Creato da claudiomichelazzi il 16/01/2008
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Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 22 Febbraio 2008 da claudiomichelazzi

Il presidente della
Provincia Sergio Reolon, su ordine del vescovo Giuseppe Andrich, impedisce la
presentazione del libro “Questa diocesi ci ha abbandonato”



 



 La vicenda della chiusura della canonica di
Costalta alla libera aggregazione giovanile si arricchisce di un nuovo
capitolo. Anche questo amaro e penalizzante per Costalta.



 Come era stato annunciato alla stampa ed
agli amici delle mail listing, martedì 26 febbraio, alle ore 16.00, avrebbe
dovuto esserci la presentazione del libro “Questa diocesi ci ha abbandonato,
lettere senza risposta di cristiani ai margini al vescovo di Belluno Giuseppe
Andrich”, nella sala degli Affreschi della Provincia. Era stata fatta regolare
domanda ed ottenuta risposta favorevole.



Una copia del libro
viene consegnata nelle mani del presidente Sergio Reolon lunedì 11 febbraio,
insieme alle firme raccolte ad Auronzo per “Salvare gli spazi per la cultura in
montagna”, da Claudio Michelazzi e Lucio Eicher Clere.



 Ma mercoledì 20 febbraio lo stesso
presidente Reolon telefona al responsabile della presentazione del libro
dicendo: “Mi ha contattato il vescovo irritato ed offeso perché ho concesso uno
spazio istituzionale del palazzo della provincia per la presentazione di un
libro polemico nei suoi confronti. Mi dispiace ma sono costretto a revocare
l’autorizzazione a presentare il vostro libro nella sala degli Affreschi”.



 Palazzo Piloni come dependance della Curia?



 Tra la piccola comunità di Costalta,
umiliata e offesa, che racconta in un libro la sua vicenda, ed il vescovo
Andrich, il presidente non ha avuto dubbi per chi parteggiare.



 Belluno val bene qualche messa. Alla faccia
della laicità e della noncredenza di cui l’ex comunista Reolon si è fatto vanto
nello sfogliare il libro il giorno in cui gli è stato dato in omaggio.



 



 Pur delusi per l’ulteriore affronto alla
democrazia ed alla libertà di pensiero e di scrittura, la Comunità di Base di
Costalta non si rassegna e presenterà comunque il libro a Belluno in un’altra
sede. Sarà nostro impegno comunicare giorno, luogo e ora, non appena avremo
trovato qualche persona disponibile ad ospitare nei suoi spazi, senza censura
preventiva, la voce degli “umiliati e offesi” di un piccolo paese di montagna.



 



Costalta 21 febbraio
2008  La Comunità di base di
Costalta

 
 
 

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da claudiomichelazzi

Caro
Cittadino Sergio Reolon, Presidente della Provincia di Belluno,



consentimi
di fare alcune considerazioni in merito alle polemiche dei giorni scorsi
rispetto al caso di Costalta ma non solo.



A
mio parere, da un punto di vista formale, potresti aver avuto piena ragione
nell’opporti, anche se tardivamente, alla presentazione del libro sulle vicende
di Costalta dal titolo significativo “Questa diocesi ci ha abbandonato –
lettere senza risposta di cristiani ai margini al Vescovo di Belluno Giuseppe
Andrich”,  libro che non appare ai miei
occhi così scandaloso come viene giudicato da te ma che è semplicemente una
raccolta oggettiva di documenti e sensazioni a caldo raccolte in una comunità
abbandonata, per conoscere e non dimenticare. Potresti aver avuto piena
ragione  per alcuni motivi che sono indiscutibili ed
intangibili quali l’essere l’istituzione provinciale super partes e tutelatrice
di tutta la comunità,  anche se risulta
ben chiaro che chi gestisce l’istituzione grazie ad elezioni democratiche
dovrebbe essere, già nel periodo di campagna elettorale precedente
all’insediamento, dichiaratamente appartenente a una precisa linea politica,
programmatica e finanche ideologica, ma questo ormai in Italia può essere
diventato un optional.



Potresti
aver avuto ragione, non concedendo gli spazi per la presentazione del
famigerato libro, cercando di tutelare  il Vescovo di Belluno, che io, laico,
considero alla stregua di un dirigente della collettività cattolica e che resta
comunque sempre solo un rappresentante di una parte della comunità provinciale,
anche se di quella più cospicua.



 Potresti aver avuto ragione con la tua
scelta se questo libro contenesse delle accuse verso la persona del Vescovo ma
visto che le accuse, fatte in modo civile e con profondità di riflessione, sono
verso un operato ingiusto, la cosa mi spinge a meditare.



Dal
momento che io, a differenza di diversi partiti politici italiani, non ho
bisogno dei voti dei cattolici, coccolati e  tutelati da sempre forse per interessi
politici, mi permetto di riflettere e dibattere su questioni scottanti,
relative al rapporto problematico tra chiesa e società civile, altrove rimossi.



Vorrei
discutere però con te, se permetti, su temi più ampi rispetto alle formalità di
palazzo e a quello che è accaduto a Costalta, caso ormai diventato di pubblico
dominio e in qualche modo irreversibile.



Vorrei
parlare di temi che travagliano questi nostri tempi e che fanno, di  Costalta, solo la punta di un Iceberg rispetto
ai processi sociali e culturali che si stanno sviluppando in questo nostro
mondo.



Dato
per certo che ormai, ad un livello di agire ecclesiastico, livello che utilizzando
continue ingerenze rispetto ad un tessuto sociale purtroppo sta diventando come
una radice di cipresso (albero cimiteriale infestante) che attorciglia e
soffoca, i principi del Vaticano II sono
diventati scomodi e pesanti e che vi è una regressione



ed
una mitizzazione dei principi del Vaticano I (è di  poco tempo per esempio fa la notizia che il
Ratzinger voleva riabilitare, oltre a cinquecento “martiri” franchisti anche
una figura come Pio IX…) mi piacerebbe sapere da quando, in campo
religioso, è stato ribadito il dogma dell’infallibilità vescovile?



Da
quando è ritornato in auge lo scaffale denominato indice dei libri proibiti?
Scaffale che, questo sì, puzza di zolfo e di stantio.



Io credo
fermamente che la laicità, oltre a essere di parte e non super partes come
sostieni tu (vorrei richiamare all’attenzione il fatto che anche Gesù Cristo
era un laico e non storicamente e neppure ideologicamente super partes…) sbandierata a più non posso forse anche per
motivi di comodo, altro non sia che un corretto utilizzo della ragione, non
sistema ma strumento per denunciare e portare alla luce, per smitizzare e
demistificare le varie chiese, quelle di destra di centro ed anche quelle che,
purtroppo, ci sono pure a sinistra. Io credo che fino a quando la religione non
diventerà realmente solo fatto privato, essenzialmente vero ed intimo, vivremo
sempre di questi problemi.



Io,
seppur aconfessionale, con spirito laico mi sono messo al fianco di chi,
credente e praticante, ha avuto il coraggio di denunciare un operato ingiusto
avvenuto all’interno di quella parte di comunità provinciale che tu  hai voluto tutelare e che è rappresentata dal
Vescovo di Belluno. Molti l’hanno fatto. Altri non l’hanno fatto.



Vorrei
finire con un pensiero, non rivolto a te, che considero con stima, non vorrei
toccare la tua acuta sensibilità irritata e già provata dal caso Costalta, ma
se in Italia ci fossero a tutti i livelli più Zapatero e meno “zapatera” le
cose andrebbero certamente meglio.



Cordiali
saluti.



 



    CLAUDIO MICHELAZZI



 



 



 



 

 
 
 

ORA E SEMPRE RESISTENZA

Post n°14 pubblicato il 23 Marzo 2008 da claudiomichelazzi

 



 



 



 



 



Il
movimento della Resistenza non ha esaurito il suo compito storico. 



Se
esso è arrivato ad una recrudescenza nel periodo 1943-1945, oggi esso è
culturale, morale, civile.



Oggi
il suo compito è quello di lavorare per lo sviluppo di sempre più approfondite
ricerche storiche, critiche e sistematiche, per mettere in luce tutti gli
aspetti, nel bene e nel male, della lotta di liberazione.



Il
suo compito è oggi quello di tutelare e far tutelare, a livello intellettuale e
pratico i valori importantissimi ribaditi dalla lotta di liberazione, di
tutelare e far tutelare la carta costituzionale, stilata da uomini liberi con
pensieri diversi e nel pieno rispetto di tutti.



Di
tutelare e far tutelare quei principi fondamentali che sono il rispetto della
dignità umana, della libera scelta, della libera capacità di pensare e di agire
democraticamente in una società civile.



Il
suo compito attuale è quello di rimettere insieme, sul piano nazionale e
territoriale, tutti i tasselli, quelli di ogni



resistenza,
da quella storica, a quelle più piccole e quotidiane, per formare il grande
mosaico  della lotta dell’umanità per
sancire i diritti e i doveri della condizione umana, poichè nel complesso, la Resistenza storica è un
 momento di passaggio, anche se
probabilmente uno dei più importanti, di quel movimento che è stato, è e sarà
la lotta di emancipazione dell’umanità dalla barbarie alla civiltà.



“La
storia ci darà ragione” diceva un tale un po’ di tempo



addietro
dopo aver soffocato per un ventennio civiltà e diritti (quelli degli altri non
certo i suoi…) ma la storia ha dato ragione e darà ragione solo alla gioia
della libertà, delle possibilità di uguaglianza sociale, della consapevolezza
nel dissenso. Rosa Luxemburg scriveva: “La libertà è sempre libertà di
dissentire.”



Il  compito della Resistenza oggi è quello
fondamentale di spiegare, soprattutto ai giovani, con il loro linguaggio,
quanto bella sia la libertà che è anche  responsabilità.



La
libertà di poter ascoltare o suonare il Rock o il Punk oppure ascoltare o suonare
una sinfonia di Mozart.



La
libertà di avere un piercing oppure di tingersi i capelli o la liberta di non
farlo.



Di
poter leggere un giornale sportivo oppure un libro di storia.



Di
poter sorridere o di poter piangere.



Di
poter essere superficiali oppure profondi.



Di
poter avere un progetto di vita oppure molti altri.



La
libertà di pensare, di agire con  noi
stessi o con gli altri,



nel
pieno rispetto della nostra dignità umana e del diritto e della dignità degli altri, nel rispetto della civiltà.



La
libertà di potersi indignare civilmente contro ogni tipologia di prevaricazione
dell’altro o sull’altro.



La
libertà di poter esporre le proprie idee, qualsiasi esse siano, senza rischiare
di prendere delle bastonate o di ingurgitare litri di sostanze di varia natura ,
di finire gettati in mezzo ad un oceano o in qualche fossa comune o in qualche
campo di sterminio.



Il
compito di oggi è quello di  dimostrare e
far capire ai ragazzi il ruolo fondamentale del sistema democratico, forse non
perfetto ma perfettibile, sistema che rimane l’unico, nel panorama degli
ordinamenti che si è voluto dare l’uomo, che possa essere definito sistema
delle possibilità per ogni individuo di raggiungere l’uguaglianza sociale,
l’autonomia di pensiero, la giustizia civile, la libertà di parola e di azione
nell’ambito delle regole di convivenza stabilite dal patto sociale.



E’
proprio l’adolescenza il terreno di più facile conquista



per
le idee di orientamento totalitario e gerarchico e per comportamenti
qualunquistici che aprono la strada a controlli economici e politici
sull’individuo che provengono dall’alto.



E’
chiaro che l’esigenza del capo, dell’uomo forte, dell’uomo della provvidenza,
del sistema gerarchico e burocratico, vizio sempre in agguato per il genere
umano, è



forse
solo  una modalità psicologica di natura,
appunto, adolescenziale legata al periodo in cui l’individuo è lacerato da
un’ambivalenza di sentimenti: ricerca dell’autonomia e sottomissione alla
figura censoria paterna.



Quando
l’individuo supera l’adolescenza e diventa autonomo non necessita della figura
forte del capo.



Quando
non supera psicologicamente questa fase, vivrà sempre schiavo del bisogno inconscio
di una figura guida forte o di un pensiero assoggettante che altro non sono che
una proiezione del padre e del ruolo censorio di quest’ultimo mentre la prassi
gerarchica e quella burocratica diventano elemento collante di una condizione



strettamente
controllata e subordinata che lega gli individui alla figura del capo.



Non
è un caso che ogni sistema totalitario ed ogni sistema economico di controllo ,
anche quelli mascherati da sistemi democratici, si giovano di comportamenti
giovanilistici, ipersanistici ed elevano a valore economico e politico la
bellezza della giovinezza, la forza atletica e la spensieratezza del periodo
adolescenziale. Vigliacchi sono coloro che si approfittano di questo inconscio
bisogno degli uomini per poter dominare e sottomettere: i cosiddetti capi ed i
loro burocrati.



Tutti
questi ed altri ancora sono i compiti, ardui ma non impossibili, che devono
essere portati avanti oggi da tutti quelli che credono ancora nella Resistenza
e da tutti coloro che credono ancora nella libertà e nella democrazia.



E
che il prossimo venticinque aprile non sia solo una cerimonia dovuta
giustamente al rispetto di quelli che hanno combattuto e sono morti perché oggi
 tutti, anche



quelli
 che non la pensano così, possano vivere
in un paese libero, civile e democratico, ma sia una vera e propria



festa
della libertà.



La
libertà di poter essere, pensare ed agire con gioia.



La
gioia di poter dire “felice di essere libero”.



 



 



CLAUDIO
MICHELAZZI

 
 
 

NASCE IL COMITATO POPOLARE DI SALUTE PUBBLICA

Post n°16 pubblicato il 12 Maggio 2008 da claudiomichelazzi

“La prima delle leggi è la salute pubblica.

Un popolo che tende alla libertà deve essere inesorabile ed

una giusta severità è imperiosamente richiesta dalle stessa

umanità.

Interessa alla libertà mantenere le regole che proteggono i diritti

individuali di tutti i cittadini contro i capricci e contro il dispotismo

delle autorità costituite”

 

                                                                    Maximilien Robespierre

 

 

CITTADINI, COMPAGNI, AMICI,

SAPPIAMO BENE IN CHE STATO DI COSE VERSA ATTUALMENTE IL NOSTRO PAESE.

LA VOLONTA’ GENERALE DEL POPOLO ITALIANO HA DECISO DI FARSI RAPPRESENTARE DA UNA DESTRA CHE HA ALL’INTERNO DEL PROPRIO RAGGRUPPAMENTO ORIENTAMENTI DI CHIARA MATRICE POLITICA COME FASCISMO E NAZIONALSOCIALISMO, E CULTURE E VALORI DI BEN NOTA NEFASTA ORIGINE QUALI INTOLLERANZA, XENOFOBIA, LIBERTICIDIO, REPRESSIONE ED ALTRO. 

ORA RISULTA LAMPANTE CHE IL POPOLO ITALIANO NON

HA COSCIENZA DI QUELLO CHE HA FATTO.

ORA IN QUESTA SITUAZIONE, DIVENTA DI FONDAMENTALE IMPORTANZA VIGILARE, RACCOGLIERE, DENUNCIARE, RENDERE VISIBILI AL PIU’ GRANDE NUMERO DI PERSONE TUTTI QUEGLI EVENTUALI ATTI, COMPIUTI IN AMBITO PRIVATO O PUBBLICO, AVVERSI AI PRINCIPI DEMOCRATICI, REPUBBLICANI E COSTITUZIONALI, PRINCIPI CHE FANNO PARTE INTEGRANTE DELLE CULTURE DEMOCRATICHE DI SINISTRA CHE IL POPOLO ITALIANO HA SCELTO DI NON VOLERE IN PARLAMENTO O AL GOVERNO MENTRE ESSI SONO LATITANTI DA DIVERSE CULTURE DELLA DESTRA CHE ORA REGGE LE SORTI DEL PAESE.

ORA DIVIENE NECESSARIA  LA CREAZIONE DI  UN “ COMITATO POPOLARE DI SALUTE PUBBLICA PER RACCOGLIERE LA DENUNCIA DI ATTI AVVERSI AI PRINCIPI DEMOCRATICI, REPUBBLICANI E COSTITUZIONALI”  DOVE PER SALUTE PUBBLICA INTENDIAMO SICURAMENTE IL LEGITTIMO DIRITTO DI AUTODIFESA DI UNA COMUNITA’ DEMOCRATICA E DEGLI INTERESSI CIVILI E LIBERTARI DI UN POPOLO.

ORA CI MUOVEREMO PER RACCOGLIERE E DIFFONDERE CON I MEZZI ADEGUATI

TUTTE LE EVENTUALI VIOLAZIONI AI PRINCIPI ED AI VALORI ETICI E MORALI DELLA DEMOCRAZIA, DELLA REPUBBLICA E DELLA COSTITUZIONE, QUALI LIBERTA’, SOLIDARIETA’, TOLLERANZA, UGUAGLIANZA, GIUSTIZIA, FRATELLANZA.

 

DOBBIAMO FARLO ORA.

 

MANDATE LETTERE, DENUNCE, CONSIGLI, ADESIONI, IDEE O ALTRO AL

 

“COMITATO POPOLARE DI SALUTE PUBBLICA PER LA DENUNCIA DI ATTI AVVERSI AI PRINCIPI DEMOCRATICI, REPUBBLICANI E COSTITUZIONALI”

comitsalutepubblica@libero.it

 

http://blog.libero.it/SALUTEPUBBLICA/view.php

 

 

 

TUTTE LE DENUNCE CIVILI VERRANNO RACCOLTE E DIFFUSE.

                                                                                                

                                                                              CLAUDIO MICHELAZZI

 
 
 

LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO E DEL CITTADINO (1793)

Post n°17 pubblicato il 06 Gennaio 2009 da claudiomichelazzi






Dichiarazione

dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino


(1793)





 





 





La costituzione del 1793 (o dell’anno I°

della Repubblica) segna il punto più avanzato della democrazia rivoluzionaria:

prevede il rafforzamento del potere legislativo, il suffragio universale

diretto, l’istituzione del referendum popolare. La costituzione non entrò mai

in vigore, ma può essere molto utile confrontare la

Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino modificata nel 1793, con

quella redatta nel 1791.





Il popolo francese, convinto

che l’oblio e il disprezzo dei diritti naturali dell’uomo sono le sole cause

delle sventure del mondo, ha deciso di esporre in una dichiarazione solenne

questi diritti sacri ed inalienabili, affinché tutti i cittadini potendo

paragonare incessantemente gli atti del governo con il fine di

ogni istituzione sociale, non si lascino opprimere ed avvilire dalla

tirannia, affinché il popolo abbia sempre davanti agli occhi le basi della sua

libertà e della sua felicità, il magistrato la regola dei suoi doveri; il

legislatore l’oggetto della sua missione. Di conseguenza, esso proclama, al

cospetto dell’essere Supremo, la seguente dichiarazione dei diritti dell’uomo e

de cittadino.
 





Art. 1. Lo scopo della società è la felicità comune. Il governo è istituito per

garantire all’uomo il godimento dei suoi diritti naturali e imprescrittibili.
 





Art. 2. Questi diritti sono l’uguaglianza, la libertà,

la sicurezza, la proprietà.





Art. 3. Tutti gli uomini sono uguali per natura e davanti alla legge. 





Art. 4. La legge è l’espressione libera e solenne della volontà generale; essa è

la stessa per tutti, sia che protegga sia che punisca; può ordinare solo ciò

che è giusto e utile alla società; non può vietare se non ciò che le è nocivo.
 





Art. 5. Tutti i cittadini sono ugualmente ammissibili agli impieghi pubblici. I

popoli liberi non conoscono altri motivi di preferenza nelle loro elezioni, che

le virtù e le capacità.
 





Art. 6. La libertà è il potere che permette all’uomo di compiere tutto ciò che

non nuoce ai diritti degli altri; essa ha per principio la natura, per regola

la giustizia, per salvaguardia la legge; il suo limite

morale è in questa massima: " Non fare agli altri ciò che non vuoi sia

fatto a te
".





Art. 7. Il diritto di manifestare il proprio pensiero e le proprie opinioni,

sia con la stampa sia in tutt’altra maniera, il

diritto di riunirsi in assemblea pacificamente, il libero esercizio dei culti,

non possono essere interdetti. La necessità di enunciare questi diritti

presuppone o la presenza o il ricordo recente del despotismo.
 





Art. 8. La sicurezza consiste nella protezione accordata dalla società ad

ognuno dei suoi membri per la conservazione della sua persona, dei suoi diritti

e delle sue proprietà.
 





Art. 9. La legge deve proteggere la libertà pubblica e individuale contro

l’oppressione di quelli che governano.
 





Art.10. Nessuno

deve essere accusato, arrestato né detenuto, se non nei casi determinati dalla

legge e secondo le forme da essa prescritte. Ogni

cittadino citato o arrestato dalla autorità della

legge deve ubbidire sull’istante; egli si rende colpevole con la resistenza.
 





Art 11. Ogni atto

esercitato contro un uomo fuori dai casi e senza le

forme che la legge determina è arbitrario e tirannico; colui contro il quale lo

si volesse eseguire con la violenza, ha il diritto di respingerlo con la forza.
 





Art.12. Coloro che

procurano, spediscono, firmano, eseguiscono o fanno eseguire degli atti

arbitrari, sono colpevoli, e devono essere puniti.
 





Art.13. Ogni uomo

essendo presunto innocente fino a quando non sia stato

dichiarato colpevole, se si giudica indispensabile arrestarlo, ogni rigore che

non fosse necessario per assicurarsi della sua persona deve essere severamente

represso dalla legge.
 





Art.14. Nessuno

deve essere giudicato e punito se non dopo essere stato ascoltato o legalmente

citato, e in virtù di una regge promulgata

anteriormente al delitto. La legge che punisse dei delitti commessi prima che

essa esistesse, sarebbe una tirannia; l’effetto retroattivo dato alla legge

sarebbe un crimine.
 





Art.15. La legge

deve decretare solo pene strettamente ed evidentemente necessarie: le pene

devono essere proporzionate al delitto, e utili alla

società.
 





Art.16. Il diritto

di proprietà è quello che appartiene ad ogni cittadino di godere e disporre a

suo piacimento dei suoi beni, delle sue rendite, del frutto del suo lavoro e

della sua operosità.
 





Art.17. Nessun

genere di lavoro di cultura , di commercio , può

essere interdetto all ‘ operosità dei cittadini.
 





Art.18. Ogni uomo

può impegnare i suoi servizi , il suo tempo ; ma non

può vendersi né essere venduto ; la sua persona non è una proprietà alienabile

. La legge non riconosce domesticità ; può esistere

solo un vincolo di cure e di riconoscenza tra l ‘uomo che lavora e quello che

lo impiega.
 





Art.19. Nessuno può

essere privato della benché minima parte della sua proprietà

,
senza il suo consenso , tranne quando la necessità pubblica legalmente

constatata lo esige , e sotto la condizione di una giusta e preventiva

indennità.





Art.20. Nessun

contributo può essere stabilito se non per lutilità

generale . Tutti i cittadini hanno il diritto di concorrere alla determinazione

dei contributi , di sorvegliarne l ‘ impiego , e di

esigerne il rendiconto.
 





Art.21. I soccorsi

pubblici sono un debito sacro . La società deve la

sussistenza ai cittadini disgraziati , sia procurando

loro del lavoro , sia assicurando i mezzi di esistenza a quelli che non sono in

età tale da poter lavorare.
 





Art.22. L istruzione è il bisogno di tutti. La società deve

favorire con tutto il suo potere , i progressi della

ragione pubblica , e mettere l ‘ istruzione alla portata di tutti i cittadini.
 





Art.23. La garanzia

sociale consiste nell‘azione di tutti per assicurare a ognuno il godimento e la conservazione dei suoi diritti ;

questa garanzia riposa sulla sovranità nazionale.





Art.24. Essa non

può esistere, se i limiti delle funzioni pubbliche non sono chiaramente

determinati dalla legge, e se la responsabilità di tutti i funzionari non è assicurata.





Art.25. La

sovranità risiede nel popolo; essa è una e indivisibile, imprescrittibile e

inalienabile.
 





Art.26. Nessuna

parte di popolo può esercitare il potere del popolo intero; ma ogni sezione del

sovrano riunito in assemblea deve godere del diritto

di esprimere la sua volontà con una completa libertà.
 





Art.27. Ogni individuo che usurpa la sovranità, sia all’istante messo a morte

dagli uomini liberi.
 





Art.28. Un popolo

ha sempre il diritto di rivedere, riformare e cambiare la propria Costituzione.

Una generazione non può assoggettare alle sue leggi generazioni future.
 





Art.29. Ogni cittadino ha un

eguale diritto di concorrere alla formazione della legge e alla nomina dei suoi

mandatari o dei suoi agenti.
 





Art.30. Le funzioni

pubbliche sono essenzialmente temporanee; esse non possono essere considerate come distinzioni né come ricompense, ma come doveri.





Art.31. I delitti dei mandatari

del popolo e dei suoi agenti non devono essere mai impuniti. Nessuno ha il

diritto di considerarsi più inviolabile degli altri cittadini.
 





Art.32. Il diritto

di presentare quelle petizioni ai depositari dell’autorità pubblica non può, in

nessun caso, essere interdetto, sospeso né limitato.
 





Art.33. La

resistenza all’oppressione è la conseguenza dagli altri diritti dell’uomo.
 





Art.34. Vi è

oppressione contro il corpo sociale quando uno solo dei suoi membri è oppresso.

Vi è oppressione contro ogni membro quando il corpo sociale è oppresso.
 





Art.35. Quando il

governo viola i diritti del popolo, l’insurrezione è

per il popolo e per ciascuna parte del popolo il più sacro dei diritti e il più

indispensabile dei doveri.





 









 
 
 
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