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« Messaggio #54Assalto a furgone portav... »

Post N° 55

Post n°55 pubblicato il 08 Aprile 2008 da mediterraneo6

Inferno - canto 9
 9.  1       Quel color che viltà di fuor mi pinse	

9. 2 veggendo il duca mio tornare in volta,
9. 3 più tosto dentro il suo novo ristrinse.

9. 4 Attento si fermò com'uom ch'ascolta;
9. 5 ché l'occhio nol potea menare a lunga
9. 6 per l'aere nero e per la nebbia folta.

9. 7 «Pur a noi converrà vincer la punga»,
9. 8 cominciò el, «se non... Tal ne s'offerse.
9. 9 Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga!».

9. 10 I' vidi ben sì com'ei ricoperse
9. 11 lo cominciar con l'altro che poi venne,
9. 12 che fur parole a le prime diverse;

9. 13 ma nondimen paura il suo dir dienne,
9. 14 perch'io traeva la parola tronca
9. 15 forse a peggior sentenzia che non tenne.

9. 16 «In questo fondo de la trista conca
9. 17 discende mai alcun del primo grado,
9. 18 che sol per pena ha la speranza cionca?».

9. 19 Questa question fec'io; e quei «Di rado
9. 20 incontra», mi rispuose, «che di noi
9. 21 faccia il cammino alcun per qual io vado.

9. 22 Ver è ch'altra fiata qua giù fui,
9. 23 congiurato da quella Eritón cruda
9. 24 che richiamava l'ombre a' corpi sui.

9. 25 Di poco era di me la carne nuda,
9. 26 ch'ella mi fece intrar dentr'a quel muro,
9. 27 per trarne un spirto del cerchio di Giuda.

9. 28 Quell'è 'l più basso loco e 'l più oscuro,
9. 29 e 'l più lontan dal ciel che tutto gira:
9. 30 ben so 'l cammin; però ti fa sicuro.

9. 31 Questa palude che 'l gran puzzo spira
9. 32 cigne dintorno la città dolente,
9. 33 u' non potemo intrare omai sanz'ira».

9. 34 E altro disse, ma non l'ho a mente;
9. 35 però che l'occhio m'avea tutto tratto
9. 36 ver' l'alta torre a la cima rovente,

9. 37 dove in un punto furon dritte ratto
9. 38 tre furie infernal di sangue tinte,
9. 39 che membra feminine avieno e atto,

9. 40 e con idre verdissime eran cinte;
9. 41 serpentelli e ceraste avien per crine,
9. 42 onde le fiere tempie erano avvinte.

9. 43 E quei, che ben conobbe le meschine
9. 44 de la regina de l'etterno pianto,
9. 45 «Guarda», mi disse, «le feroci Erine.

9. 46 Quest'è Megera dal sinistro canto;
9. 47 quella che piange dal destro è Aletto;
9. 48 Tesifón è nel mezzo»; e tacque a tanto.

9. 49 Con l'unghie si fendea ciascuna il petto;
9. 50 battiensi a palme, e gridavan sì alto,
9. 51 ch'i' mi strinsi al poeta per sospetto.

9. 52 «Vegna Medusa: sì 'l farem di smalto»,
9. 53 dicevan tutte riguardando in giuso;
9. 54 «mal non vengiammo in Teseo l'assalto».

9. 55 «Volgiti 'n dietro e tien lo viso chiuso;
9. 56 ché se 'l Gorgón si mostra e tu 'l vedessi,
9. 57 nulla sarebbe di tornar mai suso».

9. 58 Così disse 'l maestro; ed elli stessi
9. 59 mi volse, e non si tenne a le mie mani,
9. 60 che con le sue ancor non mi chiudessi.

9. 61 O voi ch'avete li 'ntelletti sani,
9. 62 mirate la dottrina che s'asconde
9. 63 sotto 'l velame de li versi strani.

9. 64 E già venia su per le torbide onde
9. 65 un fracasso d'un suon, pien di spavento,
9. 66 per cui tremavano amendue le sponde,

9. 67 non altrimenti fatto che d'un vento
9. 68 impetuoso per li avversi ardori,
9. 69 che fier la selva e sanz'alcun rattento

9. 70 li rami schianta, abbatte e porta fori;
9. 71 dinanzi polveroso va superbo,
9. 72 e fa fuggir le fiere e li pastori.

9. 73 Li occhi mi sciolse e disse: «Or drizza il nerbo
9. 74 del viso su per quella schiuma antica
9. 75 per indi ove quel fummo è più acerbo».

9. 76 Come le rane innanzi a la nimica
9. 77 biscia per l'acqua si dileguan tutte,
9. 78 fin ch'a la terra ciascuna s'abbica,

9. 79 vid'io più di mille anime distrutte
9. 80 fuggir così dinanzi ad un ch'al passo
9. 81 passava Stige con le piante asciutte.

9. 82 Dal volto rimovea quell'aere grasso,
9. 83 menando la sinistra innanzi spesso;
9. 84 e sol di quell'angoscia parea lasso.

9. 85 Ben m'accorsi ch'elli era da ciel messo,
9. 86 e volsimi al maestro; e quei fé segno
9. 87 ch'i' stessi queto ed inchinassi ad esso.

9. 88 Ahi quanto mi parea pien di disdegno!
9. 89 Venne a la porta, e con una verghetta
9. 90 l'aperse, che non v'ebbe alcun ritegno.

9. 91 «O cacciati del ciel, gente dispetta»,
9. 92 cominciò elli in su l'orribil soglia,
9. 93 «ond'esta oltracotanza in voi s'alletta?

9. 94 Perché recalcitrate a quella voglia
9. 95 a cui non puote il fin mai esser mozzo,
9. 96 e che più volte v'ha cresciuta doglia?

9. 97 Che giova ne le fata dar di cozzo?
9. 98 Cerbero vostro, se ben vi ricorda,
9. 99 ne porta ancor pelato il mento e 'l gozzo».

9.100 Poi si rivolse per la strada lorda,
9.101 e non fé motto a noi, ma fé sembiante
9.102 d'omo cui altra cura stringa e morda

9.103 che quella di colui che li è davante;
9.104 e noi movemmo i piedi inver' la terra,
9.105 sicuri appresso le parole sante.

9.106 Dentro li 'ntrammo sanz'alcuna guerra;
9.107 e io, ch'avea di riguardar disio
9.108 la condizion che tal fortezza serra,

9.109 com'io fui dentro, l'occhio intorno invio;
9.110 e veggio ad ogne man grande campagna
9.111 piena di duolo e di tormento rio.

9.112 Sì come ad Arli, ove Rodano stagna,
9.113 sì com'a Pola, presso del Carnaro
9.114 ch'Italia chiude e suoi termini bagna,

9.115 fanno i sepulcri tutt'il loco varo,
9.116 così facevan quivi d'ogne parte,
9.117 salvo che 'l modo v'era più amaro;

9.118 ché tra gli avelli fiamme erano sparte,
9.119 per le quali eran sì del tutto accesi,
9.120 che ferro più non chiede verun'arte.

9.121 Tutti li lor coperchi eran sospesi,
9.122 e fuor n'uscivan sì duri lamenti,
9.123 che ben parean di miseri e d'offesi.

9.124 E io: «Maestro, quai son quelle genti
9.125 che, seppellite dentro da quell'arche,
9.126 si fan sentir coi sospiri dolenti?».

9.127 Ed elli a me: «Qui son li eresiarche
9.128 con lor seguaci, d'ogne setta, e molto
9.129 più che non credi son le tombe carche.

9.130 Simile qui con simile è sepolto,
9.131 e i monimenti son più e men caldi».
9.132 E poi ch'a la man destra si fu vòlto,
9.133 passammo tra i martiri e li alti spaldi.

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