Creato da soleincielo83 il 12/01/2010

Luce di Dio

NON AVERE PAURA ,LA PAURA E' UN SENTIMENTO CHE NON PORTA ALLA VERITA'

 

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Ecco L'uomo

Post n°63 pubblicato il 31 Marzo 2012 da soleincielo83

Pilato disse al popolo: "Ecce Homo",che significa: Ecco l'Uomo! L'Uomo del dolore, l'Uomo delle amarezze, l'Uomo dell'infamia, l'Uomo che porta su di Sé i peccati del mondo, l'Uomo reietto e disprezzato. Ecco l'Uomo! Quale Uomo? L'Uomo che detiene il trono, il trono di gloria: Gesù di Nazareth! L'Uomo che ha in Sé la potenza e la gloria ed é assiso alla destra del padre. Ecco l'Uomo! L'Uomo della dolcezza, l'Uomo della mansuetudine, l'Uomo dell'esempio, l'Uomo dell'amore. Ecco l'Uomo! L'Uomo che ha dato tutto per il Suo fratello! L'Uomo che ha preso e abbracciato con amore la sofferenza e la malattia del fratello.

Io sono l'Uomo, Io sono l'Uomo del Padre, Carne vivifica del Padre che si é fatto Carne nel Padre e ha dato al Padre la Sua forma umana e il Padre é divenuto Spirito e Carne. Guardate l'umiltà, guardate questa vivificazione unitaria in un mistero incomprensibile alla mente umana che né logica, né autore, né scrittore, né poeta, né scienziato, né chimico può spiegare l'elemento d'amore, l'energia vitale della Trinità santissima.

Io sono Dio fatto Carne contenente il Mistero del Padre nel Suo grande nucleo d'amore!. Come la Chiesa sarà rigenerata? Con l'acqua, lo spirito e il sangue! E come satana marchierà i suoi eletti e la Chiesa farisaica, così nelle Mie Chiese vi sarà il segno, il segno di Cristo impresso sull'altare: l'Agnello e il Sangue e questo sarà il sigillo che confermerà i Miei sacerdoti fedeli, le Mie poche Chiese che rimarranno fedeli a Me. Io sono l'effusione dello Spirito e del Sangue, chi crede in Me sarà salvo. Io fondo lo Spirito e il Sangue, lo Spirito é Parte del martirio, il martirio é parte dello Spirito perché lo Spirito contiene l'Amore alla purificazione e alla penitenza, mentre il martirio contiene lo Spirito d'accettazione al lavacro e alla penitenza. LO Spirito viene da Dio, lo Spirito é parte di Dio, chi cerca lo Spirito effuso nel martirio lo troverà, chi non lo cerca sarà condotto in pasto alla malvagità e la ferocità di chi odia l'uomo, di colui che brama sin dall'eternità di togliere le anime al Padre celeste, il Mio eterno nemico: satana.

Come il Padre ha mandato Me,così Io mando voi! Come il Padre ha la Vita, così Io dono la vita e la sapienza dello Spirito a voi. Nessuno viene al Padre se non viene a Me! Io sono l'Eterno Pensiero che si fa pensiero in parole umane per proclamare la verità nei Miei missionari della Parola del Padre. Quanti ve ne saranno che cammineranno che pur, nonostante le fatiche umane, gli affanni del corpo, continueranno a proclamare che Gesù é vivo in mezzo a loro? Tutto rivivrà! Tutto si riedificherà! Il Padre darà il Suo soffio di vitalità e riedificherà un mondo nuovo da un marciume corruttibile che diverrà incorruttibile ed anche gli uomini diverranno da corruttibili a incorruttibili.

Uomini, uomini caduchi, uomini che possedete sete di amarezze, sete di disprezzo gli uni verso gli altri, come deve camminare ancora il mondo?, quale via ancora volete far prendere a questo mondo, con quale autorità recidete e schiacciate il mondo? Con il vostro fetore di Satana! Vegliate figli, vegliate sul Mio dolore e vegliate su di voi perché il tempo della prova arriva anche per voi. Non si stanchi il vostro corpo di essere vigile, non si stanchino i vostri occhi di essere aperti e non si stanchi il vostro spirito di essere attento! In queste ore in cui tutto ho sofferto desidero che voi incontriate il Mio Cuore, ho tanto bisogno di voi! in quell'ora Io vi ho visti e siete stati i Miei consolatori. Non deludete il Mio Cuore! perché è troppo grande il dolore di un Uomo che, per Amore, si stende su una croce! troppo grande è il dolore di un Dio che, provando Sé stesso, ha ucciso la Sua carne. Io sono dentro di voi, sono il sofferente, Servo obbediente che non si oppone alla Volontà del Padre Altissimo per amore dei Suoi figli. Sono stato un uomo, sono stato come uno di voi ed aprire le Mie braccia per una umanità futura, è amore! solamente amore! Io vi ho guardati in quel momento, in cui la Mia sofferenza era atroce, vi ho guardato ed ho detto: "Questo Mio dolore, Questo Mio sangue servirà per loro, affinché l'uomo divenga la bellezza del creato"; ed ho pianto sapendovi vicino. Non deludete il Mio Cuore, Io vi amo! Vi amo tanto, non deludete il Mio dolore, perché vi renderà uomini nuovi! Vegliate con Me, alleviate le Mie pene! anche ora, anche domani, ma Io non morirò, non morirò se i vostri cuori si uniranno nell'amore; perciò vi chiedo di essere forti, di amarMi così intensamente, perché in questo giorno: voi col vostro amore potrete salvare tantissime anime, e non morirò per il dolore di averle perdute, ma gioirò perché novelli Me si sanno offrire per amore, per l'uomo, per Dio. Vi chiedo di commemorare sì le tappe del Mio calvario, ma ognuno di voi si prenda carico di una croce e stenda il proprio cuore, abbracciando i fratelli che sono in pericolo: questo è ciò che desidero, non lacrime, non tristezza, ma Amore. Perché Io non morirò! perché il vostro amore Mi terrà in Vita in quelle anime che erano morte e ritorneranno a vivere: è questo il Mio desiderio! pregate e vegliate, satana ha chiesto di vagliarvi, ma Io pregherò per voi e l'Amore vi renderà salvi.!!!!!! Perciò imparate il valore dell'amore che sarà la vita, la vita vera. Per tutti questo è il Mio desiderio: pregate, pregate figli Miei ed amatevi, amatevi in quella intensità che Dio dona a voi. Vi lascio la Mia pace, la pace vera e vi dono il sigillo dell'Amore! Vi benedico nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Io sarò con voi e non vi lascerò. Amen! !!!

 
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champions_3
champions_3 il 04/04/12 alle 11:28 via WEB
PASQUA, SUO SIGNIFICATO, PASSARE OLTRE. Al primo posto del calendario liturgico di Israele troviamo una solennità chiamata in ebraico PESAH, aramaico PASHÀ. Essa viene celebrata la notte dal 14° al 15°del mese di NISAN (nel calendario cananeo ABIB), corrispondenti ai nostri marzo - aprile, il primo mese secondo il computo primaverile dell'anno nuovo. L'etimologia del termine è controversa. Fuori dal contesto pasquale, la radice PSH appare in 1° Re cap.18:21; 2° Samuele cap.4:4; 1° Re cap.18:26; profeta Isaia cap.31:5. In quest'ultimo verso il verbo significa evidentemente "passare oltre", "aver riguardo per", "saltare" nel senso di non includere qualcuno in una determinata lista o azione. Fino all'epoca del re Giosia,servo del Signore, 2° Cronache cap. 34,e della sua riforma la festa ebbe un carattere esclusivamente familiare, carattere che del resto non ha mai perduto, legato alla casa che veniva aspersa col sangue della vittima; e tale casa non si soleva abbandonare prima dell'alba (Esodo cap. 12:22,33), per non cadere sotto la mano dell'angelo sterminatore il quale risparmiava le case segnate, ma naturalmente non gli individui, per i quali non era stato stabilito alcun segno. Casa ebraica segnata dal sangue Nella mente di chi celebrava la pasqua nella propria casa con i propri parenti ed amici era presente anzitutto il concetto di salvezza, come appare chiaramente da Esodo cap.12. Durante la notte ivi descritta, quella dal 14° al 15° di NISAN, mentre i primogeniti venivano uccisi dall'angelo sterminatore in Egitto, i nostri vennero risparmiati e noi tutti restammo in vita. Attraverso tale atto si costituì il popolo di Dio. Tale atto viene rievocato nel culto di adorazione, vi viene attualizzato: la comunità celebrante diviene contemporanea con quella primordiale, trema insieme ad essa nella imminenza del pericolo e con essa sospira di sollievo e loda il proprio Signore non appena è passato. Le comunità fedeli moderna dunque, soffre, prega, spera, ringrazia insieme all'antica attraverso quella misteriosa comunicazione che è insita nel culto ebraico, ovvero, dell'adorazione a Dio. In Esodo cap. 12:14, dove abbiamo il termine Zikkaron, radice ZKR che significa "attuazione, ricordare, commemorare". La liturgia della Pasqua, la Haggadah Sel Pesah il cui significato è: "tradizione pasquale", recita infatti testualmente: «Eravamo schiavi del Faraone di Egitto…, ma il Santo sia Egli benedetto, non si contentò di trarre dall'Egitto soltanto i nostri progenitori: ecco, noi, i nostri figli ed i nostri nipoti eravamo schiavi del Faraone in Egitto…!» (confr. Deutoronomio cap.6:21). LE FONTI La celebrazione della Pasqua è attestata dalle fonti più antiche (Esodo cap.12:23; cap.12:14-17; cap.34:21-23) appare ancora in Deutoronomio 16:1-8; Levitico cap.23:5-8; Numeri cap.28:16-25; 2° Re cap. 23:21-23; un'attestazione storica l'abbiamo in Giosuè cap.5:10-12. Abbiamo ancora un'attestazione extrabiblica molto importante: il cosiddetto papiro "pasquale" di Elefantina, datato nel 419. AMBIENTE E CELEBRAZIONE L'ambiente è chiaramente quello del clan seminomade o famiglia in senso lato… La celebrazione della solennità avveniva secondo i testi nella seguente maniera: la notte di luna piena del mese di Nisan, cioè quella da 14° al 15° del mese, il gruppo familiare, che, ove risulti di dimensione ridotta può essere aumentato mediante la partecipazione dei vicini (verso:4), che si riunisce nella propria casa. La Pasqua non richiedeva nessun sacerdote Levitico di quei tempi, nessun altare, e il sangue della vittima vi aveva grande importanza… L'OFFERTA L'animale da offrire varia a seconda dei testi in Esodo cap.12:5 ha una capra o una pecora di un anno; in Deutoronomio cap.16:2 abbiamo invece animali di mandria, ma si tratta in questo secondo caso della celebrazione della festa nel tempio, non delle case private. Col sangue dell'animale venivano poi aspersi gli stipiti della porta esterna mediante un mazzetto di issopo (verso:22), il segnale convenuto per tenere lontano lo sterminatore notturno. La carne dell'animale ucciso viene poi arrostita al fuoco ed il pasto accompagnato da erbe amare e pani azzimi (Esodo cap. 12:8; cap.34:25); questi ultimi sono poi presenti per tutta la settimana seguente. È vietato, (Esodo cap.12:9) carne poco arrostita o bollita, di conservare gli avanzi per il giorno seguente: essi dovranno essere bruciati. Oltre tutto, Dio vieta di mangiare quasivoglia sangue di Animale. I partecipanti alla solennità prendono parte al convito in stato di allarme, per così dire: Agnello pronti a partire (Esodo 12:11) ed effettivamente sul far del giorno (Esodo 12:33 ), partono in tutta fretta. Da tutti questi dati appare chiaramente il carattere originariamente familiare della celebrazione; così è restato del resto fino al giorno d'oggi, e non pubblico, che ne costituisce un secondo aspetto. S LA PRIMA PASQUA - un nuovo inizio Quello che per l'Egitto sarebbe stato il mutamento di una serie di giudizi, per Israele sarebbe stato il momento culminante della liberazione e della redenzione. In perpetuo ricordo di questo fatto, Israele doveva fare di quel mese, Abid (chiamato più tardi Nisan) il primo mese dell'anno. E così fu sino alla morte del re Salomone, servo di Dio, vedi cap.9 in 2° Cronache. Solo Giuda poi continuò allo stesso modo, perché secondo un attento confronto… in quel che è scritto nel libro dei Re, le dieci tribù settentrionali, staccatesi dal tempio,… avevano portato l'inizio del nuovo anno al primo giorno del settimo mese di TISHIRI. "Questo mese sarà per voi il primo dei mesi dell'anno". Qualcosa del tutto nuovo cominciava; per "Dio", ciò che era passato non contava. L'anno civile continuerà a seguire il suo corso, ma un nuovo anno si apriva, contrassegnato da relazioni con "Dio" fondate su tutta un'altra base. Non è così, per noi, della conversione e della nuova nascita spirituale? Si può essere condotti al Signore a dodici, a venti, a sessant'anni, ma per "Dio" avranno un'importanza solo gli anni della nuova vita: «Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie son passate: ecco, son diventate nuove» (2° Corinzi cap. 5:17). LA PRIMA PASQUA e la fede (Esodo cap.12:3-13) Prima di liberare Israele dall'Egitto, "Dio" lo liberò dal giudizio della decima piaga: la morte dei primogeniti in Egitto. Con questa liberazione, la Pasqua del Signore (Esodo cap. 12:11), "Dio" manifesta la Sua grazia provvedendo per Israele un mezzo di salvezza, un sacrificio, un sostituto. Un agnello avrebbe preso il posto dei primogeniti. Pasqua ebraica. Questo tipo di redenzione non era applicabile soltanto per grazia, ma anche per fede. Per fede ogni familiare doveva spruzzare col sangue gli stipiti e l'architrave della propria porta. Per fede dovevano mangiare il pasto pasquale con le vesti cinte come essendo pronti a partire, con i sandali ai piedi e i bastoni da viaggio in mano. Dovevano anche mangiare in fretta, nell'attesa di partire da un momento all'altro. Per undici volte Faraone si era rifiutato di lasciarli partire quindi dovevano agire in fede, credendo che questa volta erano davvero alla vigilia della tanto sospirata partenza, credendo anche che il sangue che avevano spruzzato le porte li avrebbe protetti dalla morte. Esso sarebbe stato considerato come un segno visibile della loro fede, e "Dio" avrebbe fatto in modo che la piaga passasse oltre le loro case. "Per fede Mosè celebra la Pasqua" (Ebrei cap.11:28) La loro fede doveva esprimersi con l'ubbidienza alle precise istruzioni divine. LA PASQUA COME MEMORIALE La liberazione dall'Egitto è stata compiuta una volta e per sempre. La prima Pasqua che in Egitto si era celebrata non doveva essere mai più ripetuta, nel senso rituale almeno, mai più da allora il sangue sarebbe stato messo sulla porta; infatti "l'Eterno IDDIO" aveva dichiarato: quel giorno sarà per voi un giorno di ricordanza… una festa in onore all'Eterno… una festa di istituzione perpetua (verso 14). Da quel giorno e per gli anni a venire, com'è ripetuto più volte in Deutoronomio cap.16:1-8, la Pasqua avrebbe ricordato al popolo, che era "uscito" dall'Egitto. Di anno in anno si raduneranno attorno all'agnello arrostito che ricorderà loro il prezzo pagato per la loro liberazione. LA PASQUA COME MEMORIALE NEL DESERTO Nei Numeri cap.9:1-14 troviamo la Pasqua come memoriale nel deserto. Nel primo mese del primo anno (anno religioso) Israele lascia l'Egitto. L'anno seguente, il primo giorno del primo mese, Israele erige il tabernacolo nel deserto, seguito dalla dedicazione dell'altare per 12 giorni (Numeri cap.7). Erano state accese le lampade in questo santuario, e consacrati i Leviti al servizio di "DIO". Per la prima volta dopo essere stati liberati dal giudizio di Dio, che era caduto su Faraone e sull'Egitto, il popolo celebra il memoriale della Pasqua attorno al Santuario. L'Ebreo che non era impuro, che non era in viaggio e non presentava l'offerta della Pasqua all'Eterno avrebbe portato il suo peccato. Non si prendeva la Pasqua per se stessi, ma per l'Eterno che l'aveva ordinata. LA PASQUA COME MEMORIALE NEL PAESE Deutoronomio cap.16:1-8 ci dà le istruzioni per la Pasqua nel paese. In questo caso viene posta enfasi sul luogo dove "l'Eterno IDDIO" avrà stabilito il ricordo del Suo Nome (versi,2,7). Questo era il solo luogo ove si poteva celebrare la Pasqua. Giosuè cap.5:10-12 ci presenta la Pasqua celebrata in Canaan dopo il passaggio del fiume Giordano. Questa Pasqua è accompagnata da un nutrimento nuovo: 1. vecchio grano del paese 2. pani azzimi 3. grano arrostito. Nei secoli la Pasqua è stata celebrata tante volte, ma la scrittura ce ne riferisce solo sette occasioni, tra queste la Pasqua del profeta Ezechia (2° Cronache cap.30) e la Pasqua di Giosia (2° Cronache cap. 25); in quest'ultimo caso, la fede e l'energia di Giosia, proprio in occasione della Pasqua, portano il popolo ad un risveglio, al ritorno alla Parola e al desiderio di celebrare il memoriale. LA PASQUA COME MEMORIALE IN OGNI LUOGO Sarebbe venuto il giorno in cui il sacrificio di cui la Pasqua non era che l'ombra, doveva compiersi. Nella notte in cui il Signore fu tradito, udiamo la voce del Signor Gesù che parla al cuore dei Suoi discepoli: Ho grandemente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi, prima ch'io soffra…». Alla fine della cena, il Signore istituisce un altro memoriale: «Prendete, mangiate, questo è il mio corpo… questo è il mio sangue» per il cristiano, la Cena del Signore ha sostituito la Pasqua Ebraica. Parlerà forse meno ai nostri cuori? Ce ne staremo lontani quando il Signore ripeterà: «Fate questo in memoria di Me» (S.Luca cap.22:15-20). Quindi, Cristo, ha istituito la Pasqua ebraica con la santa Cena, memoriale che dovrebbe ripetersi più volte ai nostri giorni e ogni anno corrente, finchè EGLI non ritorni per prendere i suoi e condurli nel suo Amato regno. Non vogliamo noi ripetere col profeta: «Al tuo nome, al tuo ricordo anela l'anima nostra» (Profeta Isaia cap. 26:8). Oggi, tutti noi oggi che partecipiamo al memoriale della morte del nostro Signore in qualità di veri credenti fedeli, potrebbe esserci rivolta la domanda dei nostri figli,o amici: "Che significa per voi questo rito?" (Esodo cap. 12:26). Certamente con emozione e con affetto non ci lasceremo sfuggire l'occasione di far vibrare nei giovani cuori dei nostri figli e amici qualche risonanza per Cristo, per Colui che ci ha amati sino alla morte e per mezzo del quale abbiamo avuto non solo libertà, ma più ancora vita, vita eterna. A Lui solo degno sia la lode, la gloria e l'onore in eterno. AMEN! LA PASQUA SUPPLEMENTARE «Or vi furono alcuni uomini, i quali essendo immondi per una persona morta, non poterono fare la Pasqua in quel giorno; quindi si presentarono davanti a Mosè e davanti ad Aronne, in quel giorno stesso e dissero loro: noi siamo immondi per una persona morta; perché saremmo noi divietati di offrire l'offerta al Signore nella sua stagione, fra gli uomini di Israele? E Mosè disse loro: Statevene in pace; ed io udrò ciò che il Signore comanderà intorno a voi. E il Signore parlò a Mosè, dicendo: Parla ai figliuoli d'Israele dicendo: "Quando alcun di voi, o delle vostre generazioni, sarà immondo per una persona morta, ovvero sarà in lontano viaggio, non lasci però di fare la Pasqua al Signore. Facciala nel quattordicesimo giorno del secondo mese, fra i due vespri; mangila con azzimi e con lattughe selvatiche. Non lasciarne nulla di resto fino alla mattina; e non ne rompano osso alcuno; facciansi secondo tutti gli statuti della Pasqua» (Numeri cap.9:6-12). Tutto ciò ci parla dell'amore di Dio verso l'uomo; cioè ci parla di una ulteriore possibilità di convertirsi (vedasi per esempio la storia di Ninive - Libro di Giona; l'esperienza di S.Pietro: 'Mi ami tu…?' etc.). SIGNIFICATO TIPOLOGICO DELLA PASQUA La pasqua è sinonimo di passaggio. Con Cristo e in Lui siamo passati dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita. Egli è la nostra Pasqua (1° Corinzi cap. 5:7). La Pasqua è tipo dell'opera espiatrice di Gesù Cristo (S.Giovanni cap.1:29; 1° Corinzi cap.5:6-7). Questa tipologia è ravvisabile soprattutto nell'agnello pasquale, mirabile figura di "Cristo Gesù" e del Suo sacrificio. Sono almeno tre le tipologie: Prima. L'agnello doveva essere senza difetto (Esodo 12:5) Cristo fu senza alcuna macchia (S.Luca 11:53,54; S.Giovanni 8:40). Seconda. L'agnello doveva essere ucciso (Esodo 12:6) Gesù morì per i peccatori (Giovanni 12: 24; Lettera agli Ebrei 9:22). Terza. Il sangue dell'agnello salvava dalla morte il primogenito della casa (Esodo 12:13). Per il sangue di Cristo abbiamo riscatto e perdono (Giovanni 3:36). TIPOLOGIA DELL'AGNELLO 1. Un agnello. L'agnello della Pasqua era figura di Cristo, "la nostra Pasqua" (1° Corinzi cap.5:7). Cristo è l'agnello di Dio; così Giovanni il Battista Lo indicò (Giovanni 1:29) e il Profeta Isaia disse di Lui: «Come l'agnello menato allo scannatoio, come la pecora muta dinanzi a chi lo tosa, Egli non aperse bocca» (Isaia cap.53:7). 2. Anticamente Un maschio di animale di un anno veniva sacrificato, doveva essere un maschio preso nel periodo migliore della sua vita. Cristo Gesù offrì se stesso nel periodo migliore della sua maturità. Questo parla della forza e della capacità di Gesù. 3. Senza difetto. Questo fa riferimento alla purezza di Gesù. L'Apostolo S.Pietro dice di Lui che era come un agnello senza difetto (1° Pietro cap.1:19); Pilato, che Lo consegna per la crocifissione, disse di non aver trovato alcuna colpa in Lui. Egli era assolutamente innocente. 4. Messo da parte. L'agnello da offrire veniva messo da parte quattro giorni prima della Pasqua. Prima della stessa fondazione del mondo, Dio aveva predisposto il piano della redenzione e Gesù era stato designato per quest'opera. È interessante notare che Gesù entrò trionfalmente in Gerusalemme esattamente quattro giorni prima della Pasqua. 5. Ucciso e arrostito. Ecco raffigurate in modo chiaro le terribili sofferenze di Gesù quando porta i nostri peccati, i nostri dolori e le nostre malattie sulla croce. Egli fu fatto maledizione per noi e soffrì la nostra pena. 6. Ucciso dalla congregazione religiosa. L'intera congregazione di Israele prendeva parte a questa osservanza. Anche per Gesù avvenne la stessa cosa, poiché quando Pilato propose la scelta tra Gesù e Barabba, «essi gridarono tutti insieme: Fa morire costui e liberaci Barabba» (S.Luca 23:18). 7. Nemmeno un osso rotto. Uno degli ordini inerenti al rito della Pasqua era di non spezzare nessun osso dell'agnello: «Non ne spezzate alcun osso» (Esodo Cap.12:46). Ciò si compì esattamente in Cristo (S.Giovanni cap.19:33,36) e mostra la sua forza invitta e il fatto che la morte non aveva, e non ebbe, alcun potere su di Lui. TIPOLOGIA DEL SANGUE 1. Doveva essere asperso. Non bastava versare il sangue dell'agnello, doveva essere applicato sugli stipiti e sull'architrave. Per l'uomo non è sufficiente che Gesù abbia versato il Suo sangue sul Calvario; se per mezzo della fede, non lo applica al suo cuore, non riceverà purificazione. 2. Applicato con l'issopo. (Esodo 12:22). Si trattava di un mazzetto di erbe, immerso nel catino dov'era il sangue che si doveva applicare alla porta. Come possiamo applicare il sangue di Cristo alla nostra vita? È per fede che applichiamo a noi stessi le promesse, «per le quali Egli ci ha largito le Sue preziose e grandissime promesse onde per loro mezzo voi foste fatte partecipi della natura divina dopo essere fuggiti dalla corruzione che è nel mondo per via della concupiscenza» (2° Pietro cap.1:4). 3. Messo sugli stipiti. Ciò rappresenta la pubblica dichiarazione che si accetta Cristo come Salvatore. Gli Israeliti non dovevano mettere il sangue dietro le loro case, ma dovevano metterlo davanti. È impossibile seguire Cristo celatamente (S.Matteo cap.5:14-16). 4. Non sulla soglia. (Esodo cap.12:7). Il sangue doveva essere asperso sull'architrave e sugli stipiti. Bisogna avere riverenza per il sangue; bisogna stare attenti a non calpestarlo (Ebrei 10:29), è sangue prezioso (1° Pietro 1:19). 5. Un mezzo di preservazione. I figli di Israele si salvarono perché il Signore vide il sangue e "passò oltre". Siano rese grazie a Dio, poiché il sangue di Cristo protegge il credente fedele dalla Sua ira, dalla condanna della legge e dalla dannazione dell'inferno (Lettera ai Romani cap.8:1). TIPOLOGIA DEL PASTO O NUTRIMENTO DELLA PASQUA In una famiglia sulla quale incombeva la morte è stato introdotto l'agnello; tutto è cambiato, ora vi è la sicurezza e la pace. La notte in cui passa il distruttore ci si nutre della vittima arrostita al fuoco, con dei pani senza lievito e con delle erbe amare. Sette volte nell'istituzione della Pasqua (Esodo cap.12:11) è detto di "mangiare ". Credere al Signore Gesù non è una semplice adesione intellettuale a ciò che la Parola ci dice di Lui, non è una formula magica che occorre ripetere, come qualcuno pretende. Dopo aver detto: "chi crede ha la vita eterna", il Signore Gesù aggiunge: «Se non mangiate la carne del Figliuol dell'uomo e non bevete il Suo sangue, non avete la vita in voi» (S.Giovanni cap.6:47;53). Certamente non si tratta di mangiare e bere fisicamente la Sua carne e il Suo sangue ("le parole che io vi ho dette sono spirito e vita" Giovanni cap.6:63). Ma per avere vita bisogna spiritualmente, nelle nostre anime, con tutto il nostro essere, appropriarsi di questo corpo dato e di questo sangue versato dal Signore Gesù, che solo toglie i peccati: 1. L'agnello doveva essere mangiato. Il proposito di Dio non era che l'agnello fosse semplicemente immolato, bisognava nutrirsi d'esso. In relazione a Cristo, ciò significa che non si deve soltanto ammirarLo per il Suo sacrificio, o sapere soltanto che si è sacrificato, ma bisogna appropriarsi di Lui e riceverLo nella propria vita… 2. L'agnello doveva essere mangiato tutto. Alcuni vogliono prendere soltanto una parte di Cristo, ma non vogliono accettare le responsabilità di una vera vita cristiana. Non basta essere disposti a prendere Cristo e la Sua corona, Egli ha anche una croce e un giogo per il credente. 3. Mangiato subito. (Esodo 12:10). Gli Israeliti non dovevano lasciare nulla fino al mattino, ma dovevano mangiare, possibilmente, tutto l'agnello e bruciare ciò che restava. È una raffigurazione dell'appello del vangelo: «Eccolo ora il giorno della salvezza» (2° Corinzi cap.6:2); non bisogna rimandare al domani la decisione di accettare Cristo nella propria vita. 4. Le erbe amare. Questa specie di lattughe selvatiche accompagnavano il pasto, insieme al pane azzimo, "pane di afflizione" (Deutoronomio cap.16:3); alla gioia prodotta dalla salvezza, a cui si lega la semplicità e la purezza degli azzimi, si mescola il sentimento amaro, (le lattughe), di quanto sono costati i nostri peccati al Signore Gesù. Cordialmente, Antonio.
 
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Se ti fermi a guardare IL FINITO, L’IMPERFETTO, SE TI FERMI A RACCOGLIERE IL DOLORE, SE TI FERMI A PARLARE CON IL DOLORE, ESSO APRIRA’ DAVANTI A TE SOLO UNO SPAZIO DOVE LE OMBRE SI MUOVONO e l’ombra rappresenta l’incognita;  ma se ti fermi a raccogliere il Mio pensiero, se ti fermi a parlare con l’amore che esso possiede, queste ombre si dileguano e sentirai il mio calore avvolgerti, accarezzare la tua anima.

 

Ecco, questo è l’uomo perfetto che IO desidero, l’uomo che innanzi tutto si è saputo vedere e riconoscere lontano da ME, ma che ha fatto di tutto, per accorciare le distanze, fino a sentire il calore del mio amore, invaderlo e accoglierlo. La vostra paura nasce dall’incertezza e l’incertezza porta l’uomo a condurre sentieri sbagliati: la paura si combatte con la fiducia e l’incertezza con la convinzione che IO posso essere quella mano che vi può condurre oltre il vostro buio, oltre ogni vostra fragilità.

 

“Nella preghiera del Padre Nostro si recita: non ci indurre in tentazione. Questa frase che Io ho inserito significa una cosa sola: non che DIO ci induca alla tentazione, ma ho voluto insegnare che vi deve essere un rapporto tra Padre e Figlio molto stretto, dove il figlio chiede al Padre di non lasciarlo solo nella prova, di non lasciarlo solo quando il male viene a tentarlo e vuole separare il suo cuore dal suo”

 

L’uomo cammina su sentieri tortuosi, ma non si accorge che il mio sguardo è sempre poggiato sul suo capo e che quando IO sembro lontano, in realtà, sono più vicino che mai.

 

Non dimenticare che il grano e gramigna crescono insieme, sotto lo stesso sole, sulla stessa terra, ma poi viene il tempo della separazione, affinché l’erba cattiva non soffochi l’erba buona, perché ricorda, che mai il tuo Dio abbandona l’uomo giusto, mai il tuo Dio può lasciare il suo uomo nella tempesta, ma la mia mano, per amore del giusto si alza e ordina ai venti di placarsi e al sole di tornare a risplendere.

 

 

“Guarire i cuori affrantisignifica: portare consolazione a tutti gli uomini, aiuto e lo spirito di verità affinché la loro fede e la loro fiducia in Dio cresca ed  si possa  istaurare il regno promesso da Dio per l’uomo.

 

 

Il giusto non è solo colui che compie la volontà del Padre,

 il giusto non è solo colui che opera per mezzo della fede,

 il giusto è colui che cammina ancora, dopo tanto tempo e tanta fatica,

 per amore, con coraggio e forza, perché questa forza non appartiene alle vostre membra,

ma mi viene data in conformità alla vostra volontà.

 

 

 

 

 

Vedete sulla terra possono nascere  bambini che hanno degli handicap,  e tutto ciò è fonte di dolore sia per chi è genitore e per lo stesso  bambino che vive quella vita molto diversa dagli altri,  ma pensate che  l’amore di DIO abbia voluto  che  la sua creatura  possa essere cosi diversa da tanti? Eppure esiste la diversità, esiste la sofferenza e  solo elevandovi dalla terra capirete che quelle creature  sono un dono di DIO, perché portano a chi le accoglie una grazia particolare e la vita su questa terra è solo un piccolo percorso, poi quando essi rientrano  nella dimensione  del cielo, essi   si ritrovano a  vivere ugualmente ad altri,  in una perfezione indicibile, e qui si capiscono le parole del CRISTO: BEATI I POVERI DI SPIRITO, perché sono proprio queste persone  che hanno sofferto che possono dare  una conoscenza in più alle tante anime che  sono qui e hanno avuto una vita  molto diversa.

 

 
 

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