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Un blog creato da byManuelMMM il 05/02/2009

UCCISO a 22 anni

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PENA DI MORTE

Post n°13 pubblicato il 07 Marzo 2009 da byManuelMMM
 

“Mi picchiano ma uscirò”. Invece Manuel muore in cella.
di Valentina Perniciaro, Liberazione, 22 ottobre 2008 
 

Manuel Eliantonio aveva appena compiuto 22 anni il giorno che è stato dichiarato morto, nel carcere di Marassi a Genova,per «dinamica non definita e patologia non identificata» dal medico del carcere. Dal giorno dopo la stampa nazionale racconta di un tossicodipendente deceduto in carcere dopo un’intossicazione da gas butano, sostanza spesso usata dai detenuti per stordirsi, in assenza di altre droghe.

La MATTINA del 23 dicembre dello scorso anno una macchina con a bordo 5 ragazzi, di ritorno da una nottata in una discoteca di provincia, viene fermata dalla polizia stradale in un autogrill della A6 Torino-Savona. I fermati vengono obbligati alle analisi, che risultano positive: hanno assunto cannabis, cocaina e anfetamina. Manuel è l’unico dei cinque a reagire al fermo, fino al momento in cui tenta di fuggire dalla presa della polizia con la scusa di dover andare al bagno. Secondo la versione ufficiale è qui che compie l’ingenuità che lo porterà alla morte: Manuel si illude di poter fuggire, scavalca una rete metallica e si mette a correre tra i rovi che si trovano lungo l’autostrada. Viene ripreso immediatamente e a causa di quel tentativo di fuga è l’unico dei 5 a finire in NOTTATA nel carcere di Savona.
L'ACCUSA  e di resistenza e lesioni plurime a pubblico ufficiale.???
Il 16 gennaio riesce ad ottenere la scarcerazione e gli OBBLIGHI di Dimora domiciliari in attesa di giudizio. L’istanza di scarcerazione si è mossa a rilento per una serie di piccoli precedenti penali: il ragazzo era stato precedentemente INDAGATO in ATTESA di GIUDIZIO per qualche piccolo furto e per ricettazione, reati connessi alla sua dipendenza dalla cannabis e forse cocaina.
Dipendenza che stava cercando di combattere con tutte le sue forze, tanto che da qualche mese era nervoso, depresso e spesso fiacco.

Rimane in carcere fino al 16 gennaio, quando gli vengono finalmente concessi gli arresti domiciliari in attesa di giudizio.A casa cerca invano lavoro,assistenza medica,e un eventuale contributo sociale ottenendo nulla.Prenota tre incontri presso il SERT:anamnestico,psicologico, concordare un eventuale programma terapeutico.
Il 25 marzo 2008 è nuovamente arrestato per non aver rispettato gli obblighi di dimora e a quel punto inizia il suo calvario. Nei 4 mesi di carcerazione che passano dal secondo arresto alla sua morte viene trasferito 4 volte. Dal carcere di Savona viene tradotto a Chiavari, poi a Torino per un’udienza (dove riesce a vedere i suoi familiari), poi di nuovo di passaggio a Chiavari, per finire , il 13 Giugno , nelle celle del carcere genovese di Marassi dove morirà.
La condanna arriva il 4 giugno, durante la sua detenzione: 5 mesi e 10 giorni per resistenza a pubblico ufficiale. Si inizia a fare i conti dei giorni, programma una vacanza di una settimana con la sua fidanzata per la metà d’agosto, quando sarebbe dovuto uscire.
Il 20 luglio però, telefona dal carcere alla nonna: durante la telefonata denuncia di essere stato violentemente picchiato, di avere un occhio gonfio e totalmente nero e segni di botte su tutto il corpo. A quel punto la telefonata viene bruscamente interrotta dal centralino del carcere e la sua famiglia inizia a cercare l’avvocato per presentare un’immediata istanza di scarcerazione.

Appena 4 giorni dopo la mamma riceve una lettera con un timbro postale di due settimane prima, le parole di Manuel sono strozzate e sofferenti, quello che scrive è più che chiaro: «Carissime bamboline mie, mi dispiace che non vi ho fatto avere più mie notizie, ma anche io ho i miei problemi: mi ammazzano di botte almeno una volta alla settimana. Ora ho solo un occhio nero, mi riempiono di psicofarmaci, quelli che riesco li risputo ma se non li prendo mi ricattano. Sono in isolamento almeno 4 giorni alla settimana, è già tanto che ricevo le lettere. Sto mangiando poco.Ho fatto il processo il 4 giugno, mi hanno condannato a 5 mesi e 10 giorni. Facendo i calcoli, con la galera che ho già fatto da dicembre, dovrei essere fuori i primi d’agosto, se Dio vuole.» La mamma, Maria gli scrive subite un telegramma «Resisti, manca poco. Ti aspettiamo» ma Manuel non lo leggerà mai.

«Avevo un brutto presentimento» racconta Maria, «avevo qualcosa dentro che non andava e la sua lettera confermava le mie sensazioni.

 

 Ho provato a chiedere un colloquio straordinario per vederlo prima della fine della settimana ma non me l’hanno concesso.Comunque non avrei fatto in tempo: moriva la mattina dopo.Infatti, il 25 luglio alle 9.25 mi arriva quella maledetta telefonata da Marassi “abbiamo una brutta notizia da darle, suo figlio è deceduto ma lei inutile che viene qui che non c’è più”.
Ho chiuso la comunicazione e sono partita subito per Genova, diretta verso l’obitorio del San Martino. Nel mio cuore speravo in uno sbaglio di persona, pregavo non fosse lui. Non me l’hanno fatto vedere subito, poi sono riuscita ad entrare. Ho trovato mio figlio con una maglietta non sua, che gli stava molto piccola, completamente coperto di lividi su tutto il corpo, con delle chiare tracce di sangue che dal naso salivano verso la fronte e i capelli.
Ho riscontrato diversi segni di percosse sul suo corpo e non mi sono mai stati restituiti i vestiti che indossava mentre moriva.
La pecca di mio figlio era la cannabis e la cocaina, ma era un buono, non faceva male a nessuno. Doveva essere curato e invece me l’hanno ammazzato. I giornali hanno scritto che si è ammazzato da solo col butano, ma lui aveva il terrore del gas da quando aveva 6 anni. E’ l’unica cosa che lo terrorizzava»
Ma forse non serve questo a capire che il butano è stata una scusa di comodo usata per la stampa: perché il butano non uccide lasciando il corpo martoriato, il butano non  fa venire emorragie interne, il butano non sfigura il corpo pieno di vita di un ragazzo di appena 22 anni.
 

  1. Rossella

 
 
 
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INGIUSTA ARCHIVIAZIONE DEL CASO

24/03/2009 - 17:59

L'avvocato ha comunicato ieri sera alla signora Maria Eliantonio , che l'archiviazione e' prevista per il 26 marzo 2009 : non viene data la possibilita' di un ricorso , visto che mancano solo poche ore alla archiviazione del caso Manuel . L'avvocato si giustifica dicendo di aver visto in ritardo la pratica, comunque pervenuta in data 16 marzo 2009. Al di la' delle responsabilita' oggettive dell'avvocato di Manuel e della sua discutibilissima deontologia professionale , visto il ritardo con cui ha avvisato la signora Maria , troviamo ignobile e ingiusta tale archiviazione, che per noi rimane aperta, ci chiediamo  le interrogazioni parlamentari sul Caso Manuel  che fine hanno fatto ? Comunque l'avvocato ha riferito alla mamma di Manuel , che sono state riscontrate all'esame tossicologico solo tracce di butano , e non abbiamo piu' le parole giuste per continuare a commentare una storia senza precedenti , dove chi detiene il potere sa sempre dove , come e quando decidere le sorti dei poveri morti in carcere per cause misteriose , ma e' possibile che tutti muoiono di suicidio o accidentalmente? Mazzeo , il direttore del Marassi forse ha vinto la sua partita su Manuel , ma non vincera' mai sulle convinzioni di chi scrive e di chi ha seguito questo terribile caso di omicidio in carcere . Mazzeo non ha vinto con l'opinione pubblica e anche se questo caso verra' archiviato , la sua coscienza ne rispondera' nel profondo del suo io . La coscienza nessuno potra' archiviarla mai . Manuel non ti dimenticheremo , a nome di tutti gli utenti che hanno seguito questo caso , e che mi auguro interverranno a commentare , i voti non servono . Serve la verita'e la giustizia .

oiligriv

 

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