Creato da Leonida.Edizioni il 11/12/2012

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Un vescovo nel Sud (di Gianpiero Pitaro)

Genere: Saggio-intervista

Dall’Introduzione dell’Autore

Da tempo desideravo raccogliere un po’di informazioni riguardo la persona di Mons. Giuseppe Agostino. La mia aspirazione si è concretizzata tre anni fa quando, dopo aver raccolto del materiale bibliografico, ho iniziato e portato a termine una vera e propria intervista ad una delle più apprezzate autorità ecclesiastiche del meridione d’Italia.
Non vuole essere una raccolta sintetica del suo pensiero, anche perché poche pagine non basterebbero in modo esaustivo ad esplicare i contenuti, i risvolti e gli sviluppi derivanti da esso. Questo lavoro nasce dal desiderio di dare un contributo alla verità della fede, espressa da uomini ad essa votati, i quali incarnano nella storia un esempio di testimonianza credibile.
Ho conosciuto personalmente Mons. Agostino, perché da Lui guidato spiritualmente dal 2004, quando ancora era titolare della Diocesi di Cosenza-Bisignano in qualità di Arcivescovo metropolita. Ho avuto modo di entrare nel suo pensiero e di interpretarlo in chiave storica, antropologica e spirituale.
Sono voluto partire da questi presupposti perché la mia conversazione fosse mirata agli aspetti essenziali della sua personalità senza, per questo, nulla togliere al particolare; ciò, sia per una più precisa descrizione dei fatti che per stimolare un coinvolgimento maggiore nel lettore.
È stato importante, per me, descrivere innanzitutto l’uomo, quindi il sacerdote e il vescovo, perché quanto scritto potesse arrivare in modo ancor più chiaro a rendere manifesta la persona umana nella sua essenza: difatti, tutto ciò che viene presentato al lettore diventa chiave di lettura per la propria esistenza.
La descrizione storica, perciò – seppur accennata – dei personaggi, degli eventi, dell’ambiente, dà un notevole contributo di veridicità al testo ma anche di genuinità letteraria, che, per questo, non segue direttive editoriali ma un carattere esclusivamente testimoniale.
Pertanto, il contributo storico, qui si fonde con l’annuncio kerigmatico che, appunto, arriva all’uomo integrale: queste sono state le intenzioni del sottoscritto, questo desidero che venga colto. [...]

http://www.editrice-leonida.com/Ultime_pubblicazioni/pubblicazioni2013/137-pitaro.htm

 
 
 

Shalom Aba - Ciao Padre (di Milly Nale)

Genere: Narrativa

Breve presentazione dell’opera


Primo classificato alla VI edizione 2011
del Premio Internazionale Gaetano Cingari
sezione Narrativa

Dalla Prefazione a cura di Kreszenzia Daniela Gehrer

«È facile comprendere gli assassini. Ma questo: la morte, / la morte intera, ancora prima della vita, / contenerla con dolcezza, senza essere malvagi, / questo è indescrivibile.» Con queste parole, raccogliendo la sfida dell’impensato e dell’impensabile, Rainer Maria Rilke nel 1915 concludeva la “IV Elegia” duinese.
Milly Nale, vincitrice del Premio Letterario Internazionale “Gaetano Cingari” nel 2011 alla sezione narrativa inedita, con questo romanzo, raccoglie la medesima sfida totale. Non con le mani della scrittura poetica che giunge fino all’oscuro lato delle cose ma attraverso l’ampio abbraccio della scrittura narrativa, con una tale intimità e accoglienza della parola che ne fanno un capolavoro di introspezione psicologica.
Scrivere vuol dire senza dubbio significare, cioè esprimere attraverso il linguaggio sia scritto sia orale pensieri, sentimenti, idee. Ma oltre alla mera definizione, scrivere vuol dire co-rispondere a un’urgenza interiore, avere il coraggio di ascoltare una domanda radicale a cui l’autrice risponde con grande garbo e senza rimanere sulla soglia. Milly Nale si addentra con naturalezza, parola dopo parola, frase dopo frase nell’animo e nella storia del protagonista, Daniele Sonnino. La storia di Daniele Sonnino è anche la storia di una famiglia intera strappata alla sua comune quotidianità e gettata nella tragedia della Shoah.
I piani temporali s’intersecano, si sistemano in chiasmi, si allontanano, si accavallano e si scontrano per poi riprendere piani e pacificati. Le perturbazioni dei piani temporali e la loro lenta pacificazione corrispondono esattamente ai sommovimenti interiori di Daniele, ai suoi temporali emotivi e ai radi momenti in cui la tensione si scioglie.
Il tempo in Shalom Aba è il tempo del ricordo, il tempo che non è mera progressione omogenea, ma “durata” interiore, refrattaria a qualsiasi tipo di misurazione. È il tempo della distensione dell’anima, per dirla in termini agostiniani. Il ricordo non è una fatua rappresentazione, ma un’esperienza concreta che consente alla famiglia Sonnino, stretta nell’intercapedine spaziale che va da Roma a Beersheba, di allungarsi ancora una volta sul passato doloroso, non per una fuga nostalgica né per nutrire di rimpianto la tragedia vissuta, ma per capire fino in fondo se si è ancora capaci di cura e responsabilità nel presente. [...]

 
 
 

Rispondimi o Signore (di Flavia Ricucci)

Genere: Poesia

Breve presentazione dell’opera


Silloge terza classificata Premio Letterario Internazionale “Gaetano Cingari” 2012

Motivazione

La silloge poetica Rispondimi o Signore è pervasa da un senso del “reale” molto forte. Si percepisce, analizzando la raccolta, la padronanza del linguaggio dell’autrice e l’uso non comune di immagini stranianti. Un esempio, tratto da “Di fili colorati” è: «Di fili colorati | rammendo la memoria» o ancora da “Tristi Amori”: «Divampa il fuoco ma non ha calore». La poetessa scava coscientemente nell’interiorità umana dipingendo la realtà dei suoi versi con originalità compositiva.

 

Dalla Prefazione di Giacomo Marcianò

[...] Leggendo i versi di Flavia Ricucci si coglie una speranza concreta. Si ha la voglia di spiccare il volo, trasportati dai suoi versi e raggiungere vette dove il tepore cerebrale è palpabile.
Sia nelle composizioni vernacolari sia nelle poesie scritte in lingua si nota una padronanza dell’uso mai semplicistico del linguaggio poetico. E, se di morte o di amore si parla, lo si fa sempre accostando immagini forti, stranianti, mai scontate. È proprio questa la forza di tali versi, una positiva irrequietezza elettrica di una mente impegnata ad osservare oltre il quotidiano ma nello stesso tempo con uno sguardo vigile verso il reale.
Si evince inoltre il senso di una religiosità profonda, intima e, prendendo in esame uno dei tanti esempi da “Non Ti adirare Dio”: «Non Ti adirare Dio se spio | nelle pieghe del Tuo Riso. | Curiosità è donna senza danno. | Il figlio nato è danno | quando l’ira di Dio | si placa in Guerra». O ancora da “Rispondimi o Signore”: «Rispondimi o Signore | conta tutte le chiamate perse | il numero è sempre nella mente. | Rispondi a questa lettera, | o Signore, | la scrivo con la penna | strappata a un’ala | dell’angelo custode».

 

http://www.editrice-leonida.com/Ultime_pubblicazioni/pubblicazioni2013/135-ricucci.htm

 
 
 

Passione, Fuoco e Luce (di Filippo Viola)

Post n°26 pubblicato il 23 Aprile 2013 da Leonida.Edizioni
 

Genere: Poesia

Breve presentazione dell’opera

Passione, Fuoco e Luce è un viaggio che può intraprendere sia un uomo che una donna.
È un viaggio che come esseri umani tutti facciamo, ognuno a modo suo: chi più rivolto verso la fede, chi più verso gli eventi della vita terrena, la passione, l’amore.
La particolarità del mio viaggio in queste quarantatré poesie è rappresentata dal fatto che tale lavoro trae origine in un’età più matura, caratterizzata da diversi livelli di comprensione personale. È un viaggio nel viaggio, segnato da tappe distinte e da eventi che la vita stessa ci porta a vivere, per crescere sino a raggiungere lo stato in cui si è ora nel presente. Spesso si ha coscienza di intraprendere un viaggio nei momenti più difficili della nostra esistenza, ma in realtà non esiste un vero inizio, se non forse solo una fine. Nel vivere le diverse tappe che rappresentano i vari momenti della vita si pensa di aver raggiunto qualcosa, ma in realtà non è altro che la comprensione di stare per intraprendere ancora un nuovo viaggio. È un viaggio continuo!
In alcuni momenti accadono eventi così “particolari” nella vita che in realtà servono solo a comprendere e trovare una luce su una strada lunga già percorsa (Tappe). Questo tempo rappresenta l’inizio di un viaggio nuovo, un apice, che permette di voltarsi indietro e, facendo un bilancio della propria vita, di acquisire una maturità nuova che permette di comprendere tutto il percorso fatto sino a quel momento, tutte le tappe che lo hanno contraddistinto, arrivando a iniziare un nuovo viaggio, una nuova avventura.
La Passione non è altro che l’intensità delle emozioni vissute e sono proprio queste ultime a rappresentare il motore dell’inizio del viaggio stesso.
Il Fuoco è l’elemento cardine che rende vive le emozioni tramutandole in azioni che l’uomo intraprende nel suo vivere.
La Luce è la maturità acquisita durante il viaggio e l’esperienza che ci porta alla comprensione del vissuto.

 

http://www.editrice-leonida.com/Ultime_pubblicazioni/pubblicazioni2013/134-viola.htm

 
 
 

Filosofia dell’Amore misericordioso - Alla ricerca del mistero (di Giampiero Pitaro)

Genere: Saggio

 

Breve presentazione dell’opera

Un libro è come uno specchio. Leggendolo si può vedere riflessa l’interiorità dell’autore. Si possono cogliere travagli di ricerca, estasi di contemplazione, approdi rasserenanti ed affanni esistenziali.
Nessun uomo, che nello scrivere proietta se stesso, riesce ad essere esaustivo. Tuttavia, dallo stile e dal contenuto, un libro è una confessione a voce alta.
Gianpiero Pitaro, e mi permetto di dirlo perché lo conosco bene, non è un conformista, un rassegnato, un cosiddetto «piangente» sulla vita. Tutt’altro. È un uomo che cerca, scruta, talvolta sogna ma senza evadere mai la realtà.
La sua dignità lo situa con umiltà dinanzi al suo vissuto personale e storico.
La luce e la forza del suo esprimersi, come nel delicato lavoro: Filosofia dell’Amore misericordioso. Alla ricerca del mistero, è soffertamente una gestazione veritativa nella sua interiorità. Quando si scrive si cerca quanto si anela, quanto appare, anche se vagamente, dentro il nostro spirito umano.
Nessun uomo è esaustivo di fronte alla verità. La sua vera dignità intellettuale, per questo, è l’umiltà.
Chi coglie un frutto da un albero può significare la signoria dell’uomo sul creato ma la modalità comportamentale può significare la possibile immaturità culturale.
La verità è un travaglio interiore ineludibile ma non è nostra proprietà. Ecco perché chi la cerca non deve essere esclusivamente dotto quanto piuttosto marcatamente umile.
La verità non è mai esaustiva sulla terra. Si possiede se c’è umiltà e se si ricerca sempre.
Gianpiero Pitaro, in questo suo lavoro, si presenta come uno che cerca il “mistero” dell’essere, della vita, dell’oltre, del profondo dell’esistenzialità umana. Rileva dentro il suo dire che lui ha un percorso. Non è un vagabondo esistenziale. Il sentiero che lo incanala nella sua ricerca è la verità che scaturisce dall’amore o, se si vuole, è l’amore che fluisce dalla verità.
L’approdo esistenziale all’Amore che è, in fondo, il volto di Dio, Gianpiero lo coglie come “ricerca” e conclusivamente come “misericordia”.
La parola misericordia significa “cuore alla miseria”. C’è quindi un vedere del cuore dell’uomo, non solamente logico, ampolloso, nella verità che conquista.
La alta intuizione dell’autore sta, non tanto nel pathos esaltante dell’approdo alla verità, ma nel dono di essa attraverso un processo altissimo e profondo che è l’epigono dell’esperienza cristiana ed è l’amore che si fa misericordia. Questo, d’altronde, è il volto di Dio apparso in Gesù.
Ho molto apprezzato la conclusione del delicato, sofferto ed intelligente lavoro quando l’autore dice il suo “Amen” alla misericordia, volto dell’Amore, e all’Amore chiave della misericordia.
Auspico che il profondo ed umanissimo lavoro di Gianpiero Pitaro sia come una chiave per chi, cercando la verità e la pace, è ancora chiuso; e questo lo dico umilmente perché la pace non è nell’esuberanza delle idee ma è nel silenzio dell’Amore che si fa misericordia.
Auguro al caro Gianpiero che le sue riflessioni sincere e vivaci muovano ad un amore fondato sulla verità ma orientato alla verità – dono.
Difatti, la verità si fa dono quando è silenzio crocefisso perché l’altro che incontri, che sogni, lo sai vedere nella verità di Dio.
La verità di Dio non tende mai ad essere ideologica ma pace ed amore.
Auguro una lettura serena, accogliente che porti luce e provocazione al dono, cogliendo che l’Amore è il volto genuino di ogni verità.


S.E. Mons. Giuseppe Agostino
Arcivescovo metropolita emerito
della Diocesi di Cosenza-Bisignano

 

 

http://www.editrice-leonida.com/Ultime_pubblicazioni/pubblicazioni2013/133-pitaro.htm

 
 
 

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