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Post n°39 pubblicato il 21 Dicembre 2008 da L_irrequieto
IL FURTO DELL'ARTICOLO 36 Oggi voglio tornare sull'articolo 36 della Costituzione ed in particolare sulla parte iniziale ("Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.....") la cui importanza per il cittadino è vitale ma che la maggio parte dei cittadini stessi sconosce o ha dimenticato. Va ricordato che nella gerarchia delle fonti del diritto, la Costituzione è al vertice e tutto il resto non può prescinderne, siano essi decreti legge, contratti collettivi o altro tanto più nel momento in cui la classe dirigente del Paese può essere condizionata da conflitti d'interesse o da condizionamenti da parte di lobby e/o da "contributi" di privati ai partiti ed ai politici; a ciò poi va aggiunto il drammatico livello di corruzione da cui è afflitta la predetta classe dirigente ed un sistema elettorale che impedisce ai cittadini elettori di scegliere la persona a cui dare il proprio voto e questo naturalmente in un contesto di idolatria del libero mercato e della competitività; tale sistema sostanzialmente delegittima le stesse istituzioni e naturalmente le stesse leggi emanate che in certi casi possono ironicamente portare a pensare a delle vere e proprie "marchette legislative" (M.gls.?). Peccato che poi gli effetti ricadano sui cittadini e finita l'ironia, cominciano i problemi. Condivido pienamente il pensiero di Jean-Paul Fitoussi quando asserisce che esiste "un rapporto diretto, e anche statisticamente significativo, fra reddito pro capite e livello dei diritti e della libertà politica" (La democrazia ed il mercato); la riprova ne è quanto accaduto ed accade tutt'ora nel Mezzogiorno d'Italia ed è proprio un siciliano, Leonardo Sciascia, che sinteticamente esprime benissimo il concetto affermando che "la sicurezza del potere si basa sull'insicurezza del cittadino". Fa specie come la classe dirigente italiana possa trasversalmente ignorare (in buona e/o in malafede) questo come altri cardini della Costituzione e della stessa Democrazia italiana ed in più abbia la presunzione di voler riscrivere la stessa Costituzione italiana, scritta da uomini la cui caratura media era ben altra e ben più alta e nella quale vi sono principi essenziali di cui ignorano o non tengono conto. Il cittadino non ha bisogno delle elemosine che governanti e politicanti della domenica promettono ed elargiscono con i soldi dei cittadini stessi; ai cittadini devono essere riconosciuti i loro diritti e chi riconosce i diritti costituzionalmente garantiti dei cittadini fa semplicemente il proprio dovere e nulla di più. Purtroppo i cittadini ed i lavoratori in particolare sono stati convinti da un vero e proprio "cartello mediatico" trasversale, di essere diventati poveri ma in realtà sono dei derubati e tra essere poveri ed essere derubati vi è una profonda, radicale differenza; chi è povero si deprime e molti per vivere scendono ai più svariati compromessi accettando anche pesanti umiliazioni da parte del potere e da chi lo rappresenta; chi è derubato ed è consapevole di essere derubato potrebbe cerfcare di riottenere quanto gli è dovuto e pretendere giustizia, pretendere la giusta pena per chi lo ha derubato mettendo così in crisi l'intero sistema di potere. |
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La sicurezza del potere si fonda sull'insicurezza dei cittadini
Leonardo Sciascia
Esiste “un rapporto diretto, e anche statisticamente significativo, fra reddito pro capite e livello dei diritti e della libertà politica.”
Jean-Paul Fitoussi - “La democrazia ed il mercato”
Costituzione della Repubblica Italiana
Art. 36.
"Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa..."
Forse, l’articolo 36 della Costituzione era stato pensato e scritto per evitare che redditi e salari da fame portassero ad una regressione della libertà politica e quindi della democrazia.
PREMESSE
OLIGARCHIA ITALIA
QUEI DEPUTATI IGNORANTI
(E SCELTI MALE)
“La colpa è di Fini. Non di Fini Giuseppe, Forza Italia, professione dirigente, convinto che il Darfur sia un frenetico stile di vita. Di Fini Gianfranco (An), e poi di Casini Pierferdi (Udc), Fassino Piero (Ds), Rutelli Francesco (Dl) e ovviamente di Berlusconi Silvio e Prodi Romano; più alcuni altri. Perché — ammissione di Goffredo Bettini, senatore Ds molto potente a Roma—la composizione di questo Parlamento è stata decisa da una ventina di persone. La riforma elettorale-proporzionale- berlusconiana ha aiutato parecchio; anzi è stata una tentazione. In cui i leader sono caduti stilando le liste; e molto peccando in omissione di selezione di personale politico decente. O almeno che segua il telegiornale. O anche che legga i giornali e qualche libro, guardi i tiggì, e pazienza se ogni tanto si fa una canna, o peggio….”
Tratto da::«Darfur? Sono cose fatte in fretta» - Corriere della Sera, 12 Ottobre 2006
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