Presso alla culla, in dolce atto d’amore, che intendere non può chi non è madre, tacita siede e immobile; ma il volto nel suo vezzoso bambinel rapito, arde, si turba e rasserena in questi pensieri della mente inebriata.
Teco vegliar m’è caro, gioir, pianger con te: beata e pura si fa l’anima mia di cura in cura; in ogni pena un nuovo affetto imparo.
Esulta alla materna ombra fidato, bellissimo innocente! Se venga il dì che amor soavemente Nel nome mio ti sciolga il labbro amato;
come l’ingenua gota e le infantili labbra t’adorna di bellezza il fiore, a te così nel core affetti educherò tutti gentili.
Cosí piena e compíta Avrò l’opra che vuol da me natura; sarò dell’amor tuo lieta e sicura, come data t’avessi un’altra vita.
Goder d’ogni mio bene, d’ogni mia contentezza il Ciel ti dia! Io della vita nella dubbia via Il peso porterò delle tue pene.
Oh, se per nuovo obietto Un dì t’affanna giovenil desío, ti risovvenga del materno affetto! Nessun mai t’amerà dell’amor mio.
E tu, nel tuo dolor solo e pensoso, ricercherai la madre, e in queste braccia asconderai la faccia; nel sen che mai non cangia avrai riposo.
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Inviato da: marco.dgl0
il 28/07/2014 alle 00:00
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il 14/07/2014 alle 13:43
Inviato da: anima.ma
il 02/07/2014 alle 15:36
Inviato da: marisa1008
il 26/06/2014 alle 09:42
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il 26/06/2014 alle 09:40