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« La profondità non è tutt...Suonala ancora Sifonotto... »

Mille non più mille e altre amenità phantaspeleologiche

Post n°51 pubblicato il 12 Luglio 2007 da a.benassi



Le grotte sono quasi accidenti geologici, quelle profonde ed umanamente percorribili accidenti rari, se poi andiamo a cercare quelle che girano attorno e passano la mistica barriera dei mille, allora siamo nella categoria del superenalotto. Visti i trascorsi del Lazio, dove non solo non era mai uscito sei, ma neanche il cinque, e fino a tempi recenti già fare terno era una festa, noi siamo stati indubbiamente fortunati
ad intignare nel posto giusto. Ma adesso, ora  che abbiamo scovato una di queste misteriose singolarità,  viene ancora più la voglia di ricominciare a perdersi in teorie e azzardi su dove possano nascondersi le altre. Alla fine ci libereremo dei Lepini e quindi bisognerà pure ingravidare il futuro con semi di nuova follia.
Il Lazio è un posto pieno di montagne, praticamente quasi tutte in buon calcare, questo è risaputo, il trucco comincia quando cerchi di entrare, allora scopri che i posti buoni, nonostante tutto non sono così tanti. Se poi cerchiamo nascondigli per -1000 allora i candidati cominciano a diventare veramente pochi. Ovviamente ci vuole una bella montagna e ci vogliono delle sorgenti basse basse, magari ben canalizzate. Veramente ci vorrebbero anche tante altre belle cose, ma alla fine a cercare troppi ingradienti tutti insieme si rischia di arrivare alla conclusione che di buchi così non ce ne possono essere, e contenti della conclusione e dello scampato pericolo si smette di cercarli. Quindi teniamoci larghi e sull'onda del probabile o quanto meno del possibile. Tanto per cominciare leviamoci la provincia di viterbo, dove al massimo possiamo perderci nei travertini, e questo era facile. La provincia di Rieti è contorta. Le montagne non mancano e sarebbero alte, oltre i 2000, le sorgenti  ci sarebbero, e sarebbero basse, alcune intorno ai 500, le grotte finora latitano. Eccezione il bel sistema di Cittareale, che a scendere c'ha provato, (-450),ma con tanti impicci geologici a complicare la situazione. Un bel posto dove potrebbe nascondersi un mille è il vecchio monte Nuria. un quasi 1900, con sotto la famosa sorgente del Peschiera,
 quella di Roma a q.500, da 15 metri cubi. La storia la sanno in tanti, ed in tanti s'è girato intorno al monte senza cavarne un bel niente. Omertoso anche in esterno. Molto meno ragionata è la situazione di tutto il massiccio del monte Terminillo e monte di Cambio. Ci si va a fare forre, belle forre, lunghe, le sorgenti sempre in fondo, nella piana di cotilia a dintorni. D'inverno gironzolando con ramponi e piccozza
per i canali, si trovano spesso buchi soffianti; si dice ci tornerò, poi il punto scompare, l'estate è lontana.  Magari c'è il classico ghiaione da circo glaciale, si desiste, forse troppo presto, tanto si sa che sul terminillo non ci sono grotte... per ora.  A questo punto per trovare un'armadio abbastanza grande bisogna spostarsi parecchio, scendiamo a sud, verso est, abbandoniamo i sabini e facciamo un giro per
prendero la rincorsa attorno ai lucretili. Sarebbe bello finire dentro queste montagne, visto la follia pura della falda di tivoli, le risalite gassose che scavano il pozzo del merro, sarebbe bello fantasticare d'entrare a prato favale ed uscire direttamente dalle terme a villa adriana. Ma questa non è più fantaspeleo ma allucinazioni da monossido di carbonio. Per ora sui Lucretili si scende poco e niente, peccato perchè sono
un bel posto e anche vicino a Roma. A dire la verità non ci si è capito neanche un granchè.  Adesso di slancio fino ad Agosta. Qui il bastardo ci deve essere, anche se ben nascosto. La sorgente c'è, grande, 7-8 metri cubi, bassa, 300 metri, c'è anche la montagna, anzi tutta la catena dei simbruini occidentali. Ci sono anche le grotte come sanno bene dalle parti di Subiaco e non solo: c'è il Nessuno, c'è Camposecco,
a -400 ci si arriva, poi forse è anche questione d'insistere. Noi al Nessuno c'abbiamo intignato, ma senza successo, ma nell'altra forse... volendo giocare anche li ai sifonotti...  In tutti i casi, non è un gran mistero, il fronte sud-occidentale nasconde un bel bottino. Andando verso oriente, l'inferniglio con la sua ghirlanda di sifoni in salsa francese è ancora un mistero misterioso, un mistero da  andare a cercare lungo il versante sud del Monte Autore. D'inverno, spersi nella neve, sperando in
un soffio buono. Tra i due giganti nascosti scorre invisibile lo spartiacque, forse proprio tra una villetta e l'altra di campo dell'osso.  In piena provincia di Roma, non ci resta che precipitare verso sud, verso il più classico dei topoi speleologici, i soliti Lepini. Di questo posto possiamo anche far finta di saperne qualcosa, e  qualcosa alla lunga infatti è scappato fuori. Lo spazio per i mostri c'è. Il credo dei Lepini al primo articolo
recita a lettere di fuoco: "non avrai altra sorgente al difuori di Ninfa", e Ninfa con i suoi 30 metri è veramente  bassa. In realtà altre sorgenti ci sono, tra Sezze e dintorni, comunque altrettanto basse. Il problema, che  tutti sanno è che sono lontane dalle grotte, quindi teoria tanta, conferme zero. Nei Lepini occidentali, di mostri e mostriciattoli ce n'è parecchi: il problema è quel maledetto disturbo sotto carpineto, i sifoni sospesi sotto pian della faggeta, il formale che esce troppo alto... L'Ouso della Rava Bianca c'era quasi, se si fosse chiamato Ouso della Semiluna a quest'ora era millenario, se si capisse come sfondare il Pozzo alla croce di Capreo saremmo al giro di boa. E' indubbio che quello è il versante giusto, e che la Rava non è l'unico accidente nascosto. A spostarsi appena appena, le cose cambiano. Verso nord i livelli impermeabili nascono come funghi, la sorgente del Rapiglio e della Fota stanno li a dirti che il posto non è giusto. Forse sotto Camporosello, se le acqua escono dall'Istrice, da qualche parte magari rientrano pure, e prima d'arrivare a Bassiano ce ne vuole di strada, magari li dorme un mille. Già che siamo sul Semprevisa, inutile
rovistare troppo sopra lo strato impermeabile, la sorgente del Sambuco e l'Enrighez stanno li a monito per dirti che li gli abissi si aprono sotto. E infatti sotto si aprono abissi a Farfalla, anzi a Occhio della Farfalla, ma purtoppo siamo in basso ed i sifoni di pian della faggeta sono sempre in agguato. Il monte Erdigheta fa il miracolo, alto e profondo, cosi ha voluto l'abisso Consolini, che fino a 550 scende convinto, poi forse
bisognerebbe andare a fare bolle sott'acqua per vedere cosa c'è dall'altra parte. L'Erdigheta è un mistero e il problema è che sembra volerlo rimanere, scende più o meno convinta fino a -450, ma il dubbio è dove scenda, se dovesse evitare pian della faggeta e puntare verso la piana lontana, allora ci sarebbero grandi orizzonti, se invece, com'è probabile è parte del sistema con il Consolini, allora anche li c'è da camuffarsi da animale munito di branchie.  Ormai nella provincia di Latina  non ci resta che scivolare lungo costa fino al confine campano, sotto gli Aurunci. Sono belle montagne, alte, piene di grotte e con belle sorgenti  praticamente in spiaggia, ma non tutti i posti sono buoni. Di tante valli e creste, alla fine forse solol in versante
sud-orientale è veramente buono per nascondere spilungoni da mille e oltre. Il versante del Fammera o del Petrella che guarda Spigno Saturnia e la bella sorgente di Capodacqua, un posto pieno di pareti, aspro e con parecchi punti interrogativi. Intendiamoci, di grotte e abissi ce ne sono parecchie, non è certo un posto in cui
cominciare da zero, i -450 del Vallaroce, o i -300 e passa dello Shisma parlano chiaro. E' un posto dove bisogna solo incastrare bene i tasselli e capire dove intignare, magari un buco nuovo tra i mille canali, magari una strettoia soffiante come a Cese ju viccio.  A questo punto non ci resta che risalire il santo Garigliano ed entrare nella provincia di Frosinone, di nuovo verso l'appennino. La prima tappa è Campo Staffi,
siamo ancora nei Simbruini, proprio sul confine abruzzese, montagne alte, il Tarino, il Cotento, duemila e affini, le sorgenti, le vie? mistero. Forse già in abruzzo, forse la sorgente della Sponga, forse Vallepietra ad alimentare il simbrivio, lo spartiacque deve esistere, ed in tutti i casi le sorgenti le troviamo ad oltre mille metri sotto i pianori e le creste sommitali. C'ho girato tanto tempo fa, cercando voci lontane di buchi,
c'ha girato è rigirato Nerone, e i buchi l'ha trovati, bei buchi, storie tutte nuove che potrebbero inghiottirci e portarci via col vento. Io spero sconfinino in abruzzo, verso spazi lontani e profondissimi, adesso bisognerà aprire ed insistere. Scendendo a sud est piacerebbe trovare un bel abisso millenario sulla cima del monte Viglio, si perchè visto Zompo lo schioppo e le sue amiche sorgenti, bisognerebbe entrare proprio
dalla cima;  in inverno nei canali sotto il circo sommitale qualche buco soffia in modo poco educato, ma le speranze diventano significative solo dopo abbondante sbronza alcolica. Continuando a scendere siamo negli Ernici, e qui la sosta all'abisso degli Urli è d'obbligo. Qui il mille non c'è ancora solo perchè s'è  smesso di andarci. Con i suoi -610 tutti in galleria, non saranno certo un paio di sifoni a bloccare la storia.
Cioè per ora la bloccano, e anche bene, ma il trucco dev'esserci. Le acqua come ben si racconta ai corsisti prima di metterli a letto, escono tutte belle fresce alla grotta della Foce, un bel 1120 metri sotto l'ingresso, e molta strada dopo. Non insistere qui è un peccato mortale contro la speleologia. Forse il fondo di -525 al terzo troncone, con la sua strettoia da allargare, forse misteriosi condotti che si arrotolano sul Nautilus,
forse un trucco non ancora trovato nella misteriosa grotta dei Silenzi, ma in tutti i casi il mostro c'è e va svegliato.  Continuando di cresta in cresta, la piramide di Pizzo Deta o le creste del Ginepro sarebbero proprio una bello skyline per un abisso degno; per ora solo buchi misteriosi avvolti nella leggende narrate: abisso del pirata, grotta dell'orso... forse c'è spazio, forse...   Avvolti ormai dall'Abruzzo da ogni lato, non ci resta che sbattere le corna sul monte Cornacchia, putroppo solo sbattere le corna, perchè nonostante tutto lo spazio del mondo a oltre un chilometro e mezzo in dislivello dalle magiche sorgenti del Fibreno, non c'è un buco manco a disegnarlo con la vernice... anzi a dire il vero un paio di posti dove esce aria ci sono, ma uno s'aspetterebbe qualcosa di più per convincersi a camminare quasi quattro ore. Magari abbiamo solo sbagliato il tiro, magari sul Monte Tranquillo e sulla Serra Traversa, alta,
molto alta sopra S. Donato Val di Comino. Li le doline non mancano, si dice che tanto son tutte brecce e calcari rotti, però quanto spazio e che bella vista diretta diretta sul lago del fibreno e sulle sue lontane sorgenti. Tanto per concludere con aria molisana non ci resta che cercare un bel -1000 da dedicare alla Madonna nera di Canneto,
si perchè se mai uscirà fuori un abisso, qualcosa a che fare con le radici del Melfa, allora bisognerà bene ingraziarsi Mefitis l'antica, Mefitis la millenaria, magari  sul monte Meta, negli infiniti pianori lungo il passo dei monaci, o forse sul Colle Nero o Rocca Altera tutti posti degni d'ospitare una Dea e il suo Abisso.

 
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