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MANETTE AL PRIMARIO-DEPUTATO: "MERCADANTE, CREATURA DI PROVENZANO"

Post n°33 pubblicato il 12 Luglio 2006 da savin_s
 
Foto di savin_s

Alla fine a incastrarlo è stato un giovane rampante con il pallino della politica che da qualche mese faceva parte del suo entourage, Marcello Parisi, il nipote di un boss dell'Uditore e papabile candidato di Forza Italia alle elezioni comunali di Palermo, che ha preceduto di un paio di settimane in cella "il professore". La campagna elettorale l'aveva fatta tutta con lui, al San Paolo Palace, al Golden, fino a vedersi affidare un banchetto del "Motore azzurro", iniziativa nazionale di Forza Italia per la distribuzione di gadget e opuscoli informativi.

Per ben due volte Giovanni Mercadante, primario di radiologia all'ospedale Maurizio Ascoli, appena rieletto all'Assemblea Regionale, era riuscito a cavarsela. Le dichiarazioni dei pentiti, da Giuffrè a Brusca a Siino non avevano mai trovato riscontro e così le inchieste aperte a suo carico dalla procura erano finite sempre allo stesso modo: archiviazione, l'ultima datata agosto 2005.

Associazione mafiosa piena e voto di scambio i reati contestati al deputato forzista dal giudice per le indagini prelimiari, che ha accolto la richiesta di custodia cautelare firmata dal procuratore aggiuto Giuseppe Pignatone e dai sostituti, Maurizio De Lucia, Nino Di Matteo, Domenico Gozzo e Michele Prestipino.

Mercadante è stato arrestato nel primo pomeriggio di martedi' scorso, davanti a casa, in Piazzetta Edison, nel quartiere Matteotti. Sorpresa: questa la prima eazione dell'oorevole deputato all'Ars, nonostante dopo il tam tam di voci, seguite ai 45 arresti dell'operazione "Gotha" , sapesse di essere iscritto nel registro degli indagati.

Giovanni Mercadante non era punciutu, non era uomo d'onore in senso stretto, ma con i  boss aveva rapporti consolidati. Tanto da arrivare a chiedere al cugino Masino Canella di uccidere un uomo, Salvatore D'amico, che intratteneva una relazione con sua moglie. Una questione molto delicata: l'uomo in questione era nipote di Pino Lipari, braccio economico di Bernardo Provenzano," zu' Binnu." Per risolvere la questione fu convocato un summit in piena regola e alla fine, per garantire "la serenità familiare" di Mercadante, Lipari chiese a Provenzano la grazia per il nipote e gli intimo' di interrompere quella relazione. D'altra parte si sa, la Sicilia è terra d'onore e l'onore è sacro più della vita!

Ma Mercadante non era solo un politico. Era un primario di tutto rispetto e tra i suoi pazienti figurano nomi illustri. Da sempre a disposizione dei boss. Nei sotterranei della Clinica Noto di Via Dante a Palermo, dove aveva sede l'Angiotac. di cui era socio, Mercadante visitava mafiosi di ogni genere, Provenzano per primo, anche se latitanti e Giuffrè gli portò i boss agrigentini Ribisi. Cure e favori per tutti in cambio di appoggio elettorale  da parte di tutte le cosche di Corleone.

I padrini, poi, volevano primari di fiducia all'ospedale Civico di Palermo. Per questo motivo cercavano i contati giusti con la politica che conta nella sanità siciliana. E Mercadante non si tirava indietro. Il boss di San Lorenzo, Antonino Cinà, gli chiese un "favore speciale": l'assunzione del figlio Medico all'Ismett di Palermo.

Qual era la filosofia dell'onorevole deputato? "Qualunque cosa venga da Palermo e' spinta o dalla politica o da interessi personali. Siccome per ora hano questo sacro furore delle cose fatte al meglio..."Spinnato, un medico anche lui, un solerte mediatore nella transizione di medici dagli ospedali milanesi a quelli del capoluogo siciliano, un fedele collaboratore di Mercadante, stando a quanto hanno rivelato numerose intercettazioni telefoniche, lo interrompeva:"Trasparenza?" Mercadante annuiva: "Trasparenza, cazzi e mazzi eccetera eccetera."

Lui di trasparenza ne aveva fin troppa. E le reazioni al suo arresto, nel mondo politico siciliano, sono diverse. Sono passati solo dieci giorni dall'inizio della nuova legislatura, da quando i deputati dell'Assemblea Regionale Siciliana hanno prestato giuramento a Sala D'Ercole, eppure più di qualcosa inizia a non fuzionare. Dissensi e biasimo. Laconica nel suo commento Rita Borsellino. Poche incisive battute: " L'arresto di Mercadante conferma ancora una volta quanto sia radicato il rapporto tra la mafia e certa politica." 

 
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