Chiamatemi Maestro

Soli tra la gente, soli con noi stessi, a volte ci sentiamo così.

È un nostro stato d’animo, che scaturisce da eventi o situazioni particolari che appartengono al nostro vissuto, e vanno inevitabilmente a risvegliare ataviche paure del nostro inconscio. Paure, si, perché l‘uomo è un animale sociale, vive in gruppo, ha bisogno di continui confronti con gli altri, in un contesto di reciproci diritti e doveri. Quando questi contesti vengono a mancare, quando il confronto è iniquo, quando i diritti si ritrovano in netta minoranza, allora si cerca la fuga. Non dalle nostre responsabilità, ma da tutto quanto ruota intorno, perché tutto ciò ci fa male… Allora si cercano nuovamente conferme, riconoscendoci in identità più forti, che nemmeno ci appartengono realmente, perché la nostra ci appare talmente fragile, per quanto vera sia.

In questo modo, a volte, rischiamo di apparire egoisti, cinici, menefreghisti nei confronti di tutte quelle persone che fino ad allora ci sono state accanto, alle quali abbiamo insegnato e dalle quali abbiamo imparato ciò che siamo, di tutte quelle persone con le quali abbiamo condiviso emozioni vere, frammenti di vita.

MA NON E’ COSI’!!! Nel nostro cuore viviamo emozioni talmente forti, da averne talvolta paura.

Abbiamo bisogno di tempo, per recuperare, più tempo rispetto agli altri, proprio perché la nostra anima si è sentita ferita più che se fosse accaduto a qualcun altro.

La gioia è soggettiva, il dolore e lo sconforto sono soggettivi, ognuno di noi valuta e emozioni inevitabilmente rispetto ai propri criteri.

Ecco perché poi, persone che danno tutto di se stesse, a volte non vengono capite.