La vita che vorrei

Grazie, mamma

Mukul è un tassista bengalese che vive a New York. Una pensionata italiana dimentica sul taxi di Mukul i 21.000 dollari che servono per finanziare il viaggio transoceanico in Italia dell’intera famiglia. Denuncia lo smarrimento dei suoi soldi. Non li ritroverà più, si sente dire al comando di polizia, dove fa regolare denuncia. Quello stesso giorno Mukul, alla fine del suo turno di lavoro, trova quasi per caso i soldi sui sedili posteriori. Li conta e li riconta un'infinità di volte: mai ne aveva visti così tanti. Contandoli e ricontandoli, trova un indirizzo: sta a 80 chilometri da lui. Ci torna: ben tre volte, prima di incontrare qualcuno. Avanti e indietro, un pieno di benzina consumato, pazienza tanta e tenacia altrettanta: anche nel resistere alla tentazione di metterseli in tasca tutti quei soldi.

Finalmente Mukul trova qualcuno che gli apre. Una parente, al quale il taxista bengalese (buono sì, mica scemo però) non consegna i soldi, ma un bigliettino per la pensionata italiana, sul quale scrive: "può chiamarmi quando legge? Non si preoccupi, i soldi sono qui da me, al sicuro". La pensionata quasi non crede ai suoi occhi, chiama, Mukul arriva, con i 21.000 dollari tondi tondi. Lei ne toglie subito mille per darli a lui, che rifiuta. "Quando avevo cinque anni la mia mamma mi disse: sii onesto, lavora sodo e salirai di livello". Poi non va sempre così. Ma di sicuro si sale: se non nella carriera, nella considerazione di se stessi. Grazie di cuore alla mamma di Mukul per quel che ha insegnato al figlio. E grazie a Mukul per come ha imparato bene. Dimostrando a tutti che anche in una società di cuori di amianto il prossimo è sempre prossimo: ovunque sta.