Creato da soleincielo83 il 12/01/2010

Luce di Dio

NON AVERE PAURA ,LA PAURA E' UN SENTIMENTO CHE NON PORTA ALLA VERITA'

 

« L'IMMENSITA'LA MORTE DI CRISTO E' ... »

Ecco L'uomo

Post n°63 pubblicato il 31 Marzo 2012 da soleincielo83

Pilato disse al popolo: "Ecce Homo",che significa: Ecco l'Uomo! L'Uomo del dolore, l'Uomo delle amarezze, l'Uomo dell'infamia, l'Uomo che porta su di Sé i peccati del mondo, l'Uomo reietto e disprezzato. Ecco l'Uomo! Quale Uomo? L'Uomo che detiene il trono, il trono di gloria: Gesù di Nazareth! L'Uomo che ha in Sé la potenza e la gloria ed é assiso alla destra del padre. Ecco l'Uomo! L'Uomo della dolcezza, l'Uomo della mansuetudine, l'Uomo dell'esempio, l'Uomo dell'amore. Ecco l'Uomo! L'Uomo che ha dato tutto per il Suo fratello! L'Uomo che ha preso e abbracciato con amore la sofferenza e la malattia del fratello.

Io sono l'Uomo, Io sono l'Uomo del Padre, Carne vivifica del Padre che si é fatto Carne nel Padre e ha dato al Padre la Sua forma umana e il Padre é divenuto Spirito e Carne. Guardate l'umiltà, guardate questa vivificazione unitaria in un mistero incomprensibile alla mente umana che né logica, né autore, né scrittore, né poeta, né scienziato, né chimico può spiegare l'elemento d'amore, l'energia vitale della Trinità santissima.

Io sono Dio fatto Carne contenente il Mistero del Padre nel Suo grande nucleo d'amore!. Come la Chiesa sarà rigenerata? Con l'acqua, lo spirito e il sangue! E come satana marchierà i suoi eletti e la Chiesa farisaica, così nelle Mie Chiese vi sarà il segno, il segno di Cristo impresso sull'altare: l'Agnello e il Sangue e questo sarà il sigillo che confermerà i Miei sacerdoti fedeli, le Mie poche Chiese che rimarranno fedeli a Me. Io sono l'effusione dello Spirito e del Sangue, chi crede in Me sarà salvo. Io fondo lo Spirito e il Sangue, lo Spirito é Parte del martirio, il martirio é parte dello Spirito perché lo Spirito contiene l'Amore alla purificazione e alla penitenza, mentre il martirio contiene lo Spirito d'accettazione al lavacro e alla penitenza. LO Spirito viene da Dio, lo Spirito é parte di Dio, chi cerca lo Spirito effuso nel martirio lo troverà, chi non lo cerca sarà condotto in pasto alla malvagità e la ferocità di chi odia l'uomo, di colui che brama sin dall'eternità di togliere le anime al Padre celeste, il Mio eterno nemico: satana.

Come il Padre ha mandato Me,così Io mando voi! Come il Padre ha la Vita, così Io dono la vita e la sapienza dello Spirito a voi. Nessuno viene al Padre se non viene a Me! Io sono l'Eterno Pensiero che si fa pensiero in parole umane per proclamare la verità nei Miei missionari della Parola del Padre. Quanti ve ne saranno che cammineranno che pur, nonostante le fatiche umane, gli affanni del corpo, continueranno a proclamare che Gesù é vivo in mezzo a loro? Tutto rivivrà! Tutto si riedificherà! Il Padre darà il Suo soffio di vitalità e riedificherà un mondo nuovo da un marciume corruttibile che diverrà incorruttibile ed anche gli uomini diverranno da corruttibili a incorruttibili.

Uomini, uomini caduchi, uomini che possedete sete di amarezze, sete di disprezzo gli uni verso gli altri, come deve camminare ancora il mondo?, quale via ancora volete far prendere a questo mondo, con quale autorità recidete e schiacciate il mondo? Con il vostro fetore di Satana! Vegliate figli, vegliate sul Mio dolore e vegliate su di voi perché il tempo della prova arriva anche per voi. Non si stanchi il vostro corpo di essere vigile, non si stanchino i vostri occhi di essere aperti e non si stanchi il vostro spirito di essere attento! In queste ore in cui tutto ho sofferto desidero che voi incontriate il Mio Cuore, ho tanto bisogno di voi! in quell'ora Io vi ho visti e siete stati i Miei consolatori. Non deludete il Mio Cuore! perché è troppo grande il dolore di un Uomo che, per Amore, si stende su una croce! troppo grande è il dolore di un Dio che, provando Sé stesso, ha ucciso la Sua carne. Io sono dentro di voi, sono il sofferente, Servo obbediente che non si oppone alla Volontà del Padre Altissimo per amore dei Suoi figli. Sono stato un uomo, sono stato come uno di voi ed aprire le Mie braccia per una umanità futura, è amore! solamente amore! Io vi ho guardati in quel momento, in cui la Mia sofferenza era atroce, vi ho guardato ed ho detto: "Questo Mio dolore, Questo Mio sangue servirà per loro, affinché l'uomo divenga la bellezza del creato"; ed ho pianto sapendovi vicino. Non deludete il Mio Cuore, Io vi amo! Vi amo tanto, non deludete il Mio dolore, perché vi renderà uomini nuovi! Vegliate con Me, alleviate le Mie pene! anche ora, anche domani, ma Io non morirò, non morirò se i vostri cuori si uniranno nell'amore; perciò vi chiedo di essere forti, di amarMi così intensamente, perché in questo giorno: voi col vostro amore potrete salvare tantissime anime, e non morirò per il dolore di averle perdute, ma gioirò perché novelli Me si sanno offrire per amore, per l'uomo, per Dio. Vi chiedo di commemorare sì le tappe del Mio calvario, ma ognuno di voi si prenda carico di una croce e stenda il proprio cuore, abbracciando i fratelli che sono in pericolo: questo è ciò che desidero, non lacrime, non tristezza, ma Amore. Perché Io non morirò! perché il vostro amore Mi terrà in Vita in quelle anime che erano morte e ritorneranno a vivere: è questo il Mio desiderio! pregate e vegliate, satana ha chiesto di vagliarvi, ma Io pregherò per voi e l'Amore vi renderà salvi.!!!!!! Perciò imparate il valore dell'amore che sarà la vita, la vita vera. Per tutti questo è il Mio desiderio: pregate, pregate figli Miei ed amatevi, amatevi in quella intensità che Dio dona a voi. Vi lascio la Mia pace, la pace vera e vi dono il sigillo dell'Amore! Vi benedico nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Io sarò con voi e non vi lascerò. Amen! !!!

 
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champions_3
champions_3 il 06/04/12 alle 19:25 via WEB
Nelle S. Scritture; attesta cioè che nel Nuovo Patto sarà raggiunto il compimento e la piena ed eterna riconciliazione con Dio. 16 Infatti dopo aver detto: «Questo è il patto che io stabilirò con loro, dopo quei giorni», Il Signore dice: «metterò le mie leggi nei loro cuori, e le scriverò nel loro intendimento, e non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità». Ora, dove c'è remissione di questo, non c'è più offerta per il peccato. Il passo qui recato, e liberamente abbreviato è quello stesso che l'autore ha già citato e commentato al Cap. VIII; profeta Geremia 31:31 e segg. L'inciso dice il Signore fa parte della parola profetica in Geremia. Ma siccome manca alla fine del verso 16 il verbo corrispondente al «dopo aver detto» del 15, è naturale che lo si veda in questo inciso. «Dopo aver detto» così e così «il Signore dice» quest'altro che l'autore vuol sottolineare, in ispecie la promessa del perdono assoluto e perpetuo contenuta nell'ultima parte della parola profetica. 18 Ora quando il popolo riceve un tal perdono concesso sulla base del sacrificio che ha da inaugurare il Nuovo Patto, non c'è più bisogno di altro sacrificio, nè quello offerto ha da esser ripetuto poichè ha ottenuto il suo fine. Le trasgressioni occasionali che si verificheranno sono coperte dall'efficacia infinita e perpetua dell'unico sacrificio di Cristo. Ammaestramenti 1. La realtà del sacrificio di Cristo ci è qui attestata dalle varie espressioni adoperate per designarlo. È stato un offrir se stesso, un essere offerto, un soffrire la morte, il sacrificio di sè stesso, l'offerta del proprio corpo per parte di Gesù Cristo e le sezioni precedenti ci parlavano del sangue di Cristo. Il carattere espiatorio del sacrificio è parimente affermato in varii modi in questi pochi versetti. Cristo è apparso per l'abolizione del peccato mediante il sacrificio di sè stesso, per portare i peccati di molti. Coll'offerta del proprio corpo egli ha santificato il suo popolo, ha resi compiuti in perpetuo i santificati, ha ottenuta per loro la remissione dei peccati. La sapienza di qualche filosofo potrà affermare che «il riscatto non: è stato pagato al diavolo che non ci aveva alcun diritto; non è stato pagato a Dio perchè il Padre non ne aveva alcun bisogno; ma e stato pagato agli uomini peccatori dall'amore stesso di Gesù che li volea salvare» (A. Sabatier). La «virtù redentrice dell'amore» si rivela in questo che il Cristo ha dato la propria vita per portare i peccati del mondo. Sopratutto, l'Autore pone qui in rilievo l'unicità del sacrificio di Cristo. Come unico è il sacerdote del Nuovo Patto, unico è altresì il sacrificio da lui offerto. Già in Ebrei 10:12 avea detto: «è entrato una volta sola» nel santuario; e qui svolgendo il contrasto tra i sacrificii levitici offerti ogni anno, anzi ogni giorno, egli vien ripetendo «Una volta Cristo è apparso», «una volta è stato offerto», «una volta per sempre» fece l'offerta di sè stesso, «con un'unica offerta» ha resi compiuti i santificati che si appressano a lui, e dopo questa «non c'è più luogo ad offerta per il peccato». Se il suo sacrificio avesse avuto una efficacia limitata e temporanea come quelli offerti dai successori di Aaronne, la storia avrebbe dovuto registrare una serie di successive incarnazioni del Messia seguite da altrettante passioni; ma la storia registra un'unica incarnazione del Verbo nel compimento dei tempi. E quando il Figliuol di Dio assunse la nostra natura egli fu simile a noi in ogni cosa salvo il peccato. Non gli fu imposto quindi di morir più volte. Infatti, come lo proclama la sua risurrezione, coll'unico suo sacrificio egli ha ottenuta una redenzione eterna, egli ha abolito il peccato, ne ha procurato, completa ed eterna remissione, ha reso compiuto il popolo di Dio, ha purificata la coscienza dalle opere morte. A che ripetere un sacrificio che ha pienamente raggiunto il fine? A noi spetta l'appropriarci, mediante la fede, l'efficacia perfetta di quell'unico sacrificio; il cibarci per fede, *spiritualmente*, della carne e del sangue di Cristo; «l'appressarci di vero cuore, con piena certezza di fede, per la via che ci è stata aperta dal sangue della croce, il ricorrere in ogni tempo pentiti e fidenti alla virtù di esso, affinchè il sangue del Figliuol di Dio» ci purghi d'ogni peccato». «Figliuoletti miei, vi scrivo queste cose acciocchè non pecchiate; e se alcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto; ed esso è la propiziazione per i nostri peccati...» 1°Giovanni 2:1-2. 2. La ripetizione annuale, anzi quotidiana, protraentesi per lunghi secoli, degli stessi sacrificii animali, e considerata dall'autore come prova evidente della loro intrinseca inefficacia, attestata d'altronde dalla profezia, a liberare la coscienza con adeguata espiazione del peccato. A quella moltitudine di sacrificii adombrativi, egli contrappone l'unico sacrificio di Cristo, offerto una volta per sempre e di efficacia assolata e perpetua. Di fronte ad un insegnamento così esplicito è impossibile fare astrazione della dottrina romana circa il sacrifizio della messa. Ne abbiamo toccato di già al Cap. VII riportando una citazione del Martini il quale osserva intorno alla fine del Cap. IX: «Cristo è tuttora pontefice perchè sè stesso offerto già e sacrificato sopra la croce, di continuo offerisce all'eterno suo Padre, e ciò singolarmente nell'augustissimo sacrificio della Messa pel quale i meriti della passione e morte di lui sono a noi in singolar maniera applicati». E altrove (sub. Ebrei 8. «Cristo presente sui nostri altari, in virtù delle parole della consacrazione, si offerisce quotidianamente all'eterno Padre, per le mani del sacerdote, ostia viva, santa, sempre gradevole a Dio, sempre atta ad impetrare per noi le benedizioni celesti». Ed ancora (sub. C. X): «Lo stesso corpo adunque e lo stesso sangue di Cristo offerto un dì sulla croce, offeriamo noi a Dio, ogni giorno; sui nostri altari». A sua volta il gesuita Curci così scrive: «Chi s'immaginasse che il sacrifizio della Messa sia cosa distinta e peggio se lo supponesse diverso da quella oblazione UNICA, romperebbe certamente nei gravi errori in cui si ravvolse nel sec. XVI, per tale rispetto la Riforma, la quale riuscì a costituire una religione senza sacerdozio, (quello di Cristo non conta??) se pure è vero che sacerdozio non può esservi senza sacrifizio. Ma il Concilio di Trento trovò nella dottrina e nella pratica della Chiesa quanto bastava a condannare quegli errori... La sostanza n'è che il sacrifizio della Messa lungi dall'essere distinto e meno ancora diverso dall'unica oblazione compiuta da Cristo, è affatto identico con quella, della quale è una riproduzione, o se vuolsi ancora una continuazione incruenta con due effetti che in questa materia sono capitalissimi. L'uno, ordinato da Gesù medesimo S.Luca 2:19; 1°Corinzi 11:24 è commemorativo, ne già della cosa, la quale come dissi, è sostanzanzialmente la, medesima, ma del modo cruento, a cui com'è chiaro per sè, non si potea dar luogo che una sola vota. L'altro effetto, è per così dire, applicativo, in quanto per esso l'unica oblazione, sufficiente per sè anzi esuberanti alla espiazione di tutti i peccati passati e futuri, non viene recata in atto pei singoli, se non sotto condizioni richieste dal loro essere di ragionevoli e liberi». E più sotto riparla di «quella espiazione perpetuata sapientemente come se ne perpetua l'incessante bisogno». Alla base della dottrina del sacrifizio della Messa sta quella della transustanziazione del pane e del vino, dottrina che non trova appoggio nelle sacre Scritture ove non mancano i luoghi in cui l'hoc est equivale a: «questo significa» o «rappresenta», e che sta in violenta contradizione colla ragione e coi sensi. Ma dato pur che Cristo fosse presente corporalmente negli elementi e che i partecipanti mangiassero materialmente la sua carne ed il suo sangue, non ne risulterebbe che la Messa fosse un sacrifizio offerto a Dio. Alla formazione di una cotal dottrina contribuì, più che altro, la nozione che il ministro cristiano sia un sacerdote in senso speciale ed il clero costituisca una casta sacerdotale. Ora anche questa nozione derivata dal paganesimo e dal giudaismo non trova appoggio nel Nuovo Testamento ove i ministri del Nuovo Patto sono chiamati banditori del Vangelo, pastori e dottori, conduttori, sorveglianti, ecc., non mai sacerdoti. E l'Epistola agli Ebrei in ispecie insiste sul fatto che l'unico sacerdote del Nuovo Patto è il Cristo immacolato, ora sedente alla destra di Dio, il qual non ha successori perchè vive sempre per interceder per i suoi. Mercè l'opera sua, i credenti sono tutti fatti sacerdoti in quanto che tutti hanno libero accesso al trono di Dio e tutti possono e devono «per mezzo di lui, offrire del continuo a Dio un sacrificio di lode, cioè il frutto delle labbra che confessano il di lui nome», ovvero ancora i sacrificii a Dio graditi della «beneficenza e comunicazione dei beni» Ebrei 13:15-16; Filippesi 4:13; Cofr. Romani 12:1. Non regge dunque l'affermazione del Curci che la Riforma, ritornando al Vangelo, abbia costituito una «religione senza sacerdozio». Al sacerdozio di uomini peccatori e mortali, il Cristianesimo, e dopo di esso la Riforma, ha sostituito il sacerdozio perfetto, unico ed eterno del Cristo. Se il prete non ha alcun sacerdozio speciale distinto da quello di ogni credente cade di necessità anche la nozione del sacrifizio della Messa. Rispetto a questo, una confusione tra sacrifizio espiatorio e sacrifizio di ringraziamento si venne infiltrando gradualmente nella chiesa. I primi cristiani chiamarono bensì Eucaristia (ringraziamento) la Santa Cena, perchè facendo la commemorazione del sacrificio di Cristo non potevano a meno di offrire a Dio i loro rendimenti di grazie. Ma da questo ad una ripetizione del sacrifizio espiatorio corre un abisso. La natura ed il fine precipuo della S. Cena vennero definiti da Cristo quando disse: «Fate questo in rammemorazione di me», e volle dire del suo corpo rotto e del suo sangue sparso per la remissione dei peccati. Si tratta di commemorare un fatto compiuto una volta per sempre e ciò a scopo di personale edificazione nella pietà, di comunione fraterna coi veri credenti, di confessione della fede davanti al mondo. «Ogni volta, dice S.Paolo, che voi mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finchè egli venga» 1°Corinzi 11:26. Non si tratta dunque di «ripetere» lo stesso sacrificio, di «continuarlo», di «riprodurlo» in modo incruento ma pur sostanzialmente identico, di «offrirlo a Dio per le mani del sacerdote» sopra «gli altari», di «perpetuarlo sapientemente». Come si può parlare di riprodurre o ripetere l'identico sacrificio del Golgota, quando manchi l'essenza di esso, lo spargimento del sangue, il dono della vita? Si può «continuare» la morte sofferta dal Cristo? Con qual diritto si vuol limitare il carattere commemorativo della Santa Cena al solo «modo cruento» del sacrificio del Golgota? Questo sa di cavillo per sfuggire all'evidenza. Gesù disse: «Fate questo in memoria di me», della mia passione e della mia morte espiatoria per le quali avete la remissione dei peccati. Quanto al veder nella Messa il mezzo di applicare ai fedeli la virtù del sacrificio di Cristo, è nozione fondata non solo sopra la erronea dottrina della transustanziazione, ma sopra una interpretazione materialistica del discorso tenuto da Cristo in Capernaum sul pane della vita Giovanni 6. Eppure, a prevenire una simile materializzazione delle sue parole, Gesù aveva avuto cura di spiegare l'immagine del «mangiar la sua carne e bere il sino sangue» dandone il senso con queste altre: «Chi crede in me ha vita eterna» ed osservando in fine che le sue parole erano «spirito e vita», non materia e rito esterno. Di fronte a queste aberrazioni della teologia romana che ha ricondotto la Chiesa sotto al regime dei molti sacerdoti, sempre in piedi per offrire, ogni giorno, gli stessi sacrificii, che mai non affrancano la coscienza, la nostra Epistola proclama alto e forte che Cristo «apparve una sola volta nel compimento dei secoli per abolire il peccato», che soffrì una sola volta, che morì una sola volta, che offrì un unico sacrificio di eterna efficacia, e l'offrì una volta per sempre ponendo fine con esso alla. moltitudine dei sacrificii adombrativi. Ora siede nei cieli, ne tornerà la seconda volta per coronar di gloria i suoi. Ricorrano liberamente le anime affamate ed assetate di perdono e di pace alla virtù perfetta del sacrifizio di Cristo, ma vi ricorrano rivolgendosi direttamente, senza umani mediatori, con fede personale, al Cristo vivente e simpatizzante, ed al Padre nel nome di lui e troveranno vera pace. «Venite a me, ha egli detto, ed io vi darò riposo». Il sistema romano che materializza e sottopone alla mediazione di uomini peccatori la virtù del sacrificio di Cristo, quale tipo di pietà ha esso prodotto? Una pietà senza conversione, senza interna pace con Dio, senza certezza della salvazione finale, senza libertà filiale, senza inni di allegrezza, schiava di forme e di riti e di uomini. 3. Osserva lo Schlatter che qui si delinea sotto varii aspetti la differenza che separa l'antica dalla nuova, economia. Là c'è ricordanza continua di peccati, qui c'è perdono; là non c'è vera purificazione, qui c'è santificazione; là ogni cosa resta incompiuta, qui c'è perfezione. Ma, obietta egli, forse che non dobbiamo quotidianamente vigilare sul peccato ch'è in noi e domandare quotidianamente il perdono? Sì certo, poichè Gesù stesso c'insegnò a farlo. Ma la diversità fra noi e gli uomini dell'antico patto sta non in ciò che noi siamo in noi stessi o facciamo da per noi: ma sta in ciò che per noi Cristo è e fece; sta nell'opera e nel dono di Dio in Cristo. In Lui abbiam pieno perdono, libera entrata presso a Dio, compiuta santità, piena introduzione nei beni eterni. Il risultato ed il frutto dell'opera di Cristo è la nostra teleiosis o perfezione. Questi beni li possediamo ora per fede in Cristo, donde la necessità di dimorar fermi in essa. 4. «Il mistero dell'Incarnazione sta in questo che Dio abitò in un corpo. Il mistero della Espiazione consiste nell'offerta fatta una sola volta del corpo di Cristo. Il mistero della Redenzione compiuta consiste nell'abitazione dello Spirito Santo nel corpo per santificare appieno anche cotesto organo dell'anima. Il vostro corpo è tempio dello Spirito... Glorificate Iddio nel vostro corpo» Non ho nulla contro le persone di qualsiasi religione, mi attengo al comandamendo di Gesù, Ama il prossimo tuo come te stesso! Ma sono contrapposto verso tutte quelle teologie che non sono altro che figura di dogma umano, e non secondo DIO. Se i sacerdoti desiderano rimanere tali, quandanche non vi sia più il servizio sacerdotale come lo esercitavano i Leviti, come i Leviti si debbono sposare per non dimorare nel peccato. Or il Sacerdote di Madian aveva sette figliuole, ed esse vennero ad attinger acqua, e a riempire gli abbeveratoi per abbeverare il gregge del Padre loro. Esodo,cap.2:16. Confrontare, Esodo,cap. 21: 1 a 15; Nessun Sacerdote berrà vino...Non prenderanno per moglie nè una vedova, nè una donna ripudiata , ma prenderanno delle vergini della progenie della casa D'Israele...Ezechiele, cap. 44:21 a 25, Poi Gesù, entrato nella casa di Pietro, vide la *suocera* di Lui che giaceva in letto con la febbre... S. Matteo,cap.8:14; Confronta, 1° Corinzi, cap. 9:1 a 5; Bisogna dunque, che il VESCOVO sia irreprensibile, Marito di una sola moglie, sobbrio, assennato...che governi bene la propria famiglia e tenga i Figliuoli in sottomissione e in tutta riverenza...1°Timoteo, cap.3 verso 1 a 7. Dunque, ciò è stato stabilito da Dio, e non dagli uomini! Appressarsi a Dio! E questo il bisogno umano che sta alla base di tutte le religioni anche le meno pure, e che solo il vero cristianesimo è in grado di soddisfare. Per secoli, sul luogo santissimo degl'Israeliti stava scritto: Non entrare! L'uomo non può abitare alla presenza di Dio, nè dimorare nella sua comunione. Ora tutto è mutato. Mediante l'opera sacerdotale di Cristo, e più propriamente, mediante il suo cruento sacrificio espiatorio, la via ad una intima e filiale comunione con Dio è stata aperta e non ad alcuni soltanto ma a tutti quanti i credenti. Inoltre sulla casa di Dio è stabilito in perpetuo qual Sacerdote ed unico Mediatore il Figlio di Dio fatto uomo, ed egli vive sempre per intercedere a favor dei suoi. Appressiamoci al Dio vivente, liberamente, in ogni tempo e luogo, ministri e fedeli tutti, per offrirgli, nel nome di Cristo, il sacrificio delle nostre lodi e della nostra riconoscenza, per presentargli l'incenso delle nostre supplicazioni, per udir la voce sua, per goder della sua santa e dolce presenza, per ricevere nuova misura del suo Spirito di amore e di forza che faccia di noi degli strumenti di benedizione. Una vita di costante comunione con Dio è dovere nostro ed è cosa possibile. Dio vi ci chiama, il sangue di Cristo ce ne apre la via, il grande Sacerdote vive per mantenerci in quello stato felice. Appressiamoci con le disposizioni che si convengono al vero adoratore del Nuovo Patto: di vero cuore, non di corpo, o di labbra, o di testa soltanto, ma di cuore e non con un cuor freddo e diviso, ma con cuor devoto, sincero, umile, riconoscente, filiale; la religione non è nulla se non è cosa del cuore: appressiamoci con piena certezza di fede nelle promesse di Dio e nell'opera compiuta da Cristo; con la pace e l'allegrezza del perdono eterno assicuratoci dal sangue di Cristo, e per conseguenza come veri figli al Padre riconciliato e non più come dei peccatori tremanti dinanzi al Giudice. Il cuore ch'è conscio della grazia ricevuta, ed in cui lo Spirito spande del continuo il senso dell'infinito amor di Dio e quello ch'è meglio disposto ad avvicinarsi a Dio per adorare e per servire. Cordialmente, Antonio.
 
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Se ti fermi a guardare IL FINITO, L’IMPERFETTO, SE TI FERMI A RACCOGLIERE IL DOLORE, SE TI FERMI A PARLARE CON IL DOLORE, ESSO APRIRA’ DAVANTI A TE SOLO UNO SPAZIO DOVE LE OMBRE SI MUOVONO e l’ombra rappresenta l’incognita;  ma se ti fermi a raccogliere il Mio pensiero, se ti fermi a parlare con l’amore che esso possiede, queste ombre si dileguano e sentirai il mio calore avvolgerti, accarezzare la tua anima.

 

Ecco, questo è l’uomo perfetto che IO desidero, l’uomo che innanzi tutto si è saputo vedere e riconoscere lontano da ME, ma che ha fatto di tutto, per accorciare le distanze, fino a sentire il calore del mio amore, invaderlo e accoglierlo. La vostra paura nasce dall’incertezza e l’incertezza porta l’uomo a condurre sentieri sbagliati: la paura si combatte con la fiducia e l’incertezza con la convinzione che IO posso essere quella mano che vi può condurre oltre il vostro buio, oltre ogni vostra fragilità.

 

“Nella preghiera del Padre Nostro si recita: non ci indurre in tentazione. Questa frase che Io ho inserito significa una cosa sola: non che DIO ci induca alla tentazione, ma ho voluto insegnare che vi deve essere un rapporto tra Padre e Figlio molto stretto, dove il figlio chiede al Padre di non lasciarlo solo nella prova, di non lasciarlo solo quando il male viene a tentarlo e vuole separare il suo cuore dal suo”

 

L’uomo cammina su sentieri tortuosi, ma non si accorge che il mio sguardo è sempre poggiato sul suo capo e che quando IO sembro lontano, in realtà, sono più vicino che mai.

 

Non dimenticare che il grano e gramigna crescono insieme, sotto lo stesso sole, sulla stessa terra, ma poi viene il tempo della separazione, affinché l’erba cattiva non soffochi l’erba buona, perché ricorda, che mai il tuo Dio abbandona l’uomo giusto, mai il tuo Dio può lasciare il suo uomo nella tempesta, ma la mia mano, per amore del giusto si alza e ordina ai venti di placarsi e al sole di tornare a risplendere.

 

 

“Guarire i cuori affrantisignifica: portare consolazione a tutti gli uomini, aiuto e lo spirito di verità affinché la loro fede e la loro fiducia in Dio cresca ed  si possa  istaurare il regno promesso da Dio per l’uomo.

 

 

Il giusto non è solo colui che compie la volontà del Padre,

 il giusto non è solo colui che opera per mezzo della fede,

 il giusto è colui che cammina ancora, dopo tanto tempo e tanta fatica,

 per amore, con coraggio e forza, perché questa forza non appartiene alle vostre membra,

ma mi viene data in conformità alla vostra volontà.

 

 

 

 

 

Vedete sulla terra possono nascere  bambini che hanno degli handicap,  e tutto ciò è fonte di dolore sia per chi è genitore e per lo stesso  bambino che vive quella vita molto diversa dagli altri,  ma pensate che  l’amore di DIO abbia voluto  che  la sua creatura  possa essere cosi diversa da tanti? Eppure esiste la diversità, esiste la sofferenza e  solo elevandovi dalla terra capirete che quelle creature  sono un dono di DIO, perché portano a chi le accoglie una grazia particolare e la vita su questa terra è solo un piccolo percorso, poi quando essi rientrano  nella dimensione  del cielo, essi   si ritrovano a  vivere ugualmente ad altri,  in una perfezione indicibile, e qui si capiscono le parole del CRISTO: BEATI I POVERI DI SPIRITO, perché sono proprio queste persone  che hanno sofferto che possono dare  una conoscenza in più alle tante anime che  sono qui e hanno avuto una vita  molto diversa.

 

 
 

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