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Kuwait City - Desert Storm

Post n°12 pubblicato il 04 Novembre 2005 da ilredegliuomini
Foto di ilredegliuomini

Tutto ciò che si può conoscere sul lancio con il seggiolino eiettabile da un velivolo militare, non è mai come farlo realmente!!!

Ora lo so anche io!!!

Ne avevo letto tanto a riguardo, sia in Accademia, che ai vari reparti dove sono stato destinato, conoscevo piloti che si erano dovuti lanciare, avevo visto filmati e ascoltato testimonianze.

Espellersi realmente però è uno shock imprevisto e improvviso, come imprevista è la situazione nella quale mi trovo.

Sono entrato in Accademia con il Corso Urano 3° circa dieci anni fa, non avrei mai pensato che potesse capitare anche a me, e mai e poi mai avrei pensato che potesse succedermi durante una missione di guerra.

Penso a queste cose, mentre il paracadute lentamente mi accompagna verso terra, il seggiolino si è appena staccato e in lontananza vedo il mio velivolo in fiamme che sta per cadere al suolo.

La terra che è in attesa di accogliermi è una terra scura, insicura, sconosciuta e nemica, illuminata a singhiozzo dai bagliori delle esplosioni che qua e la mi circondano.

Il rumore sordo delle esplosioni provoca delle vibrazioni al mio interno, che mi fanno capire che l’espulsione dal mio velivolo non è stata indolore.

La violenza dell’espulsione mi ha quasi anestetizzato, e ora mi trovo in uno stato nuovo, non riesco a capire cosa ho che mi fa male, che cosa ho di rotto. Sento del dolore, ma queste sensazioni sono un po’ tutte mescolate e non sono in grado di capirne la provenienza.

Improvvisamente vedo un gran bagliore. Deve essere il mio Tornado che ha raggiunto terra ed è esploso. Ero affezionato a quel velivolo. Noi piloti lo cambiamo quasi in tutte le missioni, ma questo mi aveva regalato tante belle emozioni.

Al ritorno da Cottesmore dove avevo fatto il corso TTTE venni assegnato alla base di Ghedi, in forza al 102° Gruppo Caccia Bombardieri, questo Tornado era stato il primo sul quale ho volato sui nostri cieli Italiani. Aveva un numero di matricola a me molto caro, MM. 7055.

Venni poi trasferito a Gioia del Colle e lo lasciai.

Passa qualche anno ancora e lo ritrovo, completamente riverniciato, quando l’ho portato qui a Al Dhafra. Sembrava un velivolo nuovo, non dimostrava avere più di dieci anni.

Ma improvvisamente nasce in me la preoccupazione per il mio navigatore, e improvvisamente mi rendo conto che la terra sulla quale arriverò non mi aspetta a braccia aperte, non mi farà festa.

"Chissà che cosa sarà di me, chissà se vivrò, Dio quale prova mi aspetta? Ne sarò preparato? Aiuto!!!"

Una tempesta di pensieri m’iniziano a solcare il cervello, pensieri incontrollati, come se fossero proiettati da una velocissima macchina cinematografica.

Nei pochi istanti di quest’interminabile discesa, mi si proiettano nella mente, facendo affiorare dei ricordi lontani.

Improvvisamente, come se per me fosse l’ultima volta, rivedo cose che tenevo li, a disposizione per questo momento estremo.

Vedo cose che...

 
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