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Amore Virtuale?
Alcune persone la pensano cosi:
UTENTE 1) l'amore deve essere vissuto quotidianamente,ma soprattutto realmente!
UTENTE 2) si ci credo!!!
UTENTE 3) Posso credere nell'amore che nasce via chat, ma che poi sfocia in una relazione reale, fatta da due persone che si vedono, stanno insieme... Ma una cosa che nasce via chat, si consolida via chat, e non ha mai un riscontro reale, non può essere amore, perchè nella vita vera si ha bisogno di confrontarsi, di guardarsi negli occhi.. Come si fa a farlo da dietro un monitor?
Si finisce solo per farci piacere quella parte bella che ci è permesso conoscere con le parole dettate da una tastiera..si finisce per amare una persona che non è completa, si finisce per idealizzarla...ma l'amore non è questo, serve anche altro..e questo te lo può dare solo una relazione vera, fisica...
Io purtroppo ho verificato non proprio in prima persona ke seppur conoscendo questa persona che viveva a 800 km lontano da me stando a contatto per piu di 3 giorni però sn arrivato alla conlusione ke è un impegno ma di quelli con le I grandi
Perche amare una persona nn c vuole nulla il problema incomincia ad entrare quando si convive con una persona e si scopre tt la vita ke nn potevi sapere tramite monitor perke come dce l utente n° 3 : <"si finisce per amare una persona che non è completa,parole dettate da una tastiera">
VOI COSA NE PENSATE PUO ESISTERE UN AMORE TRAMITE CHAT?
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l'organizzazione degli esseri vivienti è caratterizzata dalla priorità del tutto sulle parti, e le parti assumono significato solo all'interno del tutto
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Se l’io assoluto (“puro”, svincolato da ogni determinazione empirica), che, quando “si pone”, identifica se stesso con il Tutto, opponesse a sé la propria negazione assoluta, produrrebbe la propria autoeliminazione, come succede con le grandezze limitate (la somma di +X e éX è zero). Il Nulla (non-io) occuperebbe tutto lo spazio dell’Essere (io); quindi l’io che pone l’opposto a sé deve lasciare una parte di essere per sé: il non-io (esterno ed eterogeneo all’io), nega soltanto una parte dell’io, perché non è il Nulla ma soltanto una parte di esso. In questo modo il non-io si configura come limite.
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