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Creato da alpaint il 03/11/2007
cambierà.... ma si che cambierà!!!
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ammanettati
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laicità e religione
Per vivere in armonia in una società multiculturale, lo stato deve rimanere laico e fare rispettare tali principi con la massima severità, altrimenti prepariamoci al disordine.
Personalmente trovo sia l'unica soluzione per una pacifica convivenza tra culture diverse,.
Non credo ci sia bisogno di censurare i simboli religiosi per fare questo.
Africa
Se credi che il diverso sia da cancellare, tu spera solo di non dover emigrare
Post n°96 pubblicato il 14 Ottobre 2010 da alpaint
Non fa cciamo confusione: la legge anti-burqa non è "delirio eurocentrico" Il velo, la minigonnae il "controllo dei corpi" di Giuseppe Cecere* Mentre il nostro Parlamento si appresta a discutere di velo islamico (o presunto tale) nelle sue varie declinazioni, sul web esplode il caso NiqaBitch: le due studentesse francesi – una delle quali si dichiara musulmana – che hanno attraversato il centro di Parigi sfoggiando un austero niqab (velo integrale che lascia scoperti soltanto gli occhi) su vertiginose minigonne “integrali”, in un surreale défilé di protesta contro le recentissime leggi anti-burqa. Un gesto simpaticamente “futurista” per una causa malinconicamente “passatista”. |
Post n°95 pubblicato il 11 Ottobre 2010 da alpaint
Gli esseri umani, sono davvero volubili. Sono creature instabili. Le regole del karma, il peccato eterno, e tutte quelle cose del pensiero limitato, appartengono ad una comprensione limitata perchè, grazie alla possibilità di scelta, ogni momento potete cambiare ciò che pensate e cambiare il vostro destino. Destino è il momento presente, come è visto ora. Se vi svegliate al mattino e cambiate completamente l'atteggiamento di ciò che siete, non siete più conigli paurosi e vi svegliate coraggiosi come orsi con una nuova conoscenza innata Nel vostro momento presente, il vostro destino, cambierà. Voi siete molto flessibili. Tutto si basa sulla scelta. Non è forse più grandioso amare che odiare? Non è più grandioso perdonare che guerreggiare? Si tratta solo di scegliere.
RAM |
Post n°94 pubblicato il 19 Settembre 2010 da alpaint
Rom: conflitto Francia-Ue l'unificazione europea è nata per eliminare gli stati e l'immigrazione di massa è il suo strumento" di Ida Magli Convinciamoci, però, che dall’UE è impossibile aspettarsi soluzioni; anzi dobbiamo augurarci che non ce ne fornisca mai perché sarebbero comunque contro i nostri interessi e a favore degli immigrati. Insomma dobbiamo deciderci a guardare in faccia la realtà: l’immigrazione è voluta, sollecitata, aiutata, spinta dall’UE, non per le virtù di solidarietà, di bontà, di accoglienza di cui si vanta e che sono soltanto argomenti di facciata, per giunta poco credibili da parte di uno Stato. Fino alla nascita dell’UE, infatti, la storia non aveva mai conosciuto Stati “virtuosi”. L’’unificazione europea è nata per eliminare gli Stati, le Nazioni. Tutto quello che era possibile fare a tavolino a questo scopo i politici l’hanno già fatto: istituzioni sovranazionali, moneta comune, cittadinanza, eliminazione dei confini e così via. Ma sono i popoli che creano le Nazioni, gli Stati, non il contrario. E’ questa la dura realtà (dura per loro) di cui i politici, i banchieri soprattutto, non hanno voluto tener conto nel progettare l’unificazione europea. Dato che l’unico sistema, o almeno il sistema più efficace per disintegrare i popoli è l’immigrazione, la presenza massiccia di stranieri, di persone diverse per lingua, per costumi, per religione, l’UE ha programmato l’immigrazione. Adesso, però, è stato raggiunto un punto limite che i governanti dei singoli Stati da una parte, e i governanti dell’UE dall’altra, non sanno come risolvere perché non avevano mai detto chiaramente ai cittadini qual era la meta finale: la fine delle Nazioni, dei singoli Stati. Fra l’altro poi, questa non è neanche la vera meta: l’unificazione europea è una tappa, quella principale ma soltanto tappa, di quella mondializzazione cui aspirano banchieri ed economisti già da molti anni. Ci troviamo, quindi, fra due fuochi, così come ci si trovano i partiti di Sinistra. Il “vuoto” di idee, e di uomini, che li contraddistingue e che li tenta a richiamare in aiuto il loro esperto in mondialismo, Romano Prodi, dipende da questo: non osano dire ai loro seguaci di entusiasmarsi per gli stessi ideali dei banchieri, ossia per l’UE e per la mondializzazione, ma cos’altro possono fare? Io avrei una proposta: mettano le carte in tavola e aiutino tutti a discutere a viso aperto di questo che è adesso l’unico vero dilemma che abbiamo di fronte: salvare lo Stato oppure andare avanti verso la mondializzazione. Ida Magli |
Post n°93 pubblicato il 06 Settembre 2010 da alpaint
Ancora una volta i media fanno di tutto per poter portare acqua al mulino del riscaldamento globale. Pur sapendo che i cambiamenti climatici non si misurano su singoli episodi, la stampa e la TV continuano a insistere su notizie che vengono allacciate immediatamente a questa situazione. Sulle motivazioni non voglio tornare, avendone già discusso e parlato a lungo. Tuttavia, ciò che risulta evidente è che la nostra Terra ha perso completamente uno dei suoi emisferi, quello meridionale! Sarà solo per un caso o perché esso sta vivendo uno dei suoi inverni più rigidi? Forse fenomeni troppo “freddi” non fanno gioco ai sostenitori indefessi del riscaldamento globale ed è meglio nascondere le notizie che provengono da sud. Questo tipo di comportamento, già da solo, fa già pensare che qualcosa non quadri del tutto. Se si è veramente convinti delle prove che si sbandierano a destra e a sinistra, non si dovrebbe aver paura di citare anche episodi che sembrano andare controcorrente. In qualche modo continuo a sentire puzza di bruciato… E a proposito di bruciato, ecco insistere continuamente sulle foreste russe che bruciano e collegarle al riscaldamento globale. Oppure sullo scioglimento dell’artico (a questo punto non dovrebbe più avere ghiaccio…), su enormi iceberg che si staccano (ma è sempre successo…), sul livello marino che sale (esistono ancora le città costiere?). Tutto, però, succede solo al nord, dove abbiamo l’estate. E a sud? Tutto normale e senza problemi? Sembrerebbe proprio di sì. Ed invece no, assolutamente no e per saperne qualcosa bisogna andare a spulciare la stampa locale. Eccovi allora alcune informazioni con le relative fonti. A buon intenditor poche parole… 17 giugno 2010: 500 pinguini africani muoiono per il freddo a causa dell’ondata glaciale che ha toccato la Provincia del Capo orientale in Sud Africa 19 luglio 2010: il freddo glaciale distrugge in Sud Africa parecchie centinaia di Sistemi Solari Termici 5 agosto 2010: neve sul Brasile e temperature sotto zero nel River Plate. Moria di pesci tropicali 6 agosto 2010: il Sud America è colpito da un’ondata fredda eccezionale. Nella Bolivia dell’est si è scesi fino a -6°C. Milioni di pesci abituati a nuotare a circa 20°C muoiono congelati. Analoga fine per rettili, uccelli, tartarughe. Come conseguenza le acque sono diventate imbevibili e il governo ha chiuso la pesca per l’intero anno. Le morti di persone e animali in Argentina, Uruguay, Paraguay e Brasile del Sud aumentano. Un metro di neve copre la Patagonia e lungo le Ande si sono interrotte le comunicazioni. Moltissime culture cilene di agrumi e avocado sono state distrutte, riducendo l’esportazione del 40% 9 agosto 2010: gli australiani hanno vissuto la mattinata più fredda degli ultimi 30 anni. Sidney si è svegliata sotto una coltre di gelo. Nel frattempo la copertura ghiacciata dell’Oceano Antartico è arrivata ad un valore che è 1,3 milioni di chilometri quadrati sopra la media dell’intervallo 1979-2008 e continua a crescere. Questa situazione controbilancia abbondantemente la perdita di ghiaccio dell’emisfero nord e stabilisce in 20 milioni di chilometri quadrati la copertura glaciale totale sul pianeta. Insomma, non solo i media cercano di nascondere il dissenso che esiste tra i vari scienziati sul riscaldamento globale, ma addirittura cancellano la metà del mondo sotto l’equatore. Complimenti! |
Post n°92 pubblicato il 13 Maggio 2010 da alpaint
Come abbiamo visto nella 1° parte, le 3 teorie dominanti sulla crisi economica 2008 - 2009 - 2010, spiegano tutte che gli eccessi nel nostro sistema capitalistico, hanno rischiato (per alcuni) o rischiano (per altri) di far crollare l'economia mondiale, mentre per altri ancora, esiste un complotto per arrivare ad una dittatura globale. Quindi in questo momento storico, per i più, il problema maggiore sono gli eccessi introdotti nel sistema, e non le distorsioni del sistema stesso. Ma se ora, anche il capitalismo si rilevasse un fallimento, con cosa si potrebbe sostituire? Non sarà questo è il vero problema; per cui si preferisce pensare che togliendo gli eccessi il capitalismo funzioni e che le cose ritorneranno a posto. Io voglio dimostrare come il vero problema, non sono stati gli eccessi (se non come accelerazione del processo), ma che il problema è insito nel sistema, quindi se la crisi è del sistema, anche ipoteticamente togliendo gli eccessi, il risultato nel medio o lungo termine non cambierebbe; c'è anche da dire che gli eccessi in un sistema umano, dipendono dalla variabile uomo, quindi nessun sistema può esserne immune. Vorrei anche sottolineare che, i sistemi economici e di governo non nascono come risultati di calcoli scientifici matematici che cercano di prevedere che il sistema si sviluppi nel tempo in modo di ottenere la migliore efficienza e giustizia possibile. In effetti, a mio avviso, esiste nel sistema capitalistico una mancanza di base il quale dimostra che esso non è un sistema coerente. Ora vi illustrerò la mia teoria esprimendola con una formula matematica. Faccio una importante premessa, valuterò la situazione più positiva possibile, cioè non considererò le variabili e gli eccessi, che incidono negativamente sul sistema (es. speculazione finanziaria, corruzione, riduzione delle risorse energetiche e delle materie prime , costi da inquinamento ecc..); quindi se il capitalismo non funziona cosi, ovvero depurato da tutte le variabili negative, vuol dire che è un sistema sbagliato. Se una persona esprime una formula, sta a lui dimostrare che funzioni, quindi procedo: Ci sono tre attori principali nel libero mercato: i proprietari delle attività produttive, i dipendenti che vi lavorano, i consumatori (tutti). Il mercato funziona quando un impresa produce una merce che viene acquistata da un consumatore, l'imprenditore paga i suoi dipendenti e ha un suo personale guadagno, quindi dipendente ed imprenditore si trasformano in consumatori. Ora vediamo, in che modo la tecnologia contribuisce nel lungo termine ad indebolire il capitalismo: 1) Si riducono i dipendenti Soluzione non proponibile, visto che i dipendenti sono anche i consumatori; se questi non possono più comprare si dovrà ridurre la produzione, con la conseguenza di riduzione dei dipendenti, innescando una spirale negativa. 2) Si aumenta la produzione. In effetti questa è una strada auspicabile (inquinamento a parte) perché aumentano i beni prodotti, ed anche perché questo comporta che vi deve essere anche un aumento degli stipendi, altrimenti, i consumatori, non possono comprare i maggior prodotti disponibili. Fin qui abbiamo visto come il capitalismo (perfetto), possa generare ricchezza. Ora vediamo cosa succede se la tecnologia aumentando la capacità di produzione satura il mercato, a quel punto la capacità di consumare diventa costante (praticamente ai due lavori 8 ore le passi a produrre, e 8 ore a consumare), mentre la produzione aumenta, anche in questo caso le scelte sono: 1) Si riduce la produzione. Questa soluzione non è proponibile perché in questo modo si riducono i dipendenti - consumatori, innescando una spirale negativa. 2) Si fanno durare le merci di meno (obsolescenza programmata, esempio con la moda) e/o si riducono i costi utilizzando materiali meno buoni (durata minore). In questo modo, si può guadagnare tempo, ma la fine si arriva comunque a saturare il mercato. (lasciamo perdere il maggiore inquinamento che si produce). 3) Si spostano i lavoratori dalla produzione di beni ai servizi o allo svago per creare nuovi consumatori. Questo però non risolve il problema perché anche questi, producono un bene (anche se non fisico) che deve essere consumato, altrimenti questi lavoratori non possono essere consumatori dei beni prodotti. 4) Si spostano i lavoratori dalla produzione di beni ai servizi gestiti dallo stato (si ricorre alle assunzioni pubbliche). Questo comporta che a fronte di minor lavoratori che producono, aumentano coloro che forniscono servizi pubblici; fino ad una certa misura questo concorre positivamente alla creazione della ricchezza e del benessere, ma oltre una certa soglia determina una inefficienza del sistema che porta lo stato ad indebitarsi. 5) Si importano nuovi consumatori (attraverso l'immigrazione). L'inserimento di stranieri più poveri, determina una nuova richiesta di beni, ma anche di posti di lavoro, se si prende anche in considerazione che molti stranieri inviano parte di quello che guadagnano verso le loro nazioni di origine, si può ritenere che questo apporto sia sostanzialmente irrilevante. 6) Si cercano altri consumatori in altre nazioni (globalizzazione). Se nella globalizzazione, ci si rivolge a paesi avanzati con mercati già saturi, si avrà uno scambio di merci, ma la situazione generale non cambia. Allora si deve accedere a mercati non saturi dove esistono milioni di persone in uno stato di povertà; questi però non possono consumare, perché non hanno reddito; quindi li devi trasformare prima in lavoratori, affinché avendo reddito possano comprare le merci che l'impresa produce. In questo caso però il costo della mano d'opera in quei paesi è molto più basso dei paesi più sviluppati, e quindi le imprese producono, in quei paesi, merci ad un costo più basso di quello che hanno nei paesi sviluppati. In effetti, almeno inizialmente, le imprese non possono vendere nei paesi poveri i loro prodotti (più evoluti) costruiti nei paesi sviluppati, ma sono costretti a rivendergli i prodotti a basso costo costruiti in loco. A questo punto cominciamo a vedere come la globalizzazione, influisce negativamente sul capitalismo nei paesi sviluppati. Questo costituisce una fonte di arricchimento enorme per le aziende multinazionali, che possono produrre a 10 e rivendere a 100, cosa impossibile se si produce in paesi sviluppati. Vediamo ora cosa succede nei paesi più avanzati: La concorrenza di merci prodotte a basso costo importate dalle multinazionali, colpisce per prime le aziende in loco che costruiscono il tipo di prodotti importati, queste ultime per difendersi, iniziano anche loro ad importare semilavorati o prodotti finiti, che rivendono come se fossero i propri. A questo punto (nei paesi sviluppati) si riduce la forza lavoro nel settore della produzione (un problema ora dovuto alla globalizzazione, ma che si somma a quello creato già dalla tecnologia), a questo punto per evitare la riduzione dei lavoratori consumatori si possono mettere in campo 2 soluzioni: 1) Sfruttare il vantaggio tecnologico dei paesi più evoluti, per creare merci più competitive ed evolute. Questo comporta che i paesi più avanti con ricerca, alta tecnologia ed alta qualità dei materiali, tendono a migrare le produzioni su prodotti più evoluti e rallentano il processo di deindustrializzazione, che comunque prosegue perché se anche la ricerca, lo sviluppo e la produzione vengono fatte nei propri paesi, gran parte della produzione di semi lavorati viene fatta nei paesi a basso costo di mano d'opera. 2) Spostare le persone che lavorano nella produzione nei servizi e nella pubblica amministrazione. Questa soluzione è stata attuata da molte nazioni prima della globalizzazione, per risolvere il problema degli esuberi dovuti alla tecnologia; e come abbiamo visto, oltre un certo limite, produce inefficienza di sistema che costringe gli stati ad indebitarsi. Come abbiamo visto la tecnologia (macchine che prendono il posto dell'uomo) riduce in assoluto il numero di lavoratori, e la globalizzazione (lavoro e produzione a basso costo), riduce la produzione ed il numero dei lavoratori nei paesi sviluppati. La riduzione della forza lavoro in sistema capitalistico significa riduzione dei consumatori, questo significa che fasce di popolazione senza lavoro, rischiano di non avere più accesso ai beni di consumo. Conclusioni: Da quello finora esposto si capisce che la globalizzazione, comporta uno spostamento di prodotti di consumo dai paesi poveri a quelli ricchi ed uno spostamento della ricchezza monetaria inverso. Questo trasferimento di ricchezze, continua finché i sistemi non tendono ad equilibrarsi; il che significa che i paesi ricchi cederanno prima ricchezza in cambio di beni di consumo e poi dovranno competere con quelle economie, che hanno condizioni di lavoro e salari molto più bassi. Se nelle economie dei paesi in via di sviluppo, le conquiste sociali saranno simili a quelle dei paesi sviluppati, la migliore condizione che si potrà avere, è che nei paesi sviluppati i lavoratori vedranno ridotta alla meta la loro capacità di acquisto ed i loro diritti, che saranno invece in aumento nei paesi in via di sviluppo. Questo significa che a livello mondiale le economie occidentali devono prepararsi a diventare molto più povere di quanto sono adesso. Riepilogo: L'analisi sopra esposta, evidenzia che il capitalismo (anche se depurato da tutti gli eccessi) ha un limite ed una potenzialità negativa. - Il limite è nella capacità di distribuire equamente la ricchezza, visto che a come spinta principale il profitto personale e non vi pone alcun limite. - La potenzialità negativa e che l'eccesso di produzione di beni, non rispetta la capacità limitata del pianeta di rigenerarsi dall'inquinamento che questo eccesso produce; un problema difficilmente risolvibile dal capitalismo visto che il suo fine è il profitto personale e non il bene comune. Ho cercato di fare l'analisi del capitalismo depurato da qualsiasi distorsione, e se ne dovessi dare un giudizio direi che è un sistema sbagliato, perché se in una prima fase, anche se in modo discutibile crea ricchezza, a lungo termine è un sistema autodistruttivo , perché non ha in se le basi per auto correggersi.
Consideriamo la fine della 2° guerra mondiale come un punto di inizio della storia moderna del nostro paese. Questo dovrebbe essere il trend, l'unica cosa che può cambiare è che le politiche monetarie, possono anticipare o posticipare gli eventi. Dobbiamo stare anche attenti, perché ultimamente vengono fatte sempre più leggi che limitano la libertà individuale; non è da escludere che in caso di gravissima crisi economica, chi gestisce il potere possa operare scelte o agire con operazioni illegali in difesa dei propri interessi. Vedi: Rapporto NATO operazioni urbane anno 2020 1) Limitare l'importazione di merci (max 20%) dai paesi a basso costo di mano d'opera, per rallentare il deflusso della ricchezza e rilanciare la produzione interna. In poche parole EFFICIENZA al massimo. Visto che non possiamo impedire che le ricchezze a nostra disposizione si riducano, possiamo pero utilizzarle per costruire sistemi efficienti che ci costino meno e compensino la riduzione della nostra capacità di acquisto. Non vi voglio deprimere e vi lascio con un progetto-sogno. Siamo una nazione senza fonti energetiche fossili, uranio e senza materie prime e questo ci rende poco competitivi per la produttività di molti prodotti a livello globale; ma abbiamo il sole, un clima stupendo, il mare, la campagna fertile, l'acqua e la storia. Consiglio anche questa lettura: Costruiamo insieme una alternativa al capitalismo malato Saluti Ecolcity.it |