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LE BUGIE DI CUBA

Post n°26 pubblicato il 23 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
Foto di rimortealcomunismo

LA SOLITUDINE DEI CUBANI

di Carlos Carralero

Una, volta riflettendo sulle conseguenze disastrose che ha prodotto la mancanza di unione e l'eterno tira e molla tra molti cubani, sono arrivato a una strana conclusione, quella che in un tentativo di  concepire la riflessione, descrissi dopo, titolandola, Itinerario Spirituale dei Cubani.

Non è una invenzione, e neanche falsa illusione affermare - inquadrando il nostro popolo in una identità, più o meno precisa - che i cubani posseggono virtù, degne di nota: fantasia, creatività e carattere imprenditoriale, sono qualità che classifichiamo, tra le prime al mondo.

La produzione letteraria, musicale,  e compreso della ricchezza materiale, sono cose per le quali il cubano sta più preparato che molti altri popoli del mondo. I risultati della diaspora cubana, costituiscono una prova incontrovertibile di ciò che affermo qui. Ma, facciamo una parentesi per insistere su di un aspetto, nel quale non solo valgono le individualità. C'è di che essere uniti, sopra tutto, nei casi in cui si debba togliere di mezzo una tirannia retta da uomini senza scrupoli. Precisamente, questo è il nostro caso. Nel campo politico, a mio giudizio, abbiamo a che fare con le peggiori virtù (non parlo solo delle ingenuità tropicali). Non per caso, siamo arrivati ultimi alla meta della liberazione, in determinati, momenti storici: l'indipendenza dalla Spagna, alla fine del secolo XIX, ci giunse molto dopo che alla maggioranza delle colonie americane. Ora, l’oppressione alla quale ci hanno sottomesso due fratelli, discendenti di spagnoli (ovvero galiziani), -come una linea tra due (permettetemi di usare il fraseggio pelotero: giocatore di basse boll), pica...pica (rimbalza) e si estende.

Forse per i non cubani, sia esagerata la comparazione del nostro itinerario spirituale con quello degli ebrei. E' certo che il nostro è stato più corto, ma meno lunga è anche la nostra capacità d’unione.

Fidel Castro, al quale in analogia con l'itinerario spirituale degli ebrei, ha definito come il nostro deserto, è un megalomane, che mai si è rassegnato a realizzarsi in altro ramo della vita umana che non fosse il potere; con una totale assenza di scrupoli nella sua coscienza, si è servito, per beneficio personale, non solo delle esperienze storiche, imitando aspetti di tristemente celebri personaggi; si serve anche dei trattati che rafforzano le ambizioni di potere. Nel libro la prigione feconda, Mario Mencia - forse senza pretenderlo - attraverso della descrizione dei testi letti da Castro nell'Isola dei Pini, ci rivela, quale può essere la bibliografia prediletta di un futuro tiranno; ancor più che con Batista, che fu un dittatore esistevano certe garanzie.

Gli articoli o notizie in merito all'ultimo tratto dell'itinerario di Posada Carriles e gli altri due cubani arrestati dall'FBI negli Stati Uniti, pubblicati giorni fa, potrebbero essere per tutti i cubani, istruttivi. Uno degli autori dei menzionati articoli, diceva che se Fidel Castro, per l'economia del paese, avesse ottenuto uguale successo come quello per i suoi servizi segreti, Cuba sarebbe uno dei paesi più sviluppati del mondo. Afferma inoltre che se i cubani dell'esilio, in maturità politica e intelligenza combattiva avrebbero raggiunto un risultato simile a quello ottenuto in campo economico, la nostra isola, sarebbe già libera. Io penso anche, che se i cubani di dentro, non ci fossimo fatti manipolare e dividere come in realtà è successo e se tutto l'esilio si fosse dedicato con passione e trasparenza alla opera di abbattere il tiranno, saremmo già liberi.

Prima di venire in esilio, io speravo di incontrare una Europa più interessata alla cultura in generale, più informata della realtà cubana; meno castrista, meno anti americanista. Pero, questa scoperta, non fu tanto drammatico per me, come l'altro: mi immaginavo un esilio, meno diviso, e con una certa coesione politica. Niente di questo. All'inizio degli anni novanta, stando in Cuba, giunsi a pensare che il castrismo si distruggeva, senza immaginarmi che i "democratici" europei, andavano a sostenere la bestia ferita e di seguito alimentarla con lire, pesetas, franchi, sterline, marchi e perfino con verdi dollari. Se ai dirigenti di partiti politici di Sinistra e Destra del vecchio continente (più vecchio di quanto molti si immaginano), gli chiedono una definizione su Castro, diranno ipocritamente, che è un dittatore; molti lo chiameranno tiranno, alcuni assassino. Gli stessi che si dispongono a dargli il giusto titolo, trattano e fanno affari con lui, gli danno ossigeno: sinonimo di fame e repressione per il suo popolo.

Confesso sinceramente, che di fronte a molti cubani dell'esilio, mi tolgo il cappello; con infinito rispetto, li menziono e ricordo, ogni volta che lo considero necessario; e per loro chiedo a Dio, molta salute, perché possano vedere il trionfo che si meritano, nella lotta contro il castrismo. Diversi di loro, degni cubani, sono sopravvissuti con dignità indescrivibile, alle sofferenze delle carceri castriste. Abbondano i nomi. Senza dubbio, esiste una parte della diaspora, che più che dividere gli esiliati, fa il gioco di Castro, senza contare le migliaia di agenti che sono al suo servizio, senza limite al suo egoismo: ha investito milioni di dollari in propaganda e spionaggio fuori e dentro di Cuba, mentre il suo popolo muore di fame e disperazione.

Jorge Más Canosa, con i difetti che come uomo o politico potrà aver avuto, lasciò un vuoto alla sua morte in conseguenza di un tumore: prodotto per un mal funzionamento delle sue proprie cellule o delle cellule castriste, infiltrate nel suo corpo politico? Quello che rimane della sua organizzazione, in quello che si riferisce a posizione e intransigenza politica, non è neanche l'ombra di quella proiettata da Jorge Mas Senior. Non entriamo nei dettagli della nuova Fondazione Cubano Americana.

Anche nell'esilio esistono gli intellettuali, che difendono posizioni ambigue. Per esempio, vanno dal risentito nipote di Che Guevara, perché difenda la memoria di un assassino con critiche a un altro criminale, simile al nonno. Che valore può avere la difesa di una ideologia senza valori umani; di quelli che dicono di credere nei principi: che per sopravvivere, devono dargli la mano, alla essenza di cui i loro teorici o difensori attaccano: il capitale. Questa ideologia, se cosi la vogliamo chiamare, non fu più che un orrore, come lo fu il nazismo (del quale si è detto tutto), la cui storia aperta per nefasta che sia stata, serve ancora per nascondere e giustificare, quello che il Libro Nero del Comunismo rivela. Questi stessi "intellettuali", giustificano lo sproposito di Raul Rivero a Portorico, i dissidenti che dentro l'isola, fanno il gioco a Castro, in una costante lotta per dividere e confondere; sono quelli che, come l'ex scrittore di corte, Norberto Fuentes, lodano (includendo i testicoli), la salute del “cavallo”, Castro. Non vi pare di bassa lega? Per colmo, gli augurano centoventi anni di vita alla bestia. Il peggio di tutta questa catena di fatti apparentemente incongruenti, è che questi svergognati protagonisti dell'ambiguità, la complicità e la malafede, vivono nell'esilio, godono dello status di rifugiati politici e sono a volte finanziati, da organismi internazionali. Compresa la "desUnione Europea". Questa grande istituzione, i cui dirigenti vanno a firmare la soppressione dell'embargo di armi alla Cina, si danno il lusso di ignorare le avvertenze dei rifugiati iraniani che vivono sul suo territorio, quando danno l’allerta in merito al pericolo di mantenere una posizione blanda, di fronte al progetto bellico dell'Iran, che pericolosamente punta contro la sicurezza dell'occidente; questi selezionati esponenti della U.E. si trovano d'accordo per alleviare il castrismo, togliendo le sanzioni imposte nel 2003; premiando un dittatore, per aver scarcerato 14 dissidenti infermi - tra i più famosi, di fronte alla opinione pubblica internazionale, - e in seguito condannare più di 20, meno conosciuti e reprimere tutta la dissidenza interna e continuare a calpestare i diritti umani di tutto il popolo.

La Unione Europea, non trattiene la politica spagnola zapaterista, di avvicinamento e appoggio al pericoloso Chavez che con la consulenza del lupo cubano, vuole estendere la "Rivoluzione Bolivariana" al continente sudamericano: una promessa di nuovo terrorismo in America Latina e chi sa....Un intento di liquidare e annullare la resistenza dei latinoamericani, per lottare contro il male, come lo hanno fatto a Cuba, contro il castrismo. Il presidente italiano, Silvio Berlusconi, capo della Destra, giorni fa, fu criticato dalla Sinistra (se la cercò), per aver commesso l'intorto, prima,di allertare il suo popolo del pericolo rosso, e dopo, lasciarsi baciare dal diavolo rosso Chavez.Qui il bacio, ha un grande peso; almeno in quello che si riferisce alla critica pubblica. Andreotti, che è in politica da sessanta anni (è passato per tutti i ministeri italiani dalla fondazione della repubblica, ora senatore vitalizio), ha vinto quindici processi nei quali lo hanno accusato di associazione mafiosa, per essersi lasciato baciare dal capo mafioso Totò Rina. Questo esempio, anche  se può sembrare triviale, è parte degli errori politici, commessi da Berlusconi - che sta per convertirsi nel primo italiano che conclude un mandato nella storia repubblicana di questo paese: un record - . Meno male - per noi dissidenti in Italia, che anche con slittamenti, è la destra che ha governato in questi cinque anni.

Tornando agli arresti di cubani da parte dell'FBI, non possiamo passare sopra al fatto che non è la prima volta che questo succede con nostri connazionali che preparano un attentato a Castro. Mi pare che la ultima volta che si è resa pubblica una notizia simile, si trattava di cubani arrestati in Santo Domingo. Non sono sicuro che al dittatore cubano, qualcuno gli abbia lanciato, qualche volta, almeno, una lametta da radersi. Senza dubbio, a me questi giochi, dove intervengono gli Stati Uniti, Mi conducono una volta in più alla verità che ci rivela la attitudine dei governi americani, in relazione a Cuba. Lontani da assediare Castro - come dicono i difensori del castrismo - i governi statunitensi, hanno contribuito alla lunga del nostro dramma, in primo luogo, a peggiorare e ad assediare la loro immagine; a far crescere l'odio che molte volte ingiustificato professano milioni di persone verso la grande nazione; per secondo, hanno fortificato il dittatore nella sua astuta politica di dare la colpa dei suoi fallimenti ad altri e sopratutto, all'impero che tanti, a volte ingiustificatamente, ripeto, odiano. Questo non è un segreto, e lo hanno trattato molti pensatori: l'odio verso gli Stati Uniti, è più grande, irrazionale e basso di quello che la maggior parte del popolo americano possa immaginare. Cito di nuovo Herman Hasse: " E' una tendenza primitiva, quella di odiare tutto quello, che si teme. La CIA da parte sua, in certi momenti - come si legge in uno degli accertati articoli che a proposito si sono pubblicati negli ultimi giorni - certe volte senza volerlo - propone una chiave di interpretazione. Da sembrare bizzarra. Castro per qualcuno è il migliore agente della CIA a Cuba.

Che cosa rimane ai cubani? Unirci se vogliamo vincere più rapidamente il mostro, che non guarda in faccia a niente, ne a nessuno. In analogia con il cammino ebreo, per me la unione tra i cubani, è il rio Giordano. Dobbiamo trovare la strada di arrivare lì, soli, lasciandoci dietro, egoismo, desiderio di protagonismo, e anteponendo, la UMILTA'.

 
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