Sai, da piccola - dicevano - avevo una fervida immaginazione.
Inventavo mondi paralleli e riuscivo ad infilarmi nelle situazioni più assurde.
Nessuno si preoccupava dei miei silenzi prolungati, fino a che un giorno tirare in ballo la fantasia non è più bastato.
Ti racconto la mia storia.
Lo faccio adesso, perchè tra non molto non potrò più farlo.
Era un'estate da montagna e noi eravamo in una casa presa in affitto.
Io non me lo ricordo, ma mi hanno raccontato tutto per filo e per segno.
Sembrava che io avessi la vocazione a gironzolare per le stanze in eplorazione e che un paio di volte mi abbiano ritrovata computa e attenta a chiacchierare, secondo mia madre con la parete, secondo me con un signore vestito di grigio.
Magari era solo un gioco innocente, ma per non sbagliare si fecero i bagagli in 15 minuti e i dubbi di mia madre furono lasciati lì.
Ogni tanto penso, visto come sono andate le cose, che se avesse potuto avrebbe lasciato lì anche me.
Comunque è cominciato così.
Anche se per me il vero inizio è stata la morte di mia nonna.
Avevo 9 anni e lei era in ospedale da un po' e da qualche giorno non era più andata a trovarla.
La notte in cui è morta l'ho sognata.
E abbiamo parlato.
Succede a tanti, lo so, quando le persone molto amate scompaiono.
Però lei è rimasta.
Io non so dove si va quando si muore, però so che almeno un po' si resta, e talvolta la sensazione è che alcuni scelgano di restare nel salotto di casa mia.
La realtà è molto sfaccettata ed io sono una persona che fa fatica a giustificare certi avvenimenti.
Del resto, sembro avere un'esistenza normale e non mi presento mai dicendo: "ciao, sono Elisewin, ho 21 anni, sto per laurearmi in psicologia, faccio la pianista. Segni particolari: due tatuaggi. Ah, dimenticavo, sento le voci".
Però è così.
Come non dico che capto le presenze e che le luci di casa a volte impazziscono.
Le prime volte che hanno iniziato ad accendersi e spegnersi da sole, a parte la sottile sensazione di disagio, non ho pensato di essere finita dentro un film.
Mi sono stupita, ma ho accantonato il file e l'ho zippato nel cervello.
Poi, diventa questione di abitudine.
Adesso comunicare con mia nonna fa parte della mia vita.
Come sapere cose che gli altri non sanno, ricordare episodi che non dovrei conoscere o avere intuizioni che poi si avverano.
Anni fa pensavo che fosse così per tutti.
Poi ho capito che le persone hanno percezioni differenti.
Io non avevo chiesto segni, anche perchè nel mio caso sono arrivati da soli a scansire le fasi della vita.
Ci sono stati periodi particolarmente complicati, quando ho saputo dell'incidente.
La mattina in cui è successo avevo appena messo giù il telefono e le luci di casa sono impazzite.
Dov'ero io lampeggiavano come un albero di Natale.
In qualunque stanza andassi.
Dopo mezz'ora è tornato tutto normale ed è arrivata la telefonata che mi dava la notizia.
Ma io lo sapevo e l'ho sempre saputo.
Nel Medioevo mi avrebbero bruciata.
Per niente.
Perchè - è questa la cosa difficile da accettare - saperlo non cambia mai le cose, non impedisce a chi ami di morire.
E' solo il dopo che è diverso.
A parte il dolore.
Sono una privilegiata perchè ce l'ho accanto.
Non le chiedo dov'è, perchè certe regole non vanno infrante, ma è bello sentirla.
Com'è bello sapere che qualunque cosa mi accadrà, non finirà tutto.
Inviato da: sig.Rail
il 04/04/2013 alle 03:06
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