Creato da liberacampo il 30/06/2008
L'altra voce di Campomorone

qualcuno era comunista

 
 

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Risposta del Sindaco »

Lettera aperta al Sindaco

Post n°1 pubblicato il 03 Agosto 2008 da liberacampo
 

 

Campomorone, 22 /07/2008

Pregiatissimo sig. Sindaco,


le scrivo questa lettera e sopratutto in questa data, 22 luglio 2008 per un motivo particolare.


Il 22 luglio 1968, quarant'anni fa, moriva Giovannino Guareschi, il “papà” di Don Camillo e Peppone, ovvero lo scrittore italiano più venduto e tradotto al mondo. Di Guareschi ne conosciamo la vita e le opere grazie alla versione cinematografica dei suoi racconti, dei personaggi che lo hanno reso celebre, ma pochi conoscono la versione più amara della sua vita. Guareschi fu un uomo che con il comunismo aveva poco a che vedere perchè troppo amante della libertà, sopratutto quella di pensiero. E proprio perchè amante di questa libertà, fu arrestato e condannato a due anni di lager assieme ad altri 600.000 soldati italiani dopo l' 8 settembre 1943. Il suo fu un calvario in vari lager tedeschi, in compagnia di altri italiani tra cui Roberto Rebora, nipote del più famoso Clemente.

Guareschi, uomo libero, assieme ad altri 600.000 italiani facero la loro RESISTENZA, quella contro la fame, i pidocchi, le malattie e le pulci, i tiri al bersaglio dei tedeschi di guardia e la loro Resistenza psicologica agli uomini delle camice nere incaricati a venire ad arruolare i prigionieri disposti a combattere nella Repubblica di Salò. Per mesi e mesi, i fascisti cercarono di arruolare persone disposte a ritornare in patria a patto che combattessero nelle file repubblichine. Ai loro continui ed incessanti appelli molti han risposto no; 80.000 morti dimenticati nei lager per non aver aderito ai bandi di Graziani. Hanno scelto la fame e le malattie, ed in molti la morte piuttosto che combattere al fianco dei nazisti. Di questa gente, i libri di storia non ne parla. Si parla solo dei partigiani che hanno fatto la resistenza, ma si dimentica dell'altra Resistenza.

Recentemente è stato pubblicato un libro di Guareschi, “il grande diario”, dove racconta dei sui anni nei lager tedeschi. Nulla a che vedere con il Guareschi, fine umorista, degli anni 40-50 del Candido. I due anni di Giovannino cronista nei lager, si potrebbe riassumere con il celebrato motto:” non muoio neanche se mi amazzano!”.


Signor Sindaco, io capisco che Giovannino Guareschi possa essere visto come fumo negli occhi dagli ormai, spero, “ex-trinariciuti” compagni di sinistra, ma sarebbe anche ora di dare il giusto spazio a colui che è lo scrittore più venduto al mondo.

In un paese come Campomorone che ha fatto della memoria storica il suo pilastro, non si può far qualcosa per far conoscere questo personaggio anche nei suoi aspetti più nudi e crudi? Nel quarantennale della morte e, nel centenario della nascita, non si può intraprendere qualche iniziativa per far conoscere questi aspetti della nostra Resistenza?





Con la stima che ci contraddistingue,

Sacco Davide                

 
 
 
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