I miei pelosetti

Per Tina


CHE PECCATO...Post n°761 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da gattachicca1 Tag: gattachicca, gatto, hallowenn, nero, notte, racconto, strega  
.La notte s’avvicinava e le strade della città erano quasi deserte;La luce dei lampioni si specchiava nelle pozzanghere rimaste dopo la pioggia del mattino; un vento gelido,che sollevava mulinelli di foglie morte, faceva rabbrividire i rari passanti.Uno dei pochi locali ancora aperti era un lussuoso bar, dall’atmosfera elegante e raffinata;  la luce soffusa dalle lampade illuminava i tavolini e le morbide poltroncine in velluto rosso scuro; la musica di sottofondo non impediva il conversare pacato degli avventori, nell’aria si sentiva profumo di caffè e vaniglia.Improvvisamente la porta si spalancò ed una folata di vento che già sapeva di neve raggelò il locale. Dall’ombra apparve una snella figura avvolta in uno strano mantello nero che toccava il suolo; era una giovane donna dai lunghissimi e lisci capelli corvini che contrastavano con la pelle diafana del viso dall’ovale perfetto; aveva le labbra vermiglie e grandi occhi color ambra incorniciati di lunghe ciglia; indossava un lungo abito nero in lamé dalla profonda scollatura; al collo una collana di diamanti.Lentamente, con movenze sinuose, attraversò il locale; e mentre camminava si sentiva il tenue suono di un campanellino, si sedette ad un tavolino appartano posto in un angolo ed ordinò da bere, un latte tiepido.Le mani erano curate e prive d’anelli, le dita lunghe ed affusolate con le unghie smaltate della stessa tonalità del rossetto; iniziò a giocherellare, tracciando immaginari cerchi sulla tovaglia di damasco color panna.Le venne servito il latte, in una tazza di fine porcellana inglese decorata con piccoli disegni floreali blu;  iniziò a bere, a piccolissimi sorsi, mentre osservava le persone presenti nel locale.Poi lo vide: sulla quarantina, alto ed elegante, fisico asciutto, occhi e capelli castani; gli fece un sorriso e con la testa un lieve cenno d’invito.L’uomo si sentì lusingato  le si avvicinò e con un sorriso luminoso chiese se poteva sedersi; la sconosciuta, con un elegante e fluido gesto della mano, gli indicò la poltroncina dinanzi alla sua.Lui si sedette e la guardò; era ammaliato dal suo sguardo gli sembrava di perdersi in quegli occhi di giada.La donna, con gli occhi socchiusi, riprese a tracciare lentamente quei cerchi immaginari, nel frattempo intonava, a voce bassissima, una melodia ipnotica, che ricordava le fusa dei gatti.Passarono lunghi minuti, sembrarono pochi istanti; nei quali l’uomo restò in silenzio, cullato da quel dolce canto Poi, lei si fermò e parlò, aveva la voce lieve e pacata“Tu sei un uomo buono e gentile, ma hai dei nemici crudeli e potenti; sono qui per aiutarti!”Riprese, ad occhi chiusi, il suo strano canto e quel tracciare cerchi invisibili, sempre più rapidamente, cerchio dopo cerchio.All’uomo sembrò che il tempo si fosse fermato; non riusciva a rendersi conto da quanto tempo era li ad ammirare quel bellissimo volto; aveva voglia di accarezzare quei capelli, di sentire il loro tocco di seta scivolare tra le dita. Pensò che quando la luce gli colpiva sembravano lanciare dei lievi bagliori blu, come il manto dei felini neri.Poi l’incanto si ruppe; la pendola del locale batté dodici rintocchi, era iniziato hallowennImprovvisamente la temperatura del locale s’abbassò bruscamente; la donna si bloccò e ,spalancando gli occhi, fissò l’uomo e gli domandò“Non credi alle streghe?”lui rise e disse:“No! Non credo a queste stupide superstizioni!”allora la donna fece un tristissimo sorriso “Che peccato!! allora non posso fare nulla per te...” sussurrando, quasi a se stessa, aggiunse“ mi dispiace!!!”Così dicendo depositò tre monete sul tavolo, s’alzò, e s’avviò all’uscita; sulla porta si voltò leggermente, guardò tristemente l’uomo; poi lentamente uscì dal locale.L’uomo guardò sul il tavolino, dove le monete  sembravano emettere tenui bagliori blu,  con orrore vide che sulla tovaglia erano apparsi dei cerchi insanguinati. S’alzò di scatto, facendo cadere la poltroncina e corse verso l’uscita, dietro alla sconosciuta, ma come superò la soglia del locale si portò le mani alla gola e crollò sul marciapiede.Gli altri avventori si precipitarono fuori dal bar per cercare di soccorrerlo, e sgomenti si resero conto che era troppo tardi.Notarono delle piccole impronte feline che dalla porta del bar andavano verso il parco antistante, ed illuminata da un lampione la videro; era una gatta nera con un collare luccicante che gli guardava. La micia socchiuse tristemente gli occhi color giada e sembrava domandare: “Voi credete nelle streghe?” Poi con un agile balzo scomparve nel buoi del parco; nell’aria rimase solo il lieve suono d’un campanellino mentre il vento, sempre più gelido, rapiva le foglie morte. . 
  
racconto dedicato alla piccola Tina