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Messaggi di Aprile 2014

 

In Italia si sta male

Post n°761 pubblicato il 28 Aprile 2014 da massimo.maneggio

L’Italia d’oggi è in pratica un paese sull’onda del precipizio. Non mi riferisco alla politica o all’economia, ma al vero elemento principale dell’Italia, il cittadino italiano. Nel nostro paese, purtroppo, ci sono migliaia di persone ingenue che si fanno truffare in una maniera incredibile. Le truffe possono materializzarsi da qualsiasi cosa, come ad esempio le riviste. Prendetene una qualunque: ci sono almeno sette pagine che pubblicizzano maghi del lotto, persone dai poteri incredibili e sistemi per fare innamorare le persone. Sono tutti servizi inutili che portano un tornaconto pauroso. Non esistono gestori telefonici che prevedono la buona riuscita di un amore appena iniziato o di un affare a lungo inseguito. I servizi telefonici sono carissimi e costano quasi un euro e cinquanta al minuto. Possibile che non ci siano leggi che bloccano sul nascere queste scempiaggini? E in questo marasma se n’è approfittata Wanna Marchi e il suo mago brasiliano. E’ incredibile la quantità di persone che ha truffato con il metodo del sale nel bicchiere. Wanna Marchi ha truffato centinaia di persone sempre con lo stesso metodo ed aveva fatto di queste truffe una vera impresa con tante persone al suo seguito, che minacciavano le vittime come la cosa più naturale al mondo. La storia del “malocchio” ha mietuto migliaia di vittime in tutta Italia, in particolare a Napoli, il paese forse più vulnerabile al mondo, in quanto fonte di tante credenze popolari che non hanno mai risolto nulla. Addirittura un sindaco Craxiano, Lucio Barani primo cittadino d’Aulla (MC), aveva incaricato un gruppo di fattucchiere per togliere il “malocchio comunista” dalla cittadina toscana. Morale della favola? Ventimila euro spesi in fantomatiche consulenze e nessuna “liberazione” dal maleficio comunista. I dati diventano a volte più crudeli di tante parole: 12 milioni di persone si rivolgono a dei maghi: il 45% vuole conoscere l’amore, il 30% la salute, il 15% si consulta per il lavoro e il 10% per altro. Il giro d’affari è agghiacciante: 6 miliardi d’euro! Ancora più terribile è invece un altro dato: 5 persone su 100 denunciano il raggiro, a dimostrazione della gran pressione psicologica che questi fattucchieri esercitano. I truffatori più maligni sono i sensitivi, o per meglio dire i medium, quelli che si mettono in contatto con l’aldilà. Sono solo dei ciarlatani che sfruttano le loro doti di psicologi per adescare vittime economicamente agiate, facendo leva sulle loro debolezze. Questi mascalzoni dicono di avere dei poteri che sfuggono alla nostra comune capacità di comprensione e di vedere negli occhi della gente la sofferenza tramite il loro “dono”. Hanno solo il potere di individuare una persona che ha subito un grave lutto e se n’approfittano. Si muovono solo quando la vittima è sufficientemente isolata e sono talmente perspicaci da entrare in una stanza, vedere degli oggetti e capire una vita intera. Appena ottengono la fiducia della vittima fanno la loro recita, qualche gioco di prestigio e intanto il prezzo sale, vertiginosamente. Purtroppo una persona quando è trapassata può rimanere soltanto nei nostri cuori, perchè non esistono e non esisteranno mai metodi pratici per stabilire il contatto con l’aldilà.

Mas.Man.  

 
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Lamezia vincente

Post n°760 pubblicato il 28 Aprile 2014 da massimo.maneggio
 
Tag: volley

COMUNICATO STAMPA

CASANDRINO - ILSAP LAMEZIA 0-3  22-25 28-30 15-25
CASANDRINO: Flaminio 6, De Luca, Capasso (L), Pepe 4, Libraro 2, Ciardiello 4, 
Ferraro, Canzanella 19. Allenatore: Michele Romano 
ILSAP LAMEZIA: Laterza 3, Mitidieri, Turano 13, Cuccaro 8, Cimino 10, Piccioni 
9, Fontana, Capra 17, Bisci (L1), Davoli. Allenatore: Giampietro Rigano
Arbitri: Vincenzo Stingone di Avellino e Cosmo Costa di Isernia

Non è stato facile ma alla fine l’ilsap Lamezia porta a casa i tre punti dal 
Palavesuvio di Cercola nella gara che la vedeva opposta al Casandrino. Gara che 
si è giocata al Palavesuvio al posto del PalaCercola che era occupato, ma anche 
questo era impegnato da altra manifestazione e quindi si è dovuto aspettare un 
po’ prima di iniziare la gara.
I padroni di casa ce l’hanno messa tutta per contrastare i lametini, cercando 
anche di approfittando dell’assenza di Biribanti e Ferraro, e per due set ci 
sono quasi riusciti costringendo Bisci e compagni a tirare fuori il massimo per 
aggiudicarsi i parziali. Pur giocando una partita caratterizzata dai tanti 
errori, la compagine gialloblù è riuscita a mettere sotto i padroni di casa che 
facevano leva, soprattutto, sulla buona vena di Canzanella.
Fin dall’inizio la squadra di Rigano doveva rispondere pallone ai tentativi di 
recupero dei padroni di casa che andavano sempre sotto e poi cercavano il 
recupero approfittando degli errori lametini. Così il primo set si chiudeva sul 
22-25 dopo che l’ilsap sprecava tre set-ball. Nel secondo si assisteva ad una 
gara emozionantissima con continua alternanza nel punteggio che portava i 
padroni di casa avanti sul 24-22. Break e contro break davano quattro 
possibilità di chiudere il set al Casandrino che l’ilsap puntualmente 
annullava, poi era la volta dei lametini ad avere in mano diverse possibilità 
di chiudere ma i padroni di casa non desistevano e riuscivano a stare ancora in 
gara. I gialloblù dovevano arrivare a quota 30 prima di avere ragione dei 
campani e mettere dentro il doppio vantaggio. Nel terzo parziale non c’era 
storia; lametini subito avanti che allungavano sul +7 (9-16), fiammata che 
campani che accorciavano a -3 (12-16) ma l’ilsap era implacabile ed andava e 
chiudere con un break di 9-2.
Telegrafico il commento a fine gara del Presidente Francesco Pagliuso, 
presente alla gara nsieme ad alcuni dirigenti: “Quattordici vittorie su 
quattordici gare …. scusate se è poco”. Coach Rigano analizza così la gara: 
Vincere non è mai facile, portare a casa tre punti non giocando proprio bene ed 
allungare a 14 le vittorie consecutive è un grande risultato. La differenza tra 
le due squadre, con obiettivi diversi, ci ha consentito di avere quella carica 
in più. Sappiamo che per noi sono tutte partite fondamentali in cui dobbiamo 
tenere alto il nostro livello e giocare come se già fossimo nei play-off. Ora 
aspettiamo un pubblico numeroso nell’ultima in casa della regular season per 
darci la carica giusta per i play-off”.

Ufficio Stampa
Fusion Volley  - ilsap Lamezia

 
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La soap/fiction italiana incongruente...

Post n°759 pubblicato il 23 Aprile 2014 da massimo.maneggio
 
Tag: Fiction

Evitiamo – ma fino a un certo punto – le perle di “Sogno d’amore”, la memorabile fiction resa celebre dalla Gialappa’s. Evitiamo anche la mitizzazione dei personaggi, i sentimenti, le emozioni, bla bla bla.

Qua analizziamo la soap opera, fiction, sceneggiato, melodramma italiano, almeno per quelle produzioni che mai hanno avuto tale tipo di analisi.

Partiamo da alcuni punti comuni e forse generali. Non avremo mai una soap che possa sbancare in America. Mi chiedete il perché? Alcuni attori hanno recitato, praticamente, in tutte le fiction. Per bravura? No, per fare i tappabuchi, qualche volta per guadagnare la giornata, pagare le bollette, ecc… I più grandi attori italiani sono partiti sì dalla fiction, ma poi non sono rimasti certo qua, puntando direttamente l’America.

Grande peculiarità della soap italiana è di non avere nessun tipo d’archivio mentale e storico. I personaggi possono avere incongruenze mostruose da una serie all’altra (Scordatevi l’archivio di “Lost”: dalla terza serie in poi, se mai ci arriva, una soap italiana sbanda), e soprattutto girano sempre le stesse comparse!!!!

Questo fenomeno ve lo spieghiamo fiction dopo fiction, ed è solo un elenco parziale, in base anche alla visione televisiva dello scrivente.

DISTRETTO DI POLIZIA: Arrivata al record italiano, mostrò un pazzesco caso di doppione con Sara D’Amario, pubblicizzata come comparsa forse per tre settimane nel ruolo di genitore preoccupato, passata nella serie successiva a essere una delle protagoniste, con tutt’altro ruolo. Qualche altro doppione, gli appassionati, lo troveranno. Ps: ma possibile che al X Tuscolano, o nei luoghi de “La Squadra” e a Gubbio/Spoleto, sede di “Don Matteo”, ci siano più omicidi che abitanti?

VIVERE: La soap sul lago di Como. Uno dei protagonisti divenne una sorta di panchina dell’Inter: Andrea Gherardi venne impersonato da Lorenzo Ciompi, poi da Edoardo Sylos Labini (sì sì, il nipote di Berlusconi) e ancora da Ciompi. Il sequestro di Gherardi senior fu ripreso, con molta probabilità, da quello reale di qualche tempo prima, quando il sequestrato diede l’indizio sui cruciverba dimostrando un altro teorema: la soap e la fiction, spesso, prendono troppo spunto dalla realtà.

CENTROVETRINE: Dà a tutti gli ex di “Vivere” un’opportunità. Il che è anche una bella cosa, anche se nel rapporto verità/finzione è la soap meno probabile nella trasposizione alla realtà. Doppione: Carlotta Lo Greco, che faceva l’amica della figlia di un commissario, e in seguito un altro ruolo.

UN POSTO AL SOLE: Visto soprattutto nel triveneto, è memorabile per esser stata analizzata in una puntata de “Il Testimone” di Pif. Quasi 20 anni di messa in onda, si sdoppiò addirittura in estate. Alterna grandi cose ad altre non troppo memorabili.

UN MEDICO IN FAMIGLIA: Qua urge una riflessione seria. La scrittura di una fiction (parla un profano) è roba seria, c’è gente preparata e tutto quanto…però come può la famiglia Martini cambiare ogni stagione cucina e due macchine? Ho capito la promozione di prodotti pubblicitari (in alcuni casi scandalosa, come nel decantare le doti di un rasoio, o la discesa del latte nei corn flakes al cioccolato) ma a tutto c’è un limite.

Grandi doppioni: Flavio Parenti, protagonista della nona stagione come Lorenzo Martini, impersonò Boris lo sbandato, mentre Emanuela Grimalda (ex di Stefano Accorsi) prima era una spasimante del becchino (mi pare) e poi la suocera veneta. Soprattutto, in quella casa tutti entrano dal dietrocucina, cosa che, in una casa normale, porterebbe almeno qualche bestemmione.

RIS: Tante serialità, qualche doppione: Francesca Beggio come doppia comparsa e Marco Rossetti, prima come bullo e poi come uno della squadra.

INCANTESIMO: E qua, scusate, posso prendere il master. Perché in dieci stagioni (187 puntate del serale – 400 formato soap) ce la siamo scialati. Avendo un quartiere che seguiva le vicende della clinica Life, ho visto tante puntate, tanto da citarla anche nel mio libro “Guardatevi sempre alle spalle”. Vi assicuro non è stato facile: si salvavano le musiche, suonate dall’orchestra di Praga e alcune erano riportate da film con i fratelli Guido e Maurizio De Angelis (che ne furono anche i produttori), e qualche personaggio cattivo come Cesare Gomez, interpretato da Rodolfo Baldini, noto come voce anche di “Chi l’ha visto?”.

Tant’è, partiamo con le incongruenze, partendo dai doppiaggi. Fatti a zonzo, in alcune serie c’è da piangere, ma anche Raul Bova agli inizi fu doppiato, perciò. Fosse solo questo, amen. Ma c’è altro.

Cambi e colpi di testa a ogni stagione. Perché una serie è nuova quando tutti tagliano i capelli, magari dimenticando fatti successi nella puntata precedente.

Al termine della sesta stagione, il personaggio di Tilly Nardi (interpretato da Delia Boccardo: un fenomeno, ma non ebbe una gran fortuna) ha in affidamento due ragazzini albanesi, e ha pure un cane. Nella settima stagione, nessun accenno, tutti spariti! Poi c’era Casa Life, struttura d’accoglienza: c’è un incendio all’inizio dell’ottava serie e poi..boh!

Altra incongruenza per Tilly Nardi: nella prima serie la vediamo guidare, seppur in modo quasi pacchiano. Poi prende per una vita i taxi e addirittura, nella sesta serie, prova per la prima volta una macchina. Cose da fiction.

Sulle vicende, altri richiami al reale. Il personaggio di Armando Da Souza, calciatore brasiliano e nipote del direttore sanitario della Life, muore un po’ troppo similmente a Marco Pantani: dopo una storia di doping, lo trovano cadavere in un albergo. Poi, cambia tre squadre nella settima serie, dove è protagonista: sarà passato pure un anno e mezzo, ma andare dalla Serie D alla Serie A non è facile manco nella fiction. Altro richiamo, ma stavolta a film celebri, avvengono nell’ottava serie, quando c’è un chiaro riferimento a “Rebecca, la prima moglie”, mentre nella nona il boss Salvatore Arcangelo è salvato come “Il Padrino-Parte prima” nell’ospedale.

Gran finale, l’elenco dei doppioni, addirittura c’è un “tripplone” [Aggiornerò con maggior precisione anche in futuro].

Alvaro Piccardi: ds Daniele Conti (prima stagione) – Arturo Cossato (nona serie)

Ettore Belmondo:  Paolo Galli (I) – avvocato del dottor Curti (IX)

David Sef: Youssuf (V) – Amir Bakhita (IX)

Stefania Barca: Mamma Soshi (I) – dott.ssa Vittoria Falco (IX – X)

Ruggero Saverio Deodato: Sequestratore (IV – V) – Riccardo Benetti (X)

Eleonora Gaggioli: amica di Valeria Duprè (IV) – Operatrice con figli a “Casa Life” (VI) – dott.ssa Clelia Colapinto (VII – VIII)

Alberto Crocco: fenomenale, due volte inseguito dalla mafia, nella seconda serie e nella sesta.

Giacomo Piperno: Padre giovane paziente (I) – Renato Corradi (VIII)

Gianna Paola Scaffidi: Madre giovane paziente (II) – Rebecca Mauri (IX)

Mirta Pepe: Madre giovane paziente (I) – Marisa la tata (IX – X)

Danilo Nigrelli: pediatra (II) – dott. John Senese (IV)

Adriano Giammanco: Padre paziente (III) – Padre Pietro (IX)

Kelly Palacios: comparsa di un bar (VIII) – Leila Bakhita (IX-X) [diceva tre bllissimo a puntata]

Roberto Posse: Giorgio Cremaschi (III) – Notaio Sergio Valenti (X)

Stefano Antenucci (immancabile): amico di Giuseppe Ansaldi (VI) – Pm (VII)

Guido Laurini: Notaio (VI)- Dott. Enrico Rocca (IX)

Paolo Persi: Primario clinica (IV) – Avv. Vincenzo Clemenza (IX)

Valentina Lainati: Suor Angela (III) – Sabrina Di Feo (VIII)

 Anna Vinci: Amante Gianluca Monte (IV)- Luisa Pinello (IX - X)

Salvio Simeoli: Finanziere (VII) - Lorenzo Gomez (IX - X)

Gabriella Barbuti: Bambinaia (III) - Architetto per giardini (VIII)

Vincenzo Alfieri: Ragazzo cattolico (VIII) - Dante Liuzzi (IX - X)

Tony Malco (quello dell'inno della Lazio): Marito di Marina Occhiena (VII) - Regista Radio del Cuore (IX - X)

Al contempo si segnala anche la stessa coppia che nella quarta serie era oberata dai debiti e aveva adottato un bambino, mentre nella settima era in crisi, con la moglie che voleva rifarsi il seno.
Inoltre un prete nella terza serie diventa uno spettatore nell’ottava, ma non era accreditato e non parlava in entrambi i casi. O Liliana Piccoli, interpretata da Giuliana Calandra, che prima ha figli e poi non ne ha voluti, ripiegando sulla nipote...

Per i vari “Sottocasa”, “Ricominciare”, “Agrodolce” c’è da apprezzare lo sforzo, con vari elementi che si sono poi alternati nelle altre fiction. Nulla di memorabile, buone le intenzioni.

 

Massimo Maneggio

 
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Al Limite non c'è mai fine...

Post n°758 pubblicato il 22 Aprile 2014 da massimo.maneggio
 

E' proprio vero che non c'è limite al peggio quando il peggio diventa una forma mentis o uno stile di vita. Stamattina ci siamo ritrovati in redazione e abbiamo appreso che il misterioso liquidatore che attualmente non risulta ancora registrato alla Camera di Commercio ha mandato un'altra delle sue email mannaia alle ore 18.47 di venerdì 18 aprile (lo stesso giorno in cui ha interrotto le pubblicazioni dell'Ora e ha oscurato il sito impedendo persino la consultazione dell'archivio quindi cancellando ogni traccia del nostro lavoro). Il contenuto di questa comunicazione noi lo ignoravamo poiché era stato inviato ad un dipendente amministrativo quel giorno assente perché in ferie. Con questa email il Bilotta "autorizza" ad organizzare già da stamattina il ritiro delle attrezzature e di tutto quanto apparteneva alla C&C, la nostra società editrice, all'interno delle nostre redazioni periferiche chiedendo lo sgombero immediato di tutti i locali delle redazioni in affitto. Ancora una volta i più elementari diritti dei lavoratori, le libertà fondamentali degli individui, la dignità umana e professionale sono stati gravemente calpestati. Nessuno di noi per il momento è stato licenziato quindi come si può impedire di fatto a qualcuno di andare sul posto di lavoro facendoglielo trovare chiuso o senza le strutture necessarie o senza aver avuto alcun preavviso? E soprattutto come può Bilotta agire da dittatore, a che titolo? La sensazione è che la fretta nasca soltanto da voler far passare nel silenzio le manovre poco chiare che hanno scandito quest'ultimo mese dell'Ora. Manovre che conducono sempre alla volontà di far passare la testata a De Rose che magari poi l'affiderà ad un altro soggetto (noi sappiamo già chi è), nella trita e purtroppo drammatica logica dell'accurduni che uccide la Calabria. Non possiamo ignorare queste violazioni, non possiamo farle passare nel silenzio. Queste sono solo l'apice di un malcostume diffuso nell'editoria locale dove certe arroganze da padroni delle ferriere sono purtroppo state la regola per decenni.
Luciano Regolo e i giornalisti dell'Ora

 
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L'Ora dei saluti

Post n°757 pubblicato il 19 Aprile 2014 da massimo.maneggio
 

Cari amici,

è l’Ora dei saluti. Che non avrei mai voluto scrivere ma, tant’è, mi sa che oggi sono inevitabili. Finisce così, senza un perché evidente (come avete potuto costatare), finisce un po’ com’è iniziata, nel pieno di quel modus operandi che la Calabria del settore giornalistico vive.

Così, passata Pasqua, la nostra regione perde una voce, forse la miglior voce, quella che non si è inchinata e piegata, che è morta con gli occhi aperti, sputando lacrime, sudore e sangue fino all’ultimo secondo.

Si perde una voce, calerà il silenzio. Il mio e quello di tanta altra gente, uomini e donne prima che giornalisti, gente che ha sacrificato anni per una causa comune, nonostante minacce, querele e quant’altro, perché statene certi, oh voi ben pensanti, che scrivere in questa regione non è per niente facile. E statene pur certi che, a meno di un miracolo, uno staff giornalistico così preparato, efficace, dinamico e cazzuto non si troverà più: la maggioranza di noi, ve lo assicuro, non ha nulla da invidiare a colleghi nazionali.

Il termine di grande famiglia mi sa di farsa, ma posso assicurare che negli anni quelli di Calabria Ora (poi, L’Ora della Calabria) formavano un bel team. Ricordo tante telefonate, le attese con la musichetta, i cambi di rigaggio, le serate al computer nel consegnare un pezzo, anche le incazzature, ma si remava tutti nella stessa direzione. Su di noi, statene certe, nessuno potrà mai sparare a zero: l’onestà della nostra scrittura era anche l’onesta della nostra vita di tutti i giorni.

Ora ci saranno i riposi dei guerrieri. Personalmente ringrazio chi, nel corso degli anni, ha seguito il lavoro di un pinco pallino qualunque che, grazie a un giornale, è maturato anche come uomo. A citarvi singolarmente ci metterei una vita, ma non posso che ricordare con affetto le tante vicende seguite e l’umanità legate a esse, tutto il mondo della volley (e questo lo rivendico con un po’ d’orgoglio), il fatto di aver scritto le notizie del popolo, quello che spesso non aveva voce. Ecco, il silenzio dell’Ora sarà, ora, anche il vostro silenzio.

Scusate, già da ora, se non sarò molto cordiale in questi giorni di Pasqua, ma francamente capirete i motivi e la retorica degli auguri la lascio ad altri.

A presto – speriamo - giornalisticamente parlando.

 

Massimo

 
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La lotta al femminicidio spiegata ai ragazzi

Post n°756 pubblicato il 13 Aprile 2014 da massimo.maneggio

RENDE La lotta al femminicidio spiegata ai ragazzi: nelle sale dell’University Club, ancora una volta è il gruppo di “Pedagogia della R-Esistenza”, in collaborazione con il circolo “Maria Rosaria Sessa”, a dare una sterzata sui temi sociali e di stretta attualità. Anche in Calabria, purtroppo, le statistiche sono in aumento, con madri di famiglia e giovani ragazze a soffrire la mano violenta dell’uomo. Se in passato si parlava di delitti d’onore e delle spose bambine da dare in cambio ai figli dei boss, i tempi odierni testimoniano una violenza che ha assunto altre forme, non meno cruente. Proprio per questo, i ragazzi hanno ascoltato una diretta testimonianza, con una giovane madre che ha raccontato la sua storia con coraggio: «Come tutte le ragazze sognavo un matrimonio e dei figli - sostiene la giovane vittima - e incontrai il mio ragazzo che sembrava un principe azzurro, ma dopo il matrimonio qualcosa cambiò e diventò nero: ero incinta di otto mesi quando mi picchiò, alzandomi le mani perché avevo rifiutato di dare i soldi a mio suocero, che li aveva persi alle macchinette». La ragazza, anche dopo la nascita della sua bambina, rimane all’ombra malata dell’uomo, con violenze psicologiche e fisiche in una continua escalation. Lontana dai propri cari e con poco sostegno alle spalle, rimanere accanto al marito, per il bene della figlia, sembrava l’unica soluzione: «La bambina piangeva e cercava di consolarmi - racconta la ragazza - e a mio marito avevo già detto di non amarlo più, volendo solo un rapporto civile per nostra figlia. Non ho retto più e ho denunciato in Questura, con il mio ex che, anche nel bar dove lavoravo, ha minacciato tutti, mentre il datore di lavoro, per non avere problemi, mi ha licenziata». Sola e con una figlia da mantenere, la giovane madre va in un centro antiviolenza, ma l’incubo non finisce: comincia una fase di stalking, e subisce nuove aggressioni: «Un giorno mi ha praticamente ammazzato di botte, rincorrendomi anche con un coltello. In seguito mi ha rotto un timpano dell’orecchio sinistro: quel giorno l’hanno arrestato definitivamente». Dopo questa difficile testimonianza, è emerso in sala l’intervento del Pm di Cosenza, Paola Izzo, a spiegare anche la legislazione in materia e il ruolo delle forze dell’Ordine in questi casi. Spazio poi per Cinzia Falcone, coordinatrice del progetto “Il sangue Rosa” Anmed, e per la sociologa Sabrina Garofalo, con gli interventi anche dei professori Giancarlo Costabile e Michele Borrelli. Affrontare questi temi è solo il primo passo verso un problema messo ancora troppo in secondo piano.

Mas. Man.

L'Ora della Calabria 13.4.14

 

 
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Zagarise in prima fila

Post n°755 pubblicato il 13 Aprile 2014 da massimo.maneggio
 

COMUNICATO STAMPA

 

 

Le osservazioni esposte dal Sindaco di Zagarise, Pietro Raimondo, in riferimento alla vicenda dell’elettrodotto di Alta Tensione “Calusia-Catanzaro” e alla connessione in modalità “entra-esce” della costruenda stazione di trasformazione 370/150 KV di Belcastro, sono state accolte dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, che ha chiesto il ritiro del relativo procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale, facendo sì che entro il prossimo mese di settembre 2014 venga presentato un unico Studio di Impatto Ambientale. L’opera insisterà nei comuni di Catanzaro, Simeri Crichi, Soveria Simeri, Sellia Marina, Sersale, Belcastro, Cerva, Petronà e Zagarise, oltre alcuni territori della provincia di Crotone. Il sindaco Raimondo, anche nella sua qualità di coordinatore dell’aggregazione dei Borghi del Parco della Sila, avendo rilevato anomalie e incongruenze procedurali, ha intrapreso un’azione di contrasto nei confronti della Società Terna al fine di tutelare i diritti di tantissimi privati cittadini, che altrimenti si sarebbero visti espropriare importanti appezzamenti terrieri, vocati a varie destinazioni produttive e dove sono attualmente presenti dei magnifici uliveti secolari. Grazie a questo suo intervento, sostenuto dall’ingegnere Gabriella Trombino, il primo cittadino di Zagarise è riuscito a tutelare un territorio a forte vocazione turistica e agricola, che rischia di poter essere danneggiato e penalizzato dal punto di vista economico, ambientale e della salute pubblica. “I nostri comuni non sono un corridoio di arbusti su cui far comodamente transitare un elettrodotto – ha dichiarato Pietro Raimondo – e Terna non può pensare superficialmente di non arrecare danno all’ecosistema presente e alle attività economiche e produttive che interessano l’area. Il progetto della nuova linea, curato dalla Società Terna rifacendosi al PRG di 13 anni fa, non poteva essere utilizzato per stabilire la compatibilità del tracciato di un elettrodotto, visto che non si tratta di un rifacimento sul vecchio tracciato ma di una nuova linea. Così facendo, Terna sta trasgredendo il principio di sviluppo sostenibile, alterando l’habitat e l’ecosistema, oltre a violare il principio di uguaglianza intergenerazionale, visto che la distruzione delle risorse naturali di un territorio sottrarrebbero del patrimonio naturale alle generazioni future. Noi non vogliamo bloccare lo sviluppo tecnologico, né tantomeno vogliamo ostacolare o contrastare le legittime esigenze di avere dei nuovi e più efficienti sistemi infrastrutturali. Abbiamo, però, l’obbligo di continuare a vigilare sulle questioni che interesseranno il nostro territorio, facendo quanto nelle nostre possibilità per assicurare alle popolazioni che amministriamo la tutela della propria salute, senza trascurare l’effetto dei campi magnetici sulla vegetazione e sulla fauna”.

 
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Date i fondi al santuario di Sant'Umile

Post n°754 pubblicato il 12 Aprile 2014 da massimo.maneggio
 

BISIGNANO L’esclusione del santuario di Sant’Umile dal programma di finanziamenti destinati alla Calabria ha destato molti clamori e polemiche confermando, ancora una volta, lo scarso appeal che la città cratense ha maturato, soprattutto nel corso degli ultimi anni, verso le varie istituzioni. Per una città che ospita un Santo, non è bello essere esclusa dal programma di finanziamenti con 26,8 milioni di euro a disposizione, di cui dieci destinati per la Provincia di Cosenza: da quattro anni il santuario è chiuso, e se ne attende ancora la completa riapertura. L’onorevole Enza Bruno Bossio ha così rivolto un’interrogazione per conoscere le ragioni dell’esclusione dal programma di finanziamento, chiedendo se si siano verificate delle inadempienze da parte degli enti interessati e quali siano le iniziative da attuare per una veloce riapertura, per provare, almeno, a rendere Bisignano un luogo di attrazione turistico-religiosa al pari degli altri siti calabresi. Bruno Bossio, così, si rivolge al Ministero dei beni culturali: «Il santuario - scrive - è un luogo di devozione popolare assai significativo e patrimonio turistico fondamentale del comune di Bisignano e custodisce opere d'arte di inestimabile valore artistico e storico. A causa di una frana che ha interessato la collina su cui sorge, il santuario è stato chiuso il 14 febbraio del 2010 e, da quel giorno, poco e nulla è stato fatto per consentire la riapertura del santuario». Continua così: «Vogliamo sapere se, nello specifico del santuario di Sant'Umile di Bisignano, si siano verificate inadempienze che avrebbero potuto vanificare l’accesso al finanziamento. Inoltre, si vuol conoscere quali iniziative si possano assumere sin da subito per intervenire al più presto sul santuario di Sant’Umile di Bisignano e consentirne la riapertura in tempi brevi al fine di restituirlo alla piena fruizione da parte di fedeli e visitatori».

Mas Man

L'Ora della Calabria

12-4-14

 

 

 

 

 

 

 

 
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L'Esser Juventini

Post n°753 pubblicato il 12 Aprile 2014 da massimo.maneggio
 

Tacchinardi definisce la parola “juventinismo”. “Una cosa che prende i tifosi, la squadra e la società e li rende un blocco unico contro tutto e tutti. E che si esprime nella voglia di vincere sempre, di essere i più forti sapendo di ricevere in cambio odio da ogni altro elemento esterno al mondo Juve. Un odio che nutre la fame di vittorie, e che rende i nostri successi ancora più belli. Conte ha perfettamente ragione: da una parte ci sono gli juventini, dall’altra tutto il resto. Prima di diventare un calciatore bianconero ero un semplice tifoso, all’interno dello spogliatoio ho capito meglio il senso della Juve. All’inizio non capivo le facce dei compagni quando si pareggiava, mi dicevo che in fondo avevamo fatto un punto. Poi ho capito che se giochi nella Juve, il pareggio equivale ad una sconfitta. Conta unicamente il successo, esattamente come dice Boniperti”. Definita la parola juventinismo, ora sia passa a spiegare l’altro termine, “l’anti-juventinismo”. “La critica costante. L’invidia verso il più forte. Quando le altre squadre cambieranno mentalità, potranno risolvere il senso di inferiorità rispetto alla Juventus. Smettendo di pensare che vinciamo grazie ai presunti aiuti. Semmai i trionfi arrivano perché ogni componente è perfetta. Città compresa. A Torino, quando esci e vai al ristorante, la gente non viene a salutarti, ti lascia vivere. Questo, per un professionista, è molto importante. Decisivo, poi, è il fatto che la società sia tornata in mano ad un Agnelli. Con la gestione Cobolli Gigli – Blanc, l’identità bianconera si stava perdendo”. Dopo la spiegazione in stile professore universitario, Tacchinardi va sul personale, gli si chiede se fosse più amato dal popolo bianconero oppure inviso agli altri, lui risponde così: “Il secondo. Anche perché giocavo in una Juve di calciatori che in campo non guardavano in faccia nessuno: Conte, il sottoscritto, Davids e Montero, per dirne alcuni. Tra gli avversari, ci facevamo pochi amici. Ma abbiamo vinto tanto”. Poi l’ex centrocampista racconta anche un aneddoto curioso. “L’anno scorso sono stato ad un passo dall’allenare una squadra giovanile di una società importante. Sono stato bocciato perchè bianconero. E ne vado fiero”

FONTE: TUTTOJUVE.COM

 
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Sensation, che peccato

Post n°752 pubblicato il 09 Aprile 2014 da massimo.maneggio
 
Tag: volley

COMUNICATO STAMPA

Sensation Profumerie – Futura Rc (Parziali 20-25, 15-25, 20-25)

Sensation Profumerie: Argirò, Battaglia, Cipolla, Cufari, C. Cilione, P. Cilione, Cristallino (L), Dulcianu, Lucà, Mazzone. Allenatore: Latella

Futura Rc: Daquino, Paleologo, Sapone, D’Oria, Marcello, Raso, Romeo, Morena, Ambrosio, Borghetto, Pratticò, Nisticò (L). Allenatore: Daquino

Arbitri: Agapito e Moscato.

Nel ritorno dei quarti di Serie C femminile, svanisce il sogno della Sensation Profumerie, ma esce tra i grandi applausi del proprio pubblico, che ha capito gli sforzi della squadra di Gioiosa. Dopo il 2-3 a Reggio Calabria di domenica scorsa, non è riuscito il slam alla squadra di Latella che poteva almeno pareggiare, per tentare il tutto per tutto domenica. Sono state le assenze, ancora una volta, a pesare in casa Sensation Profumerie, come quelle di Petrillo e Fiamingo, con le ragazze che hanno stretto i denti cercando di dare comunque il meglio. Mazzone al centro è la novità del primo set, condotto nella parte iniziale dalla Sensation, che poi ha subito la rimonta delle avversarie. Nel secondo parziale, la Futura ha preso maggiormente le misure, mentre nella squadra di casa è da lodare la prestazione di Argirò, classe 1997, che impiegata al centro ha svolto un’ottima gara, murando la ben più esperta Ambrosio (così come Battaglia ha murato D’Oria). Nel terzo set, si infortuna Cristallino e subentra Lucà, ma il più ormai è fatto, con la Futura Rc che conquista a Siderno l’accesso per le semifinali. Si esce tra gli applausi, ma senza grandi rimpianti: la Sensation Profumerie ha dato il meglio, con le ragazze fiere del proprio campionato così come la dirigenza e lo staff tecnico.

Ufficio stampa Polisportiva Gioiosa

 

 

 
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