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Il restauro oggi è un’operazione che ha come primo scopo quello di rallentare il degrado, di stabilizzare i materiali e la finalità di trasmettere l’opera d’arte al futuro poiché appartiene all’umanità. Oggi il restauro è anche un modo e un’occasione per conoscere l’opera. Il restauro è comunque un’operazione traumatica dell’opera, con operazioni a volte irreversibili anche se il primo principio dovrebbe essere quello delle reversibilità. Prima di iniziare un restauro: ci sono varie operazioni con diverse figure professionali come il restauratore (operatore), lo scienziato che fa indagini ottiche, fotografiche e anche indagini invasive (quelle con mezzi ottici sono non invasive, le altre hanno bisogno di qualche pezzo dell’opera). Prima che interviene il restauratore, l’opera deve essere indagata in modo scientifico e ci sono vari scienziati: ottici, chimici e fisici. Poi abbiamo lo storico dell’arte che ha una funzione di collegamento dei dati degli scienziati e segue poi il restauratore, coordinando i risultati ed è quello che prende le decisioni sul tipo di restauro da effettuare (O.P.D. è la rivista dell’Opificio delle Pietre Dure che esce ogni anno). I restauratori si formano nei due grandi istituti centrali (al O.P.D. c’è una grande specializzazione di formazione), ma si possono anche formare nelle botteghe di restauro. Quindi si hanno tre figure: il chimico (scienziato), lo storico dell’arte e il restauratore. Una parte del restauro che compete allo storico è: sapere la storia conservativa dell’opera da quando è stata fatta fino ad arrivare ai nostri giorni. Ci sono dipinti che hanno fatto il giro del mondo; questo per sapere lo stress che può aver subito, dalle condizioni atmosferiche a come è stato tenuto. Si deve quindi fare una ricerca di archivio ad ampio raggio. Il termine “restauro” è usato in modo molto allargato, in passato fino all’Ottocento il restauratore è lo stesso artista. Solo l’artista ha in mano le tecniche per fare questo lavoro; un pittore restaura per esempio i quadri e i dipinti ma il restauratore ha poi la necessità di divenire figura a sé. Fino a tutto l’Ottocento si parla di restauro in senso integrativo (si rifanno e si completano le parti danneggiate). Molto spesso gli elementi aggiunti sono di fantasia; poi nasce il concetto del voler conservare, prima di arrivare ad integrare si deve pensare alla conservazione.
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