linfedema
blog di informazione e discussione su problematiche correlate alla riabilitazione oncologica ed ai linfedemi e alle terapie non convenzionali
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Post n°5 pubblicato il 09 Dicembre 2015 da mander.antonio
HO LE GAMBE GONFIE …… E’ UN LINFEDEMA O UN LIPEDEMA ?
RUOLO DELL’ECOGRAFIA TISSUTALE AD ALTA RISOLUZIONE.
Per moltipazienti “avere le gambe gonfie” è un modo semplicistico per esprimere undisagio importante legato alla presenza di arti aumentati di volume.
Le condizioni patologiche che possono portate a questo quadro clinico sono molteplici e non sempre sono di facile diagnosi.
Ad eccezione delle situazioni in cui gli edemi si accompagnano a malattie sistemiche notoriamente complicate da questi sintomi, ad esempio nei pazienti con nefropatie e malattie cardiologiche, in cui la diagnosi è abbastanza agevole, ci sono altre situazioni patologiche in cui gli edemi sono il solo segno clinico e per questi è necessario effettuare una corretta diagnosi.
E’ importante fare una corretta diagnosi perché , conseguenzialmente, si prescrive e si personalizza la terapia fisica ( linfodrenaggio manuale, presso terapia,bendaggio compressivo , onde d’urto,) la terapia farmacologica e si ha una idea della prognosi a distanza.
Gli edemi degli arti inferiori possono essere determinati da patologie a carico del sistema linfatico ( LINFEDEMI) o di patologie a carico del tessuto adiposo, ( LIPEDEMI) o a carico del sistema venoso , (FLEBEDEMI); a volte tutte queste condizioni possono coesistere (EDEMI COMPLESSI MULTIFATTORIALI).
Per effettuare una corretta diagnosi, laddove non è possibile con la sola visita medica, viene in aiuto l’ECOGRAFIA TISSUTALE AD ALTA RISOLUZIONE. Questa metodica , che si avvale dell’utilizzo di ultrasuoni, non è invasiva ed in mani esperte, fornisce tutta una serie di informazioni per fare una corretta diagnosi e per pianificare una corretta strategia terapeutica.
Con l’esame ecografico vengono studiati i tessutisuperficiali comprendenti:
In base alle modificazioni ecostrutturali rilevate possiamo diagnosticare un linfedema o un lipedema o un flebedema o un edema misto e di conseguenza indirizzare il paziente alle cure più appropriate.
La corretta diagnosi è indispensabile per prescrive anche una calza elastica , nel tipo e nel grado di compressione, che sono differenti a seconda se ci troviamo di fronte ad un linfedema o ad un lipedema o a un flebedema.
Lo studio ecografico è anche utile per monitorare l’andamento della malattia ed il risultato delle terapie.
E’ auspicabile che pazienti che presentano edemi degli arti siano sottoposti ad un esame ecografico tissutale ad alta risoluzione per fare una corretta diagnosi e non sentirsi dire genericamente e con superficialità :“ c’è un edema degli arti inferiori”e ed essere di conseguenza curati con la stessa superficialità.
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Post n°4 pubblicato il 25 Novembre 2015 da mander.antonio
CORSO DI AGGIORNAMENTO SUL LINFEDEMA ONCOLOGICO DELL' ARTO SUPERIORE. Sabato 21 novembre si è tenuto il corso di aggiornamento sul linfedema oncologico dell'arto superiore presso l'ospedale Civile di Latina Santa Maria Goretti , hanno partecipato fisioterapisti e medici che si occupano di problematiche riabilitative nei pazienti oncologi. Il corso ha visto la partecipazione del Dr Ricci Responsabile della Breast Unit il quale ha illustrato le problematiche chirurgiche d' interesse riabilitativo nelle donne operate di ca mammario. Il Dr Mander ha trattato l'inquadramento clinico , le indicazioni e l'iter diagnostico dei pazienti con particolare riferimento alle metodiche ecografie. La Drssa Mariani ha illustrato le tecniche di linfodrenaggio e di bendaggio dell'arto superiore e le problematiche relativa alla prescrizione e all' uso dei tutori elastici È seguita una dimostrazione pratica di tali tecniche con tutti i partecipanti. Un ringraziamento al Dr Tozzi che ha organizzato l'evento è al Dr.Massucci per la fattiva collaborazione . |
Post n°3 pubblicato il 17 Dicembre 2014 da mander.antonio
TORNARE A SORRIDERE …TORNARE A VIVERE….RUOLO DELLA RIABILITAZIONE E DELL’ATTIVITA’ FISICA ADATTATA ( A.F.A.) NEI PAZIENTI CON PROBLEMATICHE ONCOLOGICHE Quando si parla di patologia oncologica vengono quasi sempre affrontate le problematiche inerenti alla prevenzione, alla diagnosi, alla terapia e su questi aspetti sono focalizzate le maggiori attenzioni dei mass-media e della comunità scientifica e non a caso , a questi settori sono anche indirizzate la maggior parte delle risorse, sia materiali che umane disponibili. Ma questi sono i soli problemi della complessa malattia oncologica , soprattutto per le pazienti che vivono in prima persona questa esperienza ? Una volta terminato il ciclo delle cure, si torna ad una vita normale ? Dalle esperienze che abbiamo acquisito in circa venti anni in campo riabilitativo oncologico, siamo sempre più convinti che i problemi, i grandi problemi,quelli che ti condizionano la vita, iniziano a farsi sentire proprio dopo che sono terminate queste fasi di cosiddette di cure ufficiali, terapia chirurgica, chemio e radioterapia , Dopo di queste in genere si riprendono le attività lavorative, la gestione familiare, i rapporti con il pattner che coinvolgono anche una particolare sfera intima e sessuale, insomma si ripropone il progetto della propria vita, si torna a ...vivere !! Questa crediamo sia la frase che più si addica questo contesto..... " TORNARE A VIVERE ", mentre purtroppo nelle fredde pubblicazioni scientifiche o nel gergo comune si parla di " Survivors", sopravvissuti alla patologia oncologica, termine bruttissimo che non rende ragione del processo interiore di una persona, che dopo una "esperienza di malattia", vuole tornare a vivere e non a sopravvivere,una differenza in termini che esprime due concetti, due modi diversi, di approcciare questa delicatissima fase.Chi si trova a vivere questa particolare situazione non deve avere timore o ritrosia nel chiedere aiuto perchè è indispensabile appoggiarsi a persone che, per capacità umane ed esperienze professionale possono offrile ed assicurale tale aiuto.Da numerosi anni ci stiamo battendo sul riconoscimento dell'importanza della Riabilitazione Oncologica come fase successiva , alle terapie oncologiche proprio per offrire un sostegno, un aiuto dal punto di vista sia fisico che psicologico alla pazienti che presentino delle disabilità conseguenti alla patologia oncologica in tutte le varie fasi della malattia. L'ambiente riabilitativo è quello più idoneo per prendere in carica la pazienti che hanno queste disabilità, intese nel senso più ampio del termine, derivanti dalla patologia oncologica, disabilità quindi sia fisiche, che psico-relazionali che limitano e condizionano fortemente la loro qualità di vita.La riabilitazione oncologica è organizzata con un lavoro in Equipe , partecipano diversi figure professionali che vengono attivate e coinvolte a seconda delle necessità della paziente. Il lavoro di equipe assicura la condivisione di conoscenze e competenze per lo specifico obiettivo riabilitativo, in termine tecnico, Progetto Riabilitativo Individuale, che viene elaborato per ogni singolo paziente.Figure portanti dell'Equipe Riabilitative sono il Medico esperto in questa disciplina e che quindi abbia competenze oncologiche e riabilitative, che effettuerà la valutazione iniziale del paziente , dalla quale emergeranno le problematiche riabilitative da affrontare ed il fisioterapista , anch'esso opportunamente formato, che prenderà in carico la paziente e che dopo una la sua specifica valutazione e formulazione del Progetto Riabilitativo in equipe , la inizierà a trattare con le diverse tecniche riabilitative necessarie e specifiche per quel paziente.Ad esempio nel caso di un linfedema , cioè una aumento patologico di volume dell'arto superiore secondario all'asportazione dei linfonodi ascellari, si può effettuare una terapia scegliendo tra le seguenti tecniche riabilitative : linfodrenaggio manuale, bendaggio elastocompressivo, pressoterapia, onde d'urto, linfotaping, prescrizione ed il collaudo di un tutore elastico, intervento che teniamo a sottolineare che non può essere solo limitato al braccio ma che deve considerare la persona nella sua totalità, con un concetto olistico dell'approccio al paziente nella sua completezza sia fisica ma anche psicologica. Proprio per tale ragione nell'Equipe Riabilitativa sono sempre presenti la figura dello Psicologo e del Nutrizionista .Quali sono le problematiche che possono essere affrontate nell'ambito di una riabilitazione oncologica ? Oltre al linfedema , di cui abbiamo detto prima, le altre disabiltà più frequenti sono le problematiche articolari della spalla, gli esiti cicatriziali dei tessuti secondarie alla chirurgia e alla radioterapia, alle complicanze neurologiche, come la scapola alata, le alterazioni posturali, le conseguenza degli interventi di ricostruzione ( mobilizzazione dell'arto durante il riempimento dell'espansore, incapsulamento della protesi mammaria, alterazioni secondarie al prelievo di lembi muscolo-cutanei o cutanei ) l'eccesso ponderale sempre presente, soprattutto dopo il ciclo di chemioterapia .Un altro aspetto importante che viene affrontato in un percorso riabilitativo è quello dell' Educazione Terapeutica del paziente, inteso come un processo comunicativo relazionale volto a far comprendere e conoscere tutti gli aspetti della malattia e valorizzare la partecipazione del paziente nella gestione della sua disabilità, ponendo una particolare attenzione all'adozione di particolari stili di vita che sono ormai notoriamente riconosciuti avere un ruolo determinate nella prevenzione sia primaria che secondaria delle malattie oncologiche.Nel nostro protocollo riabilitativo devono essere presenti interventi educativi volti proprio a supportare tale aspetto, proponendo sia una corretta alimentazione, ma soprattutto una adeguata attività fisica, aspetto questo particolarmente importante che necessita di una valutazione e delle competenze specifiche in quanto non tutte le attività fisiche sono consigliate ad un paziente affetto da patologia oncologica; le condizioni fisiche presenti , possono essere differenti da persona a persona e soprattutto estremamente variabili in rapporto alla gravità della patologia e alla fase delle cure oncologiche che si stanno effettuando ( chemio , radioterapia ) e agli eventuali esiti e disabilità presenti. Si parla quindi di A.F.A ( Attività Fisica Adattata ) e quindi Teoria dell'adattamento, proprio per personalizzare una determinata attività fisica, opportunamente scelta tra le tante possibili, sia in termini di attrezzatura da utilizzare, frequenza e durata delle sedute di allenamento o di pratica, carichi di lavoro, contesto ambientale in cui svolgerle, il monitoraggio dell'attività , la sorveglianza degli effetti avversi ect..tutti aspetti che devono essere scelti ed "adattati " da personale che abbia competenze specifiche nel campo. Una attività fisica condotta in malo modo può determinare danni anche seri.L'AFA trova indicazione durante il percorso riabilitativo a suo supporto o al suo termine per mantenere i risultati ottenuti e laddove è necessario solo promuovere uno stile di vita sano.Ma nel "dopo " delle terapie oncologiche, si deve porre particolare attenzione anche a tutte quelle terapie che vengono definite "non convenzionali ", che sottolineamo in maniera chiara e precisa non devono assolutamente sostituire le terapie oncologiche convenzionali, ma che devono aiutare a recuperare il benessere psico-fisico durante e dopo questa particolare esperienza di malattia.La Riabilitazione Oncologica, le Attività Fisiche Adattate e le Terapie non convenzionali possono fornire un concreto e valido aiuto ai pazienti con patologia oncologica perché non dobbiamo pensare al paziente come ad un sopravvissuto ma come una persona che deve tornare a vivere e soprattutto a vivere con un bel sorriso ! |
Negli anni 30 negli Stati Uniti le compagnie petrolifere, le industrie estrattifere minerarie crearono il managed care al fine di ottenere dei pacchetti di assistenza sanitaria per i propri dipendenti ispirandosi ai critical pathways ( percorsi critici) utilizzati dal mondo economico per ottimizzare i tempi di lavoro attraverso un’analisi dei processi che andavano dall’approvvigionamento delle materie prime fino al prodotto finale e alla sua distribuzione. L’ idea di un percorso in ambito sanitario esprime concettualmente i vari passaggi ( processi ) che partono dal bisogno di salute del paziente fino all’ottenimento di un beneficio. Il concetto di percorso si discosta da quello delle Linee Guida che possono essere definite come “procedure relative a comportamenti professionali che possono essere considerate come ponte tra le evidenze scientifiche fornita dalla ricerca, l’esperienza dei professionisti e la pratica clinica”. Esse riguardano quindi prevalentemente le scelte diagnostiche , terapeutiche di una specifica patologia, mentre con la formulazione dei percorsi l’approccio è più estensivo, con aspetti gestionali ed economici , con coinvolgimento degli operatori e con un approccio di tipo multidisciplinare. Il percorso assistenziale risponde inoltre alle esigenze di uniformità ed adeguatezza delle cure. Alla base di un percorso assistenziale vi sono ragioni di efficacia, di efficienza e di umanizzazione e soddisfazione. L’efficacia esprime la necessità di conoscere ed applicare, nella pratica clinica le linee guida e le EBM per la specifica patologia, diminuendo la variabilità nei comportamenti e con particolare attenzione agli esiti (outcome )più che alle prestazioni ( prodotti o output ). L’efficienza esprime, invece, la necessità di indirizzare i processi assistenziali in modo da sfruttare al meglio e senza dispersione delle risorse umane e materiali. L’umanizzazione e la soddisfazione pongono i bisogni del paziente al centro del percorso assistenziale coinvolgendolo anche come parte attiva. I percorsi possono essere suddivisi in: 1) Percorso diagnostico terapeutico ( Clinical Pathways); 2) Percorso integrato di assistenza ( Integrated care patwhays); 3) Profilo Assistenziale ( Disease Mangement); 4) Profilo Aziendale di Cura e Assistenza (PACA). La patogenesi multifattoriale delle diasabilità legate alla patologia oncologica, il coinvolgimento di più strutture anatomo-funzionali, il grado variabile di disabilità osservabile, la presenza di patologie associate, richiedono la formulazione di un modello di percorso, dinamico, multidisciplinare che risponda ai requisiti del clinical pathways e dell’ integrated care pathways. Gli altri due modelli sono più generici e sono espressione dei percorsi che il paziente svolge nell’ambito del SSN e nell’ambito di un distretto territoriale identificato con l’Azienda Sanitaria Locale o Ospedaliera.
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Post n°1 pubblicato il 07 Gennaio 2009 da mander.antonio
Il miglioramento delle tecniche chirurgiche e dell'efficacia delle terapie mediche e radioterapiche ha notevolmente migliorato la prognosi dei pazienti affetti da patologia neoplastica. Tuttavia, molti pazienti sottoposti a terapie specifiche per la neoplasia, presentano disabiltà derivate proprio dai trattamenti terapeutici subiti, con gravi ripercussioni sia sul piano personale sociale e relazionale. Molti di questi esiti possono essere trattati nell'ambito di un approccio riabilitativo definito nello specifico come riabilitazione oncologica. Tale branca specifica della riabilitazione, è indirizzata ai pazienti con patologie oncologiche clinicamente guariti dalla malattia o con lunga prognosi. La riabilitazione oncologica è caratterizzata dalla multidisciplinarità. Infatti l’equipe multidisciplinare ha il compito di affrontare, in chiave riabilitativa, educativa e di supporto tutte le problematiche legate alla patologia oncologica. Il fisioterapista ha il compito di agire sul malato oncologico al fine di potenziare il recupero delle funzioni motorie e di attuare una personalizzata riabilitazione, intesa quale strumento utile ad individuare valide alternative alle funzioni motorie perse; di sua competenza sono anche la terapia decongestionante per il trattamento del linfedema secondario degli arti, la riabilitazione respiratoria e cardiologica . Il terapista occupazionale ricercherà gli ausili che possano ripristinare l’autonomia del paziente o comunque agevolare il collocamento nella vita familiare e/o lavorativa. Lo psicologo si occupa di tutta la sfera psichica del malato oncologico. Il logopedista tratta la disabilità del linguaggio Il dietista ha il compito di impostare una alimentazione corretta ed adeguata agli esercizi che il paziente dovrà eseguire, apporto calorico corretto, nochè cercare di riequilibrare le alterazioni nutrizionali e metaboliche indotte soprattutto dai farmaci utilizzati per la chemioterapia. Nell’equipe riabilitativa sono presenti figure professionali mediche che si occupano degli specifici problemi correlati alla patologia del paziente (Angiologo, Neurologo, Ortopedico, ect )
In alcune Regioni la Riabilitazione Oncologica è già una realtà mentre in altre è presente un impressionante "vuoto culturale" e organizzativo per cui ltale tipo di terapia è quasi del tutto sconosciuta. ; in particolare modo sono da analizzare, con interesse, le esperienze maturate nella Regione Piemonte dove la Riabilitazione Oncologica è inserita in un ottica d’intervento sanitario più ampio, dedicato al paziente oncologico, con la creazione di una Rete Oncologica Regionale.
L’organizzazione in Rete dei servizi sanitari risponde a specifiche esigenze quali: · rendere omogenei, nell’ambito del territorio regionale, i servizi sanitari erogati; · garantire sempre più alti standard di trattamento; · semplificare le fasi di accesso ai servizi e dei percorsi di diagnosi e cura. La Rete si articola sul territorio integrando l’attività dei Poli Oncologici con l’attivazione dei Centri Accoglienza e Servizi ( CAS ) e i gruppi interdisciplinari Cure ( GIC), a cui spettano rispettivamente l’accoglienza l’assistenza e il supporto logistico nel processo di pianificazione della presa in carico del paziente e per i GIC, l’approccio clinico interdisciplinare, stabilendo i percorsi di cura più appropriati. I risultati preliminari del Progetto Sperimentale per la Riabilitazione per i malati di Cancro della Regione Piemonte, pubblicati recentemente, offrono un’ampia panoramica delle tipologie di pazienti oncologici che necessitano di terapia riabilitativa con specifici riferimenti ai tipi più frequenti di tumori, alle problematiche riabilitative comuni alle varie neoplasie e a quelle organo-specifiche.
Riportiamo qui brevemente alcuni dati, estrapolati dalla pubblicazione della Rete Oncologica Piemontese, dai quali emergono le patologie tumorali e le complicanze maggiori oggetto d’intervento riabilitativo.
Patologie tumorali che più frequentemente necessitano di terapia riabilitativa. In questo studio preliminare il tumore della mammella è quello che maggiormente richiede un intervento riabilitativo, circa il 60% dei pazienti , seguono le metastasi ossee 17,7 % dei pazienti, mentre il tumore del colon-retto, polmone e del distretto cervico-cefalico, osseo primitivo e tumore della prostata rappresentano una quota decrescente d’intervento. Per questi tipi di tumore bisogna sottolineare che esiste scarsa diffusione di tecniche riabilitative specifiche che può determinare una contrazione delle richieste d’intervento. ( Gestione della stomia, riabilitazione del piano uro-genitale, incontinenza fecale ect) . Problematiche riabilitative comuni Sono quelle relative all’allettamento ( 28.5%) ( nel 37,7 % secondario ad intervento chirurgico) immobilità con ipotrofia ed ipostenia (20.1%) e limitazioni articolari ( 9.5%). La Cancer Related Fatigue Sindrome, è presente nel 20.1.% dei casi.
Problematiche riabilitative organo-specifiche. Nel tumore della mammella la complicanza più frequente, oggetto di intervento riabilitativo,è il linfedema dell’arto superiore, 52,3 % dei pazienti, seguito dall’algia della spalla 35.6% e dalla limitazione articolare della spalla ( 24.8%) Nei tumori ossei il dolore è il sintomo maggiormente presente 49 %, seguito dalle limitazioni articolari 23,2 % e da turbe posturali 12.9%. Nei tumori del distretto cervico-cefalico le problematiche legate alla fonazione sono quelle maggiormente presenti, circa il 42%, seguite da quelle della deglutizione, 21.8%. Limitazioni funzionali della spalla e dolori sono presenti nel 29.6% e nel 32% dei pazienti. Alterazioni fibrose e retrazioni cicatriziali dei tessuti, anche conseguenti alla radio-terapia, sono presenti nel 26,5 % Linfedema del volto è presente nel 10.9 % dei pazienti. Il problema dell’incontinenza è presente nel 2.8% dei pazienti con ca del colon mentre la percentuale sale al 10.7% nei pazienti con ca della prostata. Come si buon ben evincere da questi dati, in ogni patologia tumorale è presente un aspetto che può essere oggetto di intervento riabilitativo; le neoplasie della mammella sono quelle che richiedono un maggior intervento specifico legato soprattutto all’incidenza del linfedema secondario dell’arto; nelle neoplasie del colon e della prostata accanto alla incidenza di linfedema degli arti risultano particolarmente significativi i disturbi della sfera-uro-genitale. Pertanto proprio per la diversità dei quadri clinici , per la varietà della storia naturale della malattia e per la molteplicità degli esiti che si possono presentare, non è possibile pianificare un progetto riabilitativo standardizzato, che dovrà invece essere modulato in base alla tipologia e alla presenza di complicanze insorte per ogni singolo paziente. Questo blog vuole fornire informazioni utili sulle principali complicanze oggetto di trattamento riabilitativo oncologico e stabilire un canale di confronto e di scambio di opinioni , aperto alle esperienze di tutti, su tale delicato argomento. Laddove è necessario denunciare inefficienze delle struture sanitarie nel soddisfare la richiesta di cure specifiche da parte dei pazienti con disabilità derivanti da patologie oncologiche.
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