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Per un pugno di bene

Post n°38 pubblicato il 17 Marzo 2010 da ilmondocheiovorrei

La storia dell’ex campione di pugilato Nino Benvenuti che accorre in aiuto di Emile Griffith malato di Alzheimer sembra la favola perfetta. Per chi era bambino negli Anni '60, Benvenuti-Griffith è il ricordo di immagini via satellite in bianco e nero, dove il bianco era l’italiano e il nero il picchiatore degli States. Il pugilato era una cosa cattiva, quindi sommamente desiderabile, che si poteva vedere solo con papà e di nascosto da mamma. Per risaltare in mezzo a quel furore, l’eleganza di Benvenuti aveva bisogno dell’orco americano.

"Si può dire che senza Griffith la mia fama non sarebbe stata così estesa" racconta Benvenuti "Griffith mi ha dato l'opportunità di andare in America, di sfidarlo, di conquistare il Mondiale. E' stata una tappa fondamentale della mia carriera". Straordinaria la carriera di Griffith, che dura dal 1958 al 1977: 112 incontri contro i più grandi interpreti di pesi welter e medi. La storia di Griffith è una storia comune a molti grandi campioni che non sono riusciti a mettere da parte il proprio denaro. Alcuni hanno fatto cattivi investimenti, altri li hanno buttati via al gioco, ma Emile semplicemente li ha dati tutti alla sua famiglia a St. Thomas, nelle Isole Vergini. La sua famiglia era composta dall'adorata madre Emelda, la sua più grande tifosa, da quattro fratelli e quattro sorelle: ogni borsa che incassava, andava a loro. Dopo la morte della madre Emile andò a vivere in un piccolo appartamento e tutto ciò che possedeva, lo aveva dato via.

Oggi è Griffith che ha bisogno di amici, costretto a ricorrere ai sussidi pubblici, che gli servono per mangiare e pagare l'affitto, ma non bastano per comprarsi le medicine per combattere il morbo di Alzheimer di cui soffre. Così la sua metà bianca, Benvenuti, quella che lo prendeva a cazzotti quarant’anni fa, l'uomo che tenne sveglia l'Italia intera durante le notti dei match con Griffith, si è messo al lavoro per aiutarlo: gli ha pagato il viaggio in Europa, per organizzare un giro di conferenze che garantiranno a Griffith il denaro per le cure. E qui esce l'aspetto più bello del pugilato: i grandi avversari non si dimenticano mai. Benvenuti ha agito per affetto, ma soprattutto perché non poteva fare altrimenti. Ignorare l’antico bersaglio dei suoi pugni sarebbe stato come mandare al tappeto se stesso. Ciascuno di noi ha il suo Griffith che lo ha fatto penare sul ring della vita, obbligandolo a tirare fuori risorse insospettabili. Per qualcuno sarà il fratello con cui faceva a botte da bambino, per altri il professore che ha contestato e poi rimpianto, per tutti il collega col quale si sente, spesso inspiegabilmente, in competizione. Finché un giorno scopriamo che il rivale è la parte di un tutto che senza di lui ci impedirebbe di essere noi, come il buio non esisterebbe senza la luce.

 
 
 
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Un blog di: ilmondocheiovorrei
Data di creazione: 06/01/2010
 

 

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