Creato da: nicunica il 19/04/2007
UNICA - GRANDE - PATTY PRAVO

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OLTRE L'EDEN...

Post n°8 pubblicato il 20 Aprile 2007 da nicunica

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"Un disco irreale costruito su frammenti di extraterrestri follie, a momenti un po' battiatesco, mai banale, neppure nelle esplosioni melodiche apparentemente tradizionali, in realtà volutamente caricaturali. Qui siamo (...) in un mondo mistico, dove le passioni sono confuse in una nebbia venata di allucinanti fumi colorati. Dolore e lucida follia, voglia di fuga ‘oltre l'Eden’ in un mondo dove ancora nessuno ha pensato di separare la luce dalle tenebre": il "Corriere della Sera" recensisce l’album con toni lirici, mentre l’interprete, intervistata da "La Repubblica", puntualizza: "Un paio di canzoni sono più mie, "Ragazza passione" e "La viaggiatrice - Bisanzio", nelle altre mi riconosco, le indosso bene."

Rieccolo dunque, 17 anni dopo, "Oltre l’Eden...": un disco che appare oggi quasi senza tempo, non perché fosse allora troppo in anticipo sul proprio tempo, ma perché era fuori dal proprio tempo, volutamente e sprezzantemente lontano dalle mode sonore correnti. Se il brano che intitola l’album rimanda nel testo - come notava "Il Corriere della Sera" - a visionarietà alla Battiato ("Noi fabbricammo barricate d’erotismo, colonne alte lungo i templi dell’ambiguo... noi contemplammo pomeriggi disarmati, noi trasvolammo su colonie femminili"), l’interpretazione vocale sopra le righe, quasi sforzata, è lontanissima dalla compostezza austera del musicista siciliano; "Ragazza passione" giustappone una strofa dall’andamento complesso a un inciso dalla melodia larghissima, cantabilissima, sottolineata da un arrangiamento epico; "Terra di nessuno" esplora atmosfere sonore alla Angelo Badalamenti - ma "Twin Peaks" sarebbe arrivato quattro anni più tardi...; "- La viaggiatrice - Bisanzio", con il suo sinfonismo progressive (cifra stilistica di Tony Carnevale) sembra rievocare episodi atipici della carriera di Nicoletta, come la sontuosa e ambiziosa "Concerto per Patty", ma il testo gioca con la mitologia e l’esoterismo.

"Cocci di chissà che cosa" apre con echi chitarristici battistiani, poi il testo s’attorciglia con esiti suggestivi tra frammenti di memoria e spunti onirici; "Giardino degli aranci" è giocata su un recitarcantando straniato che sembra rifiutare concessioni alla melodia; e se Giovanni Ullu in "Penelope" si finge Pasquale Panella ("fossili simpatici", cenci sciatti", "passaggi polverosi", tutta coccole qua"), in "Un amore" cesella nella strofa un idillio pianistico, e dipinge poi a larghe pennellate melodiche un inciso che poi svolta nel drammatico/grottesco/fotoromanzesco.

Otto brani, dunque, quelli di "Oltre l’Eden", significativamente "indipendenti" l’uno dall’altro per forma, atmosfera, andamento e struttura: a tenerli insieme, e a renderli - impossibilmente - quasi un concept album è la voce di Patty Pravo, vellutata e vetrosa, cristallina e affumicata, educata e sguaiata, al servizio di un’interpretazione sempre borderline, costantemente un po’ sopra e un po’ fuori dalle righe e dal rigo. Una voce e un’interpretazione che (al solito) pongono Patty Pravo in un mondo a parte, quello in cui abitano solo gli artisti di vaglia: quelli per i quali i dischi di ieri, di oggi e di domani non sono incasellati in una cronologia "naturale", dettata dal calendario, ma rappresentano momenti singolari di creatività, suggeriti da intuizioni originali e svincolate dalle mode e dalle tendenze, quindi né "vecchi" né "recenti" né "nuovi", ma moderni, capaci di affascinare, di stupire, anche talvolta di irritare, sempre comunque di interessare e inquietare. Sempre meritevoli di ascolto e di riascolto, di scoperta o di riscoperta.

Franco Zanetti

 
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