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Ognuno di noi ha le sue letture preferite. Tra i tanti libri che abbiamo letto, alcuni li metteremmo in cima alla classifica dei più belli. Più belli per noi, naturalmente.
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Post n°10 pubblicato il 16 Gennaio 2014 da belatrix61
Lessico Famigliare è un romanzo autobiografico di Natalia Ginburg, stampato nel 1963. Natalia Ginzburg, nata Levi, è stata una scrittrice di spicco nella Letteratura Italiana del Novecento. Natalia, trascorse l'infanzia e l'adolescenza a Torino, in cui è ambientato il romanzo e ci racconta in modo ironico- affettuoso, la vita quotidiana della famiglia Levi, dagli anni '20 agli anni '50. La famiglia, di origine ebrea, dominata dalla figura del padre, Giuseppe Levi, scienziato, dispotico e tenero allo stesso tempo, appassionato della montagna e dell'attività fisica che obbligava l'intera famiglia a faticose gite sulla neve e amante di detti e motti e parole inventate che usava spesso per rimproverare i figli e che questi, anche da grandi, avrebbero sempre ricordato tra loro con allegria
"Nel corso della mia infanzia e adolescenza mi riproponevo sempre di scrivere un libro che raccontasse delle persone che vivevano intorno a me. Questo è in parte il libro,ma solo in parte, perchè la memoria è labile e perchè i libri tratti dalla realtà non sono spesso che esili barlumi e schegge di quanto abbiamo visto e udito". Natalia Ginzburg Dal libro: Nella mia casa paterna, quando ero ragazzina, a tavola, se io o i miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava:Non fate malagrazie! Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: - Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! Non fate potacci! Sbrodeghezzi e potacci erano, per mio padre, anche i quadri moderni, che non poteva soffrire. Diceva: - Voialtri non sapete stare a tavola! Non siete gente da portare nei loghi! E diceva: - Voialtri che fate tanti sbrodeghezzi, se foste una table d'hote in Inghilterra, vi manderebbero subito via. Nella mia casa paterna, quand’ero ragazzina, a tavola, se io o i miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: Non fate malagrazie! Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: – Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! Non fate potacci! Sbrodeghezzi e potacci erano, per mio padre, anche i quadri moderni, che non poteva soffrire. Diceva: – Voialtri non sapete stare a tavola! Non siete gente da portare nei loghi! E diceva: – Voialtri che fate tanti sbrodeghezzi, se foste una table d’hôte in Inghilterra, vi manderebbero subito via. |