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90° minuto, puntata del 20 dicembre 2015 (più il bilancio della prima parte di stagione)

Post n°1051 pubblicato il 20 Dicembre 2015 da massimo.maneggio
 

Avevo dato il mio addio alle recensioni di 90° minuto, dopo la suddivisione con “Zona Mista” e “Tempi Supplementari”, ma ogni tanto riprenderò il vizio anche per riepilogare un argomento sempre a me caro, nonostante tutto.

È difficile, per non dire impossibile, recensire due ore e più di trasmissione, soprattutto se nella prima parte a farla da padrone sono le interviste, una roba che in Italia trova il massimo dell’attenzione solo se un tecnico è a rischio esonero oppure se lo stesso ha scazzottato poco prima in campo. Gli ascolti hanno premiato, ogni volta, la parte centrale (punte del 10% di audience, una miseria comunque rispetto ai tempi belli) quella dove si parla di meno e si vedono le immagini, quella di un tempo anche se snaturata all’inverosimile. Paola Ferrari annuncia i servizi, Marco Mazzocchi fa la domanda mentre si vede la “palla di parole” di Twitter, qualcosa che entrerà probabilmente nel vocabolario Zanichelli, un po’ come alcuni calembour di Gianpaolo Ormezzano, di cui parleremo tra poco.

Schematicamente per la puntata di oggi, in base alle partite assegniamo qualche voto agli inviati, anche se la valutazione forse è complessiva per questi quattro mesi di lavoro.

Giacomo Capuano (Bologna-Empoli 2-3) → L’uomo dal naso rosso che ha sempre analizzato i match del sabato sera. Il 6 pieno vale per entrambi, all’inviato e al naso. Dopo questo servizio, c’è “l’albero di parole” di Twitter, sgargiante come non mai. Vagamente sospettavo questa variante grafica…

Franco Lauro (Verona-Sassuolo 1-1) → Da quest’uomo mi aspetto che torni in sella da titolare, vederlo da inviato è un concentrato di nostalgia recente. 8 per la stima, 7 per il servizio odierno stoppato dalla pubblicità.

Gianni Cerqueti (Fiorentina-Chievo Vr 2-0) → Il ballerino di tango non tradisce mai. Da vent’anni è un totem della trasmissione nonostante il suo francese allungato. Voto 7,5.

Gianni Bezzi (Roma-Genoa 2-0) → Un’altra sorpresa di giornata, Bezzi all’Olimpico non era stato quotato. Professionalità, stile, carattere, la musichetta di sottofondo e l’età che incombe: non levatecelo, da un giorno all’altro, come Fabrizio Failla. Voto 7.

allegri giaccaGiuseppe Galati (Carpi-Juventus 2-3) → Notoriamente impegnato per incontri di bassa salvezza, trova oggi la sua giornata di gloria con un servizio sulla Juventus. Non so perché, ma rimane sempre da 5,5, un po’ come l’atteggiamento della difesa bianconera negli ultimi minuti di gioco.

Alberto Rimedio (Atalanta-Napoli 1-3) → Ridendo e scherzando, fa le telecronache della Nazionale con Giovanni Trapattoni e non ha una pagina su Wikipedia. Oggi merita un 6.

Dario Di Gennaro (Frosinone-Milan 2-3) → Il “Matusa” è talmente pieno che deve aggiornare il punteggio, per noi telespettatori, fuori dallo stadio con molta probabilità. In attesa della risoluzione di questo mistero, per me resta uno dei migliori di tutta Rai Sport, è un inviato di pallanuoto prestato al calcio e viceversa. Voto 7.5.

Federico Calcagno (Torino-Udinese 0-1) → Lui, invece, è seduto in una parte di tribuna poco frequentata. E prende un bel 7.

Paolo Paganini (Sampdoria-Palermo 2-0) → Un habitué delle 18, altro orario assurdo del calcio italiano alla domenica. Se gli lasci la Sampdoria, Paganini fa un’autostrada. Voto 6,5.

Luca De Capitani (Inter-Lazio) → Il ragazzo del posticipo, il preferito di Paola Ferrari. I soliti 66 denti e il solito giubbotto da ventenne per le ultime dai campi, senza formazioni ufficiali e cercando un po’ di pronosticare la formazione. Un 6 perenne.

Eccezionalmente c’è anche l’analisi della finale del Mondiale per club, commentata da Stefano Bizzotto, al quale va un 7 per aver reso River Plate-Barcellona 0-3 una partita normale. Ancor più eccezionale, nel corso della puntata, è la sigla curata dalla banda musicale del Comune di Gallese: ogni tanto c’è spazio per le cose di classe.

Riepiloghiamo in dieci punti ciò che è stato visto sinora.

I conduttori, Marco Mazzocchi e Paola Ferrari, posano in occasione della conferenza stampa per la presentazione del programma televisivo ''Novantesimo Minuto'', negli studi Rai di Saxa Rubra, Roma, 8 settembre 2015. ANSA/GIORGIO _NORATI

I conduttori, Marco Mazzocchi e Paola Ferrari, posano in occasione della conferenza stampa per la presentazione del programma televisivo ”Novantesimo Minuto”, negli studi Rai di Saxa Rubra, Roma, 8 settembre 2015. ANSA/GIORGIO ONORATI

MARCO E PAOLA. Così come li chiama il buon Alberto Rimedio con tono addolcito. I due che si accavallano, la coppia che è tornata insieme dopo la Domenica Sportiva stagione 2005-06 (era il risarcimento dato alla Ferrari, ma anche a Carlo Longhi e Giorgio Tosatti per lo scippo dei diritti tv), pare sui banchi di scuola. Si accavallano, si stuzzicano, hanno spesso microfoni con diverse tonalità audio, una tiene per Gonzalo Higuain, l’altro per Lorenzo Insigne. Paola Ferrari sempre ben illuminata, questo ricordiamolo, sfoggia sovente tacchi 12. Marco Spoletini in regia non manca nel riprenderli puntualmente.

ORMEZZANO, IL NONNO LIBERO DEL CALCIO ITALIANO. Ci sia consentito l’ardito paragone con il personaggio di Lino Banfi, diventato sempre più fighetto nel corso degli anni. Il nostro, invece, scatarra e fa i versi tipici da anziano, quelli che possiamo sentire nelle case di riposo tanto care a Franco Lauro. Si sovrappone alla grande, mette le mani davanti le telecamere, cerca di fare domande che si perdono nel tragitto, sempre alla ricerca di un complemento oggetto. Il ormezzano reinamomento del quiz e quello della poesia saranno rimpianti tra qualche anno, perché José Mourinho è «nato scoglio e non scoglio nato». Ti ricordi di quando fece andar via Pepe Reina? Ti ricordi Ormezzano che fece sbagliare Palazzo Chigi sui derby di Romeo Benetti? Se arriveremo a questo, da qui a cento anni, avrà centrato l’obiettivo.

GLI ALLENATORI. La grande novità stagionale è quella di ospitare un tecnico a puntata, come una sorta di premio o punizione alla carriera. In alternanza oppure per un cameo, questo è ancora da vedere. malesaniSi parte con Cesare Prandelli, l’uomo che fa saltare i digitali terrestri di mezz’Italia (insieme allo iettatore invocato da Ormezzano). Corrado Orrico in un infrasettimanale riesce nell’impresa di inimicarsi Firenze a vita e in seguito anche tutta Italia, poi coach Gianni De Biasi, osannato in più riprese, Eugenio Corini e lui: il “mollo”, al secolo Alberto Malesani, i cui fan hanno frantumato i testicoli. Insolito vedere Luciano Spalletti, emerge un dato di fatto: tranne Prandelli e De Biasi, gli altri stanno meglio in panchina piuttosto che in televisione.

FERRARI-FERRERO A FERRARA. Uno dei siparietti più brutti della televisione italiana, anche dopo aver scoperto che esiste un surrogato su Twitter del presidente della Sampdoria.

LA GUERRA DEI PELATI. Mazzocchi e Ormezzano sono in conto. Poi Corini e Spalletti da ospiti, colantuono - lucio michieliinterviste per Beppe Sannino (durato poco), Stefano Colantuono, Rolando Maran, Davide Ballardini, Roberto Stellone, a fare domande Lucio Michieli, Angelo Oliveto e altri del genere. Servizio pubblico.

HD? FIGURATI. La Rai dona sovente l’alta definizione alla più brutta edizione di Domenica In, condotta da Paola Perego (moglie di Lucio Presta, sosia di Eusebio Di Francesco e candidato alle amministrative di Cosenza) e da Salvo Sottile, presunto testimonial antimafia. Temi importanti come i tradimenti, la decolorazione dei capelli e le anteprime delle fiction meritano più dei diritti calcistici?

PUBBLICITÀ. Un quintale a puntata, dieci-dodici stacchi in due ore e dieci di trasmissione globale. Ah, quando c’era Paolo Valenti la trasmissione durava mezzora, tutta d’un fiato. Con Giampiero Galeazzi eravamo sui cinquanta minuti e uno stacco centrale, quanto meno ricordavi ciò che era stato detto. La pubblicità distoglie l’attenzione, questo si dovrebbe sapere. Un po’ come la rubricaTechetechetè, che pare mostrare il peggio della Rai quando ha analizzato il calcio nei suoi varietà.

INVIATI. Non più dal fronte, o dietro gli stadi a zero gradi come la scorsa stagione. Ora stanno rinchiusi nelle tribune, chiudono loro i cancelli. Ha esordito live Antonello Orlando in un Fiorentina-Bologna 2-0, un piccolo tributo dopo anni di radiocronache. Gianni Bezzi, invece, per Palermo-Chievo 1-0 è rimasto al buio del “Barbera”, rischiando di sfracellarsi con annesse battutine di Mazzocchi. Finora poche perle complessive, ci sia concessa l’affezione per Franco Lauro (simply the best) e per il muro giallo di Frosinone, lo sfondo più brutto di sempre per i malcapitati che si collegano. Infine: Marco Lollobrigida è stato sacrificato per la Domenica Sportiva, di Fabrizio Failla nessuno ha notizie.

curvaSIGLE. Digeriti i cartoni di Pasquale Martello e Riccardo Corbò, dove compare in tribuna il giapponese che chiede la grazia a San Gennaro, rispuntano i Marillion alle 19 circa per il riepilogo dei gol. Easter in questo caso sostituisce l’ottima Morpheus di Steve Rothery. Nell’introdurre i servizi, però, sentire la classica sigla spaparanzata è un obbrobrio: rimango affezionato a Jazz Band e anche a quel «ohohohohoho» del Santo lunedì di Antonio Maggio.

I CUGINI DELLA B. Al sabato (e in queste festività natalizie, per la gioia di chi ha le ferie) Andrea Fusco conduce la trasmissione dedicata alla serie cadetta, dove si respira un’artigianalità di altissimi livelli. Gli inviati stanno in ufficio, spesso a Roma, a commentare alcune volte delle gare brutte come la morte. Luca Pisinicca dall’Umbria, Ciro Venerato dall’Abruzzo e Vincenzo Di Monte sembrano le star della trasmissione, che da qualche mese ha perso Mario Somma, al quale hanno dato una panchina a Latina, per la disperazione nascosta bene da Vincenzo D’Amico, che scroccava passaggi al mister.

Massimo Maneggio

 

Per rivedere 90° minuto del 20 dicembre 2015: http://www.raisport.rai.it/dl/raiSport/media/90-minuto-20-12-47c8b5a9-e954-40c6-9a87-6e8e9011206c.html

 
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