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(Gianfranco Fini)

 
 

 

 
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Chiuso per ferie.

Post n°112 pubblicato il 15 Agosto 2008 da Verginello_71

In questi giorni è stato ritrovato l’audio completo di questo discorso
di Gandhi: oggi più che mai, un omaggio alla riflessione di tutti.

Discorso tenuto da Gandhi alla Conferenza delle relazioni interasiatiche,
New Delhi, 2 aprile 1947.
Traduzione e commento a cura di Tara Gandhi.

Quello che volevo dirvi è che il mio idioma per me madrelingua,
non lo potete capire, e non voglio insultarvi insistendo su di esso.
Il linguaggio nazionale, Hindustani, ci metterà tanto tempo
prima di rivaleggiare
con un linguaggio internazionale.
Se ci deve essere rivalità,
c’è rivalità tra francese e inglese.
Per il commercio internazionale, indubbiamente l’inglese
occupa il primo posto.
Per discorsi e corrispondenza diplomatici, sentivo dire
quando studiavo da ragazzo
che il francese era la lingua della diplomazia e se volevi andare
da una parte all’altra dell’Europa
dovevi provare ad imparare un po’ di francese,
e quindi ho provato ad imparare qualche parola di francese
per riuscire a farmi capire.
Comunque, se ci deve essere rivalità,
la rivalità potrebbe nascere tra francese e inglese.
Quindi, avendo imparato l’inglese, è naturale che faccia ricorso
a questa parlata internazionale
per rivolgermi a voi. Mi chiedevo di cosa dovessi parlarvi.
Volevo raccogliere i miei pensieri, ma lasciate che sia onesto con voi,
non ne ho avuto il tempo.
Però ieri ho comunque promesso che avrei provato a dirvi qualche parola.
Mentre venivo con Badshah Khan, ho chiesto
un piccolo pezzo di carta ed una matita.
Ho ricevuto una penna invece di una matita.
Ho provato a scarabocchiare qualche parola.
Vi spiacerà sentirmi dire che quel pezzo di carta non è qui con me.
Ma questo non importa, ricordo cosa volevo enunciare,
e mi sono detto: “I miei amici non hanno visto la vera India,
e non ci stiamo incontrando
in una conferenza nel cuore della vera India”.
Delhi, Bombay, Madras, Calcutta, Lahore – queste sono tutte
grandi città e quindi,
hanno subito l’influenza dell’Occidente, sono state fatte,
magari eccetto Delhi ma non New Delhi,
sono state fatte dagli inglesi.
Poi ho pensato ad un breve saggio
– credo che dovrei chiamarlo così –
che era in francese. Era stato tradotto per me
da un amico anglo-francese, e lui era un filosofo,
era anche un uomo altruista e diceva che mi aveva dato la sua amicizia
senza che io lo conoscessi,
perché lui parteggiava per le minoranze ed io rappresentavo,
assieme ai miei connazionali,
una minoranza senza speranze, e non solo senza speranze
ma una minoranza disprezzata.
Se gli europei del Sudafrica mi perdonano per quello che dico,
eravamo tutti “coolies” [lavoratore non qualificato a basso costo].
Io ero un insignificante avvocato “coolie”.
A quei tempi non avevamo dottori “coolie”, non avevamo avvocati “coolie”.
Ero il primo nel campo. Ma sempre un “coolie”.
Magari sapete cosa si intende con la parola “coolie”
ma questo mio amico, si chiamava Krof
– sua madre era francese, suo padre inglese – disse:
“Voglio tradurre per te una storia francese”.
Mi perdonerete, chi di voi sa la storia, se nel ricordarla
faccio degli errori qua e là,
ma non ci sarà nessun errore nell’avvenimento principale.
C’erano tre scienziati e – ovviamente è una storia inventata
– tre scienziati uscirono dalla Francia,
uscirono dall’Europa alla ricerca della “Verità”.
Questa era la prima lezione che mi aveva insegnato quella storia,
che se bisogna cercare la verità,
non la si trova su suolo europeo. Quindi, indubbiamente neanche
in America. Questi tre grandi scienziati andarono
in parti diverse dell’Asia.
Uno trovò la strada per l’India
e diede inizio alla sua ricerca.
Raggiunse le cosiddette città di quei tempi.
Naturalmente, ciò avvenne prima dell’occupazione inglese,
prima anche del periodo Mughal,
così è come ha illustrato la storia l’autore francese,
ma visitò comunque le città,
vide la gente delle cosiddette caste alte, uomini e donne,
fino a che non si addentrò in un’umile casa,
in un umile villaggio, e quella casa era una casa Bhangi,
e trovò la verità che stava cercando,
in quella casa Bhangi, nella famiglia Bhangi, uomo, donna,
forse 2 o 3 bambini (lo dico come me lo ricordo)
e poi lui descrive come la trovò. Tralascio tutto questo.
Voglio collegare questa storia a quello che voglio dire a voi,
che se volete vedere il meglio dell’India,
dovete trovarlo in una casa Bhangi, in un’umile casa Bhangi,
o villaggi simili, 700.000 come ci insegnano gli storici inglesi.
Un paio di città qua e là, non ospitano neanche qualche crore
[unità di misura indiana che equivale a 10 milioni] di persone.
Ma i 700.000 villaggi ospitano quasi 40 crore di persone.
Ho detto quasi perché potremmo togliere una o due crore
che stanno in città, comunque sarebbero 38 crore.
E poi mi sono detto, se questi amici sono qui
senza trovare la vera India, per cosa saranno venuti?
Ho poi pensato che vi pregherò di immaginare quest’India,
non dal punto di vista di questo immenso pubblico
ma per come potrebbe essere.
Vorrei che leggeste una storia come questa storia dei francesi
o altre ancora.
Magari, qualcuno di voi vada a vedere qualche villaggio dell’India
e allora troverà la vera India.
Oggi farò anche questa ammissione: non ne sarete affascinati alla vista.
Dovrete raschiare sotto i mucchi di letame che sono oggi i nostri villaggi.
Non voglio dire che siano mai stati dei paradisi.
Ma oggi sono veramente dei mucchi di letame; non erano così prima,
di questo sono abbastanza certo.
Non l’ho appreso dalla storia ma da quello che ho visto
io stesso dell’India, fisicamente con i miei occhi;
e io ho viaggiato da una parte all’altra dell’India,
ho visto i villaggi, i miserabili esemplari dell’umanità, gli occhi senza vita,
eppure sono l’India,
e ciononostante in quelle umili case, nel mezzo dei mucchi di letame
troviamo gli umili Bhangis,
dove troverete un concentrato di saggezza.
Come? Questa è una grande domanda.
Bene, allora voglio illustrarvi un altro scenario.
Di nuovo, ho imparato dai libri, libri scritti da storici inglesi,
tradotti per me. Tutta questa ricca conoscenza, mi spiace dire,
arriva qui da noi in India attraverso i libri inglesi,
attraverso gli storici inglesi, non che non ci siano storici indiani
ma neanche loro scrivono nella loro madrelingua,
o nella loro lingua nazionale,
Hindustani, o se preferite chiamarli due idiomi, Hindi e Urdu,
due forme della stessa lingua.
No, ci riferiscono quello che hanno studiato sui libri inglesi,
magari gli originali,
ma attraverso gli inglesi in inglese, questa è la conquista culturale
dell’India, che l’India ha subito.
Ma ci dicono che la saggezza è arrivata dall’Occidente
verso l’Oriente.
E chi erano questi saggi? Zoroastro. Lui apparteneva all’Oriente.
Fu seguito dal Buddha. Lui apparteneva all’Oriente,
apparteneva all’India.
Chi ha seguito il Buddha? Gesù, di nuovo dall’Asia.
Prima di Gesù ci fu Musa, Mosè, che apparteneva anche lui
alla Palestina,
ma verificavo con Badshah Khan e Yunus Saheb
ed entrambi sostenevano che Mosè
appartenesse alla Palestina, sebbene fosse nato in Egitto.
Poi venne Gesù, poi Mohammad. Tutti loro li tralascio.
Tralascio Krishna, tralascio Mahavir, tralascio le altre luci,
non le chiamerò luci minori, ma sconosciute in Occidente,
sconosciute al mondo letterario.
In ogni modo, non conosco una singola persona che possa uguagliare
questi uomini d’Asia.
E poi cosa accadde? Il Cristianesimo, arrivando in Occidente,
si è trasfigurato. Mi spiace dire questo, ma questa è la mia lettura.
Non dirò altro al riguardo. Vi racconto questa storia per incoraggiarvi
e per farvi capire,
se il mio povero discorso può farvi capire, che lo splendore che vedete
e tutto quello che vi mostrano le città indiane non è la vera India.
Certamente, il massacro che avviene sotto i vostri occhi, mi dispiace,
vergognoso come dicevo ieri, dovete seppellirlo qui.
Il ricordo di questo massacro
non deve oltrepassare i confini dell’India,
ma quello che voglio voi capiate, se potete,
è che il messaggio dell’Oriente,
dell’Asia, non deve essere appreso attraverso la lente occidentale,
o imitando gli orpelli, la polvere da sparo,
la bomba atomica dell’Occidente.
Se volete dare di nuovo un messaggio all’Occidente,
deve essere un messaggio di “Amore”, un messaggio di “Verità”.
Ci deve essere una conquista (applausi) per favore, per favore, per favore.
Questo interferisce con il mio discorso, e interferisce anche
con la vostra comprensione.
Voglio catturare i vostri cuori, e non voglio ricevere i vostri applausi.
Fate battere i vostri cuori all’unisono con le mie parole,
e io credo che il mio lavoro sarà compiuto.
Voglio lasciarvi con il pensiero che l’Asia debba conquistare l’Occidente.
Poi, la domanda che mi ha fatto un mio amico ieri:
“Se credevo in un mondo unico?”.
Certo, credo in un mondo unico. Come posso fare diversamente,
quando divento erede di un messaggio
di amore che questi grandi, inconquistabili maestri ci hanno lasciato?
Potete esprimere questo messaggio di nuovo ora,
in questa era di democrazia,
nell’era del risveglio dei più poveri dei poveri,
potete esprimere questo messaggio con maggiore enfasi.
Poi completerete la conquista di tutto l’Occidente,
non attraverso la vendetta perché siete stati sfruttati, e nello sfruttamento
voglio ovviamente includere l’Africa, e spero che quando
vi reincontrerete in India
la prossima volta ci sarete tutti: spero che voi,
nazioni sfruttate della terra,
vi incontrerete, se a quell’epoca ci saranno ancora nazioni sfruttate.
Ho forte fiducia che se unite i vostri cuori, non solo le vostre menti,
e capite il segreto dei messaggi che i saggi uomini d’Oriente
ci hanno lasciato,
e che se veramente diventiamo, meritiamo e siamo degni
di questo grande messaggio,
allora capirete facilmente che la conquista dell’Occidente
sarà stata completata
e che questa conquista sarà amata anche dall’Occidente stesso.
L’Occidente di oggi desidera la saggezza.
L’Occidente di oggi è disperato
per la proliferazione della bomba atomica, perché significa
una completa distruzione,
non solo dell’Occidente, ma la distruzione del mondo,
come se la profezia della Bibbia
si avverasse e ci fosse un vero e proprio diluvio universale.
Voglia il cielo che non ci sia quel diluvio, e non a causa
degli errori degli umani contro se stessi.
Sta a voi consegnare il messaggio al mondo, non solo all’Asia,
e liberare il mondo dalla malvagità, da quel peccato.
Questa è la preziosa eredità
che i vostri maestri, i miei maestri, ci hanno lasciato>>

M. K. Gandhi

E con questo vi saluto e parto per le meritate ferie.
Buone vacanze a tutti!

 
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