Creato da soleincielo83 il 12/01/2010

Luce di Dio

NON AVERE PAURA ,LA PAURA E' UN SENTIMENTO CHE NON PORTA ALLA VERITA'

 

« 08/04/201230/04/2012 »

Gesu' !

Post n°66 pubblicato il 15 Aprile 2012 da soleincielo83

Mia amata, la luce della verità invade il cuore per portarlo alla consapevolezza di ciò che Dio vuole donare a voi tutti. Molte sono le domande che il mondo si chiede, molti uomini si trovano di fronte alle situazioni della vita e non s...anno spiegarsi il perché continuare a credere, continuare a dire che esiste un Dio che vi ama. Quello che voglio intraprendere con te e con la Mia chiesa è una nuova analisi di questo tempo, una nuova lettura di tutto ciò che vi è attorno a voi. Dopo la morte del Cristo gli apostoli rimasero in attesa della verità che solo il CRISTO poteva portare, Egli era il VERBO e in quella Carne tutto si dimostrava all’uomo che si avvicinava alla verità. Essi hanno vissuto l’esperienza più dura della loro vita spirituale, hanno perso il loro MAESTRO, il loro punto di riferimento, la loro fede ha uno scossone ed essi non sanno cosa fare. Questo succede ancora oggi, quando nella vita dell’uomo avviene qualcosa di grande, qualcosa che sconvolge la propria vita, l’uomo di fronte al dolore si pone degli interrogativi, di fronte alle cose che non riesce a comprendere si ferma e si chiede se esiste DIO per tutto quello che si vive nel mondo. Le sensazioni che si susseguono sono sempre sconcertanti, anche gli apostoli erano sconcertati e alternavano momenti di rabbia verso coloro che avevano abusato di Me a momenti di incredulità, perché non accettavano che IO fossi morto. La loro capacità di farsi forza sembrava svanire e anche dopo la Resurrezione, vedendo la tomba vuota, essi rimasero interdetti, come spiegarsi una Resurrezione? Come poter credere che Io fossi risorto? La loro depressione si impadroniva di loro, perché oltre alla morte vi era ora la tomba vuota, le donne avevano subito creduto nella Mia Resurrezione, ma gli apostoli erano rimasti ancora titubanti, eppure avevo parlato loro di queste cose, proprio perché sapevo che nel momento della prova la loro fede avrebbe vacillato. Sono emozioni che subentrano dentro di voi sempre di fronte alla prova e in quel momento gli apostoli vivevano il tempo delle loro tenebre per rafforzare la loro fede e per iniziarli al cammino che dovevano percorrere. Era anche la loro purificazione perché essi, pur essendo uomini deboli, ora vivevano unitamente quel dolore, si davano coraggio l’un l’altro e quando uno vacillava gli altri cercavano di porre le loro difese. Poi all’improvviso nel turbine delle loro tenebre che li avvolgeva, Io Mi presentai a loro, per diradare le tenebre che erano attorno a loro, quel presentarMi non fu subito convinzione della Mia Resurrezione, ma per molti il pensiero fu che IO ero un fantasma, per cui crebbe ancora di più il senso di paura che determinava la loro condizione. Ancora il cuore è troppo distante dalla verità e lo spirito troppo assoggettato ai pensieri della mente, per potersi aprire a questo grande mistero della Mia risurrezione. IO dissi loro: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le Mie mani e i Miei piedi: sono proprio Io. ToccateMi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che Io ho”. Le MIE parole manifestano chiaramente che gli apostoli avrebbero potuto e dovuto aprirsi al nuovo evento della risurrezione. Invece essi erano chiusi nei pensieri del loro cuore, pensieri di turbamento e di dubbio. Sono turbati perché sono nel dubbio, non sanno cosa pensare, cosa credere, cosa decidere in quel momento, se aprirsi alla fede o respingere quanto si sta vivendo sotto i loro occhi e di cui essi sono testimoni. Il dubbio nasce nel loro cuore perché in essi non c’è sufficiente conoscenza del Mio mistero e quando regnano ignoranza e travisamento delle parole, alle quali si dona un senso ed un significato diverso da quello voluto da Dio, in questo caso non possono nascere nel cuore se non turbamenti e dubbi. L’ignoranza si toglie con la luce della Parola, e così anche il dubbio può essere scacciato dalla mente, se si riesce a inondare lo spirito di verità rivelata. Per convincerli ancora mostrai loro le mani e i piedi, naturalmente segnati dai fori dei chiodi. Possono ora i discepoli constatare la verità e la MIA’identità. Colui che è dinanzi a loro è veramente quel Gesù che essi avevano conosciuto, con il quale avevano mangiato. Ora Mi riconoscono e sono presi da una grande gioia, ma alla fine cadono ancora una volta nella loro incredulità, perché il loro cuore non si apre alla fede, e per fugare quella loro incredulità chiesi loro da mangiare. A Me non serviva il cibo era per loro, per far capire che il Mio corpo era vero, che ero li a manifestare la vittoria sulla morte e a dimostrare che il primo ADAMO mostrava la stessa Mia dimensione. IO non venni a loro solo per farli credere, il Mio mostrarMi a loro fu proprio per attestare un mistero che era in ME e che volevo rivelare a loro. IO presentai a loro la Mia carne nuova, quella trasfigurata che anche essi dovevano possedere, e in quella Mia manifestazione IO, Che ero il VERBO, divenni una forza irresistibile, un fuoco che bruciava la vecchia dimensione dell’uomo. Con la Mia presenza essi ricevevano quel seme che Io avevo annunciato tantissime volte, il Seminatore con il suo seme si dirigeva solo nella terra buona che Egli stesso aveva coltivato. IO ero il seme e i Miei apostoli erano il terreno che Mi dovevano accogliere. Il seme portava la nuova struttura della carne nuova Vi sono tre tempi che essi dovranno vivere, il tempo dell’attesa, il tempo di ricevere lo Spirito e il tempo di essere dei testimoni della Mia parola. Valutate bene che questi tre tempi non indicano solo una condizione temporale che essi hanno vissuto, ma indica anche una cronologia spirituale, perché essi che erano i primi a contemplare la Mia trasformazione. L’attesa è un momento di buio e di pazienza che l’uomo, che arriva alla sua verità, deve vivere in se stesso perché occorre fidarsi della promessa e non cercare di anticipare quello che è nella volontà di DIO. Se IO ho detto loro di attendere lo Spirito, significava che quell’attesa era un tempo di maturazione in se stessi, attendere quell’innesto che poteva avvenire solo se lo Spirito si fosse presentato a loro, lo Spirito doveva prendere possesso della loro carne per stabilire un capovolgimento vero, ma serviva che essi stessi dovevano maturare nelle parole che Io pronunciavo. Ora davanti alla parola che IO portavo, la Mia manifestazione faceva scomparire la loro incredulità ed essi si preparavano a ricevere altra parola che portava così alla conoscenza più profonda del mistero dell’uomo DIO. Ricordate che nel Vangelo il tempo di quaranta giorni dopo la Resurrezione corrisponde all’Ascensione, in questo tempo moltissime furono le Mie apparizioni agli apostoli e a coloro che erano i Miei fedeli, perché IO in quel tempo li istruivo alla nuova conoscenza, perchè essi non potevano riceverla senza che IO non li avessi preparati ad un evento ancora più grande che sarebbe avvenuto in loro. Presentarsi davanti allo Spirito non era cosa di poco conto, ma era un evento grandioso, perché mai prima di allora lo Spirito si era manifestato, ma ora poteva farlo perché nella Mia carne poteva rendersi manifesto come annuncio di un nuovo cammino che l’uomo doveva fare. Il terzo tempo che essi poi vivranno sarà la loro stessa vita apostolica, come testimoni della parola, ma non era la parola che essi dovevano portare ma bensì quella dimensione di luce che essi avevano ricevuto, quell’annuncio di una manifestazione nuova dell’uomo. Io ero stato con loro il Seminatore che aveva piantato il seme nuovo, essi poi divennero coloro che seminarono ciò che essi avevano ricevuto. Il seme che essi donavano era una proiezione dello Spirito Che sempre alitava su di loro, e l’alitare significava che creava dentro di loro quella dimensione che portava alla nuova visuale dell’uomo DIO. La chiesa che essi formavano era la chiesa dei figli di DIO, e in questa terminologia si andava a definire quel nuovo popolo che, venendo alla fede in ME ricevevano dallo Spirito quel seme che cambiava la loro vita, che portava una nuova genealogia divina sulla terra. Il popolo dei redenti in CRISTO è il popolo della figliolanza degli apostoli, ognuno di essi ha formato la chiesa, ha formato attraverso la sua testimonianza quel popolo che doveva formare l’antico popolo eletto, le tribù di Israele, che avevano dal Sangue di CRISTO riformato la nuova stirpe eletta. Ecco il significato di chiesa, un significato molto più profondo, perché la vera chiesa è il Mio popolo che crede, che si lascia attraversare dallo Spirito e che non è ristretto nella legge ma si lascia modificare dall’amore che trasforma. Da allora la storia è continuata con tanti figli, fino a voi che siete il nuovo popolo eletto e formerete la nuova chiesa di luce. Ora qui in questo tempo tutta la rivelazione si pone innanzi a voi, ora si manifesta a voi la grandezza dell’uomo nuovo, qui lo Spirito non si presenta più come fiamma che manifesta la Sua presenza, ma lo Spirito prende carne dentro di voi per portare sulla terra la realizzazione della grandezza dell’uomo nuovo. Ecco l’attesa voluta dagli apostoli, che è anche stata attesa per questo tempo, in quelle Mie istruzioni segrete, Io mostravo a loro la proiezione di un tempo futuro dove altri uomini designati dal PADRE portassero a compimento nella loro carne questo meraviglioso mistero che avvolgeva la Mia Resurrezione. L’attesa non è fine a se stessa ma è coronata dall’adempimento della promessa e dall’ingresso dell’uomo Dio nella nuova storia dell’uomo sulla terra. Cieli nuovi e terra nuova si compie in voi, che siete la manifestazione della potenza di DIO, e voi che accogliete la parola, accogliete la forza divina che annulla tutta l’imperfezione per provvedere alla nuova trasfigurazione dell’uomo nuovo. Il cammino verso la Pentecoste è una strada che per prima Io ho tracciato per i Miei apostoli, per portarli dalle tenebre della loro ignoranza alla luce della vera conoscenza. Lo Spirito Santo è la parte procreatrice di Dio, che si unifica al Creatore, per diventare seme spirituale che può germinare solo se piantato in un terreno spirituale, che sia stato preparato per la semina, pulito, arato e può quindi produrre frutti spirituali di Via, Verità e Vita. L'umanità sta andando verso la grande trasformazione attraverso il fuoco che preluderà ai nuovi cieli e nuova terra delle profezie bibliche, al periodo apocalittico nel quale il bene trionferà definitivamente sul male. Questo secondo battesimo ha bisogno di essere preceduto da un periodo di purificazione, di rinnovata spiritualità ed è quello che sta avvenendo. Bisogna ora credere che in questo vostro tempo la rivelazione porta a voi la pienezza del vostro esistere, i sette spiriti di DIO, che sono citati nell’Apocalisse, ora manifesteranno i loro misteri, per cui come IO ho istruito i Miei apostoli fino alla Pentecoste, ora voi venite istruiti dallo Spirito. Questo è il vostro compito di ora figli della rivelazione, prestare attenzione alla parola che vi porta la nuova conoscenza, perciò procedete in questo cammino aspettando e capendo quello che Dio vuole da voi. Dio guarda profondamente la vostra vita. Dio vi conosce, conosce la vostra esistenza, per cui tutto deve manifestarsi attraverso di voi. La parola di Dio vi da istruzioni necessarie e vi rende noto ciò che è nascosto, segreto, riservato ed è la scoperta sulla vostra vera natura. La Parola di Dio vi dà tutte le istruzioni per fare vostra la potenza della grazia, vi permette di accedere al meccanismo che mette in azione la vostra fede, vi fa sapere che senza la sapienza e la rivelazione che vengono da Dio, la vostra fede e il vostro amore rimangono impotenti e inefficaci. Ecco quello che ora dovete fare e IO porterò a voi tutta la rivelazione nuova. Ascoltate e portate dentro di voi i semi della parola che vi istruisce perché Io SONO VERITÀ E VITA e con LA MIA PAROLA vi conduco alla verità, poiché alcuno vi possa ingannare con eresie che vi allontanano dalla Mia via. La benedizione del PADRE NELL’AMORE DELLO SPIRITO siano su di voi come alito di vita per formarvi come uomini nuovi, cosi sia…amen…amen.Visualizza altro

 
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champions_3
champions_3 il 30/04/12 alle 13:01 via WEB
NECESSITA' DI UNA COMPLETA COERENZA DI FEDELTA', E DI VISIONE. Noi viviamo in un’epoca dove la coerenza, l’essere leali e fedeli ad una persona o idea, è generalmente disprezzata. Pensiamo che essere rigorosi nel mantenere preci impegni sia segno di “fanatismo” proprio perché tutto oggi è considerato relativo, discutibile e mutevole. L’unico impegno che sembra essere lodato ed incoraggiato oggi, è l’impegno a difendere ed a promuovere quella che si percepisce essere la nostra “felicità” e convenienza, cosa che a nessuno è permesso di mettere in questione perché è considerata un sacro diritto personale. Esempi luminosi di incrollabile impegno e fedeltà a Gesù Cristo come loro Signore e Salvatore, nonostante dure persecuzioni, sono alcune fra le chiese alle quali si rivolge l’apostolo Giovanni nel libro dell’Apocalisse. Ciò che questi uomini e queste donne avevano trovato in Gesù, infatti, era così prezioso e reale che non l’avrebbero scambiato per nulla al mondo, nemmeno con la loro propria vita. Potremmo mai noi oggi giungere a condividere simili sentimenti? Il messaggio per la chiesa di Pergamo Considereremo quest’oggi il particolare messaggio che, attraverso Giovanni, il Cristo risorto aveva mandato ai conduttori della comunità cristiana di Pergamo. La chiesa di Pergamo era una chiesa fedele e, per questo, era lodata, Doveva, però, ancora venire alle prese con alcuni problemi interni che il Signore non manca di rilevare e che dovevano essere corretti. La loro vocazione aveva bisogno di completa coerenza. Quali erano i loro “punti forti” e che di che cos’ancora essi mancavano? Ecco il testo: ”«All'angelo della chiesa di Pergamo scrivi: Queste cose dice colui che ha la spada affilata a due tagli: "Io conosco dove tu abiti, cioè là dov'è il trono di Satana; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me, neppure ai giorni di Antipa, il mio fedele testimone, fu ucciso fra voi, là dove Satana abita. Ma ho qualcosa contro di te: hai alcuni che professano la dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balac il modo di far cadere i figli d'Israele, inducendoli a mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare. Così anche tu hai alcuni che professano similmente la "dottrina dei Nicolaiti." Ravvediti dunque, altrimenti fra poco verrò da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve" (Apocalisse 2:12-17). Gli invincibili propositi di Dio La chiesa di Pergamo ben sapeva che cosa significasse essere perseguitati per la fede in Cristo, ma pure lo sapeva lo stesso apostolo Giovanni. La persecuzione non aveva scoraggiato Giovanni, e nemmeno la causa dell’Evangelo aveva subito per questo un arretramento. Al contrario, aveva fatto ulteriori progressi! Succede spesso che proprio quando i nemici di Cristo pensano che, tramite la persecuzione, essi potranno mettere a tacere la predicazione dell’Evangelo, essi scoprono con costernazione che, così facendo, di fatto essi ulteriormente la promuovono! L’esilio o l’imprigionamento di leader cristiani talvolta persino dà loro l’opportunità di produrre testimonianze di fede e stupefacenti opere letterarie che servono per il conforto e la guida non solo della loro generazione, ma anche oltre. Penso qui alle vicende di John Bunyan, il prolifico scrittore e predicatore puritano, ma è sicuramente il caso dell’apostolo Giovanni, la cui attività come messaggero di Dio continua e raggiunge il suo culmine proprio quando è esiliato sull’isola di Patmos, laddove scrive l’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse. La speranza dei nemici di Cristo di isolarlo e di metterlo a tacere è così frustrata per l’azione provvidenziale di Dio. Egli scrive: “Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, ero nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore, e udii dietro a me una voce potente come il suono di una tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea»” (Apocalisse 1:9-11). La Parola di Dio attraverso Giovanni raggiunge lo scopo per la quale è mandata[1]. La sua attività profetica e pastorale continua persino a distanza, rivolgendosi alla specifica situazione di sette chiese locali in quella che era la provincia romana dell’Asia, e predicendo avvenimenti che sarebbero avvenuti nello spazio della loro vita. Non solo questo, ma, come le altre lettere apostoliche del Nuovo Testamento, lo scopo del libro dell’Apocalisse, sebbene legato alla situazione specifica dei cristiani ai quali era stato per primo rivolto, è molto più vasto. Questi testi diventano il messaggio che Dio rivolge ai cristiani di ogni tempo e paese che vivono in situazioni simili. Il messaggio di Dio attraverso Giovanni, così, diventa per loro pure Parola di Dio. Ecco perché la Parola scritta di Dio è sempre rilevante. Un messaggio centrato 1. Un messaggio rilvolto a conduttori di chiese. Il messaggio è rivolto “All'angelo della chiesa di Pergamo” (12 a). Il termine “angelo” letteralmente significa “messaggero” ed è usato qui per indicare i rappresentanti di una chiesa locale, i suoi leader[2] che, come “angeli custodi”, sono responsabili per la condizione morale e spirituale della chiesa a loro affidata. Si tratta davvero di una responsabilità formidabile. 2. Una città importante. Pergamo era una città greca situata nella Misia (Asia Minore) ed edificata su un’alta collina che diventa poi l’acropoli che domina la città costruita gradualmente alla sua base. Oggi corrisponde alla città turca di Bergama. Il suo nome è associato all’invenzione della pergamena (la “charta pergamena”), supporto di scrittura prodotto con pelli di pecora, di capra o di vitello opportunamente depilate e fatte asciugare sotto tensione, sotto il patronato del re Eumene (197-159 a. C.) fondatore della città. La città stessa ospitava una vasta biblioteca di più che 200.000 volumi, la seconda per importanza del mondo antico, dopo Alessandria d’Egitto. Il regno di Pergamo diventa una provincia romana nell’anno 130 a. C.. La città continua ad aumentare di importanza fino a diventare fra le più fiorenti dell’intera regione. Tutte le vie principali dell’Asia Minore vi convergevano. Colma di imponenti edifici che testimoniavano della sua ricchezza, la città pure conteneva un famoso e popolare santuario dedicato ad Esculapio, dio della medicina, al quale si rendeva culto con serpenti vivi nutriti nel tempio e con riti di carattere sessuale. In onore di Esculapio spesso venivano usato un tipo particolare di serpente non velenoso che potevano girare liberamente nei dormitori dove venivano ospitati fedeli malati e feriti[3]. Il tempio attraeva migliaia di pellegrini anche da Roma, fra cui persino imperatori. La fede cristiana era giunta a Pergamo abbastanza presto e, nonostante le ripetute persecuzioni subite, sopravvive a tutt’oggi. 3. Un messaggio autorevole. Il messaggio a questa chiesa è introdotto da: “Queste cose dice colui che ha la spada affilata a due tagli”. Per mezzo dell’apostolo Giovanni Dio “dice” . Non si tratta certo di parole al vento o di formalità retoriche, ma di un “pronunciamento ufficiale”, come il discorso di un re ai suoi sudditi. Sono le parole di un decreto reale che devono essere ascoltate attentamente, comprese e diligentemente ubbidite, così come va ricevuta tutta la Parola di Dio. Sono descritte come parole affilate che trafiggono, simili a quelle di una spada al cui taglio non si può sfuggire o, in termini moderni, simili al bisturi del chirurgo. Dio fa un accurato accertamento della condizione morale e spirituale del Suo popolo, Egli incide in profondità. Questo è indubbiamente vero: la spada dello Spirito, vale a dire la Parola di Dio, “taglia” in tutti i modi. Analizza in profondità la condizione umana, il cuore dell’uomo. La Bibbia dice: “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato; chi lo può conoscere?”[4]. Dio lo conosce e ce lo rivela come farebbe oggi in ospedale una tomografia che rende evidente ciò che non appare alle analisi superficiali. L’accurato accertamento operato da Dio è ciò che descrive la lettera agli Ebrei: “La parola di Dio infatti è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore” (Ebrei 4:12). Abbiamo noi mai fatto l’esperienza della Parola di Dio in questo modo? Abbiamo mai letto tutta la sua parola per assicurarci che tutto quello che predicano i nostri conduttori rispecchia a verità? Il risultato degli accertamenti di Dio è spesso imbarazzante e non lo vorremmo ascoltare. Preferiremmo negare le evidenze e pascerci delle nostre illusioni che tutto vada bene, e non occorre controllare se la predicazione è basata sulla vericità della sacra scrittura. Di fatto, nessuna ipocrisia può reggere al vaglio della Parola di Dio. Il Signore Gesù Cristo, Parola vivente oggi incide in profondità per guarirci. Un giorno, però, Egli ritornerà come Giudice, e la Sua sentenza sarà inappellabile per coloro che avranno predicato delle eresie, e coloro che l'avranno accettate non saranno giustificati. In che cosa consiste, ora, l’ispezione che Dio fa nella chiesa di Pergamo? 4. Un ambiente impegnativo. Prima di tutto, Egli dice: “Io conosco dove tu abiti, cioè là dov'è il trono di Satana;” (13 a). Dio è del tutto consapevole del particolare contesto, collocazione, dove vivono le Sue vere chiese. Nel caso della chiesa di Pergamo, Dio sapeva che era collocata “là dov’è il trono di Satana”, vale a dire un posto particolarmente malvagio. Che luogo spaventevole per collocare una chiesa: vivere nell’ambito di una società che ha messo sul trono Satana come proprio re! Non è difficile da immaginare una società che, rifiutando di adorare e servire il solo Dio vero e vivente e di ubbidire alle Sue giuste leggi, ha posto il Suo nemico come proprio re e sono felici di sottomettersi alle sue inique leggi e controllo. Pergamo non era solo il centro di un governo corrotto, ma un luogo dove guadagni disonesti rendevano la gente ricca e priva di scrupoli morali. Inoltre, Pergamo era anche una sede di false religioni e false dottrine, pur dichiarandosi presunte chiese, idolatria e false speranze, dove la gente accorreva credendo di poter essere guarita dalle loro malattie e che, per questa ragione, era disposta ad adorare qualsiasi personaggio che le era stato imposto come dogma. L’Evangelo di Gesù Cristo era stato predicato proprio in una città come quella e molti erano stati convertiti dallo stile di vita che vi prevaleva. I loro occhi erano stati aperti per essere convertiti dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio. Essi avevano ricevuto, per fede in Cristo, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati[5]. La loro conversione, però, non era “una faccenda privata”, ma aveva messo in questione lo stile di vita di un’intera città, che così si sentiva sfidata, giudicata e riprovata. Sfidare il modo di vivere e di pensare della società in cui viviamo è, di fatto, un requisito di chi confessa Gesù Cristo come proprio Signore, come scrive l’apostolo Paolo: “Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele” (Efesini 5:11). Fa quindi meraviglia che, così facendo, essi fossero duramente perseguitati? Il nostro versetto, difatti, dice: “il mio fedele testimone, fu ucciso fra voi, là dove Satana abita”. E’ questa pure la nostra situazione come risultato della nostra presenza ed azione? Ora, abitare là dove Satana ha il suo trono, dove Satana regna con potenza, deve essere molto difficile come pure molto pericoloso. Esige da parte nostra grande cura, circospezione e prodenza nel come viviamo. Cristo sapeva che vivere come cristiani in un tale luogo implicava essere esposti pure a molte tentazioni. Laddove uno stile di vita impostato al peccato è un luogo comune, è “normale”, è qualcosa che affascina, seduce ed inganna. Una tale situazione potrebbe indurre anche molti cristiani ad accettare tutto questo come “normalità” (perché “così fan tutti”) perché ci fa avere una visione distorta della realtà, non ci fa vedere le cose come Dio le vede. In un certo senso, è molto più facile essere virtuosi e pii in alcune circostanze più che in altre. Al fine di determinare quanto credito si debba dare ad un uomo o ad una donna per le sue virtù, è necessario comprendere ciò che è stato chiamato a resistere, quante tentazioni ha incontrato, quali seduzioni siano stare presentate alla sua mente e che hanno tentato di portarlo fuori dalla strada di una vita vissuta secondo la volontà di Dio. 5. Amici, ciononostante. Nonostante tutto questo, Cristo dice al Suo popolo in Pergamo: “Tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me”, che potrebbe essere pure tradotto: “Tu continui a tenerti stretto al mio nome e non hai rinnegato la tua fede in me”. Essi avevano professato il nome di Cristo, vale a dire avevano professato di essere Suoi seguaci ed avevano perseverato ad aderire a Lui ed alla Sua causa nonostante tutta l’opposizione che veniva loro fatta. Non si erano vergognati di essere chiamati cristiani, non avevano rinnegato il nome di Cristo. L’avevano onorato ed avevano manifestato chiaramente di essere Suoi discepoli. Era per quel nome che avevano subito ingiurie. L’apostolo Pietro scrive: “Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi” (1 Pietro 4:14). Nonostante che la loro pubblica confessione di fede in Cristo li avesse esposti alle più dure persecuzioni, essi si erano tenuti stretti il nome di cristiani, il nome che avevano ricevuto da Gesù Cristo e non lo avevano rinnegato. Portati a giudizio, essi avevano apertamente ammesso di essere discepoli e seguaci del loro Signore e Maestro, come aveva fatto Antipa, loro fratello in fede. Si suppone che Antipa fosse stato linciato dalla folla mentre lui predicava l’Evangelo fuori dal tempio di Esculapio, “là dove Satana abita”. Avremmo noi avuto un simile coraggio? La verità dell’Evangelo, vale a dire, la salvezza per sola grazia attraverso la sola fede in Cristo soltanto, per loro era qualcosa di estremamente prezioso. Vi si attenevano con grande coraggio e forza. Sebbene un grande numero di persone si opponesse loro, nonostante che fossero oggetto di disprezzo e di persecuzione, essi non avrebbero mai “svenduto” l’Evangelo. Questa è la stessa verità che la Riforma protestante ci ha trasmesso e per la quale molti martiri hanno dato la loro vita. E’ essa preziosa pure per noi, o siamo piuttosto disposti a comprometterla seguendo le mode religiose del momento? 6. Tollerare incoerenze e false dottrine. Come spesso succede, non tutti i membri della chiesa di Pergamo erano della stessa mente. Vi erano credenti che, per diverse ragioni, si dimostravano disposti a compromettere l’Evangelo che avevano ricevuto “conciliandolo” con comportamenti ed idee estranee alla fede che era stata trasmessa ai santi una volta per sempre[6] e giustificandolo in vario modo. Questo fatto era tollerato dai responsabili della comunità che non si premuravano, come sarebbe stato loro dovere di fare, di riprendere questi credenti per riportarli sulla retta via. Ecco perché il Cristo risorto, per mezzo di Giovanni, rimprovera i leader della comunità dicendo loro: “Ho qualcosa contro di te: hai alcuni che professano la dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balac il modo di far cadere i figli d'Israele, inducendoli a mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare. Così anche tu hai alcuni che professano similmente la dottrina dei Nicolaiti”. Essi tolleravano che fra di loro alcuni sostenessero, e magari diffondessero, pratiche e dottrine difformi, simili a ciò che anticamente Balaam aveva fatto con Israele. Certo, la comunità di Pergamo era lodevole da molti punti di vista, ma questa sua mancanza avrebbe potuto alla lunga pregiudicare l’intera sua testimonianza (la purezza del suo insegnamento ed etica). L’antico Balac aveva tentato il popolo di Dio incoraggiandolo ad accasarsi con persone estranee al popolo di Dio e ad integrare nella loro vita usanze pagane. Questo avrebbe pregiudicato la loro identità morale e spirituale, contaminato la loro fede ed i loro costumi, contraddetto il principio della necessaria loro separazione morale e spirituale del popolo di Dio dal mondo, come pure abbandonato il carattere “pellegrino” di Israele. Invece di denunciare lo stile di vita e le filosofie del mondo pagano loro circostante, alcuni le assumevano come proprie “conciliandole” con la loro fede e persino teorizzandone il compromesso. “Non c’è problema”, essi dicevano, a partecipare ai festini e banchetti nei templi pagani e persino di condividerne i riti perversi, tanto erano, a loro dire “usanze locali” , “folklore”, per quanto immorali e perverse fossero. D’altro canto altri si sentivano attratti dalle idee dei Nicolaiti, probabilmente una sorta di Gnosticismo, le cui idee e pratiche seducenti erano notevolmente difformi dal Cristianesimo, che attivamente cercavano di sfruttare per i loro fini. Il tentativo di “adattare” la fede cristiana al mondo circostante, di “cristianizzare” filosofie ed usanze pagane, è un fenomeno ben noto in tutta la storia del cristianesimo. Desiderando aumentare in questo modo il numero dei “cristiani”, attirandoli a Cristo concedendo loro “sconti” e benevoli compromessi, si è introdotto nella chiesa elementi corruttori che gradualmente ne hanno alterato l’identità e la dottrina. Allo stesso modo si introducono elementi corruttori tali da alterare la fede biblica, quando si vorrebbe “modernizzarla” compiacendo il mondo con il pretesto di un’evangelizzazione “più efficace”. Si ignorano così i precisi ammonimenti della Scrittura ritenendo di essere più saggi di quanto essa afferma e comanda. Quando il nostro tempo tanto si vanta di essere “tollerante” non si vorrebbe certo apparire “intolleranti” applicando troppo “alla lettera” ciò che il Signore comanda. E’ così? Si tratta però di una palese disubbidienza alla volontà del Signore che non rimarrà impunita. L’apostolo Paolo scrive: “Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c'è tra la giustizia e l'iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre? E quale accordo fra Cristo e Beliar? O quale relazione c'è tra il fedele e l'infedele? E che armonia c'è fra il tempio di Dio e gli idoli? ( La scrittura non solo ci rivela le statue che non bisogna adorarle, ma ogni idolo è quello che poniamo tra noi e Dio, ovvero, ogni cosa che mettiamo al primo posto nel nostro cuore, anzicchè Dio). Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come disse Dio: «Abiterò e camminerò in mezzo a loro, sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Perciò, uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d'impuro; e io vi accoglierò. E sarò per voi come un padre e voi sarete come figli e figlie», dice il Signore onnipotente” (2° Corinzi 6:4-18). 7. Appello al ravvedimento. Il Cristo odia false dottrine e pratiche corrotte. Il messaggio che manda alla comunità di Pergamo ed a noi è dunque inequivocabile: “Ravvediti dunque, altrimenti fra poco verrò da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca”. Il Signore stesso si sarebbe considerato nemico di quella chiesa la cui conduzione avesse tollerato queste incoerenze senza ravvedersene. Una chiesa disubbidiente che tollera ciò che non è coerente con la dottrina ricevuta causa il dispiacere del Signore e potrebbe spingerlo a ripudiarla. Se la chiesa si ravvede esercitando la necessaria disciplina sulle incoerenze dei suoi membri non costringe il Signore a mettersi contro di essa. Il Signore stesso combatterà contro di essa con la spada della parola profetica e troverà certo modo di applicare ad essa la Sua sentenza di condanna. La chiesa soffre sempre quando tollera nel suo seno chi non intende ravvedersi dei suoi errori, anzi, li giustifica. Ha tuttavia il potere di salvarli dai loro errori conducendoli al ravvedimento e operando per la loro conversione. Quant’è vero che le chiese spesso temono di essere “troppo strette” o di “giudicare” e, per questa ragione conservano la loro comunione con gente corrotta. Esse dovrebbero protestare contro dottrine e pratiche devianti ed applicare ai suoi membri la disciplina biblica, che è uno dei segni distintivi dell’autentica chiesa.. Spesso, però, sembra più “conveniente” ignorare deviazioni ed incoerenze. Ecco perché il Signore chiama la Sua chiesa fedele a ravvedersi dalla sua tiepidezza e compiacenza peccaminosa. Il Signore della Chiesa, in questo modo, opera costantemente “per santificarla dopo averla purificata lavandola con l'acqua della parola, 27 per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile” (Efesini 5:26-27). Il ravvedimento è il dovere non solo di particolari persone, ma anche della chiesa: coloro che peccano insieme dovrebbero pure ravvedersi insieme. 8. Il pane ed il suggello del cielo Il messaggio del Signore Gesù alla chiesa di Pergamo conclude dicendo: “A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve". Il significato di queste parole potrebbe apparire oscuro e misterioso. Riconosciamo in esse, però, “lo stile” di Gesù stesso che, nel Suo ministero pubblico, si avvaleva prevalentemente di parabole. Le parabole sono più che “illustrazioni” della verità, ma hanno una sorta di “effetto discriminatorio”. Il loro significato, infatti, rimane nascosto per coloro che coltivano in sé stessi pregiudizi e malizia verso Gesù. Vediamo nei vangeli, infatti, come Gesù spiegasse il significato delle parabole solo più tardi, in privato, ai Suoi discepoli, a coloro che Lo amavano. Per gli altri esse rimanevano oscure. Qui “la manna” ha indubbiamente un carattere “nascosto”. Essa assume significato e valore solo per coloro che sono aperti verso di Lui. 8.1 Senza dubbio qui “la manna” si riferisce al cibo che aveva sostenuto il popolo di Dio nel suo lungo viaggio attraverso il deserto, durante l’Esodo, verso la Terra promessa[7]. Essa rappresenta quel cibo spirituale che solo può nutrire l’anima. E’ il cibo che Dio promette a coloro che credono in Lui e si rallegrano di rimanere in comunione con Lui. E’ il cibo che Dio dà soltanto al Suo popolo eletto, un cibo che è “pane disceso dal cielo”.. Gesù stesso si era identificato con questo cibo. Aveva infatti detto: “Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò per la vita del mondo è la mia carne Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò per la vita del mondo è la mia carne” (Giovanni 6:51). Questo cibo sarà dato “a chi vince”, vale a dire a coloro che conseguono vittoria nel conflitto contro il peccato. Nelle persecuzioni e prove di questo mondo, ad essi sarà permesso di partecipare al pane spirituale che è preparato per il popolo di Dio, ed attraverso il quale essi saranno nutriti per sempre. Si tratta di cibo “nascosto” perché il mondo non ha alcuna idea di che cosa si tratti. Esso non ha nulla a che fare con il cibo offerto agli idoli, cosa praticata a quel tempo. I pagani lo condividevano nei loro templi, ma esso non dava alcuna soddisfazione permanente a coloro che se ne nutrivano. La “manna” di Dio è del tutto nascosta alla gente carnale e non rigenerata, ed è goduta solo dai credenti fedeli. Ad essi essa sarà provveduta per tutto il loro cammino “nel deserto di questo mondo”. Si tratta di un cibo che procede dalla presenza immediata di Dio e di questo solo l’anima ha bisogno. Cristo stesso è la manna “nascosta” dal mondo, ma rivelata ai credenti che così gustano le primizie di quanto esso sia prezioso[8]. 8.2 Una pietruzza bianca. “Chi vince” riceverà pure “una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve". Si tratta di un suggello personale del favore di Dio nei suoi riguardi, di un “certificato di autenticità”, la persuasione interiore di appartenere veramente a Lui e che niente e nessuno mai potrà strapparlo dal Suo amore[9]. E’ la testimonianza interiore dello Spirito Santo, la certezza o sicurezza della salvezza che il mondo non comprende e disprezza, considerandola impossibile oppure manifestazione di arroganza. E’ “un suggello del cielo”, un segno di amicizia perenne con Lui. Questa “pietruzza” potrebbe essere paragonata all’anello nuziale che lega un uomo ad una donna, o meglio, all’acqua del battesimo ed agli elementi della Cena del Signore, che confermano e proclamano a chi vi partecipa le promesse dell’Evangelo. I sacramenti,(ordinamenti) infatti, parlano chiaro e forte ai credenti, ma non significano nulla per gli increduli, coloro che non amano il Signore. Il “nuovo nome” di cui qui si parla è il suggello di adozione nella famiglia di Dio e l’invito personale a partecipare alle “nozze dell’Agnello”, come lo stesso Giovanni dice in un altro capitolo dell’Apocalisse: “E l'angelo mi disse: «Scrivi: "Beati quelli che sono invitati alla cena delle nozze dell'Agnello"». Poi aggiunse: «Queste sono le parole veritiere di Dio»” (Apocalisse 19:9). Conclusione Come hanno fatto quei cristiani fedeli, e, come loro, molti di più nel corso della storia, noi non dovremmo mai vergognarci di portare il nome di Cristo. Nutriti e rafforzati dalla Sua Parola e confermati dai sacramenti, è nostra vocazione continuare ad essere testimoni fedeli alla Sua signoria secondo l’insegnamento della Bibbia, qualunque ne sia il costo. Dobbiamo farlo nel modo in cui viviamo e insegnando a tutti ad osservare tutte quante le cose e le regole che Egli ci ha insegnato. Nel contesto di una società come questa, i cristiani dovrebbero pure presentare un fronte unito. La questione, però, è se l’unità fra di noi dovrebbe essere perseguita ad ogni costo? Dovremmo noi, come molti dicono, “accantonare le differenze” che esistono fra di noi e, “uniti nell’amore”, predicare l’Evangelo attenendoci “all’essenziale”? Sebbene questo suoni ragionevole e lodevole[10], esso non sembra essere ciò che insegna Cristo stesso nella Sua Parola. Spesso, di fatto, la questione che dobbiamo affrontare è: Dovremmo tollerare nel nostro mezzo persone che, sebbene portino il nome di cristiano, di fatto compromettono la loro fede con una società governata da Satana e modificano la dottrina cristiana per adattarla alle proprie persuasione e morale? No, quando essi lo fanno, siamo chiamati a denunciarli ed a chiamarli al ravvedimento - e certamente ravvederci noi stessi dall’aver tollerato tutto questo per troppo tempo! Questo è il dovere di leader dei veri cristiani responsabili e fedeli. Sebbene possa sembrarci ragionevole e conveniente, l’unità fra di noi non può essere la nostra prima priorità. Che ci piaccia o non ci piaccia, non dovremmo minimamente dubitare di questo: Cristo li combatte e la Sua Parola li chiama al ravvedimento. Portare il nome di Cristo in sé stesso non basta. Se essi non sono disposti a ravvedersi e persistono a giustificare sé stessi, al punto persino di resistergli in faccia, al Giudizio finale Egli li ripudierà e dirà loro chiaramente: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!" (Matteo 7:23). Noi rischiamo la stessa cosa se non siamo vigilanti nell'opera di Cristo. Un giorno, il Signore Gesù Cristo, dopo aver spogliato i principati e le potenze, ed averne fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce[11], ritornando come vincitore, manifesterà in corteo trionfale “i re ed i principi” che ha catturato. Il Suo popolo fedele condividerà pure il Suo trionfo. Ecco perché essi sono chiamati “i vincitori”, coloro che sono stati nutriti e rafforzati dalla Sua Parola, vera “manna nascosta” e che combattono con Lui “il buon combattimento della fede”[12], Egli li riconoscerà come il Suo popolo, in mezzo ai popoli di tutta la terra. Da quale parte allora ci troveremo, da quella dei vincitori oppure da quella degli sconfitti? A Dio la gloria! “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese”. Saluti. Antonio.
 
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Se ti fermi a guardare IL FINITO, L’IMPERFETTO, SE TI FERMI A RACCOGLIERE IL DOLORE, SE TI FERMI A PARLARE CON IL DOLORE, ESSO APRIRA’ DAVANTI A TE SOLO UNO SPAZIO DOVE LE OMBRE SI MUOVONO e l’ombra rappresenta l’incognita;  ma se ti fermi a raccogliere il Mio pensiero, se ti fermi a parlare con l’amore che esso possiede, queste ombre si dileguano e sentirai il mio calore avvolgerti, accarezzare la tua anima.

 

Ecco, questo è l’uomo perfetto che IO desidero, l’uomo che innanzi tutto si è saputo vedere e riconoscere lontano da ME, ma che ha fatto di tutto, per accorciare le distanze, fino a sentire il calore del mio amore, invaderlo e accoglierlo. La vostra paura nasce dall’incertezza e l’incertezza porta l’uomo a condurre sentieri sbagliati: la paura si combatte con la fiducia e l’incertezza con la convinzione che IO posso essere quella mano che vi può condurre oltre il vostro buio, oltre ogni vostra fragilità.

 

“Nella preghiera del Padre Nostro si recita: non ci indurre in tentazione. Questa frase che Io ho inserito significa una cosa sola: non che DIO ci induca alla tentazione, ma ho voluto insegnare che vi deve essere un rapporto tra Padre e Figlio molto stretto, dove il figlio chiede al Padre di non lasciarlo solo nella prova, di non lasciarlo solo quando il male viene a tentarlo e vuole separare il suo cuore dal suo”

 

L’uomo cammina su sentieri tortuosi, ma non si accorge che il mio sguardo è sempre poggiato sul suo capo e che quando IO sembro lontano, in realtà, sono più vicino che mai.

 

Non dimenticare che il grano e gramigna crescono insieme, sotto lo stesso sole, sulla stessa terra, ma poi viene il tempo della separazione, affinché l’erba cattiva non soffochi l’erba buona, perché ricorda, che mai il tuo Dio abbandona l’uomo giusto, mai il tuo Dio può lasciare il suo uomo nella tempesta, ma la mia mano, per amore del giusto si alza e ordina ai venti di placarsi e al sole di tornare a risplendere.

 

 

“Guarire i cuori affrantisignifica: portare consolazione a tutti gli uomini, aiuto e lo spirito di verità affinché la loro fede e la loro fiducia in Dio cresca ed  si possa  istaurare il regno promesso da Dio per l’uomo.

 

 

Il giusto non è solo colui che compie la volontà del Padre,

 il giusto non è solo colui che opera per mezzo della fede,

 il giusto è colui che cammina ancora, dopo tanto tempo e tanta fatica,

 per amore, con coraggio e forza, perché questa forza non appartiene alle vostre membra,

ma mi viene data in conformità alla vostra volontà.

 

 

 

 

 

Vedete sulla terra possono nascere  bambini che hanno degli handicap,  e tutto ciò è fonte di dolore sia per chi è genitore e per lo stesso  bambino che vive quella vita molto diversa dagli altri,  ma pensate che  l’amore di DIO abbia voluto  che  la sua creatura  possa essere cosi diversa da tanti? Eppure esiste la diversità, esiste la sofferenza e  solo elevandovi dalla terra capirete che quelle creature  sono un dono di DIO, perché portano a chi le accoglie una grazia particolare e la vita su questa terra è solo un piccolo percorso, poi quando essi rientrano  nella dimensione  del cielo, essi   si ritrovano a  vivere ugualmente ad altri,  in una perfezione indicibile, e qui si capiscono le parole del CRISTO: BEATI I POVERI DI SPIRITO, perché sono proprio queste persone  che hanno sofferto che possono dare  una conoscenza in più alle tante anime che  sono qui e hanno avuto una vita  molto diversa.

 

 
 

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