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Un Terabit al secondo!

Post n°275 pubblicato il 23 Marzo 2012 da BROWSERIK
 

 Internet superveloce, a Pisa si arriva a un Terabit al secondo 300 film scaricati in un attimo, ecco cosa può fare la connessione più performante del pianeta.Ci sono riusciti dei ricercatori italiani 22 marzo 2012 di Philip Di Salvo

vbg

Pensate che la vostra linea Adsl a 20 Mega dichiarati sia un portento? Vi incaponite al telefono con il call center del vostro operatore perché la linea non è veloce come dovrebbe? Pensate a una connessione in grado di raggiungere il miraggio dei mille Gigabit al secondo, lo spaventoso Terabit al secondo. Inutile chiedersi a quale compagnia telefonica rivolgersi, al momento si tratta di una connessione disponibile solo in sede sperimentale, realizzata da ricercatori dell' Istituto Tecip della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e del Laboratorio Nazionale di Reti Fotoniche del Cnit, con la collaborazione di Ericsson. L'esperimento realizzato a Pisa ha spostato ulteriormente in là gli orizzonti della velocità del Web, superando un precedente record ottenuto dal medesimo team: le linee di ultima generazione, realizzate presso l'istituto toscano per raggiungere i 448 Gigabyte al secondo per canale, possono infatti essere implementate e funzionare correttamente con il traffico dati normale.

L'esperimento è riuscito in Spagna lungo i 300 chilometri che separano Granada e Jaen con l'utilizzo di apparati commerciali di Ericsson e l'infrastruttura di Telefonica, al fianco della quale è stata installata l'apparecchiatura di Pisa, che ha mantenuto la supervelocità. In laboratorio, poi, i ricercatori sono riusciti addirittura a raggiungere il Terabit al secondo di trasmissione .

I risultati della Rete superveloce sono stati presentati a Los Angeles all'ultimo Optical Fiber Communication Conference and Exposition and the National Fiber Optic Engineers Conference. Se un Terabit al secondo vi sembra una misura talmente alta da sembrare ineffabile, ecco alcuni dati empirici ma più efficaci nel rendere l'idea di questa enormità: avendo questa rete superveloce, in un secondo, si potrebbero guardare oltre 300 film in Hd (o 3mila in qualità standard), gestire fino a 500mila collegamenti Adls a 20 Mega o 2 miliardi di telefonate voce.

 
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Un robot per amico

Post n°274 pubblicato il 22 Marzo 2012 da BROWSERIK
 

Un robot amico degli anziani.

Si chiama Care-O-bot, è alto 1 metro e 50, al posto dei piedi ha delle ruote e grazie a un lungo e grosso braccio meccanico può sollevare pesi e porgere oggetti. Alla sua sperimentazione sta lavorando un network di centri di ricerca tra cui il Fraunhofer-Institut in Germania e l'Università di Siena in Italia, nell'ambito del progetto europeo Accompany (Acceptable Robotics Companions for Ageing Years) che vuole migliorare la qualità della vita delle persone anziane, supportando la loro autonomia grazie a una sorta di badante robotico. Ne parla Patrizia Marti, che coordina il team dell'ateneo senese. Un team multidisciplinare, composto da una psicologa sperimentale, un ingegnere, un designer e una progettista dell'interazione.

 
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Consigli per la mente...

Post n°273 pubblicato il 22 Marzo 2012 da BROWSERIK
 

È ormai risaputo che allenare il proprio cervello aiuta a mantenere la mente sveglia e allenata e dunque, oltre ad allenare bicipiti e pettorali con pesi e flessioni, abbiamo l’obbligo anche di tenere in forma i nostri neuroni: difatti secondo il New England Journal of Medicine, chi allena la mente ha il 63% di possibilità in meno di sviluppare la demenza senile.

Ma tutti i giochi sono uguali? Nient’affatto! Cinthya Green del dipartimento di psichiatria della Mount Sinai School of Medicine ha sviluppato il Memory Enhancement Program, una serie di attività per potenziare la propria memoria e sviluppare il proprio cervello nel migliore dei modi.

Ecco sei giochi per diventare più svegli e intelligenti.

klo

1. Il nome dei colori Su un cartoncino scrivete dodici nomi dei colori ma badate a non associare mai il colore esatto al nome che lo descrive. Così “black” andrà scritto in azzurro e “blue” in rosso, “red” in verde e così via. Allenate la vostra concentrazione e provate a leggerli sempre più veloci, senza cadere nella tentazione di correggere la mancata sincronia nome-colore.

kju

2. Solo 7 parole Provate a scrivere un racconto con sole sette parole, cercando di dare un senso a ciò che scrivete e usando al massimo la vostra creatività. Fra l’altro su Twitter potrebbe rivelarsi molto utile…

klo

3. Alla rovescia Siete mancini? Usate la destra e viceversa. Quale che sia la vostra mano dominante, provate ad usare l’altra mano per tutte le azioni quotidiane per un giorno alla settimana: lavarsi i denti, usare la forchetta, scrivere sms e persino scrivere potrebbe essere difficile…ma vale la pena per cercare di diventare ambidestri da adulti, no?

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4. Trovalo Allenatevi a scovare quante volte appare lo stesso simbolo in uno schema di almeno sette linee che ne contiene ben 17 per ciascuna linea. Mettete alla prova la vostra pazienza e affinerete la vista.

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5. Interni Prendete una foto da una rivista d’arredamento d’interni (su carta o sul web), meglio se ricca di oggetti e dettagli. Osservatela per 30 secondi. Poi mettetela via e provate a scrivere tutti gli oggetti che ricordate. Ripetete l’esperimento subito dopo con una nuova foto e osservatela per 1 minuto: farete molta più attenzione ad ogni dettaglio.

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6. Conteggio alla rovescia Infine non poteva mancare la matematica per tenere sveglio il vostro cervello. Provate a contare alla rovescia seguendo questi tre esempi: - cominciando a contare da 200, sottrarre 5 per volta (195, 190, 185…) - cominciando a contare da 150, sottrarre 7 per volta (150, 143, 136…) - cominciando a contare da 100, sottrarre 3 per volta (97, 94, 91…). E provate ad andare via via sempre più svelti.

 

 
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Le novità della robotica

Post n°272 pubblicato il 21 Marzo 2012 da BROWSERIK
 

fvgAl più grande evento d’Europa dedicato alle innovazioni nel campo della robotica, Innorobo2012, che si è tenuto a Lione, c’erano un sacco di robot che se ne andavano a spasso, muovendosi tra i passanti con discreta agilità, grazie a sensori per rilevare gli ostacoli e videocamere, parlando con voce meccanica attraverso una webcam, e girando gli occhi curiosi di qua e di là, grazie a sistemi di riconoscimento vocale, tattile e sonoro.

Sono la scommessa sul futuro di un mercato ancora quasi inesistente, quello della robotica al servizio delle persone. Androidi dalle sembianze più o meno umane che, un giorno, potrebbero sorvegliare al nostro posto la nonna che vive da sola, controllare che in casa vada tutto bene, permetterci di interagire con qualcuno dall’altra parte del mondo come se fossimo lì. Questo promette Jazz, quanto di più vicino al dono dell’ubiquità sia stato finora inventato.O aiutarci a imparare una lingua straniera o la matematica, come fa Nao. E potremmo addirittura dotarci di una cameriera che esegue ogni nostro comando, come FuRo. Tuttavia se, come stima la International Federation of Robotics, il giro d’affari della robotica è destinato a decuplicare nei prossimi dieci anni, passando dagli attuali 10 miliardi di dollari del 2011 ai 100 miliardi del 2020, il boom si dovrà probabilmente a robot che di umano non hanno proprio nulla. Che non cercano, insomma, di suscitare simpatia con un balletto di danza, come Kibo, ma lavano a terra, stirano o guidano per noi.

È singolare, a questo proposito, che al primo posto nel fatturato attuale dell’industria robotica ci siano robot per la mungitura delle vacche. Seguiti da droni e robot per uso militare, robot chirurgici, come DaVinci, sottomarini. E gli aspirapolveri di iRobot che hanno sfondato il mercato. Insomma, vincono i robot che ci rendono più autonomi e liberi. In questa direzione va, per esempio, lo scooter urbano di Toyota, Winglet, annunciato nel 2008, entrato in produzione dal 2010, ma ancora senza data di commercializzazione: una sorta di skateboard automatico che permette di muoversi agevolmente in città e può esser riposto nel bagagliaio o portato in metropolitana senza ingombro.

Cosa aspettarsi dall’annunciata rivoluzione robotica? “ I trend sono tre”, risponde Bruno Bonnel, a capo della fiera di Lione ed esperto del ramo: “ Primo, un potenziamento della socialità e dell’interazione uomo-macchina. Secondo, una rivoluzione tecnologica, con robot connessi a internet e connessi tra loro. Terzo, l’accessibilità economica. I robot sono ancora costosi, ma i prezzi stanno scendendo e questo li porterà sempre più vicini alla realtà”.

 
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CoCoNet

Post n°271 pubblicato il 05 Marzo 2012 da BROWSERIK
 

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Sarà possibile creare dei parchi eolici offshore anche nei mari del sud d’Europa? Come si integrerebbero con gli ecosistemi e con le economie locali?

Produrre energia pulita e rinnovabile è molto importante per il nostro futuro ma il progetto CoCoNet (Towards COast to COast NETworks) appena varato a Roma, evidenzia la chiara volontà di non scendere a compromessi, di non voler sacrificare la natura per produrre energia, anche se rinnovabile.

Le comunità scientifiche di 22 stati si sono interrogate nella due giorni romana (27-28 febbraio) circa la fattibilità dei parchi eolici offshore ma il tutto è partito dalla necessità di creare una rete di collegamento fra le aree marine protette, sino ad oggi entità sconnesse perché di pertinenza dei singoli stati e per tale motivo mai oggetto di finanziamenti derivanti dall’Unione Europea.

Il progetto CoCoNet, lanciato dal CNR di Roma - cui hanno partecipato oltre 100 ricercatori scientifici provenienti da 39 istituti internazionali tra cui Egitto, Tunisia, Georgia, Ucraina, Russia, Israele, Turchia - mira alla costruzione di una rete di aree marine protette, analizzando tutte le conoscenze disponibili fra il Mar Mediterraneo e il Mar Nero e tenendo conto sia del mare aperto che dell’alto mare. Il progetto si rivela imponente perché dovrà valutare in primo luogo tutte le variabili dell’aspetto ambientale. Difatti nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero, diversi stati si affacciano sugli stessi bacini e per questo la costituzione di vaste aree marine protette non sarà affatto facile, inoltre i parchi eolici offshore dovranno essere posizionati per sfruttare al massimo i venti, senza però danneggiare le biodiversità marine né causare impedimenti alle attività dell’uomo.

Ovviamente i ricercatori dovranno trovare anche un accordo che sancisca un nulla osta giuridico, con una disciplina comune per tutti e 22 gli stati partecipanti, per far in modo che la rete costituita possa operare in modo fattivo e con piena tutela. Il progetto CoCoNet è un grande risultato per l’Italia poiché è guidato dal prof. Nando Boero dell’unità di Ricerca CoNISMa dell'Università del Salento e associato al CNR- ISMAR e già insignito del prestigioso “Faculty member of the Year award”. CoCoNet è interamente finanziato dalla Commissione Europea con 11 milioni di euro (nell’ambito del settimo Programma Quadro) e vuole innescare un processo comunitario che incentivi la produzione di energia rinnovabile, con la piena tutela del territorio.

Oggi gli impianti eolici offshore sono in grande crescita in tutto il mondo e lungo le coste europee, lo scorso anno, sono stati investiti 2,4 miliardi di euro per posizionare 235 turbine in 9 diversi parchi eolici. Tuttavia il rapporto della European Wind Energy Association chiarisce che questi si trovano tutti a largo di Gran Bretagna e Germania e pochi a largo della Danimarca e del Portogallo. Nessuno a largo delle coste del sud d’Europa, dunque, e la situazione è insostenibile visto che un parco eolico offshore può produrre sino a 200 MegaWatt. Ma bisogna tener conto dei fattori negativi come la rumorosità, l’impatto visivo (entro 30 km dalla costa) e quello sulle biodiversità, dalle rotte degli uccelli ai cavi marini che trasporteranno a terra l’energia pulita e che potrebbero disturbare l’ecosistema marino.

 
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