Creato da liberacampo il 30/06/2008
L'altra voce di Campomorone

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Alitalia: senza parole

Post n°5 pubblicato il 18 Settembre 2008 da liberacampo
Foto di liberacampo

Purtroppo, ormai ci stiamo veramente abituando a tutto. Personalmente, non c’è  quasi più niente che mi stupisce e la mia capacità di indignarsi è, giorno  per giorno, messa a dura prova. La vicenda Alitalia probabilmente ha dato il  colpo di grazia. Sono talmente disgustato dalla vicenda che in un primo momento  avevo pensato di non scrivere proprio nulla. Poi, considerato che avevamo  affrontato il tema circa le dichiarazioni in campagna elettorale di Berlusconi  le quali, a nostro avviso, configurerebbero il reato di aggiotaggio, mi sono  deciso a scrivere due righe di commento.

È noto che Alitalia avrebbe dovuto fallire ormai da molti anni a causa di una  gestione sciagurata essenzialmente politica. Decine e decine di opportunità per  rimettere in sesto la baracca sono state gettate alle ortiche a causa di  interessi particolari.   Nel marzo di quest’anno il precedente Governo aveva provato a stringere una  accordo con AirFrance-KLM. Si trattava, ovviamente, di una soluzione più che  criticabile dal momento che la situazione era già allora disperata. Quando si  tenta di risolvere un problema incancrenito da anni, non esistono soluzioni non  criticabili.

La soluzione AirFrance-KLM prevedeva, fra l’altro, il pagamento di alcune  centinaia di milioni per le azioni di Alitalia e l’assunzione di tutti i debiti  della società nonché un piano (più o meno criticabile) di sviluppo e  investimenti.

Berlusconi entrò a gamba tesa nella trattativa in piena campagna elettorale  (commettendo, fra l’altro, a mio avviso, un palese reato sul quale la Consob  ha aperto un’indagine di cui non si è più saputo nulla) facendola  sostanzialmente naufragare e obbligando, successivamente, il Governo Prodi dopo  aver perso le elezioni a rimpinguare la casse della morente Alitalia di altri  300 milioni di euro prelevati dalle tasche dei cittadini.

Vinte le elezioni, Berlusconi ha presentato il suo piano di “salvataggio” (che  in realtà è una liquidazione): i debiti li paghano tutti gli italiani e le  poche cose di valore vanno ad un gruppo di sedici imprenditori scelti dal  governo! Alitalia è già costata agli italiani miliardi di euro ed è destinata  a presentarci ancora un conto molto salato. Con la precedente soluzione si  riscuoteva qualcosa e la compagnia entrava a far parte di un forte gruppo  internazionale. Con il piano Berlusconi gli italiani pagheranno un conto  salatissimo ed avremo una piccola società italiana che prima o poi finirà  comunque nell’orbita di un grande vettore da una posizione ancora più debole di  quella dello scorso marzo.

È impressionante come per realizzare questo “capolavoro” si continui a  calpestare scientificamente le leggi, non solo quelle del mercato, ma anche  quelle formali. Il progetto prevede, nero su bianco, la sospensione delle leggi  in materia di anti-trust e la possibilità di vendere beni pubblici non con una  legittima gara ma con una trattativa privata!  Si avvantaggiano così imprenditori privati, facendoli passare anche per  salvatori della patria facendo pagare un conto salatissimo a tutti gli italiani.

Fra i sedici “salvatori della patria” ci sono i Benetton, pubblici concessionari  di Autostrade e gestori dell’aeroporto di Fiumicino. Ma il colpo grosso l’ha  fatto sicuramente il proprietario di AirOne, Carlo Toto, il cui nipote è stato  candidato ed eletto con il Popolo della Libertà. I 450 milioni di euro di  debiti della AirOne finiranno nel calderone dell’Alitalia. La questione di  AirOne, potenzialmente, potrà creare dei grandi grattacapi a livello europeo  poiché fra i vincoli per il così detto prestito ponte di 300 milioni di euro  fatti a marzo vi era l’obbligo per Alitalia di non espandersi per almeno un  anno. Con l’acquisizione di AirOne evidentemente questo vincolo è stato  infranto.

A guidare la truppa dei salvatori della patria c’è Colaninno, il cui figlio è  Ministro  ombra nel governo ombra. Da bravo ministro ombra, ovviamente, non ha  proferito parola su tutta la vicenda.

Ci sono moltissime cose che non vanno nel piano di “salvataggio” di Alitalia, ma  quella che maggiormente interessa in questa sede è il gravissimo impiego del  fondo per la tutela delle vittime delle frodi finanziarie per gli azionisti e  gli obbligazionisti di Alitalia. Personalmente non  sono mai stati favorevole  all’istituzione di questo fondo per ragioni che sarebbe lungo spiegare ma -  di  grazia – qualcuno ci vuole spiegare cosa c’entrino le frodi finanziarie con il  caso Alitalia?

Vogliamo dire che lo Stato ha frodato i risparmiatori? Per  quanto riguarda gli  azionisti, proprio non si comprende perché mai meriterebbero di essere  tutelati. Chi è stato così folle da investire in azioni dell’Alitalia sapeva  benissimo di investire in un’azienda che per vent’anni non ha fatto altro che  perdere soldi. Perché mai dovrebbe essere risarcito? Diverso è il discorso per  gli obbligazionisti, ma – anche qui – perché mai usare il fondo per le frodi  finanziarie? Di quali frodi stiamo parlando?  Una classe politica che riesce non dico ad attuare, ma solo a pensare, un  progetto come questo di Alitalia, è veramente capace di tutto.

Alessandro PEDONE       
associazione consumatori ADUC

 
 
 

Poveri maestri in lutto

Post n°4 pubblicato il 16 Settembre 2008 da liberacampo
 
Foto di liberacampo

 

Cosa non si fa per la visibilità. È stato annunciato che in alcune città i bambini delle elementari troveranno domani, primo giorno di scuola in molte regioni, maestri e maestre con il lutto al braccio e aule addobbate con paramenti funerari. In questo modo gli educatori dell’italica infanzia esprimeranno la loro avversità alle riforme decise o avviate dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Non nego, sia chiaro, che gli insegnanti, artefici e vittime insieme della bancarotta scolastica, abbiano solidi motivi di lagnanza. Forse un tantino meno solidi di quelli di molti operai che, essendo la loro azienda fallita come è fallita la scuola italiana, si trovano senza lavoro e senza stipendio.
Non voglio cedere al giuoco troppo facile delle comparazioni. Mi limito a dire che il lutto al braccio - per la scuola ma per tante altre istituzioni pubbliche, a cominciare dalla giustizia - lo dovrebbero mettere i cittadini italiani. I quali sono invece rintronati dai gridi di dolore che l’armata burocratica - nella quale il personale dell’istruzione è dominante - leva al cielo. Capisco benissimo - ripeto - il disagio di chi opera nella macchina pubblica e quotidianamente constata le disfunzioni cui è soggetta. Ma le denunce degli addetti ai lavori riguardano quasi esclusivamente i malumori degli addetti stessi, e solo in minima parte le insoddisfazioni degli utenti.

A me sembra che le idee della Gelmini siano buone, e questo conta zero. Conta invece che sembrino buone - lo attestano i sondaggi - alla maggioranza degli italiani: convinti, con il buon senso della gente comune, che le riforme del duplice o triplice o quadruplice maestro, sbandierate come straordinarie conquiste pedagogiche, fossero soltanto espedienti per moltiplicare i posti: e quindi consolidare il non lodevole primato dell’Italia nell’avere più insegnanti - in rapporto agli alunni - d’ogni altro importante Paese d’Europa. L’avere tanti insegnanti, ribatte qualcuno, è una bella cosa. Bella o brutta è terribilmente costosa e impedisce di pagare adeguatamente chi lo meriterebbe. A meno che si voglia tessere l’elogio del precettore unico che usava nelle casate principesche.

Sì, tanti cittadini vorrebbero mettere il lutto al braccio ma non lo fanno per amor di Patria. Invece questa ostentazione di sfiducia nel futuro, di diffidenza verso le istituzioni, di pessimismo egoistico, viene da chi dovrebbe ispirare valori civici ai piccoli.


Allarmati invece da simboli di morte, dall’inquietante annuncio di chi sa quale imminente catastrofe. Per il modo e per i luoghi in cui avverrà, se davvero come temo avverrà, la sceneggiata magistrale non potrà lasciare che amarezza e nostalgia: per ciò che la scuola fu e che non è più.


Mario Cervi           
da "il Giornale" del 15/09/2008

 
 
 

Controrisposta al sindaco Campora

Post n°3 pubblicato il 13 Settembre 2008 da liberacampo
 
Foto di liberacampo

Gent.sig. Sindaco, 

al di là dei dati che cita benissimo e dimostra una ricerca approfondita, resto piuttosto perplesso della sua risposta. Poco importano le cifre, io son andato a memoria e lei mi controbatte con un'attenta stesura di cifre, che fa trapelare un'involontaria, amara verità: ovvero che per lei ( e Tebaldi, se la citazione è corretta nel riporto) esistono deportati di serie A e deportati di serie B.

Nei primi bisogna contemplare 44.488 italiani (tra cui ovviamente i 9.000 ebrei) e nei, secondi i militari italiani che rifiutarono di arruolarsi nella Repubblica Sociale di Salò.

Non so che male possano aver fatto i militari per essere classificati diversamente agli altri 44.488, però è un dato che incuriosisce.

Circa il mio pregiudizio nei confronti di una parte significativa della nostra Resistenza: non ho colpe se una parte cospicua di loro prima lottarono per cacciare un invasore, e poi speravano che ne arrivasse un altro dall'Est ed è anche per quello che Guareschi li caratterizzò con la terza narice. Lo dimostra il fatto che quando essi han perso la terza narice, la sinistra ha perso consensi.

Non ho poi dimenticato la definizione Guareschiana sul possesso della terza narice, ma sicuramente il pensiero di Giovannino della Bassa era libero e privo di narici supplementari, anche se devo tuttavia riconoscere che ormai gli orefizi nasali abbondano da entrambe le parti, e forse, come mi ha detto la mia cara amica di penna, Carlotta Guareschi, bisognerebbe parlare di quarta narice... ma si sa: molti elettori del centrodestra son stati ex-comunisti. Testimonianza di ciò, sta nel fatto che Guareschi prima aiutò in maniera decisiva la DC a vincere nel 1948, poi la criticò ferocemente quando essa intraprese la deriva a sinistra seguendo le sirene dei Dossetti, dei Fanfani, dei Moro e dei... La Pira (sigh!), “apostolo” dell'intervento pubblico nell'impresa ora abiurato, per fortuna, dal PD.

Ma giustamente, come ha scritto lei, la Resistenza che viene ricordata è una, ma chissa come mai in essa non sono contemplati i 700.000 (dico 700 mila) internati militari rinchiusi nei lager di Sandbostel, Wietzendorf, Dora, Belsen, Langestein ecc.ecc.

Per quanto concerne le iniziative del Comune riguardo la resistenza ho ben presente tutte le manifestazioni da voi organizzate, ma ahimè, mi capita sovente, non essendo nel mirino del ministro Brunetta, di lavorare e perciò impossibilitato a parteciparvi. Anche se nelle poche volte in cui son venuto, ho visto sempre meno presenze giovanili; l'ultima volta, addirittura, ho assistito ad un comizio di Cerofolini contro Pansa senza mai, peraltro, citarlo direttamente.

C'è da chiedersi come mai un uomo di sinistra come Pansa suscita le ire dei suoi compagni, essendo lui, attento divulgatore di fatti della Resistenza, la nostra Resistenza, anche se come memoria storica mi sembra più lucida...


Cogliendo il suo invito, la contatterò nei prossimi giorni per sottoporle un'iniziativa su Guareschi.




 
 
 

Risposta del Sindaco

Post n°2 pubblicato il 08 Settembre 2008 da liberacampo
 
Foto di liberacampo

Alla mia lettera precedente mi è arrivata la risposta del Sindaco. Non commento, pero ora, rimando il tutto al prossimo post.

 
 
 

Lettera aperta al Sindaco

Post n°1 pubblicato il 03 Agosto 2008 da liberacampo
 

 

Campomorone, 22 /07/2008

Pregiatissimo sig. Sindaco,


le scrivo questa lettera e sopratutto in questa data, 22 luglio 2008 per un motivo particolare.


Il 22 luglio 1968, quarant'anni fa, moriva Giovannino Guareschi, il “papà” di Don Camillo e Peppone, ovvero lo scrittore italiano più venduto e tradotto al mondo. Di Guareschi ne conosciamo la vita e le opere grazie alla versione cinematografica dei suoi racconti, dei personaggi che lo hanno reso celebre, ma pochi conoscono la versione più amara della sua vita. Guareschi fu un uomo che con il comunismo aveva poco a che vedere perchè troppo amante della libertà, sopratutto quella di pensiero. E proprio perchè amante di questa libertà, fu arrestato e condannato a due anni di lager assieme ad altri 600.000 soldati italiani dopo l' 8 settembre 1943. Il suo fu un calvario in vari lager tedeschi, in compagnia di altri italiani tra cui Roberto Rebora, nipote del più famoso Clemente.

Guareschi, uomo libero, assieme ad altri 600.000 italiani facero la loro RESISTENZA, quella contro la fame, i pidocchi, le malattie e le pulci, i tiri al bersaglio dei tedeschi di guardia e la loro Resistenza psicologica agli uomini delle camice nere incaricati a venire ad arruolare i prigionieri disposti a combattere nella Repubblica di Salò. Per mesi e mesi, i fascisti cercarono di arruolare persone disposte a ritornare in patria a patto che combattessero nelle file repubblichine. Ai loro continui ed incessanti appelli molti han risposto no; 80.000 morti dimenticati nei lager per non aver aderito ai bandi di Graziani. Hanno scelto la fame e le malattie, ed in molti la morte piuttosto che combattere al fianco dei nazisti. Di questa gente, i libri di storia non ne parla. Si parla solo dei partigiani che hanno fatto la resistenza, ma si dimentica dell'altra Resistenza.

Recentemente è stato pubblicato un libro di Guareschi, “il grande diario”, dove racconta dei sui anni nei lager tedeschi. Nulla a che vedere con il Guareschi, fine umorista, degli anni 40-50 del Candido. I due anni di Giovannino cronista nei lager, si potrebbe riassumere con il celebrato motto:” non muoio neanche se mi amazzano!”.


Signor Sindaco, io capisco che Giovannino Guareschi possa essere visto come fumo negli occhi dagli ormai, spero, “ex-trinariciuti” compagni di sinistra, ma sarebbe anche ora di dare il giusto spazio a colui che è lo scrittore più venduto al mondo.

In un paese come Campomorone che ha fatto della memoria storica il suo pilastro, non si può far qualcosa per far conoscere questo personaggio anche nei suoi aspetti più nudi e crudi? Nel quarantennale della morte e, nel centenario della nascita, non si può intraprendere qualche iniziativa per far conoscere questi aspetti della nostra Resistenza?





Con la stima che ci contraddistingue,

Sacco Davide                

 
 
 
 
 

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