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« Riflessioni sparseHo quasi paura... »

La guerriera

Post n°3 pubblicato il 25 Marzo 2008 da marasolomara

-
Chi la drogata?
Come
la drogata? Ricorda solo questo di quella ragazza? Sono basita, non posso
credere che mio figlio possa averlo detto.Lui
che per anni ha frequentato il seminario, che ancora sta frequentando
l'università con la speranza di accedere alle comunità di tossicodipendenti...
proprio lui. Michela,
cosi si chiamava, era una ragazza che viveva con la sua famiglia vicino alla
nostra villetta. All'inizio era solo una ragazzina che stava crescendo, con i
problemi e le fantasie proprie dell'età.
Arrivava
a casa nostra, suonava il campanello e mi chiedeva se poteva portare Ale, allora
poco più che lattante, a fare un giretto con il passeggino e quando io
acconsentivo tutta felice trotterellava in casa e faceva la vice mamma.
Di
andare a scuola non se ne parlava proprio. Lei amava la libertà e aveva una
voglia sfrenata d’indipendenza. Era curiosa e intelligente, buona al punto da
passare per credulona, altruista al punto di non considerare mai i suoi limiti.
Per lei bere era un modo per stare con gli amici. Per lei lo spinello era la
maniera di sentirsi grande, di essere accettata da quelli che sono "in
gamba".
Cresceva
e con lei cresceva la sua voglia di trasgressione, di dare un taglio a tutto ciò
che rappresentava il suo passato. Un padre troppo rigido e nello stesso tempo
assente, una madre troppo apprensiva ma poco disponibile all'amore di cui era
affamata, una sorella troppo precisa, puntigliosa, perfetta.
Tutto
gli andava stretto.

- Per fortuna che beve, pensa se si
drogava?

Soleva
ripeteva il padre a chi lo rincuorava sul destino di quella figlia, senza
pensare che dal bere alla droga il passo per un'adolescente è breve, e senza
pensare che comunque era un segnale dall'allarme che Michela gli stava mandando.
Gli
ultimi mesi prima di entrare in comunità era diventata l'ombra di se stessa,
consumata e vuota. Tanta voglia di morire al punto che non riusciva più a
nutrirsi ed alzarsi da sola dal letto.

Poi
il silenzio, per anni.

Anni
in cui la famiglia si era chiusa nel loro dolore, anni in cui il suo nome era
scomparso dalle labbra di tutti.

Poi
è riapparsa.

Bella
come può esserlo solo chi è stato forgiato nel dolore, dentro e fuori. Accanto
a lei c'era un ragazzo.

Si
seppe che aveva finito il liceo artistico e cominciava ad esporre le sue opere
nelle gallerie d'arte.

Non
aveva lasciato la comunità dove viveva ma ora era lei che accoglieva e regalava
il suo sorriso ai suoi compagni meno fortunati.

Il
lieto fine durò poco... piano, piano le luci si spensero nuovamente.

Ora
lei doveva combattere contro qualcosa di diverso, qualcosa che non aveva cercato
e che ora le stava nuovamente portando via la vita.

Un
tumore.

Per
anni la sua lotta è stata dura, per anni non ha ceduto. Anni in cui è
scomparso il padre, anni in cui la sorella è uscita di casa per andare a
convivere, anni in cui la madre si è fatta in quattro per non lasciarla sola e
l’ha sommersa di tutto quell’amore che forse non era stata capace di fargli
vedere prima di quel momento. Il tutto nuovamente nel silenzio e nell'abbandono.

E
poi la fine, l'annuncio mortuario sui muri di una città che non era più la sua
e in cui era ricordata ancora solo ed unicamente come la ragazza che si bucava.

Nel
mio cuore lei non sarà mai la ragazza che si bucava ma la ragazza con gli
occhioni e i capelli neri che con il suo sorriso splendente veniva a prendere
Ale per giocare a fare la grande.

Sarà
sempre la guerriera che si è battuta contro il mondo perché non era del mondo.

Mara

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Commenti al Post:
vagamente.o
vagamente.o il 25/03/08 alle 20:43 via WEB
Che storia triste, sento il dolore di quella mamma che non è riuscita in tempo a godere la felicità con la figlia. Sono mamma e dopo aver letto questa tua storia mi reputo fortunata...nonostante le mie tristezze. Questa è una tristezza più grande! Un abbraccio.
 
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Un blog di: marasolomara
Data di creazione: 21/03/2008
 

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