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Quando la casa non c'è più

Post n°10 pubblicato il 15 Gennaio 2010 da ilmondocheiovorrei

Sulla spiaggia di Santa Barbara il sole comincia a tramontare, i campi da beach volley sono ancora pieni, ci sono due feste con il barbecue e nell'Oceano incrociano almeno una cinquantina di vele. Il posto è uno dei più belli e ricchi della West Coast degli USA, ma lì vicino una donna si prepara a passare la notte nel baule di una macchina, una famiglia con cinque figli sta cenando in un minivan e una ragazza allatta la figlia davanti al volante della sua station wagon. Hanno tutti la stessa storia. Persone della classe media americana che hanno perso la casa e sono precipitati in una condizione che non avrebbero mai immaginato: homeless.

Chi perde la casa cerca di salvare l'auto, ultima possibilità per muoversi e avere un rifugio, e il cellulare, perché il numero di telefono è l' ultimo indirizzo che resta, il contatto con il resto del mondo. Anche Trevor si rifugiò nel pick-up Ford che aveva comprato prima della crisi: “All'inizio ho fatto il giro delle case degli amici, poi mi sono vergognato e ho cominciato a dormire nel retro del camioncino, pochi mesi fa ho visto che vendevano questo camper del 1968 e ho telefonato: era di una coppia di vecchietti che lo aveva usato per girare l'America d' estate, lui era meccanico e l'aveva tenuto benissimo. Gli ho raccontato la mia storia e me lo hanno praticamente regalato”. Adesso a bordo c'è tutta la sua vita, raccolta in una scatola di cartone: “Il giorno che ho dovuto lasciare la casa ho fatto l'inventario di tutti i mobili e li ho venduti ad un rigattiere per una cifra ridicola, ma non c'era tempo per trattare. Però un traslocatore, in cambio del frigo e della lavatrice nuova, ha trasportato i libri, il mio archivio, le foto, i quadri e una collezione di statue del Buddha in un deposito. Avevo affittato uno spazio largo 6 metri per 4, poi ho cominciato ad eliminare i libri e a vendere le statue e i dipinti e sono sceso a 3 metri per 3. Ho continuato così ogni mese, passando la mia vita in rassegna e regalando o buttando tutto ciò che mi sembrava inutile, finché venerdì scorso non mi sono deciso a liberarmi del portfolio con tutti i miei lavori, delle carte del divorzio e delle foto della casa. Ho tenuto solo i documenti indispensabili e le dichiarazioni delle tasse. Ho avuto molta rabbia ma oggi non ho più nostalgia, i medici mi hanno diagnosticato una depressione clinica e ho ottenuto un assegno di disabilità che mi permette di vivere e continuare a pagare gli alimenti alle bambine. Ma grazie alla mia religione sono più sereno di molti che vivono nella mia condizione e ho cominciato a lavorare come volontario per aiutare quelli che vivono come me”. Le figlie di Guy, 53 anni, che hanno 11 e 13 anni e abitano con la madre 50 chilometri più a sud, l'hanno presa con ancora più filosofia: “Quando stanno con me sono felici, dicono che avevano sempre sognato vivere sulla spiaggia”.

L'unica ad essere veramente raggiante e commossa è Barbara, una signora di 66 anni, che ha dormito per tre mesi nel baule della sua Honda insieme ai suoi due adorati cani. Ha perso la casa e il giardinetto dove coltivava 35 varietà di rose, dopo essere stata licenziata dal notaio da cui lavorava da 23 anni. Le foto della sua vita in macchina hanno fatto il giro d'America, le ha viste su un settimanale anche un vecchio compagno di liceo con cui fece la maturità 49 anni fa “E' riuscito a trovarmi e mi ha detto: Barbara non posso pensare che tu possa vivere in questo modo, ho un piccolo appartamento a San Luis Obispo te lo presto volentieri. Poi mi ha invitato alla riunione dei compagni di classe che si terrà il prossimo anno. Ho accettato e così mi sposterò 100 miglia più a nord e tornerò a dormire in un letto, ad avere un bagno, un frigorifero, la doccia e l'armadio”. Ma non riesce a partire, abbraccia tutti continuamente, trattiene a stento le lacrime: “Ho abitato qui per 26 anni, la mia vita era a Santa Barbara, ma ora per ricominciare devo andarmene. Adesso la mia casa non c' è davvero più”. I cani sono già a San Luis Obispo che la aspettano. Carica nel bagagliaio una pentola, uno scolapasta, una sedia su cui si metteva e leggere la sera nel parcheggio e le gabbiette con i suoi due gatti che fino a ieri erano stati affidati ad un amica: “Chissà se si ricordano come si convive con due cani ma soprattutto come si vive in una casa”.

 
 
 
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Un blog di: ilmondocheiovorrei
Data di creazione: 06/01/2010
 

 

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