia dipende ancora dalla Danimarca, ma si vocifera che l'indipendenza totale sia ormai molto prossima
  3. i sessantamila abitanti scarsi della gigantesca isola sono in preponderante maggioranza di etnia Inuit (cioè Eschimesi) e solo la restante parte è di origine scandinava. Anche la lingua parlata -il groenlandese- è una lingua eschimese e non del ceppo europeo
  4. i primi insediamenti risalgono all'incirca all'anno 1000 d.c. e sono opera di coloni Vichinghi originari della Norvegia e provenienti dalla -relativamente- vicina Islanda. Successivamente, i coloni vichinghi fecero la non proprio pacifica conoscenza dei nativi Inuit
  5. le tracce degli insediamenti vichinghi si perdono attorno al 1450. Le cause vanno ricercate in una serie di fattori (vedi: ostilità dei nativi, ulteriore irrigidimento del clima, lontananza e scarsità di contatti con la madrepatria)
  6. quando, sotto la spinta coloniale, una spedizione missionaria giunse sull'isola nel 1721 per rivendicare l'appartenenza del territorio al Regno di Danimarca e Norvegia (allora unite), non fu trovato alcun groenlandese di origine vichinga. Fu quindi deciso di battezzare i nativi Inuit
  7. in seguito alla scissione dei regni di Norvegia e Danimarca le colonie rimasero a quest'ultima
Obiettivamente ci sono modi migliori per tirare le tre di notte, però i gusti son gusti.

 

 

 

 

 
 
 

L'orlo del baratro

Post n°88 pubblicato il 20 Luglio 2011 da fran.cippo

Sono tempi disperati per il nostro paese. Ci sono ottime possibilità di finire “a gambe all’aria” per colpa della totale incapacità governativa di questo esecutivo e, come se non bastasse, c’è anche la situazione greca che è ancora più critica e che se precipitasse ci travolgerebbe a prescindere dai nostri (per ora del tutto eventuali) sforzi.

Il nostro paese è fortissimamente indebitato. Non lo è certamente solo per colpa di questo governo e non lo è certamente solo per colpa dei governi di centrodestra. I colpevoli sono molti e sparpagliati negli schieramenti e nei decenni, ma non è certo il momento della caccia al ladro.

Il problema attuale è la debolezza del presente esecutivo. Sono, come dicevo, tempi disperati e servirebbero quindi decisioni disperate. Spesso dolorose ed impopolari. Innanzitutto servirebbe il coraggio di aumentare le tasse. E qui mi fermo un attimo per schivare il fitto lancio di uova marce e pomodori del quale mi avrete mentalmente fatto bersaglio. Un aumento, ben ponderato, del prelievo sarebbe la soluzione più semplice ed il segnale più forte da dare ai mercati internazionali. Sicuramente andrebbe pensato in modo da non influire (se non lievemente) sulle classi meno abbienti per abbattersi via via più incisivamente sui redditi più agiati. Anche se, ovviamente, ci sarebbe un altro taglio da fare ben prima dell’aumento della fiscalità, ovvero l’abbattimento (con scure) dei costi della politica. Parlando di redditi agiati non si può certo non partire dalla classe agiata per eccellenza. Infatti, una norma in questa direzione era presente nella bozza della finanziaria, ma è poi scomparsa misteriosamente nottetempo (sicuramente uno spiffero avrà fatto volare fuori dalla finestra il foglio sul quale era scritta). Certamente con i sacrosanti tagli alla politica non avremmo risolto granché (vedi: svuotare il mare col cucchiaio), però anche quello sarebbe stato un segnale estremamente forte. E invece.

E invece chi governa non è neanche abbastanza forte da prendere decisioni di una certa portata, figuriamoci ridurre i privilegi della rabberciata armata Brancaleone che sorregge l’agonizzante maggioranza. A Berlusconi basta prendere una qualsiasi decisione per rischiare di esser mandato a casa dai cavernicoli col fazzoletto verde o da un poco responsabile Responsabile. Quindi non decide. La manovra invocata a gran voce dall’Europa (vedi: aut aut) è stata fatta a mo’ di compitino. Qualche taglio c’è stato (facendo uno scempio di un’iniquità unica, ma non voglio parlare di questo sennò non finisco più), ma il grosso lo si è tenuto in serbo per gli anni (e –se Dio vuole- i governi) avvenire. Naturalmente i mercati non hanno gradito questo ennesimo papocchio all’italiana. La credibilità del governo (quelle due briciole rimaste dopo i mille scandali) è franata e ciò ha fatto sì che il differenziale tra i nostri Buoni del Tesoro (le obbligazioni attraverso le quali lo stato finanzia il proprio debito per tirare avanti) ed i famigerati Bund tedeschi (i più affidabili del continente) sia schizzato alle stelle. Detto in parole povere, l’Italia per avere un finanziamento deve pagare molti più interessi di quelli che deve pagare la solida Germania per ottenere la stessa somma.

In pratica, adesso non so veramente cosa sperare. Se il governo cade, può essere la spinta decisiva verso il baratro, perché i mercati detestano l’instabilità. Dobbiamo renderci conto che l’aver aperto questa immensa voragine di debito ci ha fatto entrare in una vasca di squali famelici, e la fine prematura della legislatura equivarrebbe a tirare una secchiata di sangue fresco nella vasca. Però è anche vero che lasciando le cose immutate andiamo incontro ad un inesorabile (e neanche tanto lento) declino, mentre con un nuovo governo ne guadagneremmo sicuramente in immagine ed in affidabilità.

L’unica soluzione che mi viene in mente mi fa accapponare la pelle. Infatti io preferisco che a governare sia la coalizione che (in bene o in male) è stata scelta dagli elettori, e non una combriccola messa insieme a bocce ferme. Però la puzzolente soluzione “governo di unità nazionale” mi sembra veramente l’unica via percorribile.


E poi l’avevo scritto anche all’inizio che questi sono tempi disperati e servono decisioni disperate.

 

 
 
 

Liberazione

Post n°87 pubblicato il 14 Luglio 2011 da fran.cippo

Torno finalmente ad aver tempo di leggermi in pace le varie tribune politiche, le possibili compravendite di calciomercato ed il libro (per la verità non particolarmente esaltante) di Palahniuk che ho preso in prestito in biblioteca. Torno ad aver tempo di sbrigare le mille commissioni accumulate in questo ultimo mese di segregazione quasi totale. Torno ad accorgermi del sapore della pietanza che sto mangiando, a fare di nuovo respiri naturali e non spezzati dall’ansia.

Chi legge probabilmente penserà che la stia facendo troppo lunga: in fin dei conti era solo un esame. Però non si trattava “solo” di un esame. Innanzitutto, era il più difficile nel quale mi sia mai capitato di imbattermi nella mia sessennale carriera accademica fatta di più di trenta prove. Un corso di finanza matematica composto in buona parte da procedure e dimostrazioni matematiche, sovente basate su nozioni statistiche che prevalentemente  avevo dimenticato o mai saputo. Inoltre si sommava l’ansia che chiaramente accompagna l’ultimo esame del tuo lungo excursus scolastico, con in più il vincolo di prendere un voto molto alto per poter partire da un punteggio degno in sede di discussione della tesi. Ma, soprattutto, era una questione personale (e quando mai non lo è?). Venivo da mesi di studio altalenante, con pochi esami sostenuti e risultati non particolarmente brillanti se non addirittura mediocri, la concentrazione che andava e veniva e l’insicurezza nei mezzi che avanzava.
Era sempre stato un mio vanto il saper affrontare i momenti di difficoltà e pressione estrema dando il 110% per uscirne poi di slancio, ma stavolta mi sembrava proprio di essere su di una china tremendamente scivolosa e dura da risalire, qualche bel passo verso l’alto e poi un nuovo scivolone, e via dicendo. Tanta paura, soprattutto. Paura di esser diventato un lamentoso (più di quanto già non lo fossi), un inconcludente buono solo a parlare di ciò che vorrebbe fare, ma che poi immancabilmente non lo fa.  
Così ho deciso di sacrificare il sacrificabile: uscite quasi azzerate, giornate massacranti passate in biblioteca dall’apertura alla chiusura (letteralmente), cercando poi di ripassare anche dopo cena. A fare le spese di tutto ciò è stato il buon umore. Sono diventato spento ed irascibile allo stesso tempo, nervoso pur cercando di non esserlo. Per questo devo veramente ringraziare le due persone che più hanno dovuto sopportarmi in questo stato patetico, facendo da parafulmine anche per tutte le altre. Una è la madre, che mi ha sempre assecondato e si è fatta di buon grado schiavizzare per sentirmi ripetere ore ed ore concetti di una noia mortale. L’altra persona è la Chiara, che per colpa di questo esame non mi vede da più di un mese, ma che non mi ha mai messo fretta addosso, nonostante le nostre telefonate si assottigliassero progressivamente e nonostante io non riuscissi ad esser molto di compagnia, sconfinando talvolta nella scostanza.

Tutto ciò per dire che l’esame l’ho fatto ieri e che è andato meglio di più ogni rosea aspettativa.
Ora posso finalmente dedicarmi alla tesi ed alla Chiaretta. 

 

 
 
 

Coincidenze

Post n°86 pubblicato il 08 Luglio 2011 da fran.cippo

Siete cresciuti appellandolo -per scherno- "Alvaro", a causa della sfortunata somiglianza con Alvaro Vitali.

Siete cresciuti sfottendolo per le corte leve che madre natura gli ha donato.

Ve lo ritrovate a venticinque anni suonati che studia un architetto che si chiama Alvar Aalto.

No, Gabbo, è troppo. 

 
 
 

Stanchezza

Post n°85 pubblicato il 05 Luglio 2011 da fran.cippo

Questo ritmo indiavolato di studio non so per quanto riuscirò a leggerlo.

 
 
 

Sensibilizzazione

Post n°84 pubblicato il 01 Luglio 2011 da fran.cippo

Nei giorni scorsi, durante un pomeriggio di studio, Gabriel mi ha messo sotto il naso un passo del libro che sta leggendo. La lettura in questione si chiama Il pianeta degli slum ed è stata scritta nel 2006 da Mike Davis (Feltrinelli editore).
Nonostante la situazione descritta risalga a cinque anni fa (e potrebbe quindi essersi risolta) mi sento comunque di pubblicare questo breve paragrafo, perché una guerra, in una qualche zona povera del mondo, c'è sempre e un po' di sensibilizzazione male non fa. Il brano si commenta da solo.

"A Sadr City, l'immenso slum di Baghdad, le epidemie di epatite e di tifo sono fuori controllo. I bombardamenti americani hanno danneggiato infrastrutture idriche e fognarie già sovraccariche, con il risultato che i liquami filtrano nella fornitura d'acqua delle case. Due anni dopo l'invasione USA, il sistema è ancora distrutto, e si distinguono ad occhio nudo filamenti di escrementi umani nell'acqua che esce dal rubinetto.
Con un caldo estivo che supera i quarantasei gradi non esiste altra acqua che i poveretti possano permettersi.

 
 
 

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