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Un blog creato da gabbo40 il 14/03/2014

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« IL CASO SCUGNIZZI - Cap I/IIIL CASO SCUGNIZZI - Cap V/VI »

IL CASO SCUGNIZZI - Cap III / IV

Post n°2 pubblicato il 14 Marzo 2014 da gabbo40

III

 

La mattina dopo andai subito al laboratorio di Megargel per dargli il campione di caffe’ proveniente dalla donna capezzolo.

 

Jimmy Megargel era il classico tipo con la faccia da secchione, gli occhiali riparati con il nastro adesivo, le penne nel taschino e tutto il resto. Ma non era stato sempre così. Dopo una breve e folgorante carriera come pornostar e spogliarellista si era dovuto ritirare a seguito di un brutto incidente con un minipimer durante uno spettacolo. Non si riprese ma più. Così si buttò sui libri, prese una laurea in economia domestica e continuò a studiare finché non ebbe la possibilità di entrare nella scientifica. Oggi aveva raggiunto l’invidiabile posizione di Capo laboratorio della divisione “peli e polveri strane”.

Bussai ed aprii la porta senza aspettare, entrando nel suo laboratorio.

-Ehi! Ma guarda chi c’e’. Vieni guarda queste sono le mie nuove invenzioni, la plafoniera da autodifesa e la tazzina autogirante, tu tieni il cucchiaino e la tazzina si gira da sola! Non e’ formidabile ?

- Ho qualcosa per te Jimmy,

- Finalmente !

Esordi’ lui.

- Mi hai riportato l’allungapene a pompa svedese !

- No. E’ ancora sotto sequestro. Lo sai che quello e’ un caso difficile…ehm…ci vorra’ ancora tempo. Ti ho portato del caffe’.

- Grazie ma ho già fatto colazione…

- E’ solo un campione che ho trovato su uno dei sospetti del delitto Scugnizzi.

- D’accordo lascialo li’, ti faro’ sapere io appena possibile.

Gli lasciai il campione e me ne andai.

Uscii dal laboratorio portando con me la plafoniera. Mi piaceva...

Camminando nel lungo corridoio ripensavo alla sera prima e non riuscivo a farmi una ragione che Clittoria fosse invischiata in quella sporca faccenda. Come poteva, una donna come lei, con quel visino d’angelo, quella voce sottile, quel capezzolo...

La mia priorita’ sarebbe stata quella di verificare la soffiata del mio informatore facendo una visita a Pochaontas. Ma prima c’era una cosa che dovevo fare.

 

Mezz’ora dopo stavo parcheggiando il mio amico Rascal di fronte al drugstore dove lavorava Franca, all’angolo fra la Madison e la qurantaquattresima.

Mi vide appena scesi.

-Amoreeee ! sei venuto a trovarmi...

-Auguri...

-Ti sei ricordato alla fine! Hai trovato i miei messaggi?

-No, la segreteria e’ rotta. Tieni questo e’ per te.

- Ma cos’e’? Una plafoniera?!

-No, e’ il tuo regalo.

-Non la voglio, ti avevo detto che volevo quel completino...ti ricordi?

-Ok, allora la tengo io, a me piace.

-Vabbe’ comunque stasera andiamo al cine, danno “Lo sguarratore folle nel collegio delle minorate insolenti 2” non possiamo perderlo. Oppure c’e’ quel film storico “Biancaneve contro Ulisse nella valle dei titani”.

Amore...dove vai? Amoreee! Allora ci vediamo stasera...? Ci conto, non fare tardi!

 

IV

Verso l’ufficio di pochaontas

 

La segretaria mi fece accomodare nella lussuosa sala d’aspetto. Divani a pelo lungo e riviste specializzate sul caffè, foto di bambini uruguaiani in mezzo a sterminate piantagioni di caffè che sorridevano dalle copertine patinate.

 

Victor Pochaontas non era sempre stato ricco, era nato in un sobborgo portoricano del vecchio quartiere. Da piccolo nessun bambino voleva giocare con lui a causa della spropositata lunghezza delle sue braccia. Se fosse stato un po’ più peloso si sarebbe potuto prendere per un piccolo orangutan. Fatto sta che non ebbe un’infanzia delle più felici, passata fra le banane di cui la sua matrigna lo nutriva, e un copertone appeso ad un ramo come altalena. Crescendo giurò a se stesso che si sarebbe rivalso di quell’ingiustizia, che sarebbe diventato qualcuno e ce l’avrebbe fatta proprio con la forza di quelle appendici. Cominciò a lavorare come un mandingo, prima come lavapiatti, poi presso il dipartimento dei lavori pubblici del comune cambiando le lampadine dei semafori. Ma questo non gli bastava così si iscrisse all’università e iniziò a studiare.

Finché un giorno suo zio Hector Pochaontas morì lasciandolo unico erede del suo patrimonio e delle sue coltivazioni di caffè. Victor Pochaontas era diventato ricco per una pura botta di culo.

Decise così di sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico per modificare le braccia, ma il medico chirurgo fraintese e anziché accorciargliele per pareggiarlo gli allungò le gambe.

Pochaontas cadde in uno stato di profonda depressione e solo dopo anni di terapia riuscì ad accettarsi.

 

 

- Prego imbocchi pure! Il signor Pochaontas la sta aspettando. Cinguetto’ la segretaria.

Entrai nell’ufficio e dietro un’enorme scrivania di radica di ficus c’era il mio uomo, Victor Pochaontas.

-Si accomodi, maresciallo.

-Sono ispettore...

-Ah si, sì certo! Prego brigadiere. Cosa la porta nel mio ufficio? Posso offrirle un caffe’?

-No grazie, sono in servizio e poi sono gia’ nervoso...

-Ah ma lei è anche spiritoso appuntato!

-Sono ispettore…

L’aria si stava facendo pesante e quell’uomo mi stava innervosendo. Dovevo sbrigarmi, dovevo farlo parlare e c’era solo un modo. Il vecchio bluff del saputello.

-So tutto Pochaontas! L’uccellino ha cantato, il ruscello si è seccato e non c’e’ trippa per gatti. Ma sopratutto, di mamma ce n’e’ una sola…e lei lo sa bene.

-Sa tutto di cosa?!

-Tutto di tutto, su tutti, dappertutto, sopra e sotto ma sopratutto su di lei Pochaontas e su i suoi accordi sfumati con il defunto Scugnizzi!

-Bene, mi fa piacere che sappia cosi’ tante cose agente, ma adesso ho cose piu’ importanti da fare pero’. Conan, Trucek! Accompagnate il nostro amico pompiere alla porta!

-Uh, uh, mgrr!!!

-Sono ispettoreeee!!!!

I due energumeni privi del dono della parola mi depositarono senza troppi complimenti sul tetto del mio fedele Rascal nel vicolo dietro la porta di servizio.

Pero’ questa era la prova che il mio fiuto non mi aveva ingannato. Pochaontas era sporco e puzzava, quasi piu’ del fetente barbone che nel frattempo si era accampato nella mia auto.

-Ehi che ci fai nella mia auto? Vattene barbone del cazzo!

-See...che mo’ secondo te... e’ arrivato lui... mo’ che m’ero pure abbioccato!

-Scendi idiota, o almeno togli i piedi dal mio sedile!

Non scese, cosi’ decisi di portarlo con me verso la centrale. Dio mio, puzzava come un’ascella!

-Come ti chiami barbone schifoso?

- Puoi chiamarmi Silos, sai a me piace perche’ suona molto esotico. Dove si va’? Ho fame!

-Non rompere, stiamo andando alla centrale di polizia.

-Ehi, non vorrai mica farmi ingabbiare?

-No, non ti preoccupare, mi fai schifo ma sei simpatico, io ci lavoro alla centrale.

-Ma allora sei un poliziotto, uno sbirro, un piedipiatti! Di’ un po’ ma quelli come te li sgrullano sempre fuori dalle porte di servizio?

Non risposi, parcheggiai e lo chiusi dentro lasciando solo uno spiraglio di finestrino aperto per fargli passare l’aria.

 

La centrale era affollata di tutta l’umanita’ possibile

 

Descrizione della centrale / eventuali arrestati. Prostitute ottantenni. Boyscout teppisti che hanno violentato gli scoiattoli del parco...

Mike il collega seduto dietro lo sportello del ricevimento.

 

Con un cenno del capo Mike mi fece capire che ero atteso nella stanza del capo.

Rogne.

-Eccolo qua’! Ma cosa cazzo ti sei messo in testa? Un giorno di questi usero’ le tue palle come fermacarte! Come se non bastasse la mia ulcera perforante! Ma come puoi andare a rompere i coglioni ad uno come Pochaontas senza un regolare mandato e per di piu’ senza avvertirmi?!

Ingoio’ una pasticca. Aveva la bava agli angoli della bocca e le ascelle pezzate. Brutto segno. Dovevo dargli una giustificazione credibile.

-Capo non potevo perdere altro tempo, sono sicuro che lui c’entra molto piu’ di quello che pensiamo con il caso Scugnizzi. Ci sono delle novita’ e...

- No, ce le ho io delle novita’! Lo sai chi comanda qui? Eh, lo sai?

-Lei capo.

-E lo sai chi e’ il vice sindaco che decide che tu e il sottoscritto possono andare a piegare cappellini di carta nei seminterrati di Chinatown da domani se gli rode il culo?

-...

-Te lo dico io, è il cugino di Pochaontas. Ed ho appena finito di parlare con lui! Dice che uno dei nostri cazzoni si è permesso di andare a strappare i peli del culo di suo cugino Victor senza essere invitato!

-Sono proprio queste le novita’ che ho per lei capo...

-Peli di culo?! Esci immediatamente dal mio ufficio e stai lontano da Pochaontas e se ti becco ancora a rompere i coglioni senza permesso e senza prove ti faccio sospendere fino alla pensioneeeeee!!!!!

Uscii appena in tempo che uno schizzo di bava colpi’ il vetro della porta dell’ufficio.

 

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