Un'altra ciliegina sulla torta della "giustizia itaGliana"... una torta di m....
Dal Corriere della Sera...
Trapani, chiuso il processo per la morte della famiglia Quinci
Ha sterminato un'intera famiglia
Non farà un solo giorno di carcere
Due anni, pena sospesa, all'uomo che in auto travolse madre
e due figli, per il dolore 6 mesi dopo si suicidò il capofamiglia
![](http://www.asaps.it/nuovo/downloads/articoli/immagini/2012/01/1631_big.jpg)
Ha sulla coscienza la vita di quattro persone, ma se l'è cavata con una pena
di appena due anni e senza fare un solo giorno di carcere. Si chiude nel peggiore
dei modi la triste storia della famiglia Quinci, interamente distrutta per colpa
di un giovane che il 15 gennaio dello scorso anno sfrecciava con la sua Bmw
per le stradine di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, a 120 chilometri all'ora.
Nell'impatto con una Fiat 600, sulla quale viaggiava la famiglia Quinci
che stava rientrando a casa, morirono i piccoli Martina e Vito, di 12 e 10 anni
e la madre Lidia Mangiaracina di 37 anni. L?unico a sopravvivere all'incidente
fu il capofamiglia, Baldassare Quinci, 43 anni, maresciallo dell' aeronautica
che ebbe appena il tempo di guarire dalle ferite riportate in quel terribile scontro.
Al dolore si aggiunse la rabbia quando venne persino accusato di concorso di colpa.
E così sei mesi dopo la tragedia decise di farla finita impiccandosi ad una trave.
PATTEGGIAMENTO - Probabilmente si è risparmiato l'ulteriore strazio
di assistere alla lettura della sentenza contro Fabio Gulotta, 22 anni,
responsabile di quell'incidente in cui è stata sterminata la sua famiglia.
Il giudice delle udienze preliminari di Marsala, Vito Marcello Saladino,
lo ha infatti condannato a due anni di carcere, con sospensione della pena.
Dunque non ha fatto e non farà un solo giorno di carcere. A Gulotta veniva contestato
il reato di omicidio colposo plurimo e in teorie rischiava fino a 8/10 anni di carcere.
A meno di riti alternativi o patteggiamenti che potessero drasticamente ridurre la pena.
Come è avvenuto in questo caso col patteggiamento a 2 anni che è anche il limite
oltre il quale si rischia di finire in carcere.
LO STATO TUTELA CHI UCCIDE - «Giustizia è fatta» commenta con amarezza
Nicola Mangiaracina, fratello di Lidia, che è anche uno dei pochi familiari
che hanno seguito il processo. «Questa vicenda dimostra come lo Stato italiano
tutela chi uccide le persone -dichiara a Corriere.it - Chiunque può commettere
impunemente simili reati, può sterminare una famiglia senza che gli succeda nulla».
Nel processo i legali di Gulotta hanno sostenuto che non era ubriaco
al momento dell'incidente. «Ma questa è un'aggravante -si infiamma Mangiaracina-
vuol dire che lucidamente andava a quella velocità per le stradine di un centro abitato».
Sconfortato anche il legale che in questi mesi ha difeso i congiunti della famiglia Quinci.
«Tutto ciò è semplicemente scandaloso -afferma l'avvocato Claudio Congedo-
purtroppo la giustizia ha perso l'ennesima occasione per dimostrare che esiste».
E poi rivela l'ultimo, sconcertante, dettaglio: «Al momento il responsabile di questa tragedia
non è stato nemmeno condannato alla pena accessoria del ritiro della patente».
Inviato da: paperinopa_1974
il 28/07/2013 alle 16:47
Inviato da: mauroguidi17
il 31/10/2012 alle 20:37
Inviato da: signora_malinconica
il 26/10/2012 alle 14:38
Inviato da: pa.oletta
il 11/10/2012 alle 18:01
Inviato da: mauroguidi17
il 29/09/2012 alle 18:15