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La Neve ed il Sorbetto. »

La Neve

Post n°1 pubblicato il 23 Gennaio 2006 da utommyuto

Le neviere[1] o conche artificiali, erano il primo anello di una catena che portava alla produzione e alla commercializzazione del ghiaccio nel territorio della provincia di Vibo Valentia. La loro presenza è attestata nell’area delle Serre Vibonesi[2] così come nel versante est della città di Monteleone, odierna Vibo Valentia[3].

Era grazie a queste conche scavate nella terra che la neve invernale si trasformava in ghiaccio pronto per essere venduto con la stagione estiva, nelle maggiori piazze delle città del comprensorio: Monteleone, Tropea, Pizzo e Nicotera.

Dalla documentazione archivistica si evince come  nell’800 le singole città predisponevano entro il mese di giugno apposite  Obbliganze o Convenzioni, redatte dinanzi ad un notaio, con degli appaltatori che si assumevano l’obbligo di rifornire fino a settembre inoltrato quotidianamente le comunità del prezioso prodotto a prezzi variabili asseconda del peso. 

Nelle città i commercianti trovavano così del ghiaccio la cui igienicità era garantita dall’autorità municipale,  che ne vietava il commercio abusivo sia per motivi fiscale che igienici[4].

Proprio un atto notarile redatto nella città del Pizzo nel 1834 dimostra sia la presenza dei Venditori di Neve che la pratica della convenzioni amministrative. I venditori di quell’anno era due bettulieri[5] di professione, in grado di vendere ghiaccio a peso e dimensioni variabili nel periodo estivo “in tutte le ore del giorno e fino alle ore due della notte”[6] .

Particolarmente nelle torride giornate estive il rifornimento di ghiaccio in città risultava determinante per il buon fine d’ogni tipo di pratica commerciale. Il ghiaccio rappresentava l’unico modo per conservare per qualche giorno i prodotti della terra e del mare, così come di raffreddare le bevande dissetanti.

La possibilità inoltre di disporre d’estate di ghiaccio sminuzzato favorì la produzione di granite e sorbetti, antesignani del moderno gelato, che già nel XVIII secolo allietavano le tavole e i salotti dei signori e delle dame del comprensorio di Monteleone.

Va detto inoltre come il porto della città costituiva all’epoca un vero e proprio “mercato di confine” in cui confluivano compratori e venditori d’ogni nazionalità. Ed è in quegli anni che la città di Pizzo si organizzò per accogliere ed ospitare mercanti e viaggiatori del “Grand Tour”, con locande, taverne e caffetterie.

Più che i racconti sono proprio gli atti notarili dell’epoca a confermarci la presenza di almeno due cafetterie nella città di Pizzo, una delle quali gestita da una vedova, Donna Mariangiola Donato, del fù Giuseppe[7].

La tradizione narra che nella città, a partire dai mesi più caldi dei primi anni dell’800, per via della presenza di numerose guarnigioni militari francesi, nelle cantine e nei caffè si vendeva la neve ai clienti tagliandola a pezzi.  I gestori dei caffè e delle cantine preparavano, su richiesta dei loro clienti, granite con caffè o con altre essenze (limone e arancio) usando un coltello per raschiare la neve oppure un attrezzo,  meglio conosciuto con il nome di grattarola,  simile ad una piccola pialla munita di una lama affilata di acciaio posta di traverso nella parte di sotto che, sfregata su un pezzo di ghiaccio, lo sbriciolava minuziosamente fino a raggiungere la quantità occorrente per far le granite richieste. 

 



[1] Le neviere erano semplici conche artificiali scavate alle quote più alte e nei versanti più freschi, allo scopo di favorire l'accumulo e al mantenimento della neve invernale.

Accanto ad esse alcune volte si costruivano baracche per il ricovero degli operai durante i giorni della lavorazione, sia per la custodia degli attrezzi di lavoro e del materiale d’uso. Durante le nevicate invernali gli operai raccoglievano la neve nelle conche, la pressavano con degli appositi attrezzi in legno, costituiti da un disco piatto ed un bastone, affinché si compattasse uniformemente e assumesse, con l'ausilio delle basse temperature notturne e delle parziali rifusioni diurne, le caratteristiche del ghiaccio. Per proteggere il ghiaccio all'avanzare della stagione calda si provvedeva a coprirlo con fronde di ginestra o di paglia, allo scopo raccolte nella vicina baracca.

La copertura doveva evitare che la massa di ghiaccio si sciogliesse a contatto con l’esterno e con temperature atmosferiche che, cessato il breve periodo di freddo, risalivano velocemente con le calde temperature estive.

L’operazione di raccolta della neve poteva ripetersi più volte in base al numero di precipitazioni nevose della stagione. Il ghiaccio veniva tagliato con degli appositi spadoni, caricato sui carretti e trasportato in città dove era conservato in depositi freschi prima di essere ancora ridotto in piccoli blocchi o sminuzzato a seconda della destinazione e distribuiti al dettaglio.

[2] “In qualche fossa la neve si conserva sino all’està più inoltrata; e quindi si risparmia ai naturali il bisogno di formare ghiacciaje economiche.” . Sac. Bruno Maria Tedeschi, “Serra e il suo Circondario”, in Il Regno delle Due Sicilie. Distretto di Monteleone di Calabria. Opera dedicata lla Maestà di Ferdinando II, 1859. Rist. anast. Simposio Mediterraneo, Mapograf, Vibo Valentia 1996.

[3] Non sono pochi gli anziani che ricordano l’esistenza di grosse buche scavate nella parte alta della città di Monteleone (odierna Vibo Valentia), utilizzate per la raccolta della neve sino ai primi anni del novecento. Il toponimo antico dell’area, nota appunto come “Croce Niveria” o “Croce Niveira”,  rivela efficacemente come tale zona venisse in passato utilizzata per tale tipo di  raccolta.

[4] spesso la neve veniva infatti raccolta dalle strade insieme a terriccio e liquami e smerciata abusivamente.

[5] Bettoliere: Chi gestisce una bettola, oste.

[6] ASVV - Notaio Rizzo Luigi Antonio fù Giorgio, 14 giugno1843. Fogli 72 – 73 –74 n. 45 del Repertorio “Regno delle due Sicilie. L’anno mille otto cento quarantatre, il giorno quattordici giugno (), in questa città del Pizzo, regnando Ferdinando Secondo per grazia di Dio Re del Regno delle Due Sicilie, di Gerusalemme, Duca di Parma, Piacenza, Castro e Gran Principe Ereditario di Toscana = Avanti a Noi Luigi Antonio Rizzo, fù Notaio Giorgio, Pubblico Notajo esercente, domiciliato al Pizzo, collo Studio Strada dietro San Giovanni in casa di nostra abitazione, ed in presenza delli Sottoscritti a Noi ben noti Testimoni, aventi le qualità richieste dalla legge Sono comparsi personalmente Rocco Cataldo, di Antonio, Bettuliere, domiciliato al Pizzo, da una parte.Da un’altra Antonino Cataldo, del fù Rocco, anco Bettuliere, domiciliato in esso Pizzo

E dall’altra il Signor Don Domenico Angeliere, del fù Celestino, Secondo Eletto, Funzionante da sindaco di questa Suddetta Città

Le parti comparenti sono a Noi e ai sottoscritti testimoni ben noti.Esso Rocco si è obbligato, come si obbliga, di mantenere la Città del Pizzo di Neve, e vendere la medesima fino a tutto il mese di settembre venturo, a grana due il rotolo legale, in tutte le ore del giorno e fino alle ore due della notte; a fare lo smaltimento a libbra, mezza libbra, a rotolo, ed a mezzo rotolo, e con i seguenti patti e condizioni:Primo. Esso Rocco Cataldo si obbliga di non fare mancare la Neve per commodo dei Cittadini;Secondo. Quanta volta manca la Neve per una sola volta in una giornata non è soggetto alla multa;Terzo. Che si assoggetta a tutte le Leggi e Regolamenti di Polizia Urbana, come pure di essere obbligato a pagare la multa di grana Cinquanta fino a Carlini Ventinove, a seconda de’ casi di mancanza della Neve, più o meno grave;

Esso Antonino Cataldo si costituisce Fidejussore e garante di esso obbligato Rocco e solidariamente col medesimo, per tutte le obbligazioni che nascono da questo contratto, ed ambedue volontariamente si assoggettano all’arresto personale. Ed Esso Sindaco Funzionante per non aversi ritrovato altra migliore obbligazione, inteso il corpo decisionale accetta la suddetta contrattazione, sempre però coll’approvazione del Rispettabile Sig. Ecc.  Intendente della Provincia a cui sarà sottomesso questo contratto. Le spese di questo atto e della prima copia da usi ad esso Signor Sindaco Funzionante, debbano andare  mettà per esso Rocco Cataldo e mettà per questo Comune del Pizzo. Ambi le parti di accordo tra esse han contrattato, ed obbligato, e vogliano che abbia piena esecuzione, forza e volore di Legge.

Fatto, pubblicato e stipulato da Noi Sottoscritto Notajo questo atto autentico di Neve al Pizzo, Circondario di Pizzo, Provincia di Calabria Ulteriore Seconda, nella Casa Comunale sita al Pizzo, ad essi Rocco ed Antonino Cataldo e Signor Don Domenico Angeliere Sindaco Funzionante, in presenza delli sottoscritti Testimoni adibiti a questo atto. Signori Vincenzo Ventura del fù Gregorio, Negoziante; Pasquale Durante di domenico, Industriante, ambedue domiciliati in questa  città del Pizzo. (Chiusa rituale) costo totale atto carlini 3:26 grana

[7] ASVV - Notaio Rizzo Luigi Antonio fù Giorgio,  15 dicembre 1841. n. 269 del repertorio, f.476. Dinanzi al notaio Rizzo, per la compravendita di una casa comparvero le parti “Giorgio Gullo del fù Filippo, Cafettiere domiciliato in questa città del Pizzo e dall'altra parte Donna Mariangiola Donato del fù Giuseppe, di professione Cafettiera, similmente domiciliata nel Pizzo.”

 
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