Marxisti

Post N° 3


Terza parteChe cosa studiare? Il marxismo e il leninismo, la tecnologia, le scienze naturali. Poi c'è la letteratura, soprattutto le teorie artistico-letterarie: i quadri dirigenti devono intendersene un po'. C'è il giornalismo, la pedagogia, discipline, anche queste, di cui bisogna intendersi un po'. Per farla breve, le discipline sono molte e bisogna almeno farsene un'idea in generale. Dobbiamo dirigere queste faccende, no!? Gente come noi in che cosa è specialista? In politica. Come possono andare bene le cose se non capiamo niente di queste faccende e non ci mettiamo a dirigerle?''.Certo, lo studio al di fuori della lotta di classe, non avrebbe alcun senso, avrebbe solo un carattere di curiosità intellettuale. Noi però intendiamo lo studio come una necessità, uno strumento per trasformare il mondo e noi stessi.La trasformazione della concezione del mondo non avviene infatti a tavolino, nel chiuso di una stanza, ma nel corso della lotta di classe, nel corso del processo della conoscenza della realtàè perché noi vogliamo trasformare il mondo che acquisiamo una cultura adeguata allo scopo. Noi vogliamo in un tempo trasformare il mondo e noi stessi, e l'unico modo per farlo è porsi in prima fila nella lotta di classe, addossandosi con generosità rivoluzionaria tutti i compiti che il suo sviluppo richiede.Siamo consapevoli che il nostro mondo soggettivo può trasformarsi solo mentre trasformiamo il mondo oggettivo. La rivoluzione si impara facendola. Il mondo lo si conosce trasformandolo. Perciò buttiamo anche il nostro cuore nella lotta di classe, lavorando per la trasformazione della concezione del mondo a livello di massa, ispirati da questa verità enunciata da Marx ed Engels: ``Tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della cosa stessa è necessaria una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in un movimento pratico, in una rivoluzione; che quindi la rivoluzione non è necessaria soltanto perché la classe dominante non può essere abbattuta in nessun'altra maniera, ma anche perché la classe che l'abbattepuò riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la società''.La parola d'ordine di Mao ``Servire il popolo'', ``completamente'' e ``interamente'', è lo spirito che deve animare e mobilitare i marxisti-leninisti e tutti gli operai coscienti e i giovani rivoluzionari nel corso della lotta per la trasformazione del mondo.Servire il popolo significa distruggere in sé, e aiutare i compagni di lotta a fare altrettanto, ogni concezione e pratica egoistiche tipiche delle classi sfruttatrici e dedicarsi interamente e completamente alla causa del Partito, del proletariato e del socialismo.Servire il popolo significa pensare in primo luogo agli interessi della classe operaia e delle masse lavoratrici, e condurre una lotta a coltello contro i nemici di classe e i loro lacché, senza farsi abbindolare dalle manovre corruttrici della borghesia.è da borghesi pensare sempre a sé, solo ai propri interessi personali, alla carriera, al guadagno, alla felicità e al godimento individuali, al potere personale, alla gloria, disprezzare il lavoro collettivo e il lavoro pratico e manuale, e non pensare se non raramente e sporadicamente e quando siamo sollecitati, agli altri fratelli di classe, agli interessi collettivi del proletariato, ai problemi del Partito e della rivoluzione.Lavorare per sé o per la causa del proletariato riflettono due concezioni del mondo diametralmente opposte; il primo atteggiamento è quello borghese, l'altro è quello proletario.Infatti l'altruismo e la generosità rivoluzionari sono il contrassegno dei marxisti-leninisti, mentre l'individualismo e l'egoismo sono le caratteristiche dei borghesi e di tutti coloro che sono sotto l'influenza borghese.Attualmente attorno all'individualismo si trovano assieme e a braccetto tutti i politicanti borghesi delle varie correnti, solo che i revisionisti e i riformisti per mimetizzarsi un po' si nascondono dietro la foglia di fico costituita dalla parola d'ordine dell'``individualismo di sinistra'', coniata dalla socialdemocrazia tedesca, segnatamente da Glotz, e rilanciata a suo tempo in Italia da Occhetto.Evidentemente si tratta di una ridicola mascheratura, perché l'individualismo, comunque lo si rigiri, imbelletti e dipinga è sempre l'espressione classica della borghesia e fa ai pugni col collettivismo marxista e del proletariato.Il terrorismo, l'avventurismo degli ``ultrasinistri'', il ribellismo individuale, anche se vissuti soggettivamente con generosità e abnegazione, sono anch'essi una forma di individualismo borghese, perché si sostituiscono alle masse e bruciano forze vive e attive mandandole allo sbaraglio e distogliendole dai reali compiti rivoluzionari del momento.L'emancipazione sociale non è e non potrà mai essere un progresso individuale ma dell'intero proletariato, se la classe si disgrega, se ciascuno pensa a sé e solo ai propri problemi e non mette gli interessi della classe e della rivoluzione al di sopra dei propri interessi personali, l'emancipazione del proletariato non potrà mai realizzarsi e i lavoratori rimarranno per sempre sotto il tallone della borghesia.Perciò la classe dominante borghese propone alle ragazze e ai ragazzi di oggi i suoi modelli tipo Rambo, Rocky,Veline ecc. mercenari al servizio del vecchio mondo, mentre noi marxisti-leninisti proponiamo il modello rivoluzionario al servizio del popolo per aprire in Italia la via del socialismo.Sappiamo di chiedere molto alle nuove generazioni, ma senza il loro protagonismo e il loro sacrificio sarà impossibile che si dischiudano le porte del nuovo mondo.La nostra speranza e il nostro auspicio è che gli intellettuali progressisti e democratici, il cui ruolo sul piano culturale, ideologico e filosofico è insostituibile, capiscano la situazione e le proprie responsabilità, escano dal pantano revisionista e riformista in cui sono caduti, e ci diano man forte per far splendere in Italia in tutto il suo fulgore il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, per combattere e mandare in frantumi la cultura e l'ideologia borghesi e per far trionfare a livello di massa la concezione proletaria del mondo. L'attualità della concezione proletaria del mondo L'attuale situazione internazionale e nazionale ha forse scompaginato le idee che compongono la concezione proletaria del mondo? Non ci sembra proprio!Esiste ancora l'imperialismo con la sua insaziabile fame di terre, materie prime, mercati, zone di influenza, conquiste e guerre. Esiste ancora il capitalismo che si nutre dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e della miseria delle masse. Esistono ancora i popoli e le nazioni oppresse, e la classe operaia ovunque è esclusa dall'esercizio del potere politico.Lo sviluppo delle contraddizioni, nella natura e nella società, è inarrestabile, mentre il plusvalore continua il furto del lavoro operaio.La rivoluzione tecnologica in atto nei paesi capitalistici non ha mutato nella sostanza i termini fondamentali delle questioni e delle contraddizioni. Anzi i problemi si sono decuplicati, in quanto il progresso tecnologico, gestito dalla borghesia, avanza a discapito della classe operaia e dei popoli, devastando, inquinando e avvelenando l'ambiente, seminando la via di morte come è successo a Chernobyl e preparando le guerre stellari.La riduzione del peso numerico della classe operaia non ha cambiato affatto la contraddizione principale esistente nel capitalismo, cioè la contraddizione tra il proletariato e la borghesia.Pur di fronte all'emergere dei tecnici e all'espansione del terziario, rimane intatto il ruolo storico della classe operaia il cui peso oggettivo è aumentato, proprio in considerazione della nuova situazione economica, politica e sociale, poiché essa è l'unica classe che porta in grembo la via della salvezza, del progresso, della libertà e dell'emancipazione sociale. Essa sola infatti possiede una concezione del mondo veramente rivoluzionaria, scientifica e antagonistica alla concezione borghese del mondo, nonché un progetto politico completo e sperimentato in più paesi e la capacità di unire a sé tutte le classi e i gruppi sociali anticapitalistici e di guidarli di tappa in tappa nella lotta per la trasformazione del mondo.Come è possibile allora decretare l'invecchiamento, il superamento se non addirittura la morte del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, quando è tuttora vivo il capitalismo di cui è un prodotto, e l'umanità non è ancora giunta al dominio totale della natura? Evidentemente la concezione proletaria del mondo ha una longevità di gran lunga superiore al capitalismo, al di là dei flussi e riflussi della storia e delle sconfitte subite.I nuovi borghesi riformisti assomigliano come due gocce d'acqua ai vecchi revisionisti, così bene raffigurati da Lenin: ``Sul piano politico il revisionismo ha tentato di rivedere il fondamento reale del marxismo, la dottrina della lotta di classe; la libertà politica, la democrazia, il suffragio universale, ci è stato detto, distruggono le basi stesse della lotta di classe e confutano la vecchia tesi del Manifesto comunista secondo cui gli operai non hanno patria. In regime di democrazia, dove domina la `volontà della maggioranza', non si può più considerare lo Stato come un organo di dominio di classe e non ci si può più sottrarre all'alleanza con la borghesia progressista, propugnatrice di riforme sociali, contro i reazionari.è incontestabile che queste obiezioni dei revisionisti danno vita a un sistema abbastanza organico di idee, cioè al sistema già noto da un pezzo delle concezioni liberali borghesi. I liberali hanno sempre sostenuto che il parlamentarismo borghese distrugge le classi e la divisione in classi, perché tutti i cittadini senza distinzione hanno diritto al voto, hanno diritto di partecipare agli affari dello Stato. Ma tutta la storia dell'Europa nella seconda metà del XIX secolo, tutta la storia della rivoluzione russa all'inizio del secolo XX dimostrano chiaramente quanto siano assurde queste concezioni. Con la libertà del capitalismo `democratico' le differenze economiche non si attenuano, ma si accentuano e si inaspriscono. Il parlamentarismo non elimina ma mette a nudo l'essenza delle repubbliche borghesi più democratiche come organi dell'oppressione di classe. Aiutando a illuminare e ad organizzare masse popolari infinitamente più grandi di quelle che partecipavano prima attivamente alle vicende politiche, il parlamentarismo non contribuisce per questa via a eliminare le crisi e le rivoluzioni politiche, ma contribuisce a rendere più acuta la guerra civile nel corso di queste rivoluzioni. Gli avvenimenti di Parigi nella primavera del 1871 e quelli di Russia nell'inverno del 1905 hanno dimostrato nel modo più chiaro come si giunga inevitabilmente a questo inasprimento della guerra civile. La borghesia francese, per soffocare il movimento del proletariato, non ha esitato un istante ad accordarsi con il nemico di tutta la nazione, ad accordarsi con l'esercito straniero, che le aveva saccheggiato la patria. Chi non comprende l'inevitabile dialettica interna del parlamentarismo e della democrazia borghese, che porta a risolvere i conflitti ricorrendo a forme sempre più aspre di violenza di massa, non saprà mai condurre nemmeno sul terreno del parlamentarismo un'agitazione e una propaganda di principio che preparino realmente le masse operaie a partecipare vittoriosamente a questi `conflitti'. L'esperienza delle alleanze, degli accordi e dei blocchi con il liberalismo socialriformistico in Occidente e con il riformismo liberale (cadetti) nella rivoluzione russa ha dimostrato persuasivamente che questi accordi possono solo annebbiare la coscienza delle masse, non accentuando ma attenuando il significato reale della loro lotta, legando i combattenti agli elementi più inetti alla lotta, più instabili e inclini al tradimento. Il millerandismo francese -- cioè l'esperienza più significativa nell'applicazione della tattica politica revisionista su vasta scala, su una scala realmente nazionale -- ha dato del revisionismo un giudizio pratico che il proletariato del mondo intero non dimenticherà mai''.In effetti l'involuzione ideologica dei revisionisti e il loro assillo di prendere comunque parte al governo borghese aprono facilmente le porte alla reazione. Come sta succedendo oggi ai nuovi liberali riformisti che non si accorgono, o fanno finta di non accorgersi, che il neoduce Berlusconi sta introducendo materialmente la seconda repubblica autoritaria e fascista, secondo il vecchio ``piano di rinascita democratica'' di Gelli e della P2. Che inganno, che infamia, che opportunismo! Quale pericolo per l'avvenire della classe operaia e dei lavoratori!La degenerazione della democrazia borghese e la putrefazione del capitalismo sono giunti a un punto di non ritorno. Il Mezzogiorno va alla deriva, la disoccupazione distrugge moralmente se non fisicamente quasi milioni di persone per lo più donne e giovani, l'Italia si riarma nuclearmente e convenzionalmente per sostenere le rinate velleità egemoniche ed espansionistiche dell'imperialismo nostrano nel Mediterraneo, l'inquinamento ha reso il nostro bel Paese come una pattumiera, e i nuovi borghesi liberali riformisti continuano ancora ad illudere le masse con l'elettoralismo e il parlamentarismo.Mentre i fatti, duri a morire, di 60 anni di Repubblica borghese sono lì a dimostrare che per via parlamentare, pacifica, legale e istituzionale, soffocando le contraddizioni e i conflitti di classe e andando incontro alle necessità economiche e politiche della borghesia, tutto resta come prima e peggio di prima, i rapporti di forza restano pressoché immutati, e anche se cambiano a favore del proletariato vengono gestiti lo stesso dalla borghesia. Si deve ormai storicamente registrare che per questa via, per una ragione o per un'altra, le porte del potere politico sono sbarrate alla classe operaia.Le contraddizioni tra proletariato e borghesia, tra progresso e reazione, tra capitalismo e socialismo, tra marxismo-leninismo-pensiero di Mao e liberalismo sono troppo importanti e decisive per lo sviluppo sociale da poter essere risolte con la collaborazione tra le classi e accettando le ``regole del gioco'' imposte dalla borghesia. Esse si risolvono solo con la lotta di classe, con la rivoluzione socialista, ponendo al centro di tale lotta la questione del potere politico da parte della classe operaia.Bisogna sviluppare la lotta per la chiusura delle centrali nucleari, della base atomica di Comiso e delle basi Usa e Nato nel nostro territorio, l'uscita dell'Italia dalla Nato, la pace nel Mediterraneo e nel mondo. Ed ancora: per l'occupazione, il risanamento del Mezzogiorno, la casa, gli aumenti salariali e pensionistici; la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore settimanali, gli sgravi fiscali, la sanità pubblica e gratuita, per una scuola pubblica intesa come servizio sociale goduto e controllato dal popolo, i servizi sociali, la salvaguardia dell'ambiente e la parità donna-uomo.Il nostro sguardo però deve rimanere sempre fisso sull'avvenire, che è il socialismo.Il socialismo è una tappa obbligata del cammino dell'umanità verso l'emancipazione e quindi un giorno la mèta sarà raggiunta. Non sappiamo quanto tempo ci impiegheremo, però possiamo dire fin d'ora che più lunga e travagliata sarà l'attesa, tanto più radioso sarà l'avvenire socialista.Noi comunisti - dice Mao - siamo famosi per non temere le difficoltà. Sul piano tattico dobbiamo prendere in considerazione tutte le difficoltà concrete e nei riguardi di ciascuna di esse dobbiamo adottare un atteggiamento serio, creare le condizioni necessarie, mettere l'accento sulle misure per affrontarle e superarle una per una, gruppo per gruppo. In base alla nostra esperienza di alcuni decenni abbiamo sempre trionfato su ogni difficoltà che abbiamo incontrato. I comunisti hanno costretto alla ritirata ogni genere di difficoltà in cui si sono imbattuti, è vero che `Le alte montagne debbono abbassare la testa, i fiumi debbono cedere il passo'. Abbiamo acquisito l'esperienza che ci permette di poter disprezzare le difficoltà. Quello che diciamo vale sul piano strategico e su quello generale. Malgrado che le difficoltà siano enormi, con un'occhiata possiamo valutarne l'importanza. Esse provengono soltanto dai nostri nemici esistenti nella società e dal mondo della natura. Noi sappiamo che l'imperialismo, gli elementi controrivoluzionari all'interno del paese e i loro agenti nei ranghi del nostro partito, ecc., non sono altro che forze moribonde, mentre noi rappresentiamo le forze nascenti, la verità sta dalla nostra parte. Di fronte a loro siamo sempre invincibili. Solo se riflettiamo un po' sulla nostra storia possiamo riuscire a comprendere ciò. Quando nel 1921 fondammo il partito eravamo soltanto alcune decine di uomini, da un numero così insignificante in seguito, ci siamo talmente sviluppati da rovesciare i potenti nemici all'interno del paese. C'è anche modo di assoggettare quel nemico che è la natura. Sia nella natura, sia nella società, tutte le forze nascenti -- parlando della loro essenza -- sono sempre invincibili, mentre tutte le vecchie forze, per quanto gigantesche, dal punto di vista numerico, vengono sempre annientate. Perciò noi possiamo e anzi dobbiamo disprezzare le più grosse difficoltà che si incontrano nel mondo e considerarle un `problema insignificante'. Questo è il nostro ottimismo. Ottimismo che è basato sulla scienza. Se noi riusciamo a capire meglio il marxismo e il leninismo, se riusciamo a capire meglio le scienze naturali, in una parola, se riusciamo a conoscere meglio le leggi del mondo oggettivo e commetteremo meno errori di soggettivismo allora potremo raggiungere lo scopo del nostro lavoro rivoluzionario e in quello della edificazione del socialismo.