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« Messaggio #34Messaggio #36 »

Post N° 35

IN DIFESA DELLA “CASTA”.

O DELLA DEMOCRAZIA?

Il titolo volutamente provocatorio vuole essere un invito alla riflessione sul concetto di “casta”, di “politica” e di “democrazia”, anche perché, a fronte di una situazione nazionale oramai alquanto squallida quanto pericolosa, sfuggono “dettagli” tutt’altro che irrilevanti e che possono suggerire rimedi peggiori del male stesso.

Oramai è assodato che politica e casta siano nel pensiero comune dei cittadini ma così facendo si stravolge il senso delle parole stesse poiché per casta si indica un gruppo sociale strutturato rigidamente in cui è impossibile o quasi entrare ad estranei, in particolare se socialmente “inferiori”.

La politica è “l’arte di governare le società” e “ma anche” di fare l’opposizione; il fatto che in un dato Paese si svolga attività politica non è garanzia di “democrazia”; era un partito politico il nazionalsocialismo di Hitler in Germania, lo era il partito comunista nell’Unione Sovietica di Stalin, lo era il partito fascista nell’Italia di Mussolini e via discorrendo di regime in regime.

Tale argomento mi porta a cogliere l’occasione per lanciare una provocatoria frecciatina indirizzata principalmente ma non esclusivamente, agli amici compagni, sul concetto di “anti” e cioè sul fatto che professandosi “antifascisti” (o anticomunisti) non ci si professa “antidittatoriali” in senso generale ma solo nei confronti di un partito mentre, il problema non è tanto nel partito in se stesso quanto il fatto che venga inserito in un contesto dittatoriale o comunque antidemocratico e che poi lo stesso partito rigetti il principio di democrazia; faccia riflettere che l’attuale drammatica situazione è frutto di diversi anni di “anti”: anti Berlusconi ed anti Prodi ad esempio e così facendo il Paese salta dalla padella alla brace, dalla brace al forno e si prepara ad essere “cremato”; quanti si sono mai chiesti chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso a causa “dell’anti”?

Ed ecccoci alla terza parolina: “democrazia”, che tanto racchiude dentro di se: uguaglianza, libertà, esercizio del potere da parte del popolo e/o dei suoi rappresentanti e… ecco, fermiamoci un attimo qui, perché io, non riesco a capire come in Italia il cittadino possa esercitare il potere dato che non può scegliere da chi farsi rappresentare nel governo (o nell’opposizione) della nazione e questo naturalmente alla faccia di tutti gli adulatori del “libero mercato” che trasversalmente poggiano le loro onorevoli chiappe (quando presenti)

in Parlamento; la vera scelta viene effettuata invero dalle segreterie politiche dei principali partiti che effettuano tali scelte in base alle  considerazioni più varie e tra queste  può non essere indifferente l’influenza di chi finanzia* i partiti stessi perché la politica ha i suoi costi.

Appare ben evidente che il problema principale è un profondo quanto grave gap democratico sul quale è costituito l’attuale parlamento che conseguenzialmente leggifera in modo non rappresentativo dei cittadini. E non è poco.

Veniamo ora un po’ ai privilegi di codesti signori (onorevoli e senatori) che tra stipendi, indennità, rimborsi, etc., fanno proprio una bella vita specialmente se confrontati alle condizioni di sempre maggiore povertà di buona parte dei cittadini; discorso diverso se invece si equiparano tali stipendi ad una più ristretta cerchia di cittadini che magari contano su stipendi equivalente se non di gran lunga maggiori; tra liberi professionisti (dei notai non parla mai nessuno?), professionisti dello sport, dello spettacolo, manager, lobbisti, imprenditori, banchieri, etc. il trattamento economico appare molto meno scandaloso; se poi aggiungiamo le responsabilità reali che gravano, o meglio, che dovrebbero gravare, sul politico, si potrebbe dire che gli stipendi della “casta” dei parlamentari non siano così esorbitanti come può apparire specialmente se confrontati con tutti quei cittadini che vivono di stenti e per i quali l’articolo 36 della Costituzione appare abrogato; a ciò si aggiunga che fare politica (ma nel vero senso della parola) “costa”.

E’ anche vero però che ad oggi nessun medico ha mai ordinato ad alcuna persona di fare politica che quindi, è una libera scelta, la libera scelta di rappresentare altri cittadini  senza che vi sia spazio a possibili conflitti d'interesse e con l'obbligo di dover loro rendere conto del proprio operato  anche con la maggiore trasparenza possibile, accettando quindi anche notevoli limitazioni della propria privacy in virtù del potere esercitabile e dall’obbligo di render conto agli elettori; ciò contrasta nettamente con tutti i provvedimenti che ad esempio limitano l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche che tra l’altro, specialmente se si guarda al desolante panorama politico nazionale, sarebbero comunque insufficiente anche nel caso fossero effettuate 24 ore su 24 ed andrebbero di norma accompagnate con intercettazioni ambientali oltre che ad ulteriori forme di monitoraggio. Chi ha la coscienza pulita non ha nulla da temere e come detto l’attività politica, di “rappresentanza” del cittadino e di parlamentare in particolare, non viene imposta a nessuno; queste dovrebbero essere le regole e a chi non piacciono è libero e padrone di non candidarsi o di dedicarsi ad altro. Invece la realtà dei fatti è diametralmente all’opposto, al punto che è pressoché impossibile riuscire anche a sapere chi finanzia i partiti poiché come molti sanno i partiti ed i politici ricevono finanziamenti anche molto cospicui da parte di aziende, di privati ed anche da concessionarie dello Stato.

Piccola riflessione: se ad esempio si porta lo stipendio di un parlamentare a 500 euro al mese, molti saranno contenti ma chi veramente pensa che la gestione della cosa pubblica migliorerebbe? Chi invece dubita che ciò potrebbe solo spingere ancor di più il parlamentare tra le braccia di chi lo finanzia direttamente o tramite partito?

Ecco, anche se a “caldo” sarebbe forte la tentazione di metterli a pane ed acqua, tale soluzione potrebbe semplicemente aggravare il problema che non è insito nel privilegio economico diretto del parlamentare ma nell’elezione non democratica del parlamentare e nella pressoché mancanza assoluta di trasparenza della politica che riesce ad impedire al cittadino che voglia saperlo, di essere a conoscenza di tutti i finanziamenti da parte di privati che i partiti ed i politici ricevono; finanziamenti che dovrebbero essere semplicemente ed immediatamente banditi; meglio una modesta integrazione pubblica ai partiti che permetta loro di funzionare ma non quantità sconosciute di denaro privato che facilmente potrebbe essere abbondantemente ricompensato nelle forme più varie con soldi pubblici; la sensazione è che anche cavalcando la grave crisi economica degli italiani, si voglia convincere a condurre e far condurre a tante persone per bene una guerra “sbagliata” che paradossalmente andrebbe ad indebolire ulteriormente la già fragile struttura democratica del Paese mentre la “giusta” guerra è quella di ridare ai cittadini il diritto di scegliere ed eleggere chi li rappresenta e far si che tali prescelti debbano rendere conto di tutto ai propri elettori ed ai cittadini tutti.

Il palese degrado istituzionale non riguarda solo il Parlamento visto che ad esmpio, anche il parere espresso dal CSM sul famigerato concorso del mesi di novembre oltre ad avallare implicitamente squallide, antidemocratiche ed antimeritocratiche “tradizioni”, delegittima agli occhi dei cittadini l’immagine della magistratura oltre che quella del CSM stesso.

Quanto detto deve fa riflettere anche perché tutta una serie di coincidenze possono facilmente far sorgere a cittadini "abbastanza fantasiosi", almeno il dubbio che vi siano state o vi siano in atto manovre “occulte” atte a delegittimare istituzioni vitali per il funzionamento democratico del Paese e si sottolinea le “istituzioni in se stesse” che sono cosa ben diversa rispetto alle persone che le rappresentano; manovre che attraverso le più svariate strumentalizzazioni spingano la popolazione stessa alla disaffezione verso la democrazia reale ed i suoi organi vitali.*

L'elenco è oramai datato oltre che incompleto, ad esempio manca il contributo di 100mila euro alle liste di Romano Prodi del Dott. Massimo Tononi, partner managing director presso l'ufficio di Londra della Goldman Sachs che subito dopo la vittoria di Romano Prodi, venne designato sottosegretario all'economia e alle finanze con delega su tutte le privatizzazioni; questo tra l'altro è uno dei classici casi in cui decurtare lo stipendio avrebbeben poco senso considerato il reddito del sottosegretario in questione.

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La sicurezza del potere si fonda sull'insicurezza dei cittadini

Leonardo Sciascia

 

Esiste “un rapporto diretto, e anche statisticamente significativo, fra reddito pro capite e livello dei diritti e della libertà politica.”
Jean-Paul Fitoussi - “La democrazia ed il mercato”

Costituzione della Repubblica Italiana
Art. 36.


"Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa..."


Forse, l’articolo 36 della Costituzione era stato pensato e scritto per evitare che redditi e salari da fame portassero ad una regressione della libertà politica e quindi della democrazia.

 
 
 
 
 
 
 

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OLIGARCHIA ITALIA

QUEI DEPUTATI IGNORANTI

(E SCELTI MALE)

“La colpa è di Fini. Non di Fini Giuseppe, Forza Italia, professione dirigente, convinto che il Darfur sia un frenetico stile di vita. Di Fini Gianfranco (An), e poi di Casini Pierferdi (Udc), Fassino Piero (Ds), Rutelli Francesco (Dl) e ovviamente di Berlusconi Silvio e Prodi Romano; più alcuni altri. Perché — ammissione di Goffredo Bettini, senatore Ds molto potente a Roma—la composizione di questo Parlamento è stata decisa da una ventina di persone. La riforma elettorale-proporzionale- berlusconiana ha aiutato parecchio; anzi è stata una tentazione. In cui i leader sono caduti stilando le liste; e molto peccando in omissione di selezione di personale politico decente. O almeno che segua il telegiornale. O anche che legga i giornali e qualche libro, guardi i tiggì, e pazienza se ogni tanto si fa una canna, o peggio….”

Tratto da::«Darfur? Sono cose fatte in fretta» - Corriere della Sera, 12 Ottobre 2006

 
 
 
 
 
 
 

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